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loro passato, Marziano inserisce una notazione che, per quanto introdotta da tamen, appare<br />

staccata dal contesto: ambo tamen noui profectique (protectique codd.) paupertatis sinu (V<br />

429). a roma era nouus l’uomo politico che arrivava al consolato senza poter vantare antenati<br />

in quella carica 28 ; tale era Cicerone, l’homo nouus per eccellenza, e tale poteva essere<br />

considerato per analogia anche Demostene, figlio di un facoltoso artigiano, divenuto poi il<br />

difensore della democrazia ateniese; nouus ha dunque anzitutto un valore politico e sociale;<br />

ma questo valore non chiarisce né il senso né i collegamenti contestuali dell’affermazione di<br />

Marziano, il cui contenuto tuttavia è immediatamente ripetuto anche nel periodo successivo:<br />

et cum alterum Quirinalis eques, alium fabrilis procrearet industria, ita praeclues linguae<br />

excellentia floruerunt ut post curiarum fata immeritasque mortes uirtute astra conscenderent,<br />

immortalitate gloriae saecula superarent (V 429). Marziano sembra dunque trovare<br />

insolito, in questi due passi, non tanto che i figli di un cavaliere e di un artigiano siano diventati<br />

politici eminenti, quanto piuttosto che si siano affermati come ottimi oratori. D’altra<br />

parte le vicende politiche di Cicerone e Demostene, ricordate successivamente e per inciso<br />

(post curiarum fata) sono in questo episodio soltanto un dettaglio; essi sono invece elogiati<br />

come i migliori discepoli di rhetorica; non è quindi politico il motivo della loro celebrazione,<br />

né solo politico è il valore di nouus in tale contesto, anche se indubbiamente entrambi<br />

erano noui sulla scena politica. nouus in questo passo del De nuptiis esprime soprattutto gli<br />

aspetti culturali e professionali della loro promozione sociale: Cicerone e Demostene non<br />

appartenevano alla nobiltà culturale ma entrambi hanno potuto imporsi per le loro capacità,<br />

con le loro sole forze; Marziano ha dunque una ragione in più per sottolineare i loro meriti:<br />

lo conferma l’insistenza sulla loro origine e sulla stessa paupertas 29 ; nella loro vita hanno<br />

dunque realizzato la condizione preliminare e indispensabile per il sapiens delineato nel De<br />

nuptiis. Ma l’espressione introdotta da tamen 30 e ripetuta subito dopo (cum… procrearet)<br />

- 167 -<br />

MarzIaNo CaPeLLa e IL proconSVlare cVlMen<br />

28 Hellegouarc’h 1963, 472-483. Cicerone stesso ricorda più volte la sua nouitas (Mur. 17; leg. agr.<br />

2,3; fam. I 7), cui accenna anche il fratello Quinto (pet. 2-4, 7, 11, 13); ma il concetto, e il lessico che<br />

lo designa, ha una diffusione limitata: vi insiste soprattutto Cicerone per porre in risalto i meriti della<br />

sua condizione (Dondin-Payre 1981, 22-81); per l’aspetto storico e prosopografico del fenomeno degli<br />

homines noui, fondamentale Wiseman 1971: per Cicerone, tra le altre, le pp. 101-115.<br />

29 La espressione di Marziano ambo tamen noui profectique (protectique codd.) paupertatis sinu,<br />

che colloca Cicerone e Demostene nella paupertas senecana, pare riprendere nella sostanza il concetto<br />

di Plutarco, Dem. 3,4: Δύο γὰρ ἑτέρους οὐκ ἂν εὑρεθῆναι δοκῶ ῥήτορας ἐκ μὲν ἀδόξων καὶ<br />

μικρῶν ἰσχυροὺς καὶ μεγάλους γενομένους.<br />

30 Non ha infatti un referente concessivo logico: Marziano ha detto solo che Cicerone e Demostene<br />

sono praenitentes accanto all’ars; solo dopo ne ricorderà l’attività retorica (praeclues linguae excellentia,<br />

V 429) e la vita politica (curiarum fata, V 429), ma pone subito in rilievo, con una tacita riflessione<br />

autobiografica, la nouitas e la funzione positiva della loro paupertas; a questo motivo della<br />

vicenda dei due oratori vanno ricondotti anche i due tamen che aprono i due periodi successivi in cui<br />

Marziano ricorda la fama (V 430) e le schiere di seguaci (V 432) dei due illustri modelli.

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