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ERAtoStEnE E LE MISuRAzIonI dELLA CIRConFEREnzA tERREStRE<br />
tuisce esattamente l’arco di cerchio (letto sulla superficie semisferica dello scaphium) sotteso<br />
dall’angolo che i raggi del sole formano, passando per la punta dello gnomone, con la retta rappresentata<br />
dallo gnomone stesso. Questo consente di calcolare l’angolo formato dai raggi solari<br />
con lo gnomone, senza doverlo misurare in gradi (o sessantesimi) ma deducendolo da una<br />
proporzione: il rapporto tra la misura lineare dell’arco (cioè dell’ombra) e il circolo della sfera<br />
cui appartiene lo scaphium sarà uguale al rapporto tra l’angolo corrispondente all’arco e l’intero<br />
angolo giro (360°) (vd. fig. 2). Ma alcuni elementi di questa parte della testimonianza di<br />
Marziano hanno suscitato delle perplessità presso gli studiosi.<br />
Anzitutto, sia a filologi sia a storici della scienza, è risultato oscuro, o per lo meno poco<br />
chiaro, il senso di duplicis circuli modum. La singolare giuntura duplex circulus indica il cerchio<br />
che passa per il centro del fondo dello scaphium, al piede dello gnomone; una frazione<br />
di questo cerchio, come si è visto, è costituita dall’arco formato sullo scaphium dall’ombra<br />
dello gnomone stesso. La difficoltà era rappresentata dall’insolito duplex, inteso come attributo<br />
col valore di doppio; ma il significato precipuo e ampiamente prevalente del termine,<br />
proprio per la sua radice semantica (duo con suff. –plex < rad. *plek, vd. plico), non è doppio,<br />
ma costituito di due parti, duplice 30 e nel passo considerato andrà dunque inteso con<br />
valore predicativo. ora lo scaphium è una semisfera, mentre il circolo individuato dall’arco<br />
dell’ombra si realizza solo sulla sfera intera, o meglio sulle due semisfere, una reale, lo scaphium<br />
di bronzo, l’altra teorica, simmetrica e complementare alla prima: il circolo dunque<br />
risulta duplice, costituito di due parti, perché per metà è reale e per metà virtuale. E non può<br />
essere diversamente, perché è il rapporto tra l’arco dell’ombra (che coincide con l’angolo<br />
formato dai raggi solari con la punta dello gnomone) e l’intero suo circolo che risulta uguale<br />
al rapporto tra la misura dell’angolo corrispondente e 360° (e quindi uguale al rapporto tra<br />
la distanza lineare tra le due città considerate e l’intera circonferenza terrestre) 31 . nessuna<br />
difficoltà dunque per duplicis circuli modum 32 : il latino di Marziano è chiaro e, in questo<br />
caso, classico; anche l’esegesi di Remigio, apparentemente banale, risulta perciò puntuale 33 .<br />
30 Ernout-Meillet 1959 4 , 514, confermato in modo massicio dall’uso lunguistico (ThlL V 1,2258,<br />
28-2272, 49 [Lambertz]); Prisciano precisa inoltre: simplum, duplum, triplum, quadruplum et similia,<br />
quae proprie ad pondus uel numerum dicuntur; simplex, duplex, triplex et similia, quae ad omnem rem<br />
dicuntur (III 416,2s.).<br />
31 Berger 1880, 127 intuiva la sostanza dell’espressione duplicis circuli, ma la riteneva errata («duplicis<br />
in dem Irrthum vorliegen muss»), perché Marziano la avrebbe applicata al doppio semicerchio dello<br />
scaphium, esegesi condivisa poi da Mori 1911, 586, mentre Stahl, in Stahl-Johnson-Burge 1977, 224, pensava<br />
alle 12 linee che segnavano le ore sullo scaphium semisferico, che diventano 24 per l’intero giorno.<br />
32 La iunctura corrisponde dunque esattamente all’espressione di Cleomede I 7,116 todd τοῦ<br />
μεγίστου τῶν ἐν τῷ ὠρολογίῳ κύκλων. «Il circolo massimo nel quadrante solare» e vd. anche 119 τοῦ<br />
μεγίστου τῶν ἐν αῦτῇ κύκλων.<br />
33 Così intende il commentatore medievale: Vel ideo dixit circuli duplicis quia diuiditur circulus in duas<br />
aequas partes. Circulus enim duplex est cuius diameter circulum in aequales partes diuidit (139 Lutz).<br />
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