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diverso da quello di Marziano, che ricorda litteratio e il suo equivalente greco, all’interno<br />

del lessico che designa, in greco e in latino, la grammatica e chi si occupa di grammatica, e<br />

a questo fa immediatamente seguire gli officia della Grammatica stessa: con ogni probabilità,<br />

litteratio entra nel De nuptiis attraverso quella medesima tradizione manualistica, che tramanda<br />

insieme, come Marziano, le denominazioni e i compiti della Grammatica 41 .<br />

Un ulteriore richiamo a Varrone si trova all’inizio del libro VIII, dedicato all’Astronomia<br />

(VIII 817):<br />

Hoc igitur praemonito illud insinuo quod quidam Romanorum non per omnia ignarus<br />

mei stellas ab stando, sidera a considendo, astra ab Astraeo dicta fuisse commemorat...<br />

Questo passo prova con certezza i rapporti tra Marziano e i Disciplinarum libri di Varrone:<br />

è questa la conclusione, indiscussa, cui è giunto un grande studioso di Varrone come<br />

Ritschl. Egli afferma, molto concisamente: «… et is [Marziano] quidem quendam Romanorum<br />

antenstans non per omnia ignarum sibi: quem nemo non videt ipsum Varronem dici.<br />

Quo Marciani de se ipso testimonio profecto non mediocris fides ei coniecturae additur, qua<br />

illum Varrone aliqua ex parte usum esse iam supra sinificavimus» 42 . Il passo del De nuptiis<br />

costituisce dunque, per Ritschl, l’indicazione esplicita della fonte usata da Marziano per<br />

l’Astronomia (libro VIII): la corrispondente sezione dei Disciplinarum libri varroniani.<br />

L’opinione di Ritschl è accolta ad uerbum da Eyssenhardt 43 , e sulla base delle loro conclusioni<br />

filologi e storici della scienza considereranno i Disciplinarum libri di Varrone la fonte, diretta<br />

o indiretta, dell’astronomia di Marziano44 . Ma l’opinione di Ritschl è davvero ben fondata?<br />

Lo studioso aggiunge una considerazione illuminante a proposito del testo tràdito: «Ceterum<br />

ignarus mei, quod editur, vix scripsit Marcianus, sed mihi: caussa erroris compendium<br />

scriptionis fuit m». Ritschl dunque individua la esplicita dichiarazione di Marziano che indica<br />

Varrone come propria fonte («non per omnia ignarum sibi») nell’espressione non per<br />

omnia ignarus mihi: il testo di Ritschl però è il risultato dell’emendazione in mihi del tradito<br />

mei, che ha origine, secondo lo studioso, nel fraintendimento del compendio; egli aggiunge<br />

infatti, con dissimulata sicurezza, che difficilmente («vix») Marziano avrebbe potuto scrivere<br />

non... ignarus mei, perché, è ovvio, non può essere Varrone a conoscere Marziano<br />

˜<br />

- 41 -<br />

VARRoNE E MARzIANo CAPELLA<br />

ziano «da identificare con la sezione grammaticale dei Disciplinarum libri di Varrone o, comunque,<br />

con un testo da essa strettamente dipendente».<br />

41 Questa conclusione era già stata prospettata da Langbein 1914, 11: «eaedem fere res, quibus<br />

Varro conspirat cum Martiano, exstant apud grammaticos Latinos saeculi quarti... Cum praeterea pauca<br />

tantum Varroniana vestigia deprehendi potuerint, in his mihi multo verisimilius esse videtur Martiani<br />

auctorem non Varronem, sed illos grammaticos fuisse».<br />

42 Ritschl 1877, 461.<br />

43 Così conclude a proposito del 1ibro VIII: «vides... ut suspitio oriatur istius libelli auctorem<br />

magnam sapientiae partem ex Varronis horreis deprompsisse» (p. LVIII).<br />

44 Una rassegna delle posizioni in Stahl 1969, 964; e anche in Stahl-Johnson-Burge 1971, 51.

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