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RACCONTO, POETICA, MODELLI DI MARzIANO CAPELLA NELL’EPISODIO DI SILENO<br />

sonalità mitica di Cupido, il dolceamaro dio dell’amore dei Greci e dei Latini; egli è spesso<br />

insofferente del controllo materno e, implacabile, si agita per colpire senza pietà le vittime<br />

designate: tutto questo diventa qui un eccesso frenetico, ma soltanto per schiaffeggiare un<br />

vecchio addormentato. Le mancate corrispondenze lasciano intuire che con ogni probabilità<br />

la reale funzione di Cupido in questo episodio è un’altra.<br />

Gli aggettivi che lo ritraggono hanno una forte e insolita evidenza, resa da una accorta<br />

distribuzione in tre coppie saldate dall’allitterazione o dall’assonanza, con una iniziale uariatio<br />

sintattica che attenua appena la vistosa accumulazione. Semanticamente denotano tutti<br />

atteggiamento esteriore, senza però richiamare alcun effetto oggettivo, come invece ferus e<br />

saeuus, gli attributi più attestati per un dio che fa soffrire. L’intenzionalità di questa caratterizzazione<br />

è testimoniata dalla terza coppia di aggettivi, alacer atque… hilarus, che varia una<br />

iunctura usatissima: alacer atque laetus 23 ; mentre laetus tende per lo più a interiorizzare,<br />

hilarus 24 rende qui una esuberanza esteriore, in sintonia perfetta con gli attributi precedenti.<br />

Il vivace e irrequieto dio dell’amore è dunque definito soltanto da quegli atteggiamenti e da<br />

quei comportamenti, tutti esteriori, che finiscono in realtà per assimilarlo completamente a un<br />

satiro: una esuberante impudica aggressività, non del tutto sconosciuta a Cupido, è il primo<br />

tratto distintivo dei satiri 25 . Satura stessa nella sua accusa rivela una identità di comportamento<br />

tra Cupido e il satiro, entrambi introdotti per autonoma iniziativa di Marziano: quo tempore<br />

Cupido uel Satyrus petulantis ausus procacitate dissiliunt? (VIII 807). E della procacitas<br />

di tutto l’episodio Marziano si scuserà subito dopo, ma lascia subito intendere di non condividere<br />

il parere di Satura: cum excusamentis admissi uelut procacis inuolutus (VIII 807).<br />

La convergenza inoltre di alcuni elementi narrativi facilitano e assecondano questo travisamento<br />

di Cupido, attentamente calibrato nella sua ambiguità: tutto l’episodio è permeato<br />

da una atmosfera di fescennina licentia (nuptialis licentia VIII 804; lege hymeneia et culpae<br />

uelamine licentis, VIII 807), con la presenza di Sileno e dei satiri stessi; hanno poi susci-<br />

23 Diffuse e copiose le attestazioni: Cic. Sest. 1; Phil. 12,18; Liu. X 25,5; Val. Max. VII 5,4; Sen.<br />

ad Helu. 20,1; benef. 72,4; Quint. inst. II 9,2; Tac. dial. 32; Plin. epist. X 100; Apul. met. I 17; III 29;<br />

Amm. XX 5,2; Vulg. Esth. 5,9; Sulp. Seu. dial. III 15,1.<br />

24 Marziano usa solo la forma hilarus, anche se dopo Cicerone è più comune hilaris; se psicologicamente<br />

laetus e hilaris si equivalgono, il secondo risulta di solito più visualizzante: Synon. Cic. Char.<br />

Gramm. p. 433, 7 B. lasciuus, procax, hilaris, petulans, o, più rigidamente, Diff. ed. Beck p. 66, 1 laetus<br />

animo est, hilaris uero uultu. Anche negli altri due casi Marziano denota con hilarus atteggiamenti<br />

esteriori: nutu hilaro, VI 705 (nutus hilarior Apul. met. VII 20); hilaro sussurramine, VII 726; (oculi)<br />

hilaritate mouentur, V 543.<br />

25 Gli aggettivi riferiti da Marziano a Cupido condensano attributi topici per i satiri: Satyri turba<br />

proterua, Ou. fast. IV 142; epist. 5,135; Satyri procaces, Nemes. ecl. 3,25; Satyris proteruis, Hor. ars<br />

233, Risores… dicacis 225; petulantes, Sidon. carm. 7,33; leues, Sil. III 394; celeres, Ou. epist. 5,136,<br />

rapido… pede 5,136; Satyrorum gnaua iuuentus, Ou. trist. V 3,37; lasciuos, Colum. X 427; lasciua<br />

cohors, Nemes. ecl. 3,46; in Venerem Satyrorum prona iuuentus, Ou. fast. I 397.<br />

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