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RACCONTO, POETICA, MODELLI DI MARzIANO CAPELLA NELL’EPISODIO DI SILENO<br />

nia è però subito temperata dalla realistica similitudine dell’otre, il contenitore di vino familiare<br />

ai satiri: formato per lo più da una pelle intera di capra, era portato con il ventre e le<br />

zampe verso l’alto, come Sileno sulle spalle del satiro33 (supinum, VIII 805). All’interno della<br />

similitudine si attiva però la metafora del contenuto che identifica il vecchio Sileno uuidum<br />

con l’otre stesso, riconducendo così l’episodio all’originale motivo del vino. Per Sileno c’è<br />

davvero un solo destino: hesterno grauis semper ridetur Iaccho (Nemes. ecl. 3,21).<br />

Hiatimembrem, preceduto dall’attributo uuidum che ne amplifica la comicità, sembra<br />

dunque l’acuto suggello finale dell’azione di Cupido, il dio che sarà invece evocato subito<br />

dopo, ma con altra funzione, nel rimprovero di Satura. Sul piano della poetica, alla citazione<br />

del precetto oraziano a opera di Satura si contrappone infatti, attraverso la sottolineata<br />

presenza di Cupido-satiro, la manifesta intenzionalità dell’autore nel trasgredire proprio la<br />

norma invocata. L’ambivalenza della figura di Cupido-satiro costituisce una muta occupatio<br />

narrativa: consapevole che scene sconvenienti non dovrebbero svolgersi di fronte agli dèi,<br />

l’autore precostituisce una tacita replica alle resistenze del genere letterario e difende, con le<br />

immagini stesse del suo racconto, la legittimità poetica di tale rappresentazione. Implicitamente<br />

anticipata e non priva di una sua mordacità, è questa la risposta dell’autore al suo<br />

genere letterario, giustificata da quella poetica che Marziano già aveva enunciato.<br />

Infatti a conclusione del mythos (II 220) è presentato il contenuto dei libri successivi:<br />

nam fruge uera omne fictum dimouent<br />

et disciplinas annotabunt sobrias;<br />

pro parte multa…<br />

Ogni elemento fantastico sarà dunque escluso. Ma l’affermazione è immediatamente<br />

attenuata, perché l’autore non esclude da quei libri momenti allegri e festosi:<br />

…nec uetabunt ludicra (II 220) 34 .<br />

All’inizio del libro successivo questi temi sono ripresi nel dialogo con Camena che convince<br />

l’autore a ornare l’arida esposizione delle artes con motivi giocosi e Marziano, convinto,<br />

conclude: iugabo ludum (III 222); è l’adesione alla poetica del miscere utile dulci, la più<br />

opportuna per un’opera letteraria che mira a insegnare le aspre artes ai Latini (Pelasgos docere<br />

nititur, IX 997), e nella replica a Satura essa è esplicitamente riaffermata: ergone figmenta<br />

dimoueam et nihil leporis iocique permixti taedium auscultantium recreabit? (VIII 809).<br />

La presenza dell’ars oraziana, confermata ancora una volta, oltrepassa così i margini di un<br />

singolo episodio e si pone come elemento che opera sulla struttura stessa del De nuptiis.<br />

33 È questo, secondo testimonianze figurative, uno dei modi di portare un otre: «sur les deux épaules,<br />

derrière le cou, une main saisissant chaque extrémité» (Chapot 1900, 614).<br />

34 Su questi passi in particolare si veda Lenaz 1975, 232-234 e più in generale sulla poetica di Marziano<br />

Cristante, 1978, 685-689.<br />

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