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«Quegli Italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati»

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10 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

RASSEGNA<br />

Questa Rassegna è dedicata interamente<br />

agli interventi sul Giorno del<br />

Ricordo 2008 apparsi sulle principali<br />

testate italiane. Per evidenti ragioni di<br />

spazio dobbiamo riportare, di ciascun<br />

articolo, soltanto alcuni estratti. La<br />

pubblicazione di altri significativi articoli<br />

proseguirà naturalmente sui prossimi<br />

numeri di “Difesa”.<br />

“Il Foglio”,<br />

8 febbraio 2008<br />

Fa male ricordare Fiume e Pola<br />

eppure farebbe così bene<br />

a ripensare Fiume e Pola<br />

Siamo alla vigilia di un altro giorno.<br />

Quello del ricordo, domenica<br />

prossima. E se già in occasione del ricorrere<br />

della Giornata della Memoria<br />

qualcuno ha cominciato a sollevare il<br />

dubbio <strong>che</strong> l’istituzionalizzazione e la<br />

ritualità della scadenza finiscano, invece<br />

di tener vivo lo sdegno, il ricordo<br />

cocente, la conoscenza dell’unicità<br />

della Shoah, per ammorbidirne le immagini<br />

e le parole in una consuetudine,<br />

un obolo pagato <strong>non</strong> impegnativo<br />

alla correttezza politica [...] un dubbio<br />

ancora peggiore e inavvertito scorre<br />

attorno al giorno <strong>che</strong> dovrebbe tenere<br />

vivo il ricordo delle foibe e dell’esodo<br />

giuliano-dalmata.<br />

Perché sembra quasi <strong>che</strong> la ricorrenza,<br />

stabilita nella primavera di quattro<br />

anni fa, abbia consentito al paese<br />

di far la pace con il suo passato di silenzio<br />

e di distrazione, di sdebitarsi con<br />

qual<strong>che</strong> modesto contributo a musei<br />

e archivi, e a qual<strong>che</strong> gratuita onorificenza<br />

ai parenti delle vittime. E, debito<br />

assolto, ricordi chi vuole. Io <strong>non</strong><br />

credo <strong>che</strong> ricordare la tragedia delle<br />

foibe e il dramma dell’esodo sia solo<br />

un gesto tardivo di riconoscenza e di<br />

riconoscimento a migliaia di scomparsi<br />

e migliaia di esuli. Certo, fa male<br />

ricordare come vennero accolti quegli<br />

italiani <strong>che</strong> si erano accollati, involontariamente,<br />

tutto il peso delle colpe<br />

e degli sbagli della madrepatria. [...]<br />

Ma farebbe bene ricordare, ancora<br />

<strong>oggi</strong>, nell’Italia dell’accoglienza e<br />

del multiculturalismo, la vicenda di<br />

quegli italiani stranieri in patria, <strong>che</strong><br />

con il solo aiuto di qual<strong>che</strong> villaggio<br />

giuliano-dalmata seppero inserirsi, rifarsi<br />

una vita (almeno quelli <strong>che</strong> <strong>non</strong><br />

scelsero l’Australia o le Ameri<strong>che</strong>), e<br />

mantenere la propria identità tanto<br />

cara quanto reietta. Gli unici a riconoscere<br />

il loro dramma erano i neofascisti,<br />

e il resto della politica an<strong>che</strong> di<br />

questa solitudine gli fece una colpa,<br />

un marchio supplementare.<br />

L’Italia del dopoguerra aveva tutto<br />

l’interesse di lustrare la Resistenza, <strong>che</strong><br />

ci faceva salire sul carro dei vincitori,<br />

e a dimenticare le vittime <strong>che</strong> ci inchiodavano<br />

alla nostra storia di sconfitti.<br />

Ma di quei veleni è restato un sedimento.<br />

[...] Quante volte occorre<br />

mettere sull’atroce bilancino della storia<br />

i mali dell’Italia occupatrice, i crimini<br />

compiuti nei Balcani, l’oppressione<br />

nazionalistica sugli slavi del<br />

Carso e del Friuli, come se i mali dovessero<br />

sempre trovare una compensazione,<br />

un equilibrio perfetto <strong>che</strong> rende,<br />

alla fine, tutto uguale e indistinto.<br />

E se ci si ricordasse, qual<strong>che</strong> volta, <strong>che</strong><br />

nelle foibe finirono an<strong>che</strong> i membri<br />

del CLN, e <strong>che</strong> tra gli esuli c’erano an<strong>che</strong><br />

i partigiani <strong>non</strong> comunisti? E se si<br />

riandasse a quelle testimonianze e a<br />

quei documenti <strong>che</strong> ci ricordano come<br />

il primo obiettivo dei partigiani di Tito,<br />

alla faccia della jugonostalgia, <strong>non</strong><br />

erano i fascisti su cui esercitare vendetta,<br />

ma proprio gli italiani democratici,<br />

o i semplici intellettuali di paese,<br />

il maestro e il farmacista, e tutti coloro<br />

<strong>che</strong> avrebbero potuto schiodare il tricolore<br />

dal passato di ingiustizie e di<br />

sconfitte, e mettere in forse l’annessione<br />

della Dalmazia e dell’Istria, di Trieste,<br />

di Gorizia, del Monfalconese?<br />

La sinistra italiana, o una sua buona<br />

parte, è stata capace di qual<strong>che</strong><br />

riesame, su Praga o su Budapest. Ripensare<br />

Fiume e Pola costa di più. [...]<br />

E certi ricordi fanno ancora male.<br />

Toni Capuozzo<br />

“Messaggero Veneto”,<br />

9 febbraio 2008<br />

Tutti ricordano,<br />

nessuno conosce<br />

Il 27 gennaio Giorno della memoria,<br />

il 10 febbraio Giornata del ricordo,<br />

inchieste nazionali sulla conoscenza<br />

da parte dei giovani delle vicende<br />

in tali date celebrate [...] <strong>che</strong> danno<br />

risultati sconfortanti. È su tali dati <strong>che</strong><br />

bisogna riflettere senza ipocrisia o retorica,<br />

domandandosi schiettamente<br />

come e perché ciò possa accadere. [...]<br />

Se ciò è innegabilmente vero, <strong>non</strong> è<br />

però sufficiente, anzi rischia di divenire<br />

controproducente nella misura in<br />

cui viene enfatizzato e ripetuto a ogni<br />

occasione, concentrando l’attenzione<br />

solo sulle tragi<strong>che</strong> vicende del 1941-<br />

1945 in particolare e assolutizzando<br />

la tragedia ebraica, vista come epifania<br />

unica del male assoluto o esito sanguinoso<br />

d’una <strong>non</strong> meglio definita follia<br />

<strong>che</strong> avrebbe pervaso il popolo tedesco,<br />

mentre sul versante delle foibe<br />

e dell’esodo l’unica variante è <strong>che</strong> la<br />

colpa è della barbarie slavo-comunista.<br />

[...] Fintanto <strong>che</strong> si persevererà su<br />

questa via, facendo a gara tra politici,<br />

giornalisti improvvisatisi storici e<br />

pseudoesperti d’occasione nel limitarsi<br />

a deprecare e a condannare, dando la<br />

parola ai sopravvissuti solo per raccontare<br />

le loro disgrazie <strong>non</strong> si otterrà altro<br />

<strong>che</strong> un senso di stan<strong>che</strong>zza e di<br />

legittima reazione a questa imperversante<br />

retorica dei buoni sentimenti, <strong>che</strong><br />

nulla ha a <strong>che</strong> vedere con una seria e<br />

corretta ricostruzione storica, unica via<br />

per intendere davvero come e perché<br />

certe immani tragedie siano potute<br />

accadere nel secolo del progresso. [...]<br />

Non basta certo riservare un giorno<br />

all’anno, grondante d’enfasi e di<br />

bei discorsi, a tali eventi, dimenticandosene<br />

negli altri 364, per mettersi il<br />

cuore in pace, dimostrando, con ciò,<br />

d’avere una concezione meschina<br />

della conoscenza storica e della spiegazione<br />

dei fenomeni politici, culturali<br />

e religiosi.<br />

Contro la parcellizzazione delle<br />

memorie dolenti, contrapposte le une<br />

alle altre, i cui amministratori sembrano<br />

impegnati solo a proclamarne la<br />

Le consuete rubri<strong>che</strong> di “Difesa”<br />

<strong>sono</strong> rinviate ai prossimi numeri<br />

Con questo numero di marzo iniziamo la pubblicazione delle<br />

molte crona<strong>che</strong> pervenuteci delle cerimonie commemorative del<br />

Giorno del Ricordo. Per questo motivo le consuete rubri<strong>che</strong> <strong>sono</strong><br />

rinviate ai prossimi numeri.<br />

rispettiva assolutezza e unicità rispetto<br />

a qualsiasi altra, è necessario, invece,<br />

decidersi una buona volta a spiegare<br />

e far capire il luttuoso<br />

passato novecentesco, costellato di<br />

genocidi, deportazioni, esodi forzati,<br />

annientamento di minoranze etni<strong>che</strong>,<br />

sociali, confessionali, nella sua<br />

unitarietà e complessità, contestualizzando<br />

le catastrofi della seconda guerra<br />

mondiale in una prospettiva internazionale<br />

e di lungo periodo [...].<br />

In questo modo s’eviteranno la<br />

concorrenza e la sovrabbondanza di<br />

ricorrenze memoriali [...] facendo intendere<br />

agli studenti, così come alla<br />

cittadinanza, i tormentati processi tramite<br />

i quali si è giunti allo scatenamento<br />

di tante bestialità, di cui<br />

corresponsabile è l’intera Europa e <strong>non</strong><br />

solo la Germania nazionalsocialista e<br />

l’Italia fascista. [...]<br />

Del pari gli infoibamenti nell’area<br />

dell’Adriatico orientale e l’esodo di<br />

buona parte della popolazione, <strong>non</strong><br />

solo italiana, giuliana, fiumana e<br />

dalmata <strong>sono</strong> il risvolto localizzato<br />

d’un fenomeno europeo <strong>che</strong> colpisce<br />

in special modo gli Stati dell’area<br />

danubiana e balcanica, plurietnica per<br />

eccellenza, eredi degli imperi multinazionali<br />

travolti dalla Grande guerra.<br />

Fintanto <strong>che</strong>, nell’uno come nell’altro<br />

caso, per un verso vi sarà chi<br />

insisterà sul tema dell’unicità delle rispettive<br />

esperienze, senza storicizzarle,<br />

[...] e per un altro la scuola <strong>non</strong> saprà<br />

proporre in termini davvero storiografici<br />

i due argomenti, valorizzando an<strong>che</strong><br />

le nuove fonti e metodologie (si<br />

pensi solo all’utilità del cinema e della<br />

letteratura da questo punto di vista),<br />

il risultato sempre più prevedibile sarà<br />

quello del via via più accentuato fenomeno<br />

di ripulsa, o almeno disinteresse,<br />

nei riguardi di queste giornate,<br />

il <strong>che</strong> spiega i responsi negativi dei<br />

sondaggi tra gli studenti e i comuni<br />

cittadini al riguardo. [...]<br />

Il modo migliore per un approccio<br />

intelligente e serio a così scottanti<br />

materie è quello [...] laddove i rappresentanti<br />

delle principali associazioni<br />

della diaspora giuliana e dalmata in<br />

un per più versi autocritico seminario<br />

veneziano di due mesi fa con studiosi<br />

esperti del settore hanno giustamente<br />

convenuto <strong>che</strong> il discorso su foibe ed<br />

esodo va visto e presentato nel quadro<br />

delle bimil-lenarie vicende politi<strong>che</strong><br />

e culturali della civiltà fiorita sulle<br />

due sponde adriati<strong>che</strong>, senza assolutizzazioni<br />

di sorta. [...]<br />

Fulvio Salimbeni<br />

“Brescia Oggi”,<br />

8 febbraio<br />

Quando il lago<br />

accolse i profughi<br />

An<strong>che</strong> il Garda ha ospitato nel<br />

dopo guerra i profughi istriani, dalmati<br />

e fiumani perseguitati da Tito. Furono<br />

esattamente tre i centri di raccolta allestiti<br />

in quel tragico periodo per accogliere<br />

i superstiti delle foibe: nel Santa<br />

Corona di Fasano, nell’hotel<br />

Bogliaco e nella caserma di Villa di<br />

Gargnano.<br />

Lo ha rivelato ieri mattina nel corso<br />

della presentazione delle celebrazioni<br />

indette dal Comune di Desenzano<br />

per la Giornata del Ricordo, il<br />

consigliere nazionale dell’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia e<br />

Dalmazia, Luciano Rubessa, aggiungendo<br />

poi <strong>che</strong> «la provincia di Brescia<br />

si è contraddistinta in quel periodo<br />

tragico per aver saputo organizzare<br />

prontamente i campi di raccolta<br />

delle migliaia di profughi in fuga dagli<br />

orrori delle bande di Tito». [...]<br />

“Il Piccolo”<br />

9 febbraio 2008<br />

Il ricordo condiviso<br />

«Se ci avessero detto: siamo a terra,<br />

cercate di resistere nel miglior modo<br />

possibile, noi avremmo accettato qualsiasi<br />

sacrificio. Ma invece hanno detto:<br />

abbiamo perso la guerra, e voi e la<br />

vostra – vostra <strong>non</strong> nostra – terra siete<br />

il prezzo con il quale intendiamo pagare<br />

le nostre colpe, riscattare la nostra<br />

pace». Lo scriveva Biagio Marin<br />

nell’immediato dopoguerra. Dovevano<br />

passare molti anni prima <strong>che</strong> si istituisse<br />

il Giorno del Ricordo.<br />

La tragedia del confine orientale,<br />

l’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume<br />

e Dalmazia erano riconosciuti dalla<br />

Repubblica come eventi riguardanti<br />

l’intera nazione. Non più soltanto la<br />

“periferia” direttamente colpita. Ma a<br />

lungo la considerazione di Biagio<br />

Marin risultò inascoltata. La dissoluzione<br />

di un’intera regione, con tutte le<br />

sue implicazioni stori<strong>che</strong> e umane, era<br />

un fatto troppo scandaloso per l’Italia<br />

del dopoguerra. [...] Come tale, quel<br />

fatto restò incompreso e rimosso. [...]<br />

Quelle sofferenze <strong>sono</strong> riemerse dall’oblio<br />

con fatica, insieme agli altri<br />

pezzi del mosaico giuliano tra guerra<br />

e dopoguerra. L’aggressione della Jugoslavia<br />

da parte dell’Italia fascista,<br />

dopo vent’anni di sistematica oppressione<br />

degli sloveni e croati della Venezia<br />

Giulia. E l’efferatezza delle foibe.<br />

Una violenza <strong>non</strong> soltanto spontanea<br />

e “reattiva”, come per anni una certa<br />

accademia ha amato ripetere; ma più<br />

sostanzialmente politica, pianificata,<br />

collegata alla costruzione rivoluzionaria<br />

dello Stato comunista in Jugoslavia.<br />

Nel quale la componente italiana<br />

era vista dai vertici del nuovo potere<br />

come un problema, affrontato e risolto<br />

in un mix di ideologia e nazionalismo.<br />

Più di una parola va spesa sulle<br />

pesanti complicità del Partito comunista<br />

italiano, tanto durante quei terribili<br />

eventi quanto nel silenziamento e<br />

depistaggio della loro memoria. Non<br />

solo è mancata una lealtà di base verso<br />

i propri connazionali uccisi e perseguitati<br />

in massa. [...] Ma <strong>non</strong> solo a<br />

sinistra si è evitata una riflessione aperta.<br />

Come denunciava Marin, si è trattato<br />

di un vuoto molto più ampio. Che<br />

affonda anti<strong>che</strong> radici nella debole<br />

coscienza nazionale del Paese e ha<br />

avuto diverse ricadute. Prima di tutto,<br />

ignorare il dato della distruzione della<br />

Venezia Giulia, dimenticare l’esodo ha<br />

significato cancellare dalla memoria<br />

nazionale la grande civiltà marittima<br />

di lingua italiana dell’Adriatico orientale.<br />

Allo stesso modo, ancora <strong>oggi</strong><br />

negare o sminuire l’esodo vuol dire<br />

rifiutare la normalità secolare di quella<br />

realtà storica. E perpetuare l’immagine<br />

falsa della Venezia Giulia come<br />

invenzione geografico-amministrativa<br />

del nazionalismo italiano. Con l’esodo<br />

visto addirittura come il rimpatrio,<br />

prima o poi inevitabile, dei “coloni”<br />

portati qui in massa dal fascismo. [...]<br />

L’auspicio è <strong>che</strong> la ricorrenza del<br />

10 febbraio serva an<strong>che</strong> a questo. A<br />

diffondere nella nostra società, sempre<br />

più integrata in chiave europea,<br />

una memoria “condivisa” per lo meno<br />

nei suoi fondamentali caratteri antitotalitari.<br />

Sentiremo così più sicura e rafforzata<br />

la nostra democrazia.<br />

Patrick Karlsen<br />

e Stelio Spadaro<br />

Cronaca d’Abruzzo,<br />

9 febbraio 2008<br />

L’Aquila: la memoria delle Foibe<br />

L’Aquila. Si <strong>sono</strong> concluse ieri presso<br />

la Scuola ispettori e sovrintendenti<br />

della Guardia di Finanza dell’Aquila<br />

le celebrazioni della quarta Giornata<br />

del Ricordo per commemorare i morti<br />

ed i profughi italiani vittime della<br />

persecuzione delle truppe titoiste, avvenuta<br />

durante la Seconda guerra<br />

mondiale e nell’immediato dopoguerra.<br />

Per ricordare la tragica vicenda delle<br />

foibe, ieri mattina sullo s<strong>che</strong>rmo<br />

dell’auditorium “Generale Salvatore<br />

Florio” è stato proiettato un documentario<br />

storico sul tema. A seguire, gli<br />

approfondimenti e le riflessioni sull’argomento,<br />

con l’intervento di<br />

apertura del capo ufficio addestramento<br />

e studi della scuola, ten. col. Paolo<br />

Carretta, quello dello scrittore e storico<br />

Alfio Caruso e della prof.ssa<br />

Antonella Leli. Presenti in sala, oltre ai<br />

600 allievi, autorità, rappresentanti<br />

delle forze armate e di polizia e la<br />

Delegazione provinciale dell’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia e<br />

Dalmazia. [...]<br />

Lo storico Caruso ha ripercorso,<br />

con rigore e passione, le dolorose tappe<br />

<strong>che</strong> hanno portato l’Italia alla liberazione<br />

dal nazifascismo, soffer-<br />

La RAI per il Giorno del Ricordo.<br />

In memoria dei martiri delle Foibe e dei profughi giuliani, istriani<br />

e dalmati, la Rai radiotelevisione italiana ha previsto una programmazione<br />

speciale <strong>che</strong> ha interessato il palinsesto di Reti e Testate.<br />

RAIUNO, RAIDUE, RAITRE, RADIORAI, i TG e i GR, Rai Educational, Rai Notte,<br />

Televideo, i canali digitali, i canali satellitari come RaiNews 24<br />

e Rai International, hanno mandato in onda<br />

servizi e approfondimenti in una staffetta informativa lunga 48 ore.<br />

Questa era la “copertina”

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