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- 37 -<br />

VARRoNE E MARzIANo CAPELLA<br />

seconda è un paradigma di cadenza esametrica che Cicerone stesso, secondo Marziano,<br />

avrebbe dovuto evitare (et in Academicis ‘latent ista omnia, Varro, magis obscurata et circumfusa<br />

tenebris’, V517) 23 .<br />

Armonia, l’ultima delle uirgines dotales, ricorda, come prova della potenza della musica,<br />

che alcune isole della Lidia si muovono per effetto del suono delle tibie e che Varrone<br />

stesso afferma di aver assistito allo straordinario avvenimento (IX 928):<br />

Nonne ipsius uetustatis persuasione compertum in Lydia Nympharum insulas dici, quas<br />

etiam recentior asserentium Varro se uidisse testatur, quae in medium stagnum a continenti<br />

procedentes cantu tibiarum primo in circulum motae dehinc ad litora reuertuntur? 24 .<br />

Dal testo si deduce che su questo argomento Marziano ha presente una tradizione antica<br />

(uetustatis persuasione) 25 tradizione che egli integra con la testimonianza diretta di Varrone<br />

che dichiara di aver osservato direttamente tale fenomeno: Varro, … cum eodem tempore<br />

insulas Lydorum ibi χορευούσας uidisses... (rust. III 17,4). Le fonti per noi disponibili spiegano<br />

dunque completamente la tessera varroniana di Marziano e neppure in questo caso si<br />

intravede la presenza dei Disciplinarum libri come fonte del De nuptiis.<br />

All’inizio del terzo libro Grammatica, la prima delle artes, così si presenta (III 229-30):<br />

Grammatice dicor in Graecia, quod gramma linea et grammata litterae nuncupentur<br />

mihique sit attributum litterarum formas propriis ductibus lineare. Hinc mihi Romulus<br />

Litteraturae nomen ascripsit, quamuis infantem me Litterationem uoluerit nuncupare,<br />

sicut apud Graecos Grammatistice primitus uocitabar, tunc et antistitem dedit et assectatores<br />

impuberes aggregauit. Itaque assertor nostri nunc litteratus dicitur, litterator<br />

23 Questo il testo di Cic. ac. II 122: Latent ista omnia, Luculle, crassis occultata et circumfusa tenebris.<br />

Nella citazione marzianea il nome di Varrone ha sostituito quello di Lucullo: segno che Marziano<br />

cita dalla seconda redazione degli Academica, rifatti in quattro libri (di cui si è conservato, non completo,<br />

il primo); la prima redazione era in due libri, e di questi ci è pervenuto il secondo; nel rifacimento<br />

Cicerone sostituisce i personaggi di Catulo e di Lucullo con quelli di Attico e di Varrone. Sulla scorta<br />

dell’aggettivo ciceroniano crassis gli editori del De nuptiis correggono in magnis il tràdito magis.<br />

Pare però immetodico emendare il testo di Marziano sulla scorta della prima redazione degli Academica,<br />

e quindi in assenza del contesto originario, ben sapendo che Cicerone apporta modifiche alla prima<br />

redazione, confermate anche dai frammenti conservati da Nonio: per lo stesso motivo alla lezione<br />

occultata degli Academica, risponde, nella pericope di Marziano, obscurata.<br />

24 Il testo, fissato secondo le interpunzioni di Grotius e Meibomius e accolto, tra i moderni da Cristante<br />

1987, ha il vantaggio di conferire fluidità sintattica all’esposizione e di restituire omogeneità tematica<br />

e stilistica a questo periodo e a quello precedente che presenta un andamento binario (allici disrumpique…<br />

glandem messesque… manes… lunamque) per una triplice serie di incantamenta; nel periodo in<br />

questione invece notizie di fonti antiche (uetustas persuasio) sono avvalorate da Varrone, l’ultimo che<br />

possa garantire anche una testimonianza oculare (recentior asserentium Varro se uidisse testatur).<br />

25 È uno dei fatti mirabili variamente riferiti dalle fonti: ne parlano Plinio (nat. II 209) e Seneca<br />

(nat. quaest. III 25,7); sintesi della tradizione greca e latina, con bibliografia, in Vottero 1989, 432 n.<br />

15 e 16, cui va aggiunta l’interessante testimonianza di Sozione paradossografo (fr. 43 Westennann).

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