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sublimatur (849), e in particolare, con la medesima coppia verbale variata dai prefissi: orbem<br />
tamen solis obliquitas meatus aut imprimit aut extollit (849) 10 . Il sintagma in latitudinem<br />
declinare è invece insolito e il thlL non registra neppure questo costrutto, che qui è invece<br />
richiesto proprio dall’aspetto tecnico espresso: nel sistema geocentrico indica la deviazione<br />
in latitudine dei pianeti. Questi percorrono il circolo zodiacale, la cui ampiezza era fissata in<br />
dodici gradi 11 ; ma rispetto alla sua linea mediana percorsa dal sole (eclittica) 12 , i pianeti si<br />
discostano ognuno di una misura specifica: declinare in latitudinem esprime questo moto;<br />
Marziano usa per Marte lo stesso sintagma, sempre con un verbo che indica allontanamento:<br />
in latitudinem quinque partes excurrit (884). Infine retrogradari facit individua il moto<br />
retrogrado dei pianeti. La forma retrogradari per retrogradi è uno dei molti hapax del De<br />
nuptiis e potrebbe giustamente sembrare di dubbia autenticità (Petersen 1870, 35 n. 1), se<br />
Marziano stesso non offrisse proprio all’inizio del periodo la forma normale (causas… retrogradiendi),<br />
che evidentemente non è stata sfruttata per la supposta integrazione finale: questa<br />
appare in realtà sempre più improbabile 13 , anche sul piano stilistico. La pericope finale<br />
riprende infatti i concetti che Marziano aveva appena anticipato all’inizio del periodo conclusivo:<br />
causas consistendi retrogradiendique atque incedendi; ma mentre le stazioni dei<br />
pianeti (consistere) non saranno poi ricordate nella ripresa finale, solo a quel punto sarà invece<br />
specificato il moto di deviazione in latitudine, non ricordato all’inizio del periodo: la<br />
ricerca di un parallelismo tra due pericopi trimembri ha prevalso su una informazione scientifica<br />
scrupolosa. La cura stilistica di questa prosa tecnica è attestata proprio dalle espressioni<br />
della seconda pericope in cui i tre moti sono formalmente resi da due coppie di verbi<br />
distinte da variazione sintattica (aut… aut… / aut… aut…), perché l’antitesi della prima coppia<br />
non trova riscontro nella seconda: in sublime tollit si oppone infatti a in profundum deprimit,<br />
mentre in latitudinem declinare non è antitetico a retrogradari. Va infine ricordato che<br />
nella lingua tecnica dell’astronomia l’espressione diuersitatem… altitudinis, con cui si apre<br />
il periodo, indica l’apogeo di un pianeta e non ha quindi nessun rapporto con il successivo<br />
in sublime tollit.<br />
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IL LIBRo VIII DEL De nVptIIS È MUTILo?<br />
10 E ancora: sol… in aestiuam flagrantiam surgit uel... in hiberna descendit (820); uerum id (hemisphaerium)<br />
quod ad solstitialem consurgit CLXXXV diebus et quadrante diei noctisque, id autem quod<br />
ad brumalem deprimitur CLXXX diebus peragitur (873).<br />
11 Verum eius latitudinem circuli tetendi in duodecim portiones (834).<br />
12 Sol enim in nullam excedens partem medio libramento fertur (867).<br />
13 Se la conclusione del 1ibro VIII fosse l’esito di una interpolazione, si dovrebbe pensare a un<br />
copista tanto dotto da saper integrare perfettamente una materia complessa, nella lingua e nello stile di<br />
Marziano, ma non tanto da evitare un hapax morfologico, contro l’uso di Marziano stesso, attestato<br />
proprio nel medesimo periodo; a meno di non supporre un hapax intenzionale in funzione mimetica,<br />
ma si sarebbe allora di fronte a un assurdo, fantomatico falsario.