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RACCONTO, POETICA, MODELLI DI MARzIANO CAPELLA NELL’EPISODIO DI SILENO<br />

Le cadute di Sileno ubriaco risultano testimoniate soltanto da Ovidio: tra lo scherno dei<br />

satiri cade dall’asino (ars I 545-6) e cade ancora mentre cerca di raggiungere il miele di uno<br />

sciame (fast. III 755-9), tra le risate dei satiri e dello stesso Dioniso. Nel De nuptiis la caduta<br />

di Sileno rappresenta l’apice dell’allegria (fit maior inde risus / nescit modum Voluptas,<br />

VIII 805). Ancora soltanto Ovidio ricorda il baculum (VIII 804; 805) del vecchio padre dei<br />

satiri (ferula, met. IV 26; ars I 544); e in uno stesso passo (met. IV 26-27) Ovidio usa per<br />

Sileno ebbro titubo 45 e haereo, e titubo ritorna ancora per Sileno a met. XI 90 (titubantem<br />

annis meroque): in Marziano i due lessemi riappaiono, in posizione incipitaria, nei due cola<br />

in cui è raggruppata la teoria di verbi che fissano in una nitida sequenza tutta l’incertezza<br />

dell’equilibrio del vecchio Sileno: titubansque moliensque / haeret, redit, recurrit (VIII 805);<br />

all’iniziale antitesi polisindetica e isosillabica risponde la climax successiva, asindetica e<br />

allitterante: la prima ricorda un procedimento apuleiano (incerta [Psyche] … titubat… festinat<br />

differt, audet trepidat, diffidit irascitur, … odit… diligit, met. V 21), la seconda un nesso<br />

ancora ovidiano (fertque refertque pedes, fast. VI 334), che rivela l’indecisione di Priapo,<br />

sempre nel tiaso bacchico 46 . I motivi che concludono l’episodio, cioè Sileno portato sulle<br />

spalle da un satiro, come un otre, non hanno testimonianze letterarie, ma sono ben presenti<br />

nella iconografia dei satiri e di Sileno al seguito di Bacco 47 .<br />

In conclusione, ricomposti su una trama nuova e ridotti spesso ai tratti essenziali, sono presenti<br />

nel De nuptiis tutti i materiali relativi a Sileno che la tradizione poteva offrire 48 ; di quest’ultima<br />

Marziano ha un rispetto scrupoloso 49 : le sue rielaborazioni non stravolgono mai il<br />

45 Titubare è frequente in Ovidio (8 casi), per lo più in rapporto all’ebbrezza; raro invece negli altri<br />

poeti augustei; un caso in Virgilio, uno in Orazio ma in contesto diverso; non è usato da Tibullo e Properzio<br />

(Boemer 1976, 23).<br />

46 In questo episodio Dioniso è designato con gli appellativi Euan (VIII 804), Lyaeus e Bacchus<br />

(VIII 805); altrove è Bromius IV 331; 424; IX 889), Bacchus (I 1), Dionysus (II 158), Liber (VI 695);<br />

la teoria degli epiteti dionisiaci è in Ou. met. IV 11-17.<br />

47 Kuhnert 445 e 490; Chapot 1900, 613-614.<br />

48 A Marziano si ispireranno poi autori medioevali come Walter Mapes Metamorphosis Goliae Episcopi,<br />

vv. 138ss. (Wright 1841): a Sileno ducitur agmen Satyrorum / temulentus titubat et praecedit<br />

chorum / atque risus excitat singulis deorum, o i Carmina Burana 92,70,4 sgg.: sed Silenus titubat […]<br />

et in risus copiam soluit dei pectus / clamat ‘uina’ remanet clamor imperfectus / uiam uocis impedit<br />

uinum et senectus.<br />

49 Lo stesso russare di Sileno, che suscita negli dèi dapprima spavento (terrore et rapiduli sonitus<br />

raucitate concussi… se… conuertere diui, VIII 804) e poi risate (risus… excussus, VIII 804), ha nel<br />

racconto la medesima funzione dei ragli del suo asino in Ovidio (fast. I 391-439 e VI 321-343): in<br />

entrambi i passi dei Fasti l’asino di Sileno vanifica i notturni tentativi amorosi di Priapo nei confronti<br />

di Lotide e di Vesta (Ecce rudens rauco Sileni uector asellus / intempestiuos edidit ore sonos, I 433;<br />

intempestiuo cum rudit ille sono, VI 342); le interessate si spaventano (territa consurgit nymphe, I 435;<br />

territa uoce graui surgit dea, VI 343), intervengono tutti (conuolat omnis turba, VI 343) e ridono<br />

(omnibus ad lunae lumina risus erat, I 438).<br />

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