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ERAtoStEnE E LE MISuRAzIonI dELLA CIRConFEREnzA tERREStRE<br />

Più delicata e spinosa, ma non priva di rilevanza, l’affermazione che moltiplicando per<br />

24 la lunghezza dell’arco si ottiene il circolo completo, cioè 360°. Scrive Marziano: cuius<br />

(scil. gnomonis) umbrae prolixitas aequinoctio centri sui aestimatione dimensa uigies quater<br />

complicata circuli duplicis modum reddidit (VI 597); il numero 24 è stato attribuito ora<br />

alla latitudine approssimativa di Siene 34 , ora alla scansione oraria del giorno 35 , ma senza<br />

soluzioni. Ma bisognerà pur ricordare (la cosa pare sfuggita agli studiosi) che uigies quater<br />

è un avverbio numerale e che quindi nell’operazione di moltiplicazione, in latino, rappresenta<br />

il moltiplicatore e non il moltiplicando; è quindi la misura rilevata che viene moltiplicata<br />

per 24 volte e non la latitudine di Siene (24° circa) o il numero delle ore diurne (24) per 15<br />

volte; qui il 24 indica semplicemente il rapporto tra l’intero circolo e la lunghezza dell’ombra,<br />

indica cioè il rapporto tra 360 (il circolo, espresso in gradi) e la misura dell’ombra rilevata;<br />

in termini più semplici equivale ad affermare che l’arco costituito dall’ombra dello<br />

gnomone misura 15° (15 x 24 = 360): il vero problema è definire cosa possono rappresentare<br />

15°. Come è noto, la misura in gradi dell’ombra dello gnomone (che è uguale alla misura<br />

dell’angolo formato dai raggi solari con lo gnomone) all’equinozio, ed è proprio questo il<br />

momento in cui Eratostene effettua il rilevamento (aequinoctio, VI 597), coincide con la latitudine<br />

del luogo di rilevazione 36 . Se Eratostene considera, come riferisce Marziano, la<br />

distanza angolare tra Siene e Meroe, i 15° non possono che rappresentare la latitudine di<br />

Meroe, cioè, secondo Marziano, il valore rilevato da Eratostene per Meroe (la latitudine di<br />

Siene, sul tropico, era nota, 24° circa, precisata da Eratostene in 23° 51’ 20’’ 37 ). Questo<br />

ovviamente significa anche (Marziano non dà indicazioni) che la misurazione di Eratostene<br />

descritta da Marziano viene effettuata a Meroe.<br />

Le fonti antiche però testimoniano per Meroe una latitudine equivalente a 16°-17° circa 38 ;<br />

come spiegare tale discrepanza? Marziano riporta il dato del rilevamento esprimendolo in trecentosessantesimi,<br />

sistema introdotto successivamente da Ipparco mentre Eratostene divideva<br />

il cerchio in sessantesimi e, se la precisione lo esigeva, usava anche altri rapporti 39 . una<br />

approssimazione per difetto in tale adeguamento può spiegare i 15° per Meroe. Marziano, non<br />

la sua fonte, può aver dedotto la latitudine di Meroe, sottraendo dal valore di Siene l’equiva-<br />

34 Berger 1880, 127 pensa a un lapsus di Marziano; vedi anche Mori 1911, 586s. e Grebe 1999, 311s.<br />

35 Stahl in Stahl-Johnson-Burge 1977, 224.<br />

36 Eratostene, Ipparco, tolomeo avrevano redatto tabelle relative alla lunghezza delle ombre equinoziali<br />

di uno gnomone, che si alungavano via via che ci si allontana dall’equatore, in rapporto alla<br />

latitudine (Plin. nat. II 182-7 e le osservazioni di Beaujeu 1950, 235ss).<br />

37 Ptol. Synt. math., I 12,67s. Heiberg.<br />

38 Per il giorno più lungo di 13 h. (dato riferito a Meroe) tolomeo indica una latitudine di 16° 27’,<br />

mentre per lo stesso luogo Strabone indicava 17° (Aujac 1966, 167 e 170): «Méroé flotte ainsi constantement,<br />

dans le texte de Strabon, entre 16° et 17° n.» (Aujac 1966, 198 n. 2).<br />

39 Così Eratostene esprime la distanza tra i tropici come equivalente a 11/83 del circolo massimo<br />

(Ptol. Synt. math. I 12,68 Heiberg).<br />

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