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ERAtoStEnE E LE MISuRAzIonI dELLA CIRConFEREnzA tERREStRE<br />
esposto con cura e precisione: bisognerebbe imputare a Marziano, e contro la testimonianza<br />
di altre fonti, delle sviste banali, e perciò ancora più macroscopiche. Anzitutto Marziano non<br />
prende in considerazione la distanza tra Siene e Alessandria, ma quella tra Siene e Meroe<br />
(approssimativamente l’odierna Kartoum); la misurazione delle ombre non avviene al solstizio,<br />
ma all’equinozio, cioè quando il sole è allo zenith sull’equatore: Marziano sta evidentemente<br />
riferendo una misurazione diversa da quella testimoniata da Cleomede 24 .<br />
A questo punto è necessario rileggere tutto il testo del De nuptiis. nel percorso di geometria<br />
astronomica che porta alla geografia e alla geometria teorica, Marziano, o meglio l’ars<br />
Geometria, si propone di precisare la collocazione della terra nell’universo e di definirne la<br />
misura: la sua circonferenza è di 252.000 stadi, come è stato calcolato dal dottissimo Eratostene<br />
per mezzo di misurazioni con gli gnomoni 25 (VI 596): lo gnomone è uno stilo collocato al<br />
centro del fondo degli scaphia, vasi di bronzo semisferici in cui l’ombra della punta dello gnomone<br />
(proceritas) 26 segna lo scorrere delle ore. Qui Marziano ricorda con il nome greco che<br />
indica la loro forma concava (scaphia) 27 quegli stessi strumenti che poco prima aveva ricordato<br />
col lessico che definiva la loro funzione (uasa quae horoscopa uel orologia memorantur, VI<br />
595), ora precisata con il dettaglio dell’ombra dello gnomone che segna lo scorrere del tempo;<br />
la ripresa testuale è confermata proprio dal quippe iniziale, che integra e specifica 28 . Prosegue<br />
Marziano: la lunghezza dell’ombra dello gnomone, misurata al momento dell’equinozio, considerando<br />
il suo centro, moltiplicata per ventiquattro, ha dato la misura del circolo duplice. A<br />
questo resoconto della misurazione Marziano farà poi seguire dei calcoli deduttivi (Eratosthenes<br />
uero…). dunque si misura la lunghezza dell’ombra dello gnomone proiettata sulla superficie<br />
semisferica dello scaphium: e si precisa che la misurazione dell’ombra va fatta considerando<br />
il centro del fondo dello scaphium (centri sui aestimatione) 29 da un verso e la punta dello<br />
gnomone dall’altro, cioè tutta l’ombra (prolixitas), dalla punta al piede dello gnomone collocato<br />
al centro dello scaphium (vd. fig. 2). La precisazione non è banale, perché l’ombra costi-<br />
24 Già thalamas 1921, 140, condiviso da Fleury 1990, 176, supponeva che Eratostene potesse aver<br />
fatto altre misurazioni oltre a quelle testimoniate da Cleomede.<br />
25 Preferisco intendere doctissimo come attributo assoluto di Erathostene piuttosto che riferirlo a<br />
gnomonica supputatione (Mori 1911, 585): Marziano pare preferire il genitivo: artis nostrae doctissimis<br />
(IX 963); la posposizione dell’attributo rispetto all’uso è forse segno del recupero semantico di<br />
Marziano; vd. anche Euclidemque doctissimum (VI 587).<br />
26 Propriamente l’altezza dello gnomone: tipico di Marziano l’uso di un generico astratto per indicare<br />
un preciso elemento concreto.<br />
27 Marziano e Vitruvio (Scaphen siue hemisphaerium, IX 8,1) sono gli unici autori latini a usare il<br />
termine con il valore tecnico di quadrante solare.<br />
28 Mori 1911, 587 non coglie nessun riferimento a quanto precede e vede quindi nel quippe il segno<br />
di una glossa.<br />
29 Per centri sui si deve intendere il centro dello scaphium cui l’ombra appartiene, il punto prima<br />
indicato con medio fundo.<br />
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