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il 429: è l’anno in cui l’ultimo proconsole vede giungere in africa i Vandali, che dieci anni<br />

dopo occuperanno Cartagine 33 .<br />

La carica proconsolare ricordata in questo passo non può infatti che essere quella del<br />

governatore provinciale, di solito un illustre rappresentante del Senato romano. Sotto la dominazione<br />

vandalica continuerà a sussistere a Cartagine, come è stato notato, una carica giudiziaria<br />

che conferiva il titolo di proconsul 34 . Ma appare impossibile individuare nell’espressione<br />

proconsulare culmen il funzionario del periodo vandalico: in questo caso non si potrebbe<br />

più vedervi un riferimento al Campidoglio cartaginese, perché proprio sulla collina di Byrsa,<br />

e molto probabilmente nello stesso palazzo del proconsole 35 , si era installato il rex barbaro;<br />

all’interno della chiusa e nella visione complessiva del De nuptiis, non si vede soprattutto<br />

come cogliere l’ironia di Satura e i meriti di Marziano in rapporto all’autorità subalterna di<br />

un proconsole vandalico; e per la praticabilità del testo ironia e meriti dovrebbero essere per<br />

lo meno intuibili; va ricordato anche che la sphragis autobiografica è costituita, all’interno<br />

della polemica letteraria che occupa la chiusa, da una serie di accuse che presentano Marziano<br />

come un pasticcione incapace: Satura infatti conclude: ab hoc creatum pegaseum gurgitem<br />

/ decente quando possem haurire poculo? (IX 1000). In tale contesto i blateratus rivolti<br />

al culmen proconsulare non rappresentano il riconoscimento della capacità o del coraggio, per<br />

quanto biasimati da Satura, di rivolgere un attacco al culmen stesso: essi acquistano invece<br />

un senso, ironico, proprio perché alludono a una esclusione, a un insuccesso globale. Ma ipotizzando<br />

un proconsole vandalico tutto questo non viene più colto e risulta pertanto impossibile<br />

decriptare il verso proprio all’interno della costruzione letteraria della chiusa 36 . Gli elementi<br />

autobiografici del De nuptiis sembrano inoltre escludere motivi occasionali: per l’ampiezza<br />

della loro dimensione essi investono tutta la vita e l’intera figura di Marziano; infine<br />

- 169 -<br />

MarzIaNo CaPeLLa e IL proconSVlare cVlMen<br />

33 Già tutta l’africa sarà allora sotto il dominio vandalico: non è quindi casuale che l’ultima notizia<br />

di un proconsole romano risalga al 429 (Pallu De Lessert 1901, 134).<br />

34 «…le juge de Carthage conserva même comme un suprême souvenir le nom de proconsul»<br />

(Courtois 1955, 258). Due sono i proconsoli noti di epoca vandalica: Vittoriano di adrumeto (Vict. Vit.<br />

III 27: proconsulem carthaginis) e Pacideio (Drac. rom. V subscr.: apud proconsulem pacideium).<br />

Nonostante il silenzio delle fonti, Courtois deduce che si tratta di una carica giudiziaria.<br />

35 Già audollent 1901, 283 osservava: «les rois vandales avaient dû se servir de la demeure affectée<br />

avant eux aux proconsuls romains» e l’opinione è condivisa, tra gli altri, da Ferron-Lapeyre 1949, 1154:<br />

«Les rois vandales s’installèrent dans le palais proconsulaire où s’établit à son tour le representant des<br />

empereurs de Byzance». Corippo chiama il palazzo aula sidonia (Ioh. VI 228) e aula uandalica (Iust. II<br />

125); Vittore di Vita afferma (III 32) che la residenza dei re vandali domina la città e usa l’espressione<br />

ascendere ad palatium et descendere (VII 32), non diversamente da Procopio (Vand. I 20,21 ἐς τὸ Παλάτιον<br />

ἀναβάς e II 27,9 ἐς τε τὸ Παλάτιον... ἀνέβη); lo stesso verbo ascendere era stato usato da Cipriano<br />

per indicare la salita dei cristiani al Campidoglio cartaginese, sulla collina di Byrsa, per sacrificare agli<br />

dei pagani (laps. 8 adscendere; 24 capitolium adscendere; cf. Bayard 1902, 87 e 199).<br />

36 e in ogni caso permangono le stesse difficoltà preliminari intravviste nell’allusione al proconsolato<br />

romano, come il riferimento diretto all’istituzione o al singolo magistrato.

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