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VARRoNE E MARzIANo CAPELLA<br />

Capella; non esita perciò a leggere non... ignarus mihi, dove ignarus non può avere che valore<br />

passivo, d’uso molto ridotto presso gli autori 45 , equivalente a ignotus. Se la situazione<br />

fosse quella descritta da Ritschl, la testimonianza di Marziano sarebbe decisiva.<br />

In realtà è sfuggito a Ritschl, (che in un altro passo cruciale si rivelerà lettore frettoloso del<br />

De nuptiis) un elemento narrativo banale, ma importante: non si è accorto che il passo in esame<br />

non è pronunciato da Marziano, ma da Astronomia, ancora una volta l’allegorica personificazione<br />

dell’ars, che ha iniziato a esporre la propria dottrina già a VIII 812: essa dunque ricorda<br />

tre etimologie astrali di Varrone e riconosce che lo studioso non era del tutto privo di conoscenze<br />

astronomiche (non per omnia ignarus mei) 46 : la forte attenuazione di un elemento della litote<br />

(non per ornata), che già in sé non equivale all’affermazione semplice, sfuma ulteriormente<br />

la valenza dell’enunciato. Anche la forma usata, riduttiva, esclude che Varrone sia qui indicato<br />

come fonte, neppure attraverso la figura di Astronomia. Emerge invece, ancora una volta,<br />

l’elogio della cultura complessiva del Reatino, cui non mancano competenze astronomiche.<br />

Marziano però non ricorda di Varrone dati astronomici veri e propri, ma solo elementi<br />

linguistici: stellas ab stando, sidera a considendo, astra ab Astreo (VIII 817). Queste singole<br />

tessere provengono dalle Disciplinae varroniane? Impossibile rispondere senza entrare<br />

nell’ambito incerto delle ipotesi. Bisogna però rilevare che per uno scrittore poligrafo come<br />

Varrone tali etimologie potevano comparire in diverse opere, non necessariamente tecniche.<br />

Una conferma in questo senso viene dal fatto che la seconda etimologia (sidera a considendo)<br />

si trova in ling. VII 14: sidera quae quasi insidunt. Sono proprio queste etimologie,<br />

ormai note e inserite nella tradizione letteraria 47 , che lasciano individuare Varrone sotto la<br />

45 Sall. Iug. 52,4 regio hostibus ignara; ou. met. VII 704 Theseus proles ignara parenti; Gell.<br />

XIV 1,13 eadem ipsa (scil. sidera) ... sunt aliis omnino ignarissima; IX 12,20 ignarus... utroqueuersum<br />

dicitur, non tantum qui ignorat, sed qui ignoratur; Seru. Aen. X 706 ignarum id est ignoratum,<br />

qui nesciretur.<br />

46 Gli editori, a cominciare da Eyssenhardt, non accoglieranno ovviamente, l’emendamento di<br />

Ritschl, ma questo non metterà in discussione le sue conclusioni. Perplessità, e qualche dubbio, suscita<br />

invece Stahl: dichiara di seguire il testo di Dick (cioè non per omnia ignarus mei), ma traduce, senza<br />

alcuna spiegazione «certain Roman not unfamiliar to me» (Stahl-Johnson-Burge 1971, 51) e ancora<br />

«certain Roman author, well known to me» (Stahl-Johnson-Burge 1977, 320): sembrerebbe l’esatta traduzione<br />

dell’emendamento impossibile di Ritschl (non per omnia ignarus mihi). osserviamo infine<br />

come non si possa neppure supporre che nelle asciutte valutazioni di Ritschl mihi possa equivalere ad<br />

Astronomiae: tutto l’intervento dello studioso risulterebbe incomprensibile.<br />

47 Cassiodoro (inst. II 7,2) attribuisce a Varrone la prima: Varro... stellam commemorat ab stando<br />

dictam, già ricordata da Servio, Aen. V 45: stellae ab stando dictae sunt; cf. anche Isidoro, orig. III<br />

71,3); un rapporto tra Astreo e gli astri è già in Arato Phaen. 98-9 (ὅν ῥα τέ φασιν ἄστρων ἀρχαῖοι<br />

πατέρ᾽ἔμμεναι) reso esplicito da Avieno, Arat. 279: et qui... nomen dedit omnibus astris. Come Marziano,<br />

anche Plinio aveva ricordato, nella sezione astronomica (nat. II 8), una etimologia varroniana<br />

(caelum quidem haud dubie caelati argumento diximus, ut interpretatur Varro), che proviene da ling.<br />

V 18-19: Caelum dictum scribit Aelius Gallus, quod est caelatum.<br />

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