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infine l’ingegno letterario stesso che traspare dallo scherno di Satura rivela le reali aspirazioni<br />
dell’autore, maggiormente preoccupato dei lettori del De nuptiis che degli uditori<br />
del foro.<br />
3. La caricatura della professione di Marziano si conclude con un verso problematico:<br />
proconsulari uero dantem culmini.<br />
Di fronte a una tradizione manoscritta concorde e confermata dai commenti medioevali,<br />
ma che tramandava un testo impenetrabile, gli editori eyssenhardt e Dick hanno posto le cruces,<br />
espressione più di imbarazzo esegetico che di corruttela testuale: non erano infatti mancati<br />
i tentativi di emendazione per il nesso più delicato del verso (uero dantem), con proposte<br />
diverse ma evidentemente non convicenti: iura dantem Scaligero; perorantem Kopp; desudantem<br />
Boettger; uerba dantem Sundermeyer12 , e ora anche Willis13 . Da questo verso, la cui<br />
interpretazione rimaneva complessivamente incerta, è stato tratto però, con insolito metodo,<br />
l’elemento forse più importante per la datazione di Marziano: il riferimento a un proconsole.<br />
La prima difficoltà del testo è sintattica: dantem, apparentemente assoluto, era aperto<br />
a ogni interpretazione; ma collocato nel contesto che precede, riceve una definizione precisa<br />
proprio da blateratus, il suo oggetto: indocta… uidere saecula / … blateratus pendere<br />
/ … uero dantem…14 . La reazione di Satura prosegue dunque con allusioni e metafore<br />
animalesche (capella, caninos blateratus pendere, blateratus dare); dare con sostantivi<br />
che esprimono suoni, rumori e in particolare versi di animali è un modulo poetico di lin-<br />
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MarzIaNo CaPeLLa e IL proconSVlare cVlMen<br />
12 Ma tutte queste proposte ignorano il procedere della chiusa, condotta sull’ambivalenza di offesa<br />
ed elogio. osservazioni pertinenti in Cristante 1978, 699.<br />
13 Willis 1983, 385, ma in apparato precisa: «licet ille (sc. Sundermeyer) decipiendi sensum detestetur:<br />
mihi quidem focus videtur Martiani se ipsum deridentis, quasi pulverem iudicibus in oculos<br />
iecisset»; l’editore però non solo tralascia le altre emendazioni, ma non si cura neppure di riportare la<br />
lezione dei codd. (uero dantem).<br />
14 La forte inconcinnitas di un verbo (uidere) costruito contemporaneamente con l’infinito e con il<br />
participio presente trova buona testimonianza, e ancora con un uerbum sentiendi, in Marziano stesso:<br />
latoium conspicati… considentem… acque… enudare (I 16). Sintatticamente da uidere dipendono<br />
pendere e dantem, come i successivi bombinatorem e decerptum; il sintagma participiale è ripreso e<br />
confermato subito dopo: urbs… quem uidit / …obsidentem uixque respersum… / nictantem… (IX 999).<br />
Un caso analogo in Cicerone: at uero polyphemum Homerus… cum ariete etiam conloquentem facit<br />
eiusque laudare fortunas (Tusc. V 115); e ancora: facit enim Socratem disputantem… eundemque…<br />
dicere (nat. deor. I 31); simili solo sul piano stilistico i casi con cambio di soggetto: uiderat informem<br />
multa patroclon arena / porrectum et sparsas caede iacere comas (Prop. II 8,33); illic assidue tauros<br />
spectabis arantis / et uitem docta ponere falce comas (Prop. II 19,11); semanticamente i due moduli in<br />
Marziano si equivalgono. Una accurata rassegna delle interpretazioni di questi due sintagmi è in Maraldi<br />
1980, che analizza i costrutti secondo modelli chomskyani.