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MarzIaNo CaPeLLa e IL proconSVlare cVlMen<br />

sembra invece presentare la paupertas come un ostacolo per il sapiens; in realtà essa è l’indizio,<br />

in questa celebrazione dei modelli, eccezionale nel De nuptiis per ampiezza e passione,<br />

di una interferenza testuale: l’autore, che spesso interviene nell’opera, sottende al racconto<br />

una considerazione autobiografica e un tacito confronto: anch’egli era avvocato, anch’egli<br />

come Cicerone era autore di artis praecepta 31 , anch’egli di condizioni economiche modeste<br />

e al di fuori degli ambienti culturali, anch’egli insomma un nouus; ma mentre Cicerone e<br />

Demostene, che pure erano noui e, secondo Marziano anche pauperes, hanno avuto il successo<br />

e la gloria, a Marziano non resta che il rammarico di un esito ben diverso, pur vantando<br />

un’analoga condizione originaria: il tamen così si chiarisce e il testo acquista un suo filo<br />

logico; di fronte a Cicerone e Demostene questa è la riflessione di Marziano: eppure<br />

(anch’essi) erano noui e privilegiati dal sinus paupertatis e pur non vantando un’origine<br />

nobile avevano conseguito fama e immortalità. a una prima affermazione che proclama la<br />

paupertas garanzia di sapientia segue la negazione che essa possa invece costituire un ostacolo<br />

per la celebrazione e la gloria del sapiens; e qui riaffiora il rammarico di Marziano.<br />

Gli aspetti autobiografici intravisti nella chiusa trovano dunque conferma all’interno del<br />

De nuptiis e si consolida così il profilo di Marziano emerso nella chiusa stessa: un dotto che<br />

guarda con superiorità e biasimo all’ignoranza dei contemporanei, fiducioso soltanto nel<br />

sapere e fiero del proprio valore, pur nella consapevolezza di un mancato riconoscimento, e<br />

perciò al margine degli ambienti culturali del suo tempo.<br />

6. Nella problematica del De nuptiis l’interpretazione di proconsulari uero dantem culmini<br />

è un passo nodale; essa infatti consente di precisare con certezza, riteniamo, l’elemento<br />

più importante per la cronologia di Marziano: il riferimento al proconsolato d’africa.<br />

L’esegesi di questo verso, che metodologicamente si imponeva a qualsiasi considerazione<br />

cronologica, esclude anzitutto che Marziano stesso sia stato proconsole, come vorrebbe una<br />

inveterata tradizione 32 , e permette inoltre di fissare con sicurezza come terminus ante quem<br />

31 Tullius meus… ipsius artis praecepta… saeclorum usibus consecrarit (V 436); il possesso o<br />

l’esposizione degli artis praecepta è una costante ragione di orgoglio nel De nuptiis: non solo rhetorica<br />

(V 436; 503), ma anche altre artes (VI 589, 703, VIII 817, IX 920, 921 e 929) ribadiscono la fiera<br />

affermazione di Marziano.<br />

32 Da remigio d’auxerre (p. 368 Lutz) a Grotius, che titolava l’opera: Martiani Minei Felicis<br />

capellae afri carthaginiensis uiri proconsularis Satyricon (Lugduni Batavorum, 1599), a Cappuyns<br />

1949, 835-848. Ma dopo le osservazioni di eyssenhardt 1866, VI, gli studiosi hanno posto seriamente<br />

in dubbio il proconsolato di Marziano, ma senza poter giungere a risultati certi, perché il verso che lo<br />

attestava era ritenuto corrotto (Stange 1882, 24; Stahl-Johnson-Burge 1971, 15; ma Stahl 1965, aveva<br />

in precedenza pensato a Marziano come a un alto funzionario «attaining the proconsulship»; cf. anche<br />

Cristante 1978, 700).<br />

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