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Satura replica con violenza alle accuse di Marziano, dichiara la serietà della propria dottrina<br />

e, caustica, così prosegue (IX 999):<br />

Felicis - inquit - sed Capellae flamine,<br />

indocta rabidum quem uidere saecula<br />

iurgis caninos blateratus pendere<br />

…<br />

ab hoc creatura Pegaseum gurgitem<br />

decente quando possem haurire poculo?.<br />

essa dunque lascia ogni responsabilità all’ispirazione (flamine) di Marziano; e il tono<br />

polemico risalta nella ripresa del termine usato poco prima dall’autore per invocare a sua<br />

discolpa i suggerimenti di Satura (fabulam / miscillo lusit quam lucernis flamine / Satura,<br />

IX 997). Ma è soprattutto nella lunga parentesi aperta dal relativo quem, ripetuto cinque versi<br />

dopo (beata alumnum urbs elissae quem uidit), che Satura dileggia con insistenza Marziano<br />

e ne traccia così un marcato profilo caricaturale: dopo averlo nuovamente deriso per il<br />

suo nome animalesco (Felicis… sed capellae) 4 , gli rinfaccia di essere vissuto in un’epoca di<br />

ignoranti (indocta… quem uidere saecula). Già qui è evidente la diversità di valore tra la<br />

forma letteraria e il messaggio reale: Satura associa Marziano all’ignoranza generale del suo<br />

tempo; l’autore invece esprime l’oggettiva convinzione di distinguersi nettamente, con la sua<br />

opera, dai contemporanei ignoranti. Indizi di questo atteggiamento erano già affiorati nel De<br />

nuptiis: la decadenza di Filosofia (II 131; VI 576) 5 , l’accenno ai diruta gymnasia (IX 899),<br />

il rilievo dell’oblio in cui sono state abbandonate le artes6 e lo stesso assunto dell’opera<br />

(pelasgos… docere nititur IX 997). Dopo il nome e l’ignoranza Satura deride l’attività professionale<br />

di Marziano:<br />

indocta rabidum quem uidere saecula<br />

iurgis caninos blateratus pendere<br />

…<br />

Il lessico rinvia esplicitamente alla tradizionale caricatura dell’oratore (rabidum, iurgis,<br />

- 159 -<br />

MarzIaNo CaPeLLa e IL proconSVlare cVlMen<br />

4 Così intendono, giustamente, LeMoine 1972, 213 e Cristante 1978, 697; già nell’alterco del libro<br />

ottavo Satura lo definisce Felix uel capella uel quisquis es non minus sensus quam nominis pecudalis<br />

(VIII 806) e subito dopo gli ricorda il proverbio ὄνος λύρας (VIII 807); con lo stesso tono lo aveva<br />

apostrofato nel sesto libro: nunc arcadicum ac Midinum sapis (VI 577).<br />

5 Nel De nuptiis essa è ormai sostituita da Filologia nel compito di guidare il sapiens all’apoteosi<br />

celeste (vd. qui p. 152; [=Schievenin 1983, 127]): a questo aspetto dell’attività intellettuale di Filologia<br />

va ricondotta anche la descrizione dei compiti di Grammatica, una delle ancelle donatele dallo<br />

sposo Mercurio: officium uero meum tunc fuerat docte scribere legereque; nunc etiam illud accessit ut<br />

meum sit erudite intellegere probareque, quae duo mihi uel (del. Bentley) cum philosophis criticisque<br />

uidentur esse communia (III 230).<br />

6 In particolare nel caso di armonia: (Harmonia) … nunc comprehensa post longae occultationis<br />

obliuia… post saecula numerosa… (IX 899).

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