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Eroi e filosofi nel De nuptiis di Marziano Capella<br />
(VIII 803; IX 904)<br />
All’inizio dell’ottavo libro del De nuptiis va mantenuta la lezione dei codici iussa (VIII<br />
803). La relativa esegesi, che si impone anche per un passo analogo del libro successivo (IX<br />
904), solleva però il complicato problema della presenza dei mortali nell’opera: sempre<br />
distinti in sapientes ed eroi, essi rivelano la loro insospettata identità nelle tre rassegne degli<br />
esseri divini (I 62; II 150-156; II 211) e nell’invito ai mortali non ancora presenti nel senato<br />
celeste (I 94-95). Le precise corrispondenze interne che contrassegnano la vicenda dei mortali<br />
nel De nuptiis mostrano, anche per questo aspetto, un solido impianto narrativo che, oltre<br />
a confermare la validità del testo tràdito, conferisce a questa presenza un rilievo allegorico<br />
non trascurabile per la interpretazione delle enigmatiche nozze di Filologia e di Mercurio.<br />
Dimostrare tutto questo è affidato alle pagine che seguono.<br />
Aritmetica, una delle uirgines dotales che costituiscono l’allegorico dono nuziale di Mercurio<br />
alla sposa Filologia, ha concluso davanti al senato celeste l’esposizione ampia e puntuale<br />
della sua vasta dottrina (802): i complessi rapporti aritmetici si sono intrecciati a dotti<br />
riferimenti aritmologici e di fronte a tanta profondità di pensiero gli dèi tutti rimangono stupiti<br />
e ammirati, mentre lode e venerazione sono espresse dai sapientes, presenti in gran<br />
numero: multitudo... quae iuxta constiterat sapientum (803).<br />
Gli editori più recenti dell’opera di Marziano Capella, Eyssenhardt 1 e Dick 2 , invece della<br />
lezione iussa concordemente tràdita dai codici, leggono iuxta, emendazione di Grotius 3 ,<br />
apprezzata ma non accolta da Kopp 4 , commentatore tenace del De nuptiis. Più recentemente,<br />
Willis 5 rifiuta in modo esplicito la proposta di Grotius; nessuno però ha colto la necessi-<br />
1 Eyssenhardt 1866, 293.<br />
2 Dick 1925, 422; Stahl, che segue il testo di Dick, traduce «who stood nearby» (Stahl-Johnson-<br />
Burge 1977, 314).<br />
3 Grotius 1599, 270 e nota ad locum: «lego iussa constiterat. Iusta est iuxta. Non.». Il rinvio a<br />
Nonio (321, 504 L.) probabilmente per il valore avverbiale di iuxta. Consistere con avverbi di luogo<br />
(procul, super, proxime, ubi...) è frequente da Ennio in poi (ThlL III 464, 44-67 [Remme]). È da rilevare<br />
che la medesima espressione quae iuxta constiterat, concordemente tràdita e accolta dagli editori,<br />
ricorre in Cesare (Gall. II 26), ma il ThlL (VII 2,749,70 [Kamptz]) legge quam iuxta constituerat.<br />
4 Kopp 1836, 161: «ingeniosa correctio cui uellem codices adstipularentur; nunc uulgatam tueor».<br />
5 Willis 1971, 5: «(Grotius) contra clausolam iuxta voluit, neglecto loco parallelo (ut dicimus) 904<br />
K: p. 479,9 heroum populus, qui iussus advenerat». Ma può essere indicativo che solo iussa faccia difficoltà<br />
sia per Grotius che per Remigio, e non iussus di IX 904, forse spiegabile con l’elenco di eroi di<br />
I 95; l’intervento testuale tende perciò a risolvere il problema esegetico, non a normalizzare l’espres-<br />
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