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oma del 410 da parte di alarico. Ma intendere che roma è laudibus conferenda per arma,<br />
uiri e sacra fino agli inizi del V secolo, significa implicitamente sollevare un problema estraneo<br />
nella sostanza al De nuptiis: il valore di sacris 40 . Se fino al 410 roma merita grandi lodi<br />
anche per la sua religione, come sembra affermare Marziano, questa non può certo essere quella<br />
classica di romolo e di augusto: è del 392 l’editto di Teodosio che addirittura proibiva i culti<br />
pagani (Cod. Theod. XVI 10,12); e neppure può trattarsi del cristianesimo, la nuova religione<br />
di stato, che non conoscerà mai decadenza alcuna, come invece sembrerebbe suggerire il testo<br />
di Marziano (quamdiu uiguit). Un preciso riferimento cronologico è dunque improbabile 41 .<br />
Il contesto di Marziano è infatti complessivamente chiaro. Poche righe prima egli aveva<br />
presentato l’Italia, una regione da anteporre alle altre proprio per le lodi che gli antichi hanno<br />
riservato a roma: Italia, longe ante alias omnes laudibus ueterum in urbis romae gratia<br />
praedicanda (VI 636); ma di quest’ultima non sono specificati i meriti, però subito dopo,<br />
quando la ricorda direttamente e proprio in corrispondenza dell’ampia celebrazione tracciata<br />
da Plinio (III 38-42), la fonte seguita in modo sistematico per la parte geografica, Marziano,<br />
invece di sviluppare i temi tradizionali delle laudes, tesse di roma un elogio epigrammatico:<br />
il tono linguistico si innalza e tre elementi isosillabici e omeoteleutici, saldati dall’enclitica<br />
finale, condensano le ragioni dell’esaltazione di roma; armis e uiris ricordano il ricorrente<br />
incipit virgiliano 42 , mentre sacris aggiunge il terzo motivo della grandezza di roma repubblicana<br />
e augustea; lo stesso conferendam è ricercato rispetto ai contestuali memoranda (VI 635,<br />
640, 643, 646, 654, 660, 669), praedicanda (VI 627, 636, 664, 695) 43 ; in caeliferis laudibus<br />
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MarzIaNo CaPeLLa e IL proconSVlare cVlMen<br />
posizione è assunta anche da Shanzer 1986, 27 n. 18 e cf. p. 7, che ripercorre tutta la problematica della<br />
datazione di Marziano; Cappuyns 1949, 843, vede invece in questo passo un sicuro riferimento al sacco<br />
di roma del 410. Ma già Müller 1866, 705-715, acutamente osservava che Marziano qui non parla della<br />
città di roma, ma dell’idea politica di roma.<br />
40 In un altro passo il medesimo termine è usato nel contesto mitico della religione classica: ille<br />
(orpheus) uitam aut sacris impendit aut fidibus (VI 656).<br />
41 La mancanza di indicazioni cronologiche oggettive è una costante del De nuptiis, tanto che Marziano<br />
mantiene talora l’indicazione delle fonti; così se Plinio scrive: totus hodie nauigatur occidens (II<br />
167), Marziano non si fa scrupolo di ripetere: hodieque nauigatur (VI 617).<br />
42 Per la diffusione e la fortuma dell’incipit virgiliano si veda da ultimo Gigante 1979, 169.<br />
43 In questo passo conferre ha il valore di «riportare», «annoverare», con l’idea di aggiungere la<br />
città di roma alla rassegna dei luoghi che Geometria sta esponendo; e proprio in ambito retorico Marziano<br />
usa conferre con il medesimo significato: ἀντεισαγωγή contraria inductio: haec figura est cum<br />
aliquid difficile est et contrarium conferimus (V 524) e ancora a V 535, dove riprende alla lettera aquila<br />
38: ad eandem significationem plura conferimus; ed ha ancora valore traslato, riferito alla esposizione,<br />
a I 91 ni nostra… nota benignitas / conferre arbitrium cogeret intimum; ha invece valore concreto<br />
a III 326 pari sponsalium munere conferendam, dove conserva anche la medesima struttura sintattica<br />
del passo in questione, ripresa e chiarita in una espressione sinonimica, a IX 892 collocatura opulentis<br />
muneribus; la uariatio del verbo si impone perché conferre ricorre nello stesso periodo con il valore<br />
di comparare: eruditionis etiam dignitate paucis adstantium conferendae (IX 892).