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ERoI E FILoSoFI NEL De NVPTIIs DI MARzIANo CAPELLA<br />
rum quoque praesides (II 211), meno quella tra omnisque populus potestatum e angelicique<br />
populi pulcherrima multitudo 24 (II 211); è invece più sfuggente la concisa designazione dei<br />
beati ueteres (II 211), cioè gli eroi e i sapientes, come utilitatis publicae mentiumque cultores:<br />
sono tutti i mortali che hanno sede nel cielo; il doppio genitivo saldato dall’enclitica<br />
traccia una distinzione all’interno del gruppo, omogeneo rispetto alle altre divinità celesti per<br />
la sua provenienza terrena 25 . La duplice definizione è essenziale e precisa: gli utilitatis<br />
24 Nello sforzo di armonizzare in un quadro sistematico tradizioni diverse della complessa realtà<br />
trascendente, Marziano usa potestates con più valori. Il termine indica entità divine subordinate in due<br />
passi che ricordano la teologia caldaica (Lenaz 1975, 35ss.): ministros sensibilis sphaerae potestatibus<br />
uenerandos II 203; secundum Platonis quoque mysteria ἄπαξ καὶ δὶς ἐπέκεινα potestates, II 205;<br />
designa invece genericamente ‘esseri divini’ in altri due punti: Giunone indica a Filologia multarum<br />
diuersitates... potestatum, II 150, e il Genio cogitationum arcana superae annuntiat potestates, II 153.<br />
Ma nell’espressione omnisque populus potestatum (I 62) ha un valore specifico e più limitato: indica<br />
infatti l’ultimo gruppo, e quindi il meno importante, tra gli dèi invitati. Diversamente sarebbe qui ripetuto,<br />
fuori luogo, il valore dell’espressione ac deorum omnes populus di I 45, che designa le divinità<br />
delle sedici regioni: l’ordine dell’invito, decrescente per importanza, sarebbe turbato. ora, Apuleio traduce<br />
con potestates le δυνάμεις del περὶ κόσμου: sono divinità intermediarie fra la trascendenza divina<br />
e il mondo terreno, con funzioni simili a quelle dei dèmoni (Moreschini 1978, 131 e 204). Calcidio<br />
identifica le potestates, mediatrici della divinità (256) con gli angeli e con i daemones: quae (potestates)<br />
appellantur angeli et daemones, 232; angelicae potestates, 232; angelos siue daemones, 132. Marziano<br />
identifica i daemones con i genii e con gli angeli (II 154) e ognuno è al servizio di una divinità<br />
superiore (II 152). L’omnisque populus potestatum (I 62) viene dunque a coincidere con la angelicique<br />
populi pulcherrima multitudo (II 211): ci sarebbe altrimenti una doppia discordanza tra le divinità dell’invito<br />
e quelle del corteo. I daemones-genii-angeli custodiscono l’anima e l’intelletto di ogni uomo<br />
(animos omnium mentesque custodit, II 152) e nella rassegna demonologica sono collocati assieme alle<br />
animae puriores (II 155): assieme ai mortali riceveranno l’invito (I 62), assieme ad essi entreranno nel<br />
senato (II 211). Per i problemi e per la confusione nel catalogo demonologico di Marziano cf. Lenaz<br />
1975, 85 n. 318.<br />
25 Vtilitatis publicae... cultores riecheggia Cic. nat. deor. I 38: At Perseus eiusdem Zenonis auditor<br />
eos esse habitos deos a quibus aliqua magna utilitas ad uitae cultum esset inuenta e riflette un<br />
modello linguistico usuale con valenza qualitativa (aequi cultor, ou. met. V 100; honesti cultorem,<br />
Sen. dial. 7,4,2; iustitiae cultor, Lucan. II 389); mentiumque cultores è invece uariatio della frequente<br />
metafora agreste dell’attività intellettuale (cultura animi philosophia est, Cic. Tusc. II 13; praediorum<br />
potius quam ingenii cultura, Val. Max. 8,7 ext. 6; ad curam cultumque ingeniei tuei accessi, Fronto 96<br />
v.d.Hout; ingenii cultum, Gell. I 2,1). Mens e animus sono spesso considerati equivalenti (animum dico<br />
quem mentem saepe uocamus Lucr. III 94; animus siue mens Tert. anim. 12), ma è nel sistema neoplatonico<br />
che si tende a delimitare il valore intellettivo di mens (νοῦς) rispetto ad animus, nell’ambito<br />
della più significativa distinzione tra quest’ultimo e anima (Flamant 1977, 494ss.), che assumerà poi<br />
un significato strettamente spirituale e religioso (animos tamquam rudes et agrestes excolerent Ruf.<br />
hist. II 17,3; studiosissimi animarum cultores Caes. Arel. suggest. p. 296 Maln.).<br />
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