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ERAtoStEnE E LE MISuRAzIonI dELLA CIRConFEREnzA tERREStRE<br />
al centro, le orbite del sole e della luna e lo zodiaco, le zone, i circoli e l’acqua, l’aria e l’etere<br />
e le stelle: tutto dinamicamente in movimento, ordinato secondo le leggi. Geometria inoltre<br />
porta i calzari perché percorre la terra, e sono consunti perché, viaggiatrice indefessa, ha<br />
misurato il mondo intero 3 ; e come entra nel senato celeste vorrebbe subito esporre proprio<br />
tutte quelle misure, con le loro precise equivalenze, che ha rilevato sulla superficie terrestre,<br />
ma la maestà di Giove e degli dèi celesti la trattiene (VI 580-2).<br />
Per prima cosa, poiché i suoi piedi sono ricoperti di polvere (puluereique pedes, VI 583,<br />
2), deve spiegare la ragione del suo nome, perché gli dèi non la credano una rozza viaggiatrice,<br />
entrata indecorosamente a disseminare di polvere campestre i pavimenti intarsiati e<br />
dorati della curia celeste 4 . Il suo nome è Geometria perché spesso ha percorso e misurato la<br />
terra e ne può descrivere forma, misura, collocazione, e non esiste luogo al mondo che lei<br />
non possa rappresentare senza esitazione. Giove stesso, incuriosito e interessato, le ordina di<br />
descrivere prima la terra e di esporre successivamente i principi della disciplina (VI 588-9);<br />
aggiunge Marziano in prima persona, in un contesto apparentemente frivolo: «Credo che<br />
Giove, uersiformis… cupitor, anche nel secolo corrente non possa trovare in alcun luogo<br />
ragazze più belle delle arti cui prestare attenzione» (VI 589); eppure Geometria non è proprio<br />
una bellezza. Rivendica così, con una scherzosa allusione erotica, il primato del sapere<br />
anche su miti e credenze dell’antichità.<br />
L’ambivalenza dell’ars è dunque continuamente sottolineata fin dalla sua presentazione<br />
ed esplicitamente dichiarata da Geometria stessa fin dall’esordio: l’espressione uocabuli<br />
mei… ratio che all’ars preme precisare, non indica semplicemente l’enunciazione del nome,<br />
ma l’esegesi etimologica delle funzioni, che sottende, per le attese degli astanti e dei lettori,<br />
l’incongruenza tra il corpus consolidato della disciplina geometrica da un lato e l’etimologia<br />
del nome stesso, l’abbigliamento e le insegne dell’ars dall’altro. Marziano gioca la consapevolezza<br />
di tanta audacia nella deformazione comica dell’aspetto dell’ars (ancora spoudaiogeloion),<br />
sacrificando al sorriso degli spettatori celesti, e dei lettori, la tradizionale bellezza<br />
delle doctae puellae: agli occhi dei presenti Geometria appare rozza e aspra, con i muscoli<br />
induriti dalla fatica, con le membra che sembrano irte di spine, con le gambe pelose che ignorano<br />
ogni depilazione 5 , tutta impolverata e dotata di un agreste vigore, tanto che a buon diritto<br />
poteva sembrare un maschio (iure ut credatur mascula, VI 704,14).<br />
Marziano dunque, unico autore latino, riconduce sotto l’originario nome di Geometria<br />
ogni misurazione, dalla geometria astronomica a quella terrestre, in particolare tutta quella<br />
3 (Geometria) crepidas peragrandae telluris causa easdemque permenso orbe contritas uiatrix<br />
indefessa gestabat (VI 581).<br />
4 Ac prius uocabuli mei promenda ratio est, ne indecenter squalentior peragratix caelicolarum<br />
auratam curiam et interstictum cylindris gemmantibus pauimentum rurali respersura puluere credar<br />
intrasse (VI 588); e ancora a VI 704 ita puluerea est.<br />
5 Giustamente Ferré 2007, 149 ricorda la violazione del precetto ovidiano: neue forent duris aspera<br />
crura pilis (ars III 194).<br />
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