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«Quegli Italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati»

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2 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

continua dalla prima pagina<br />

Dalla testimonianza alla storia.<br />

Il futuro del Giorno del Ricordo<br />

Più basso profilo, almeno in certa misura, ha avuto la ricorrenza sulle<br />

emittenti radio-televisive. Lo ha stigmatizzato Aldo Grasso sul “Corriere della<br />

Sera” del 12 febbraio. Con le lodevoli eccezioni, aggiungiamo, di TG2<br />

storie, RAI International, Sky, la trasmissione radiofonica di RAI 3 Est Ovest,<br />

alle quali comunque vanno aggiunte le innumerevoli altre dei network nazionali<br />

e regionali. Distratti, <strong>non</strong> poco, dall’attualità politica, radio e televisione<br />

hanno comunque dato il dovuto rilievo all’intervento del Presidente<br />

Napolitano. Egli ha confermato la posizione assunta lo scorso anno, e <strong>che</strong><br />

tanto clamore aveva suscitato in Italia, per un verso, e oltreconfine per un<br />

altro.<br />

Non si è affievolito, in ogni caso, il coinvolgimento delle istituzioni nelle<br />

celebrazioni in tutta Italia, moltissime delle quali hanno visto la fattiva presenza<br />

dei Comitati e delle Delegazioni ANVGD. Il percorso è certamente<br />

ancora lungo: basti pensare alla quotidiana lotta con le burocrazie, sorde e<br />

cie<strong>che</strong>, alla scuola e all’università: fronti, questi, <strong>che</strong> esigono massima attenzione<br />

e impegno.<br />

Un punto ci sembra comunque fondamentale: celebrare il Giorno del<br />

Ricordo guardando oltre il Giorno del Ricordo, conferendo ad esso tutti<br />

quegli innumerevoli contenuti <strong>che</strong> <strong>non</strong> si esauriscono nelle tragedie del<br />

Novecento; recuperando, in breve, la memoria della civiltà adriatica quale<br />

si è andata configurando in molti secoli, impregnando di sé le rive le città<br />

dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia. Perché lo sradicamento violento<br />

ed ingiusto <strong>che</strong> si è verificato sessat’anni addietro ha punito immeritatamente<br />

un intero, consolidato tessuto civile e culturale, come egregiamente ebbe<br />

a scrivere, con commozione e lucidità, l’istriano Ernesto Sestan.<br />

Il Giorno del Ricordo deve servire, se è lecito questo verbo, a restituire<br />

nome e rilievo all’autentico volto della Venezia Giulia, allora balcanizzata e<br />

depauperata. Questo sarà, nella prospettiva futura, l’enorme valore educativo<br />

e morale del Giorno del Ricordo.<br />

Patrizia C. Hansen<br />

In una nota Zagabria parla di contrasto con i «principi di buon vicinato»<br />

Mesic, un anno dopo: «sorpresa»<br />

per le parole del Presidente Napolitano<br />

Il comunicato stampa della Presidenza nazionale ANVGD:<br />

«incomprensibili le parole di Mesic»<br />

Per il secondo anno consecutivo il Presidente croato Stipe Mesic reagisce alle<br />

parole del Capo dello Stato Napolitano sulle Foibe. L’Ufficio di Mesic ha infatti<br />

manifestato «sorpresa» per le frasi del Presidente italiano contenute in un comunicato<br />

diffuso lo stesso 10 Febbraio, con le quali il presidente Napolitano ribadiva –<br />

<strong>non</strong>ostante l’inconsulta reazione della Croazia di un anno fa (ma senza mai menzionare<br />

apertamente il nome di Mesic) – il suo convincimento, <strong>che</strong> le voragini<br />

carsi<strong>che</strong> in cui furono gettate migliaia di italiani furono vera pulizia etnica. «Confermare<br />

simili espressioni e qualifi<strong>che</strong> – si legge nel comunicato diramato da Zagabria<br />

– è in contrasto con il clima <strong>che</strong> contraddistinse l’incontro dello scorso maggio tra i<br />

due presidenti, tenutosi a Brno, come pure con l’idea di un’Europa pacifica, unita e<br />

dinamica a cui si richiama Napolitano». Secco «no comment» alla nota di Zagabria<br />

dall’ufficio stampa del Quirinale.<br />

L’Ufficio presidenziale di Mesic ha sottolineato come le affermazioni rilasciate<br />

dal presidente croato un anno fa (Mesic, ricordiamo, parlò di razzismo e revisionismo)<br />

<strong>non</strong> vanno modificate di una virgola. «La politica estera croata – questa la frase<br />

conclusiva del comunicato croato – si basa sui principi di buon vicinato, sulla necessità<br />

di confrontarsi con il passato in tutti i suoi aspetti e sulla pariteticità nei<br />

rapporti internazionali».<br />

Mesic, ospite di una trasmissione della Radio croata, ha rimarcato quanto contenuto<br />

nel comunicato emesso dal suo Ufficio, ed ha parlato pure delle atrocità<br />

commesse dai fascisti italiani ai danni dei croati. Gli ha fatto eco il premier croato<br />

Ivo Sanader: «La miglior cosa <strong>che</strong> possano fare Italia e Croazia è lasciare la storia<br />

agli storici, impegnandosi invece a risolvere i problemi attuali, a tutto beneficio dei<br />

loro cittadini». Secondo Sanader, il presidente Napolitano sostiene cose a seconda<br />

delle circostanze e della relativa convenienza, comportamento <strong>che</strong> <strong>non</strong> va commentato:<br />

affermazioni straordinariamente offensive e improprie in bocca ad un<br />

esponente di governo di uno Stato estero.<br />

Sull’intervento di Mesic il Presidente nazionale ANVGD Toth ha diramato il 12<br />

febbraio il comunicato stampa <strong>che</strong> riproduciamo di seguito.<br />

«Le parole di Mesic <strong>sono</strong> quest’anno ancora più incomprensibili dell’anno scorso.<br />

È come se <strong>non</strong> avesse voluto cogliere gli inviti alla conciliazione contenuti nei<br />

messaggi del Presidente della Repubblica e del Vicepresidente del Consiglio Rutelli,<br />

<strong>non</strong>ché nel moderatissimo intervento del rappresentante degli Esuli giuliano-dalmati<br />

al Quirinale.<br />

Se <strong>sono</strong> capaci loro, gli Esuli, di controllare i propri sentimenti e le proprie<br />

parole, perché <strong>non</strong> lo sa fare il Presidente Mesic? A questo punto c’è da chiedersi<br />

quale Croazia sia quella <strong>che</strong> esprime attraverso le sue parole, dopo il rimprovero<br />

della UE dello scorso anno sullo stesso tema, dopo il riconoscimento delle violenze<br />

del regime di Tito da parte della Chiesa di Zagabria e di tanta parte della stampa<br />

croata. Le parole pronunciate al Quirinale il 10 febbraio erano l’esatto contrario del<br />

nazionalismo e del razzismo. Se le rilegga Mesic prima di parlare».<br />

I commenti sloveni<br />

Più sfumato il Presidente sloveno Danilo Türk, secondo il quale il presidente<br />

Giorgio Napolitano ha espresso «pensieri importanti su alcune esperienze del passato<br />

<strong>che</strong> <strong>non</strong> dovrebbero ripetersi», ma «il suo intervento sarebbe stato più convincente»<br />

se vi fosse stato an<strong>che</strong> un «esplicito riferimento al fascismo». Il Capo di Stato<br />

della Slovenia, <strong>che</strong> in questi mesi ricopre per la prima volta la carica di presidente di<br />

turno dell’UE, ha aggiunto di ritenere «importante <strong>che</strong> l’Europa costruisca <strong>oggi</strong> la<br />

propria forza fondandosi sulle differenze e le capacità di azione comune, <strong>non</strong> sulla<br />

dimensione dei singoli popoli».<br />

p.c.h.<br />

fatti e commenti<br />

continua dalla prima pagina<br />

Trieste, il sindaco Dipiazza:<br />

«strisciante e meschina<br />

‘congiura del silenzio’<br />

sul dramma degli esuli»<br />

quei capitoli di storia <strong>che</strong> l’editoria scolastica ometteva dai<br />

libri di testo.<br />

Per mezzo secolo ha operato una strisciante e meschina<br />

‘congiura del silenzio’ su un argomento <strong>che</strong> ha coinvolto<br />

i drammi e le sofferenze di un popolo sradicato dalla<br />

propria terra».<br />

Un testo articolato e appassionato, il suo, nel quale il<br />

primo cittadino del capoluogo giuliano ha ricordato an<strong>che</strong><br />

come «cecità politica, calcoli diplomatici e convenienze<br />

internazionali hanno fatto sì <strong>che</strong> nel nostro Paese si generasse<br />

un dominante stato di oblio, <strong>che</strong> ha coperto con una<br />

coltre di ipocrisia i drammi dell’esodo e delle foibe, umiliando<br />

chi era già stato ferito dal dolore per la perdita di<br />

tutto ciò <strong>che</strong> possedeva. Questa verità negata ha comportato<br />

un inevitabile inasprimento degli animi, <strong>che</strong> ha reso<br />

per un lungo tempo impercorribile la strada della riconciliazione,<br />

tenendo distanti le componenti etni<strong>che</strong> della nostra<br />

città».<br />

Dipiazza ha lanciato quindi un appello allo Stato: «L’Italia<br />

paghi gli indennizzi agli esuli. Con le loro case, i loro<br />

terreni, le loro proprietà, ha pagato i debiti di guerra. È ora<br />

<strong>che</strong> risarcisca a questi 300.000 italiani un danno materiale<br />

<strong>che</strong> <strong>non</strong> può essere compensato dai pur importantissimi<br />

riconoscimenti morali degli ultimi anni. E i ritardi <strong>non</strong> ammettono<br />

ulteriori giustificazioni». Dipiazza ha voluto an<strong>che</strong><br />

stigmatizzare «la strisciante e meschina ‘congiura del<br />

silenzio’ calata per mezzo secolo sui drammi delle foibe e<br />

dell’esodo, coperti con «una coltre di ipocrisia».<br />

Nel presentare il nuovo Centro di documentazione, il<br />

sindaco di Trieste ha rilevato come «i riconoscimenti morali<br />

hanno an<strong>che</strong> bisogno di simboli, di luoghi sacri dove<br />

poter celebrare il ricordo di chi fu ucciso barbaramente<br />

nelle foibe, vittima del disegno di annessione di Trieste alla<br />

Jugoslavia di Tito. Per questo motivo abbiamo voluto<br />

caparbiamente realizzare, nel corso del nostro mandato, la<br />

riqualificazione di questo luogo sacro, affinché esso<br />

riconquistasse quella dignità negata per anni».<br />

* * *<br />

Tra le molte manifestazioni promosse intorno al 10 Febbraio<br />

ricordiamo: presso la sede dell’Associazione delle<br />

Comunità Istriane la presentazione degli Atti del seminario<br />

sull’Esodo organizzato dall’Associazione stessa; la presentazione,<br />

nella sala della Società Triestina della Vela, del<br />

libro L’Arcipelago delle Absirtidi di Piero Magnabosco curata<br />

dal Centro di Documentazione Multimediale (CDM);<br />

l’apertura, riservata alla stampa e alle autorità,<br />

del museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata di Trie-<br />

Si è tenuta il 6 febbraio scorso una riunione tra i<br />

rappresentanti della Federazione delle Associazioni degli<br />

esuli e il Ministero degli Affari Esteri, nella sede della<br />

Farnesina.<br />

Due i punti <strong>che</strong> il tavolo ha voluto affrontare: i beni<br />

immobili e le sepolture civili.<br />

L’attenzione si è focalizzata soprattutto su quest’ultimo<br />

argomento prendendo spunto dalla dettagliata relazione<br />

presentata dal Presidente dell’IRCI <strong>che</strong> da anni cura<br />

la realtà dei cimiteri in Istria e dal madrinato di Zara.<br />

Mentre Fiume sta riprendendo ora l’opera <strong>che</strong> fu del<br />

suo madrinato.<br />

In Istria in particolare è stato portato avanti un lavoro<br />

capillare, con l’aiuto di esperti in loco. Vista la necessità<br />

di continuare a salvare i monumenti di maggiore<br />

importanza artistica, oltre <strong>che</strong> storica e civile, è stato<br />

approvato – su indicazione di Lucio Toth, vicepresidente<br />

della Federazione degli Esuli – il progetto dell’IRCI come<br />

piano base integrato dalle ricer<strong>che</strong> dei Liberi Comuni di<br />

Fiume e Zara.<br />

Urge ora il reperimento di fondi e la continuazione<br />

dell’indagine ulteriore con l’accordo di tutte le associa-<br />

Trieste, tre momenti della cerimonia<br />

svoltasi alla Foiba di Basovizza con l’omaggio<br />

delle rappresentenze civili e militari<br />

ste, con illustrazione dell’avanzamento dei lavori a cura<br />

dell’IRCI. Il 10 febbraio, alle 13.20 su Rai Tre è stato trasmesso<br />

un documentario sul tema curato da Fulvio Molinari e<br />

Stefano Tomassini intitolato “Un Museo per l’Istria” con<br />

immagini di repertorio, interviste e testimonianze.<br />

Presso l’ex campo profughi di Padriciano è rimasta aperta<br />

la mostra “Per una storia dei campi profughi giuliano-dalmati<br />

in Italia 1945-1970”, allestita dall’Unione degli Istriani con<br />

la collaborazione dell’ IRCI. All’Auditorium del Museo<br />

Revoltella è stato presentato il libro Dalmati italiani<br />

autoctoni, eredi delle popolazioni illiri<strong>che</strong>, romane e venete<br />

di Ra<strong>che</strong>le De<strong>non</strong> P<strong>oggi</strong>. Organizzato dal Libero Comune<br />

di Zara in Esilio.<br />

Red.<br />

Beni e conservazione dei monumenti<br />

nell’incontro tra Federazione delle Associazioni<br />

e Ministero degli Affari Esteri<br />

zioni an<strong>che</strong> con il coinvolgimento dell’Unione Italiana.<br />

Si procederà inoltre all’evoluzione dei rapporti già<br />

in atto, sensibilizzando il Ministero per i Beni culturali<br />

ma an<strong>che</strong> sciogliendo nodi di carattere burocratico <strong>che</strong><br />

spesso rendono difficili i rapporti con le amministrazioni<br />

locali per la salvaguardia delle tombe. Si chiede inoltre<br />

di applicare agli esuli la <strong>non</strong> discriminazione di<br />

Slovenia e Croazia nel pagamento delle tasse e nelle<br />

prati<strong>che</strong> per dare degna sepoltura nelle tombe di famiglia<br />

agli esuli <strong>che</strong> lo desiderano.<br />

Non è mancata, nean<strong>che</strong> in questa occasione, la<br />

denuncia degli Esuli per le mancanze, nei loro confronti,<br />

del Governo italiano, sia nei ritardi sugli indennizzi,<br />

sia durante il voto della Finanziaria <strong>che</strong> nei rapporti con<br />

l’INPS <strong>che</strong> hanno creato perplessità ed indignazione per<br />

le promesse ancora una volta disattese.<br />

All’incontro hanno preso parte Renzo de’Vidovich,<br />

Silvio Del Bello, Massimiliano Lacota, Silvio Mazzaroli,<br />

Vipsania Andreicich, Elio Ricciardi, Orietta Politeo, Marino<br />

Micich, Nicolò Novacco, Sergio Tomasi e Giorgio<br />

Varisco.

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