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MarzIaNo CaPeLLa e IL proconSVlare cVlMen<br />

torio e sprezzante, se per caso l’attività forense gli avesse tolto ogni acume: desudatio curaque<br />

districtior tibi forensis rabulationis partibus illigata aciem industriae melioris obtudit.<br />

Nella sostanza forensis rabulatio 26 conferma che Marziano esercitava la professione di<br />

avvocato, senza guadagni e senza gloria; ma questa ironica neoformazione (rabulatio) sia<br />

pure sulle labbra di Satura, rivela, con un procedimento analogo a quello della chiusa, che<br />

la sua attenzione è invece rivolta a una industria melior, all’attività letteraria e filosofica; egli<br />

infatti è un sapiens: le veglie di lavoro che egli stesso ricorda (I 2) o che Satura gli rinfaccia<br />

(IX 999) sono le stesse di Filologia (I 22), la sposa divina di Mercurio, colei che ormai è<br />

subentrata alla matrona Filosofia nella guida dei sapientes all’immortalità (II 131; VI 576).<br />

Ma è proprio la paupertas, motivo di orgoglio per Marziano e di scherno per Satura (IX<br />

999), a contraddistinguere quasi sempre il sapiens, ricco solo della sua sapientia. Marziano<br />

esprime chiaramente questo concetto nella figura di Pedia, sorella di Filosofia, anch’essa al<br />

servizio di Geometria. Tali sono le sue metaforiche ricchezze che essa può disprezzare quelle<br />

reali di un Creso o di un Dario e, consapevole del proprio valore, solo a pochi pauperes<br />

concede favori e compagnia: haec… in omnium rara congressus… plerumque tamen adhaesit<br />

arrisitque pauperibus magisque illis quos aut pedibus nudos aut intonso crine hispidos<br />

aut sordenti conspexit pallio semitectos. Denique, si Marcum Terentium paucosque romuleos<br />

excipias consulares, nullus prorsus erit cuius ista limen intrarit (VI 578). La fiera sapientia<br />

di Marziano si scontra con i saecula indocta (IX 999) e con i diruta gymnasia (IX 899);<br />

la stessa insistente sfiducia delle artes nell’umanità 27 traduce l’atteggiamento elitario di un<br />

Marziano culturalmente isolato. Tutti questi motivi, riuniti, ricompaiono con chiari riflessi<br />

autobiografici nella devota e ammirata esaltazione di Cicerone e Demostene.<br />

al fianco di rhetorica i due celebri oratori e uomini politici spiccano distintamente su<br />

tutti in quell’ingens illustrium uirorum… agmen che accompagna l’ars nel senato celeste (V<br />

429). Marziano non li nomina neppure, ma ne precisa il vestito, la nazionalità, la lingua, la<br />

formazione. Seguono poi i tratti distintivi della loro vita: l’origine, i successi retorici e politici,<br />

la morte ingiusta, la gloria immortale. Tra la descrizione dell’ingresso e l’evocazione del<br />

26 rabulatio è hapax di Marziano, formato su rabula, il termine più spregiativo per indicare l’avvocato:<br />

Cic. orat. 15,47 non enim declamatorem aliquem de ludo aut rabulam de foro sed doctissimum<br />

et perfectissimum quaerimus; Quint. inst. XII 9,12 a uiro bono in rabulam latratoremque conuertitur;<br />

il termine era collegato a rabies: rabulae a rabie dicti, Non. 38,16 L. e 84,13 L.; rabula… quasi rabiosus,<br />

Paul. Fest. 339,10 L.: è dunque una voce che riporta all’ambito della canina facundia.<br />

27 Questo tema, difficilmente riconducibile per la sua frequenza alla topica precedente si sviluppa<br />

su motivi diversi: degli uomini ora è ricordata la vacua prolissità (loquax… humanitas, I 3; profana<br />

loquacitate, VIII 812), ora l’incapacità intellettiva (fallax mortalium curiositas, II 102; incertos mortalium<br />

sensus, IX 895), l’ignoranza (terrigenae stoliditati ignauia, IX 899; humanitatis ignauiam, IX 929)<br />

o addirittura l’ingratitudine verso le artes (ingrata mortalitas, IX 921; ingrata humanitas, IX 929); dall’altra<br />

parte la sacra uirtus di ercole spalanca l’oceano in usum impigrae mortalitatis (VI 625).<br />

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