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«Quegli Italiani che oggi onoriamo non sono dimenticati»

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La Redazione<br />

risponde<br />

Riscatto<br />

agevolato delle case<br />

an<strong>che</strong> per i figli dei profughi?<br />

A cura dell’Avv.<br />

Vipsania Andreicich<br />

A pagina 5<br />

anno XIV - n° 3<br />

Marzo 2008<br />

Dalla testimonianza alla storia.<br />

Il futuro del Giorno del Ricordo<br />

I bilanci, fatti a caldo, pos<strong>sono</strong> suggerire qual<strong>che</strong> interpretazione soggettiva,<br />

certamente suscettibile di precisazioni e di ulteriori verifi<strong>che</strong>. Le valutazioni,<br />

nell’immediatezza dei fatti, pos<strong>sono</strong> diversificarsi, a seconda di come<br />

la sensibilità di ciascuno percepisce l’evento.<br />

Premesso ciò, un primo bilancio di questo Giorno del Ricordo 2008 <strong>non</strong><br />

può <strong>che</strong> contenere anzitutto una constatazione <strong>che</strong> forse è condivisibile: è<br />

stato, in certa misura, diverso, diverso almeno rispetto alle celebrazioni dello<br />

scorso anno. In cosa ci è sembrato diverso?<br />

Due <strong>sono</strong>, a nostro avviso, i binari lungo i quali il Giorno del Ricordo<br />

corre: la memoria, cioè la testimonianza diretta di quanti hanno vissuto in<br />

prima persona quegli accadimenti: e la storia, cioè l’elaborazione storica<br />

delle vicende evocate. Binari paralleli, <strong>che</strong> per qual<strong>che</strong> tempo continueranno<br />

a trovarsi affiancati , ma <strong>che</strong> in proiezione si allontaneranno l’uno dall’altro.<br />

O meglio, il primo – la testimonianza – inevitabilmente si interromperà.<br />

L’altra dimensione, la riflessione propriamente storica, sarà più avanti la sola<br />

entro cui si dovrà elaborare la memoria, dandole una continuità ed una<br />

profondità <strong>che</strong>, di per sé, la testimonianza <strong>non</strong> ha benché importantissima<br />

nella sua funzione di trasmissione delle esperienze.<br />

Lo ha sottolineato molto bene uno storico, Giuseppe Parlato, nel corso di<br />

un recente convegno del giugno 2007 (del quale <strong>sono</strong> ora editi gli Atti a cura<br />

del Comitato di Roma. Se ne veda un estratto alla pagina 3). Analogamente<br />

si è espresso an<strong>che</strong> Fulvio Salimbeni sul “Messaggero Veneto” in un articolo<br />

del quale pubblichiamo significativi estratti nella rassegna stampa dedicata<br />

al Giorno del Ricordo.<br />

Simile processo, almeno in parte, ci sembra stia interessando la memoria<br />

della Shoah: dalla carica emotiva dei sopravvissuti sarà inevitabile pervenire<br />

alla consegna di quell’immane tragedia alla dimensione della storia; un passaggio<br />

obbligato, questo, affinché an<strong>che</strong> la questione del confine orientale<br />

acquisti il suo giusto, contestualizzato spazio nella opinione pubblica e nei<br />

testi.<br />

Patrizia C. Hansen<br />

segue a pagina 2<br />

Trieste, il sindaco Dipiazza:<br />

«strisciante e meschina ‘congiura del silenzio’<br />

sul dramma degli esuli»<br />

Trieste. Il Giorno del Ricordo in uno dei luoghi simbolo della tragedia, la<br />

Foiba di Basovizza. Centinaia di persone, esuli, rappresentanti delle istituzioni,<br />

delle associazioni combattentisti<strong>che</strong> e d’arma, cittadini, si <strong>sono</strong> raccolte<br />

davanti al monumento per commemorare le vittime degli eccidi titini<br />

nel corso di una cerimonia solenne <strong>che</strong> ha visto l’inaugurazione del nuovo<br />

Centro di documentazione della Foiba. Si tratta di una mostra permanente<br />

<strong>che</strong> era stata presentata l’8 febbraio alla stampa dall’assessore alla Cultura<br />

del Comune di Trieste Massimo Greco, il quale ha sottolineato il «valore<br />

morale e culturale dell’iniziativa» <strong>che</strong> permetterà d’ora in avanti di «visitare<br />

la Foiba in maniera consapevole».<br />

«Inoltre – ha s<strong>oggi</strong>unto Greco – la mostra storica permanente (11 pannelli<br />

<strong>che</strong> ripercorrono dal 1943 al 1945 le vicende dell’esodo e degli<br />

infoibamenti) e lo stesso volume La Foiba di Basovizza – Monumento nazionale<br />

(in più lingue, curato da una commissione scientifica composta da<br />

Giuseppe Parlato, Adriano Dugulin, Raoul Pupo, Paolo Sardos Albertini e<br />

Roberto Spazzali) consentiranno ai visitatori di prendere coscienza dei fatti<br />

drammatici e dolorosi della storia italiana del nostro Novecento nell’Adriatico<br />

orientale».<br />

Il Centro di documentazione resterà aperto da marzo a giugno, dalle<br />

10.00 alle 18.00, e da luglio a febbraio, dalle 10.00 alle 14.00, e sarà chiuso<br />

tutti i mercoledì e nei giorni di Natale e Capodanno.<br />

Alla cerimonia di commeorazione del 10 Febbraio e di inaugurazione<br />

del Centro era presente il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, il quale ha<br />

detto tra l’altro: «Cos’è accaduto a trecentomila italiani <strong>che</strong> risiedevano prima<br />

della seconda guerra mondiale nell’Istria, a Fiume e nella Dalmazia? È<br />

vero <strong>che</strong> c’è stato un esodo forzato, <strong>che</strong> ha privato tante persone della propria<br />

terra, della propria casa e dei propri affetti? Questi <strong>sono</strong> quesiti <strong>che</strong> <strong>oggi</strong><br />

per noi hanno una risposta scontata, <strong>che</strong> nessuno oserebbe contestare. Eppure,<br />

fino a nean<strong>che</strong> una decina d’anni fa, l’argomento degli esuli era uno di<br />

segue a pagina 2<br />

Italian President Napolitano’s Speech<br />

«The Italians we honor today are not forgotten»<br />

In english language to page 14<br />

El saludo del Presidente de la República Napolitano<br />

«Aquellos italianos que hoy honoramos no están olvidados»<br />

En lengua española en la página 15<br />

periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia<br />

Centro Studi padre Flaminio Rocchi<br />

Si è svolta il 10 febbraio, al Palazzo<br />

del Quirinale, alla presenza<br />

del Presidente della Repubblica<br />

Giorgio Napolitano, la cerimonia di<br />

commemorazione del Giorno del<br />

Ricordo.<br />

Erano presenti il Vicepresidente<br />

del Senato della Repubblica, sen.<br />

Milziade Caprili, il Vicepresidente<br />

della Camera dei Deputati, on.<br />

Giorgia Meloni, il Vicepresidente del<br />

Consiglio dei Ministri e Ministro per<br />

i Beni e le Attività Culturali, on. Francesco<br />

Rutelli, il Ministro della Difesa,<br />

on. Arturo Parisi, il Giudice Costituzionale<br />

prof. Paolo Maddalena,<br />

il Vicepresidente della Federazione<br />

delle Associazioni degli esuli istriani<br />

fiumani e dalmati, Lucio Toth, il Presidente<br />

della Commissione incaricata<br />

dell’esame delle domande per<br />

la conce sione di un riconoscimento<br />

ai congiunti degli infoibati, gen. Alberto<br />

Ficuciello, rappresentanti del<br />

Governo e del Parlamento, e i familiari<br />

delle vittime delle Foibe.<br />

Precedentemente il Ministro<br />

Rutelli ha consegnato i diplomi e le<br />

segue a pagina 4<br />

Poste Italiane SpA - Spedizione in<br />

Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in<br />

L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma<br />

L’indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Napolitano<br />

<strong>«Quegli</strong> <strong>Italiani</strong> <strong>che</strong> <strong>oggi</strong><br />

<strong>onoriamo</strong> <strong>non</strong> <strong>sono</strong> <strong>dimenticati»</strong><br />

Il testo dell’intervento di Lucio Toth al Quirinale<br />

in occasione del 10 febbraio<br />

«Il nostro posto nella storia<br />

della nazione italiana»<br />

Pubblichiamo di seguito<br />

il testo integrale del<br />

discorso pronunciato il<br />

10 febbraio scorso dal<br />

Vicepresidente della Federazione<br />

delle Associazioni<br />

degli Esuli e Presidente<br />

dell’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia<br />

e Dalmazia, in occasione<br />

del solenne conferimento<br />

al Quirinale delle<br />

onorificenze ai congiunti<br />

degli Infoibati da<br />

parte del capo dello Stato<br />

Giorgio Napolitano.<br />

Signor Presidente,<br />

Autorità, Signore e Signori,<br />

incoraggiati dalle Sue<br />

parole di un anno fa, Si-<br />

gnor Presidente, abbiamo voluto cercare e approfondire le<br />

ragioni prime della nostra vicenda di italiani dell’Adriatico<br />

orientale.<br />

Le parole di un Capo dello Stato esprimono la volontà<br />

e il sentimento di un’intera nazione e noi Le siamo grati per<br />

il messaggio <strong>che</strong> ha voluto lanciare agli italiani il 10 Febbraio<br />

2007, facendoci sentire, dopo una così lunga “congiura<br />

del silenzio”, vicini al cuore di tutto il nostro popolo e<br />

alla storia del Paese <strong>che</strong> abbiamo tanto amato e sempre<br />

amiamo.<br />

Ma ci siamo an<strong>che</strong> domandati – come era nostro dovere<br />

– perché questo messaggio <strong>non</strong> sia stato compreso<br />

appieno, sia al di qua <strong>che</strong> al di là dei confini della nostra<br />

Repubblica.<br />

La legge istitutiva del Giorno del Ricordo parla del “più<br />

ampio contesto” nel quale si inseriscono le vicende degli<br />

eccidi delle Foibe e dell’Esodo di 350.000 istriani, fiumani<br />

Roma, 10 febbraio. Il Presidente della Repubblica Napolitano saluta<br />

alcuni dei congiunti di infoibati insiginiti dell’onorificenza al Quirinale.<br />

Tutte le immagini della cerimonia pubblicate in questo numero <strong>sono</strong><br />

gentilmente concesse dalla Presidenza della Repubblica<br />

Il presidente ANVGD<br />

e vicepresidente della Federazione<br />

delle Associazioni degli Esuli,<br />

Lucio Toth, legge il suo intervento<br />

segue a pagina 4<br />

Roma, si inaugura alla presenza delle massime<br />

autorità civili e militari e degli Esuli<br />

il monumento agli Infoibati voluto dal Comitato ANVGD<br />

Inaugurato solennemente a Roma<br />

il Monumento alle Vittime delle Foibe Istriane<br />

voluto dall’ANVGD e realizzato con il contributo<br />

dell’amministrazione capitolina e regionale<br />

Tra le più salienti manifestazioni dedicate al Giorno del<br />

Ricordo è senz’altro da annoverare l’inaugurazione, a Roma,<br />

del Monumento alle Vittime delle Foibe sul piazzale antistante<br />

al capolinea della linea B della metropolitana, fortemente<br />

voluto dal Comitato ANVGD presieduto da Oliviero<br />

Zoia. Solenne la cerimonia, svoltasi nel primo pomeriggio<br />

alla presenza del sindaco Walter Veltroni, del presidente<br />

della Regione Lazio Piero Marrazzo, dell’Assessore alla<br />

Cultura della Provincia di Roma, Vincenzo Vita in rappresentanza<br />

del Presidente Enrico Gasbarra, dell’on. Giorgia<br />

Meloni, vicepresidente della Camera dei Deputati, dell’on.<br />

Marcella Lucidi, sottosegretario all’Interno, di Bruno<br />

Prestagiovanni, vicepresidente del Consiglio Regionale del<br />

Lazio, del gen. Alberto Ficuciello, presidente della Commissione<br />

governativa per il riconoscimento ai congiunti degli<br />

infoibati, del gen. di Squadra Aerea Daniele Tei, Capo di<br />

Stato Maggiore dell’Aeronautica, del gen. di Brigata Claudio<br />

Sampaolo, vice comandante Regione Militare Centro<br />

Italia, in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito<br />

gen. di Corpo d’Armata Fabrizio Castagnetti, e di<br />

molte altre autorità civili e militari, <strong>non</strong>ché di moltissimi<br />

segue a pagina 6


2 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

continua dalla prima pagina<br />

Dalla testimonianza alla storia.<br />

Il futuro del Giorno del Ricordo<br />

Più basso profilo, almeno in certa misura, ha avuto la ricorrenza sulle<br />

emittenti radio-televisive. Lo ha stigmatizzato Aldo Grasso sul “Corriere della<br />

Sera” del 12 febbraio. Con le lodevoli eccezioni, aggiungiamo, di TG2<br />

storie, RAI International, Sky, la trasmissione radiofonica di RAI 3 Est Ovest,<br />

alle quali comunque vanno aggiunte le innumerevoli altre dei network nazionali<br />

e regionali. Distratti, <strong>non</strong> poco, dall’attualità politica, radio e televisione<br />

hanno comunque dato il dovuto rilievo all’intervento del Presidente<br />

Napolitano. Egli ha confermato la posizione assunta lo scorso anno, e <strong>che</strong><br />

tanto clamore aveva suscitato in Italia, per un verso, e oltreconfine per un<br />

altro.<br />

Non si è affievolito, in ogni caso, il coinvolgimento delle istituzioni nelle<br />

celebrazioni in tutta Italia, moltissime delle quali hanno visto la fattiva presenza<br />

dei Comitati e delle Delegazioni ANVGD. Il percorso è certamente<br />

ancora lungo: basti pensare alla quotidiana lotta con le burocrazie, sorde e<br />

cie<strong>che</strong>, alla scuola e all’università: fronti, questi, <strong>che</strong> esigono massima attenzione<br />

e impegno.<br />

Un punto ci sembra comunque fondamentale: celebrare il Giorno del<br />

Ricordo guardando oltre il Giorno del Ricordo, conferendo ad esso tutti<br />

quegli innumerevoli contenuti <strong>che</strong> <strong>non</strong> si esauriscono nelle tragedie del<br />

Novecento; recuperando, in breve, la memoria della civiltà adriatica quale<br />

si è andata configurando in molti secoli, impregnando di sé le rive le città<br />

dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia. Perché lo sradicamento violento<br />

ed ingiusto <strong>che</strong> si è verificato sessat’anni addietro ha punito immeritatamente<br />

un intero, consolidato tessuto civile e culturale, come egregiamente ebbe<br />

a scrivere, con commozione e lucidità, l’istriano Ernesto Sestan.<br />

Il Giorno del Ricordo deve servire, se è lecito questo verbo, a restituire<br />

nome e rilievo all’autentico volto della Venezia Giulia, allora balcanizzata e<br />

depauperata. Questo sarà, nella prospettiva futura, l’enorme valore educativo<br />

e morale del Giorno del Ricordo.<br />

Patrizia C. Hansen<br />

In una nota Zagabria parla di contrasto con i «principi di buon vicinato»<br />

Mesic, un anno dopo: «sorpresa»<br />

per le parole del Presidente Napolitano<br />

Il comunicato stampa della Presidenza nazionale ANVGD:<br />

«incomprensibili le parole di Mesic»<br />

Per il secondo anno consecutivo il Presidente croato Stipe Mesic reagisce alle<br />

parole del Capo dello Stato Napolitano sulle Foibe. L’Ufficio di Mesic ha infatti<br />

manifestato «sorpresa» per le frasi del Presidente italiano contenute in un comunicato<br />

diffuso lo stesso 10 Febbraio, con le quali il presidente Napolitano ribadiva –<br />

<strong>non</strong>ostante l’inconsulta reazione della Croazia di un anno fa (ma senza mai menzionare<br />

apertamente il nome di Mesic) – il suo convincimento, <strong>che</strong> le voragini<br />

carsi<strong>che</strong> in cui furono gettate migliaia di italiani furono vera pulizia etnica. «Confermare<br />

simili espressioni e qualifi<strong>che</strong> – si legge nel comunicato diramato da Zagabria<br />

– è in contrasto con il clima <strong>che</strong> contraddistinse l’incontro dello scorso maggio tra i<br />

due presidenti, tenutosi a Brno, come pure con l’idea di un’Europa pacifica, unita e<br />

dinamica a cui si richiama Napolitano». Secco «no comment» alla nota di Zagabria<br />

dall’ufficio stampa del Quirinale.<br />

L’Ufficio presidenziale di Mesic ha sottolineato come le affermazioni rilasciate<br />

dal presidente croato un anno fa (Mesic, ricordiamo, parlò di razzismo e revisionismo)<br />

<strong>non</strong> vanno modificate di una virgola. «La politica estera croata – questa la frase<br />

conclusiva del comunicato croato – si basa sui principi di buon vicinato, sulla necessità<br />

di confrontarsi con il passato in tutti i suoi aspetti e sulla pariteticità nei<br />

rapporti internazionali».<br />

Mesic, ospite di una trasmissione della Radio croata, ha rimarcato quanto contenuto<br />

nel comunicato emesso dal suo Ufficio, ed ha parlato pure delle atrocità<br />

commesse dai fascisti italiani ai danni dei croati. Gli ha fatto eco il premier croato<br />

Ivo Sanader: «La miglior cosa <strong>che</strong> possano fare Italia e Croazia è lasciare la storia<br />

agli storici, impegnandosi invece a risolvere i problemi attuali, a tutto beneficio dei<br />

loro cittadini». Secondo Sanader, il presidente Napolitano sostiene cose a seconda<br />

delle circostanze e della relativa convenienza, comportamento <strong>che</strong> <strong>non</strong> va commentato:<br />

affermazioni straordinariamente offensive e improprie in bocca ad un<br />

esponente di governo di uno Stato estero.<br />

Sull’intervento di Mesic il Presidente nazionale ANVGD Toth ha diramato il 12<br />

febbraio il comunicato stampa <strong>che</strong> riproduciamo di seguito.<br />

«Le parole di Mesic <strong>sono</strong> quest’anno ancora più incomprensibili dell’anno scorso.<br />

È come se <strong>non</strong> avesse voluto cogliere gli inviti alla conciliazione contenuti nei<br />

messaggi del Presidente della Repubblica e del Vicepresidente del Consiglio Rutelli,<br />

<strong>non</strong>ché nel moderatissimo intervento del rappresentante degli Esuli giuliano-dalmati<br />

al Quirinale.<br />

Se <strong>sono</strong> capaci loro, gli Esuli, di controllare i propri sentimenti e le proprie<br />

parole, perché <strong>non</strong> lo sa fare il Presidente Mesic? A questo punto c’è da chiedersi<br />

quale Croazia sia quella <strong>che</strong> esprime attraverso le sue parole, dopo il rimprovero<br />

della UE dello scorso anno sullo stesso tema, dopo il riconoscimento delle violenze<br />

del regime di Tito da parte della Chiesa di Zagabria e di tanta parte della stampa<br />

croata. Le parole pronunciate al Quirinale il 10 febbraio erano l’esatto contrario del<br />

nazionalismo e del razzismo. Se le rilegga Mesic prima di parlare».<br />

I commenti sloveni<br />

Più sfumato il Presidente sloveno Danilo Türk, secondo il quale il presidente<br />

Giorgio Napolitano ha espresso «pensieri importanti su alcune esperienze del passato<br />

<strong>che</strong> <strong>non</strong> dovrebbero ripetersi», ma «il suo intervento sarebbe stato più convincente»<br />

se vi fosse stato an<strong>che</strong> un «esplicito riferimento al fascismo». Il Capo di Stato<br />

della Slovenia, <strong>che</strong> in questi mesi ricopre per la prima volta la carica di presidente di<br />

turno dell’UE, ha aggiunto di ritenere «importante <strong>che</strong> l’Europa costruisca <strong>oggi</strong> la<br />

propria forza fondandosi sulle differenze e le capacità di azione comune, <strong>non</strong> sulla<br />

dimensione dei singoli popoli».<br />

p.c.h.<br />

fatti e commenti<br />

continua dalla prima pagina<br />

Trieste, il sindaco Dipiazza:<br />

«strisciante e meschina<br />

‘congiura del silenzio’<br />

sul dramma degli esuli»<br />

quei capitoli di storia <strong>che</strong> l’editoria scolastica ometteva dai<br />

libri di testo.<br />

Per mezzo secolo ha operato una strisciante e meschina<br />

‘congiura del silenzio’ su un argomento <strong>che</strong> ha coinvolto<br />

i drammi e le sofferenze di un popolo sradicato dalla<br />

propria terra».<br />

Un testo articolato e appassionato, il suo, nel quale il<br />

primo cittadino del capoluogo giuliano ha ricordato an<strong>che</strong><br />

come «cecità politica, calcoli diplomatici e convenienze<br />

internazionali hanno fatto sì <strong>che</strong> nel nostro Paese si generasse<br />

un dominante stato di oblio, <strong>che</strong> ha coperto con una<br />

coltre di ipocrisia i drammi dell’esodo e delle foibe, umiliando<br />

chi era già stato ferito dal dolore per la perdita di<br />

tutto ciò <strong>che</strong> possedeva. Questa verità negata ha comportato<br />

un inevitabile inasprimento degli animi, <strong>che</strong> ha reso<br />

per un lungo tempo impercorribile la strada della riconciliazione,<br />

tenendo distanti le componenti etni<strong>che</strong> della nostra<br />

città».<br />

Dipiazza ha lanciato quindi un appello allo Stato: «L’Italia<br />

paghi gli indennizzi agli esuli. Con le loro case, i loro<br />

terreni, le loro proprietà, ha pagato i debiti di guerra. È ora<br />

<strong>che</strong> risarcisca a questi 300.000 italiani un danno materiale<br />

<strong>che</strong> <strong>non</strong> può essere compensato dai pur importantissimi<br />

riconoscimenti morali degli ultimi anni. E i ritardi <strong>non</strong> ammettono<br />

ulteriori giustificazioni». Dipiazza ha voluto an<strong>che</strong><br />

stigmatizzare «la strisciante e meschina ‘congiura del<br />

silenzio’ calata per mezzo secolo sui drammi delle foibe e<br />

dell’esodo, coperti con «una coltre di ipocrisia».<br />

Nel presentare il nuovo Centro di documentazione, il<br />

sindaco di Trieste ha rilevato come «i riconoscimenti morali<br />

hanno an<strong>che</strong> bisogno di simboli, di luoghi sacri dove<br />

poter celebrare il ricordo di chi fu ucciso barbaramente<br />

nelle foibe, vittima del disegno di annessione di Trieste alla<br />

Jugoslavia di Tito. Per questo motivo abbiamo voluto<br />

caparbiamente realizzare, nel corso del nostro mandato, la<br />

riqualificazione di questo luogo sacro, affinché esso<br />

riconquistasse quella dignità negata per anni».<br />

* * *<br />

Tra le molte manifestazioni promosse intorno al 10 Febbraio<br />

ricordiamo: presso la sede dell’Associazione delle<br />

Comunità Istriane la presentazione degli Atti del seminario<br />

sull’Esodo organizzato dall’Associazione stessa; la presentazione,<br />

nella sala della Società Triestina della Vela, del<br />

libro L’Arcipelago delle Absirtidi di Piero Magnabosco curata<br />

dal Centro di Documentazione Multimediale (CDM);<br />

l’apertura, riservata alla stampa e alle autorità,<br />

del museo della Civiltà Istriana Fiumana e Dalmata di Trie-<br />

Si è tenuta il 6 febbraio scorso una riunione tra i<br />

rappresentanti della Federazione delle Associazioni degli<br />

esuli e il Ministero degli Affari Esteri, nella sede della<br />

Farnesina.<br />

Due i punti <strong>che</strong> il tavolo ha voluto affrontare: i beni<br />

immobili e le sepolture civili.<br />

L’attenzione si è focalizzata soprattutto su quest’ultimo<br />

argomento prendendo spunto dalla dettagliata relazione<br />

presentata dal Presidente dell’IRCI <strong>che</strong> da anni cura<br />

la realtà dei cimiteri in Istria e dal madrinato di Zara.<br />

Mentre Fiume sta riprendendo ora l’opera <strong>che</strong> fu del<br />

suo madrinato.<br />

In Istria in particolare è stato portato avanti un lavoro<br />

capillare, con l’aiuto di esperti in loco. Vista la necessità<br />

di continuare a salvare i monumenti di maggiore<br />

importanza artistica, oltre <strong>che</strong> storica e civile, è stato<br />

approvato – su indicazione di Lucio Toth, vicepresidente<br />

della Federazione degli Esuli – il progetto dell’IRCI come<br />

piano base integrato dalle ricer<strong>che</strong> dei Liberi Comuni di<br />

Fiume e Zara.<br />

Urge ora il reperimento di fondi e la continuazione<br />

dell’indagine ulteriore con l’accordo di tutte le associa-<br />

Trieste, tre momenti della cerimonia<br />

svoltasi alla Foiba di Basovizza con l’omaggio<br />

delle rappresentenze civili e militari<br />

ste, con illustrazione dell’avanzamento dei lavori a cura<br />

dell’IRCI. Il 10 febbraio, alle 13.20 su Rai Tre è stato trasmesso<br />

un documentario sul tema curato da Fulvio Molinari e<br />

Stefano Tomassini intitolato “Un Museo per l’Istria” con<br />

immagini di repertorio, interviste e testimonianze.<br />

Presso l’ex campo profughi di Padriciano è rimasta aperta<br />

la mostra “Per una storia dei campi profughi giuliano-dalmati<br />

in Italia 1945-1970”, allestita dall’Unione degli Istriani con<br />

la collaborazione dell’ IRCI. All’Auditorium del Museo<br />

Revoltella è stato presentato il libro Dalmati italiani<br />

autoctoni, eredi delle popolazioni illiri<strong>che</strong>, romane e venete<br />

di Ra<strong>che</strong>le De<strong>non</strong> P<strong>oggi</strong>. Organizzato dal Libero Comune<br />

di Zara in Esilio.<br />

Red.<br />

Beni e conservazione dei monumenti<br />

nell’incontro tra Federazione delle Associazioni<br />

e Ministero degli Affari Esteri<br />

zioni an<strong>che</strong> con il coinvolgimento dell’Unione Italiana.<br />

Si procederà inoltre all’evoluzione dei rapporti già<br />

in atto, sensibilizzando il Ministero per i Beni culturali<br />

ma an<strong>che</strong> sciogliendo nodi di carattere burocratico <strong>che</strong><br />

spesso rendono difficili i rapporti con le amministrazioni<br />

locali per la salvaguardia delle tombe. Si chiede inoltre<br />

di applicare agli esuli la <strong>non</strong> discriminazione di<br />

Slovenia e Croazia nel pagamento delle tasse e nelle<br />

prati<strong>che</strong> per dare degna sepoltura nelle tombe di famiglia<br />

agli esuli <strong>che</strong> lo desiderano.<br />

Non è mancata, nean<strong>che</strong> in questa occasione, la<br />

denuncia degli Esuli per le mancanze, nei loro confronti,<br />

del Governo italiano, sia nei ritardi sugli indennizzi,<br />

sia durante il voto della Finanziaria <strong>che</strong> nei rapporti con<br />

l’INPS <strong>che</strong> hanno creato perplessità ed indignazione per<br />

le promesse ancora una volta disattese.<br />

All’incontro hanno preso parte Renzo de’Vidovich,<br />

Silvio Del Bello, Massimiliano Lacota, Silvio Mazzaroli,<br />

Vipsania Andreicich, Elio Ricciardi, Orietta Politeo, Marino<br />

Micich, Nicolò Novacco, Sergio Tomasi e Giorgio<br />

Varisco.


Marzo 2008<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

cultura e libri<br />

Editi gli Atti del Convegno di studi promosso<br />

dal Comitato di Roma ANVGD e la Libera Università S. Pio V<br />

«L’Adriatico orientale un positivo<br />

laboratorio di sentimenti e di cultura»<br />

Un estratto dalla Prolusione del prof. Giuseppe Parlato<br />

Sono editi gli Atti del convegno di<br />

studio promosso nel giugno 2007 dal<br />

Comitato di Roma ANVGD e dalla Libera<br />

Università S. Pio V, dal titolo Venezia<br />

Giulia: dalla terra al mare. Dialoghi<br />

sulla frontiera tra passato e presente,<br />

curato dalla prof.ssa Donatella<br />

Schürzel.<br />

L’indice del volume comprende,<br />

oltra alla Introduzione della stessa curatrice,<br />

gli interventi di Oliviero Zoia,<br />

presidente del Comitato capitolino, La<br />

memoria della cultura, del prof. Giuseppe<br />

Parlato, rettore della Libera Università<br />

la Prolusione storica, di Silva<br />

Bon, presidente dell’Istituto Regionale<br />

per la Cultura Ebraica nel Friuli Venezia<br />

Giulia, L’ebraismo a Trieste, di<br />

Gianni Stelli, della Società di Studi<br />

Fiumani, L’identità culturale fiumana<br />

come identità di frontiera, di Patrizia<br />

C. Hansen L’Istria da Stuparich a<br />

Tomizza: coralità delle dimensioni<br />

umane e stori<strong>che</strong>, di Massimo Greco<br />

(assessore alla Cultura del Comune di<br />

Trieste) La cultura della frontiera<br />

giuliana <strong>oggi</strong> tra dialogo e muri, di<br />

Rosanna Turcinovich Giuricinm, responsabile<br />

stampa e comunicazione<br />

del CDM di Trieste, Sinergie e collaborazioni<br />

a cavallo di confine: l’esperienza<br />

della «Bancarella», di Amleto<br />

Ballarini, presidente della Società di<br />

Studi Fiumani, Trasformare la memoria<br />

in storia, di Lucio Toth, presidente<br />

dell’ANVGD, Sandor Márai e la Dalmazia,<br />

il paradosso dell’incomprensione.<br />

Della Prolusione del prof. Parlato<br />

riproduciamo un significativo estratto.<br />

__________________________<br />

[...] La questione dell’Adriatico<br />

orientale <strong>non</strong> sorge con la seconda<br />

guerra mondiale ma ha origine dalla<br />

crisi dell’Impero austroungarico e dalle<br />

spinte irredentiste <strong>che</strong> si <strong>sono</strong> venute<br />

a creare dopo il 1866 e soprattutto alla<br />

fine del secolo, allorché appariva evidente<br />

la strategia della bicipite monarchia<br />

a sottolineare il ruolo degli slavi<br />

contro quello, tradizionalmente prevalente,<br />

degli italiani. La classe dirigen-<br />

te italiana, culturalmente, socialmente<br />

e politicamente parlando, venne<br />

compressa dal disegno di Vienna di<br />

favorire la nascita di un polo slavo alternativo<br />

a quello serbo, per la conquista<br />

dei Balcani.<br />

La politica di “snazionalizzazione<br />

forzata” realizzata dagli italiani dal<br />

1919 in Istria e in Dalmazia ha avuto<br />

esiti veramente modesti. Tanto odiosa,<br />

per la volontà di impedire la libera<br />

espressione delle etnie, quanto velleitaria,<br />

se nel 1940 il prefetto di Fiume<br />

riconosceva con grande rammarico<br />

<strong>che</strong> si parlava slavo nelle campagne<br />

dell’Istria, <strong>che</strong> i sacerdoti facevano<br />

l’omelia ancora nella lingua del luogo,<br />

<strong>che</strong> la nazionalizzazione voluta dal<br />

fascismo <strong>non</strong> aveva avuto alcun esito.<br />

Non era quindi su questo punto<br />

<strong>che</strong> si era creato il consenso al regime,<br />

quanto piuttosto sulla creazione<br />

di infrastrutture atte a creare una effettiva<br />

modernizzazione nell’Istria e a<br />

Zara: dall’acquedotto alle città nuove,<br />

dall’impulso alla industrializzazione al<br />

miglioramento delle condizione di vita<br />

del mondo agricolo.<br />

La guerra e l’occupazione della<br />

Slovenia costituirono un momento di<br />

frattura notevole con il mondo “slavo”<br />

e ciò rientra nella logica del conflitto.<br />

Pur con tutte le negatività <strong>che</strong> la<br />

guerra si porta appresso, come ha ricordato<br />

il sindaco Veltroni il 10 febbraio<br />

di due anni fa in Campidoglio,<br />

la presenza italiana in Slovenia <strong>non</strong><br />

può essere portata a causa di ciò <strong>che</strong><br />

successe dopo, della violenza indistinta<br />

contro gli italiani, delle foibe, degli<br />

omicidi e degli internamenti: ormai<br />

tutta la storiografia corretta ritiene <strong>che</strong><br />

si trattò di un’azione <strong>che</strong> in buona<br />

misura prescindeva da quello <strong>che</strong> gli<br />

italiani avevano fatto. Tale azione mirava<br />

effettivamente a una sostanziale<br />

pulizia etnica <strong>che</strong> doveva espungere<br />

l’elemento italiano dalle terre già italiane<br />

(<strong>non</strong> solo politicamente, ma culturalmente<br />

e socialmente), con una<br />

violenza <strong>che</strong> si collocava nella logica<br />

dell’internazionalismo comunista. [...]<br />

L’esodo e le foibe, quindi, <strong>non</strong> pos-<br />

Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia<br />

Centro studi padre Flaminio Rocchi<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Patrizia C. Hansen<br />

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Con il contributo della legge 72/2001<br />

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Intestato a “Difesa Adriatica”<br />

Autorizzazione del Tribunale di Roma<br />

n° 91/94 dell’11 marzo 1994<br />

Spedizione in abbonamento Postale di ROMA<br />

Stampa:<br />

Beta Tipografica Srl (Roma)<br />

Finito di stampare il 7 marzo 2008<br />

<strong>sono</strong> essere considerate una naturale<br />

o magari eccessiva risposta alle violenze<br />

italiane, bensì una prova generale<br />

di quell’universo concentrazionario,<br />

di cui parla Hanna Arendt,<br />

<strong>che</strong> la Jugoslavia intendeva applicare<br />

alle terre già italiane, nella speranza<br />

<strong>che</strong> le trattative di pace la facessero<br />

giungere all’agognato confine dell’Isonzo.<br />

Per sessant’anni la questione dell’Adriatico<br />

orientale è rimasta nell’oblio.<br />

Lo hanno favorito, tale oblio,<br />

tutte le forze politi<strong>che</strong>, da sinistra al<br />

centro. Un po’ per evitare di affrontare<br />

le ragioni vere <strong>che</strong> hanno motivato<br />

il trattato di pace, un po’ per <strong>non</strong> dovere<br />

ammettere <strong>che</strong> il Pci si muoveva<br />

più a vantaggio dell’opzione jugoslava<br />

(almeno fino al marzo 1948) <strong>che</strong> a<br />

vantaggio di quella italiana. [...]<br />

Contemporaneamente, chi è rimasto<br />

ha duramente pagato la propria<br />

scelta, dimostrando un attaccamento<br />

alla ‘nazione madre” <strong>che</strong> si è manifestato<br />

nelle attività culturali e nella difesa<br />

della lingua madre. Gli esuli <strong>sono</strong><br />

stati considerati fascisti dalla classe dirigente<br />

jugoslava perché avevano osato<br />

abbandonare il paradiso socialista per<br />

accettare di vivere nella capitalistica e<br />

antidemocratica Italia. Nello stesso<br />

tempo, chi rimase fu considerato per<br />

molto tempo fascista solo perché aveva<br />

deciso di <strong>non</strong> abbandonare l’opzione<br />

italiana.<br />

Dopo sessant’anni il problema <strong>non</strong><br />

è più rivendicativo ma piuttosto culturale<br />

e identitario. Quale può essere la<br />

strada per una rivendicazione dello<br />

specifico italiano in un complesso reticolo<br />

di minoranze linguisti<strong>che</strong> ed etni<strong>che</strong><br />

<strong>che</strong> compongono il quadro della<br />

ex Jugoslavia? Può essere soltanto l’affermazione<br />

dell’identità della lingua e<br />

della cultura italiane nei giovani <strong>che</strong><br />

<strong>sono</strong> rimasti, in quei giovani <strong>che</strong>, pur<br />

<strong>non</strong> essendo di origine italiana sentono<br />

fortemente il legame culturale con<br />

il nostro paese, nei giovani <strong>che</strong>, dall’Australia<br />

agli Stati Uniti, dall’Europa<br />

al Canada, costituiscono la terza generazione<br />

degli esuli e pos<strong>sono</strong> ampliare<br />

il bagaglio di ricordi, di lingua e<br />

di costumi <strong>che</strong> i padri e i <strong>non</strong>ni hanno<br />

gelosamente conservato per più di<br />

mezzo secolo.<br />

Di qui il problema della cultura e<br />

della diversità culturale. [...] Nell’Adriatico<br />

orientale si pone il problema del<br />

dialogo fra le culture. Culture <strong>che</strong> hanno<br />

vissuto per decenni contrapposizioni<br />

e drammi politici e sociali. [...]<br />

Disinformacija in azione contro<br />

il Giorno del Ricordo delle Foibe<br />

A cavallo del 10 Febbraio succede, come l’anno scorso, <strong>che</strong> un team di<br />

pretesi storici vada girando nelle province italiane per contrastare il «Giorno<br />

del Ricordo» delle Foibe e dell’Esodo giuliano-dalmato. Quest’anno, per la<br />

verità, in giro se ne <strong>sono</strong> visti di meno.<br />

Il nocciolo della loro propaganda è <strong>che</strong> il Parlamento italiano e ben<br />

quattro Presidenti della Repubblica, <strong>non</strong>ché storici di sicura attendibilità<br />

scientifica, si sarebbero lasciati aggirare da una astuta lobby di dirigenti delle<br />

associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.<br />

Tesi assurda per la sua enormità, <strong>che</strong> si sarebbe potuta proporre con<br />

successo soltanto davanti ai tribunali del popolo di triste memoria, <strong>che</strong> i<br />

Paesi dell’Est europeo hanno ben conosciuto.<br />

E infatti le loro conferenze – incautamente incoraggiate da chi vuole<br />

impedire alla sinistra italiana di diventare una sinistra moderna – si risolvono<br />

in rumorose bagarre per le proteste del pubblico, prevalentemente di sinistra,<br />

<strong>che</strong> resta giustamente infastidito da una faziosità anti-italiana così manifesta.<br />

Si ha l’impressione di una campagna organizzata con cura da ambienti<br />

ben precisi collegati all’ex regime iugoslavo. Un disegno <strong>che</strong> si serve della<br />

nostalgia per la ex Federazione comunista per occultare i crimini titoisti, con<br />

un duplice scopo: 1°) turbare i rapporti attuali tra l’Italia, la Slovenia e la<br />

Croazia ; 2°) intorbidire il processo di accertamento della verità sui crimini<br />

commessi dall’ex regime di Tito ai danni delle popolazioni slovene e croate<br />

in quegli stessi anni, verità <strong>che</strong> sta emergendo in Croazia e Slovenia attraverso<br />

le ricer<strong>che</strong> degli storici e le inchieste giudiziarie.<br />

La denigrazione degli esuli giuliano-dalmati e la ripresa di accuse mai<br />

provate contro gli italiani – <strong>che</strong> la polizia segreta di Tito aveva predisposto<br />

contro l’Italia di De Gasperi nelle trattative per il Trattato di pace – vengono<br />

<strong>oggi</strong> utilizzate a fini politici per contrastare il processo democratico in Slovenia<br />

e Croazia e ostacolare così il loro cammino nel processo di integrazione<br />

europea.<br />

L. T.<br />

3<br />

Poste queste condizioni, lo spazio<br />

per una presenza autorevole e forte<br />

della cultura italiana oltre i confini assegnati<br />

dalla storia è evidente ed è in<br />

crescita. L’unico rischio <strong>che</strong> occorre<br />

evitare è quello del mito della “riserva<br />

indiana”. Ciò vale per tutte le nazionalità<br />

deboli e recenti e comporta la<br />

difesa della propria identità an<strong>che</strong> a<br />

costo di negare le altrui nazionalità e<br />

l’altrui cultura. [...]<br />

L’Europa, tra le tante perplessità<br />

gestionali <strong>che</strong> ha suscitato, sta convincendo<br />

tutti i popoli — da quelli <strong>che</strong><br />

hanno subito torti e violenze, fino a<br />

quelli <strong>che</strong> presentano una nazionalità<br />

giovane e perciò volutamente pronunciata<br />

— <strong>che</strong> il quadro di riferimento<br />

europeo è ormai ineludibile. L’Europa<br />

è un banco di prova per mostrare come<br />

culture diverse possano convivere e<br />

svilupparsi senza il rischio di venire<br />

soffocate dai nazionalismi giovani ed<br />

estremi.<br />

Occorrerà fare in modo <strong>che</strong> le associazioni<br />

degli esuli e dei rimasti puntino<br />

sugli aspetti culturali, <strong>che</strong> <strong>non</strong><br />

abbiano paura di mettersi in gioco<br />

presso le grandi realtà culturali universitarie<br />

e istituzionali, <strong>che</strong> controllino<br />

attentamente il quadro di riferimento<br />

europeo per individuare quegli spazi<br />

e quelle condizioni per sottolineare il<br />

ruolo della cultura italiana e le possibilità<br />

di scambio e di colloquio con le<br />

altre culture limitrofe. Nella cultura,<br />

intesa nel senso più ampio, c’è spazio<br />

per tutto: dalla storia all’economia,<br />

dalla letteratura all’arte, dal recupero<br />

delle tradizioni ai progetti scientifici e<br />

tecnologici del futuro. [...] E tutto questo<br />

e altro servirà per allontanare quel<br />

linguaggio <strong>che</strong> i più giovani <strong>non</strong> pos<strong>sono</strong><br />

comprendere, quello del rancore,<br />

del rimpianto fine a se stesso. Quello<br />

dell’immagine malinconica e dolente,<br />

quello dell’autocommiserazione.<br />

Rimessi a posto in qual<strong>che</strong><br />

modo, i conti con la memoria, in corso<br />

di sistemazione quelli con la storia,<br />

l’Adriatico orientale può diventare un<br />

positivo laboratorio di sentimenti e di<br />

cultura, senza nulla dimenticare del<br />

passato, an<strong>che</strong> quello più triste, ma con<br />

una prospettiva da sottolineare le ampie<br />

capacità propositive di una cultura<br />

<strong>che</strong> <strong>non</strong> si è mai negata al confronto<br />

e alla problematicità.<br />

Giuseppe Parlato


4 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

medaglie commemorative del Giorno<br />

del Ricordo ai congiunti degli infoibati.<br />

Nel corso della cerimonia <strong>sono</strong> intervenuti<br />

il Ministro Francesco Rutelli e<br />

l’on. Lucio Toth<br />

Il Presidente Napolitano ha rivolto<br />

un indirizzo di saluto ai presenti.<br />

Ha fatto seguito il concerto Omaggio<br />

per il Giorno del Ricordo.<br />

_________________________<br />

È questo il secondo anno in cui<br />

presenzio alla cerimonia del Giorno<br />

del Ricordo. Ho espresso con chiarezza<br />

il mio pensiero lo scorso anno. E<br />

qual<strong>che</strong> reazione inconsulta al mio<br />

discorso – <strong>che</strong> vi è stata fuori d’Italia -<br />

<strong>non</strong> ha scalfito la mia convinzione <strong>che</strong><br />

fosse giusto esprimermi, a nome della<br />

Repubblica, con quelle parole e con<br />

quell’impegno <strong>che</strong> <strong>sono</strong> contento di<br />

aver poco fa sentito ribadire dal Ministro<br />

Rutelli. Oggi aggiungerò, dunque,<br />

solo brevi considerazioni, rivolgendo<br />

il più cordiale saluto e sentimento di<br />

continua dalla prima pagina<br />

L’indirizzo di saluto del Presidente della Repubblica Napolitano<br />

<strong>«Quegli</strong> <strong>Italiani</strong> <strong>che</strong> <strong>oggi</strong><br />

<strong>onoriamo</strong> <strong>non</strong> <strong>sono</strong> <strong>dimenticati»</strong><br />

vicinanza a voi <strong>che</strong> avete appena ricevuto<br />

solenni – an<strong>che</strong> se tardivi – riconoscimenti,<br />

e a tutti coloro <strong>che</strong> qui<br />

rappresentano l’odissea carica di sofferenze<br />

cui è dedicato questo Giorno<br />

del Ricordo.<br />

Ritengo <strong>che</strong> sia ora giunto il momento<br />

di interrogarci sul più profondo<br />

significato del ricordo <strong>che</strong> fortemente,<br />

giustamente ci si è rifiutati di veder<br />

cancellato. L’omaggio alle vittime di<br />

quegli anni, insieme al doveroso riconoscimento<br />

delle ingiustizie subite, del<br />

dolore vissuto dai superstiti, dai loro<br />

discendenti e da chi fu costretto all’esodo,<br />

<strong>non</strong> pos<strong>sono</strong> e <strong>non</strong> devono prescindere<br />

da una visione complessiva<br />

– come quella richiamata con tanta<br />

efficacia ed eloquenza dal senatore<br />

Toth – serena e <strong>non</strong> unilaterale di quel<br />

tormentato, tragico periodo storico,<br />

segnato dagli opposti totalitarismi. E<br />

deve esserci di monito la coscienza<br />

<strong>che</strong> fu appunto la piaga dei nazio-<br />

Il testo dell’intervento di Lucio Toth<br />

al Quirinale in occasione del 10 febbraio<br />

«Il nostro posto nella storia<br />

della nazione italiana»<br />

e dalmati italiani. E su questo “ampio<br />

contesto” abbiamo riflettuto durante<br />

l’anno trascorso, con gli studiosi <strong>che</strong><br />

ci <strong>sono</strong> vicini.<br />

Non siamo del resto noi, istriani,<br />

dalmati e fiumani, il solo popolo <strong>che</strong><br />

abbia subito persecuzioni, pulizie etni<strong>che</strong>,<br />

genocidi soltanto a causa della<br />

propria identità nazionale. È giusto<br />

quindi raffrontare le nostre vicende a<br />

quelle di altre nazioni, vicine o lontane<br />

<strong>che</strong> siano dalle sponde dei nostri<br />

mari.<br />

Mettendo a paro sentimento e ragione,<br />

riflessione e passione politica,<br />

ci siamo resi conto <strong>che</strong> alle radici del<br />

dramma vissuto dalle nostre terre natali<br />

– dove per secoli abbiamo convissuto<br />

con conterranei di lingue diverse<br />

– vi <strong>sono</strong> cause intrinse<strong>che</strong> ed estrinse<strong>che</strong><br />

alla nostra posizione geografica<br />

e alla storia stessa dell’Europa, cause<br />

prossime e cause remote.<br />

Certo tra le cause prossime ed<br />

estrinse<strong>che</strong> vi fu lo scontro tra ideologie<br />

contrapposte: nazionaliste nel corso<br />

dell’Ottocento, socio-politi<strong>che</strong> nel<br />

corso dei Novecento, <strong>che</strong> ha visto consumarsi<br />

in pochi decenni il sogno dei<br />

nostri padri di vedersi riuniti alla<br />

Madrepatria e il distacco da essa della<br />

terra <strong>che</strong> ci aveva nutrito per generazioni.<br />

La contraddizione tra opposte aspirazioni<br />

nazionali <strong>non</strong> poteva <strong>non</strong> condurre<br />

in una terra di frontiera, come<br />

tale plurale nelle sue componenti, ad<br />

una inevitabile contrapposizione tra<br />

chi voleva <strong>che</strong> questa terra appartenesse<br />

allo Stato-Nazione-Italia e chi<br />

voleva invece <strong>che</strong> quella stessa terra,<br />

<strong>che</strong> sentiva altrettanto sua, fosse<br />

ricompresa in altro Stato.<br />

Lo scontro tra imperialismi contrapposti,<br />

<strong>che</strong> fu all’origine della prima<br />

guerra mondiale, e quello tra opposte<br />

ideologie – alcune totalitarie –<br />

<strong>che</strong> fu all’origine della seconda, <strong>non</strong><br />

favorì la comprensione reciproca, anzi<br />

la allontanò, scavando un solco profondo<br />

di rancori e di rivendicazioni.<br />

Quello <strong>che</strong> allora <strong>non</strong> si poteva<br />

continua dalla prima pagina<br />

capire, irretiti tutti da pregiudizi di pretese<br />

superiorità razziali o culturali,<br />

<strong>oggi</strong>, da cittadini adulti di un’Europa<br />

unita, si può e quindi si deve capire.<br />

Ma ci <strong>sono</strong> an<strong>che</strong> le cause remote,<br />

intrinse<strong>che</strong> all’essenza stessa della<br />

nostra identità di italiani dell’Adriatico<br />

orientale, <strong>che</strong> vanno esplorate e<br />

approfondite con spirito sereno.<br />

Le radici liberali<br />

dell’irredentismo adriatico<br />

Chi può rimproverare a noi, esuli<br />

dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia<br />

di avere amato la nazione italiana, di<br />

sentirci parte di essa, di aver conservato<br />

la nostra lingua e la nostra cultura<br />

di fronte a minacce e pressioni <strong>che</strong><br />

mettevano a rischio la nostra sicurezza<br />

e i nostri beni? E alla fine la nostra<br />

stessa vita?<br />

Inoltrandoci nella ricerca, soprattutto<br />

sullo sviluppo delle idee liberali<br />

e democrati<strong>che</strong> durante il XIX secolo,<br />

<strong>non</strong> si può <strong>non</strong> constatare come siano<br />

state queste idee il motore primo,<br />

l’ispirazione fondamentale della tute-<br />

nalismi, della gretta visione particolare,<br />

del disprezzo dell’“altro”, dell’acritica<br />

esaltazione della propria identità<br />

etnica o storica, a precipitare il nostro<br />

continente nella barbarie della guerra.<br />

Oggi, le ferite lasciate da quei terribili<br />

anni si <strong>sono</strong> rimarginate in un’Europa<br />

pacifica, unita, dinamica; un’Europa<br />

consapevole <strong>che</strong> gli elementi <strong>che</strong><br />

la uniscono <strong>sono</strong> infinitamente più forti<br />

di quelli <strong>che</strong> l’hanno divisa o pos<strong>sono</strong><br />

dividerla; un’Europa <strong>che</strong>, grazie alla<br />

cultura della pace e dell’operosa convivenza<br />

civile, è riuscita a prosperare<br />

come nessun’altra regione al mondo.<br />

Eppure, questa stessa Europa ha visto i<br />

Paesi dei Balcani, parte integrante della<br />

propria storia e della propria identità,<br />

divenire teatro ancora pochi anni<br />

fa di conflitti sanguinosi, <strong>che</strong> hanno<br />

lacerato Stati, comunità, famiglie, in<br />

un cupo ritorno all’orrore del passato.<br />

Sia dunque questo il monito del<br />

la della tradizione italiana nella penisola<br />

istriana e lungo le coste e le isole<br />

del Quarnero e della Dalmazia.<br />

L’autonomismo fu la chiave di volta<br />

di questa cultura politica, <strong>che</strong> prendeva<br />

atto realisticamente e onestamente<br />

della pluralità linguistica delle nostre<br />

regioni e ne voleva preservare le<br />

caratteristi<strong>che</strong> come risorse vitali delle<br />

nazioni <strong>che</strong> vi confluiscono, anziché<br />

come motivo di odio e di conflitto.<br />

Fu dal fallimento dell’autonomismo<br />

– per cause di politica internazionale<br />

<strong>che</strong> passavano sopra le nostre<br />

teste – <strong>che</strong> sorse l’irredentismo adriatico,<br />

come quello trentino. Ma all’interno<br />

di questo movimento l’atteggiamento<br />

prevalente <strong>non</strong> era quello della<br />

chiusura e della sopraffazione, ma<br />

un moto di riscossa nazionale <strong>che</strong> accomunava<br />

popoli diversi. Le parole e<br />

le azioni di Nicolò Tommaseo, di Antonio<br />

Baiamonti, di Carlo Combi, di<br />

Antonio Grossich e degli altri leader<br />

del “partito italiano” dell’Istria, della<br />

Dalmazia e di Fiume <strong>sono</strong> ben lontane<br />

da pulsioni oppressive o comunque<br />

scioviniste. Altrettanto lontane<br />

quelle di Scipio Slataper o di Giani<br />

Stuparich.<br />

Sono queste radici liberali a spiegare<br />

da un lato la simpatia verso le<br />

nostre aspirazioni della parte più avanzata<br />

della cultura italiana del tempo,<br />

sia tra le file repubblicane <strong>che</strong> tra quelle<br />

cattoli<strong>che</strong> e socialiste; dall’altro il dramma<br />

vissuto delle nostre popolazioni e<br />

L’esecuzione del concerto per il Giorno del Ricordo<br />

Roma, Quirinale, 10 Febbraio.<br />

Il Presidente Napolitano rivolge il suo saluto<br />

Giorno del Ricordo: se le ragioni dell’unità<br />

<strong>non</strong> prevarranno su quelle della<br />

discordia, se il dialogo <strong>non</strong> prevarrà<br />

sul pregiudizio, niente di quello <strong>che</strong><br />

abbiamo faticosamente costruito può<br />

essere considerato per sempre acquisito.<br />

E a subirne l’oltraggio sarebbe in<br />

primo luogo la memoria delle vittime<br />

delle tragedie <strong>che</strong> ricordiamo <strong>oggi</strong> e il<br />

cui sacrificio si rivelerebbe vano. Dimostriamo<br />

dunque nei fatti <strong>che</strong> quegli<br />

<strong>Italiani</strong> <strong>che</strong> <strong>oggi</strong> <strong>onoriamo</strong> <strong>non</strong> <strong>sono</strong><br />

dalle nostre classi dirigenti al sopravvenire<br />

del regime fascista, <strong>che</strong> mentre<br />

voleva apparire come erede del moto<br />

risorgimentale, ne contraddiceva i<br />

presupposti filosofici e morali.<br />

Ma andando ancora più in là ci si<br />

avvede una radice più profonda della<br />

presenza latina e veneta in quelle terre<br />

nei secoli di mezzo e nell’età moderna.<br />

Queste radici autoctone <strong>sono</strong><br />

la conseguenza di una civiltà giuridica<br />

gelosamente custodita nelle istituzioni<br />

rappresentative delle nostre città<br />

libere, <strong>che</strong> cercavano di coniugare le<br />

anti<strong>che</strong> Libertates comunali con il<br />

modello delle moderne democrazie<br />

liberali.<br />

L’età contemporanea <strong>non</strong> ha saputo<br />

preservare questa civiltà, sospingendo<br />

le nostre vite nel vortice delle esasperazioni<br />

ideologi<strong>che</strong> del Novecento.<br />

Dalla barbarie del “secolo breve”<br />

<strong>sono</strong> derivate per noi, come conseguenze<br />

ultime, la tragedia delle Foibe<br />

e il dramma del nostro Esodo, sotto la<br />

spinta di una spietata dittatura comunista.<br />

Perché <strong>non</strong> tornare alle sorgenti di<br />

questi ideali, in un’Europa <strong>che</strong> cerca<br />

la propria identità e la propria unità?<br />

Perché <strong>non</strong> trarre dalla nostra esperienza<br />

dolorosa un progetto di convivenza<br />

e di ritrovata comunità di fini<br />

tra tutte le nazioni <strong>che</strong> si affacciano<br />

sul nostro Adriatico?<br />

È questa la domanda <strong>che</strong> noi rivolgiamo<br />

a chi ancora <strong>non</strong> vuole aprire<br />

il cuore e la mente al significato più<br />

alto e più vero del Giorno<br />

del Ricordo. E quello<br />

<strong>che</strong> noi, italiani<br />

dell’lstria, di Fiume e<br />

della Dalmazia chiediamo<br />

è un ritorno alla<br />

ragione e alle verità: il<br />

nostro posto nella storia<br />

della nazione italiana,<br />

nella sua cultura,<br />

nel suo progresso civile.<br />

Gli artisti, i musicisti,<br />

i letterati di queste<br />

terre hanno dato un<br />

contributo decisivo<br />

alla cultura italiana, facendo<br />

più volte da tramite<br />

con le culture dell’Europa<br />

centrale e<br />

orientale.<br />

Non si tratta soltanto<br />

della letteratura triestina<br />

del Novecento,<br />

ma di una catena di<br />

dimenticati, e <strong>che</strong> il dolore di tanti <strong>non</strong><br />

è stato sprecato; dimostriamo di aver<br />

appreso tutti la lezione della storia, e<br />

di voler contribuire allo sviluppo di<br />

rapporti di piena comprensione reciproca<br />

e feconda collaborazione con<br />

paesi e popoli <strong>che</strong> hanno raggiunto o<br />

tendono a raggiungere la grande famiglia<br />

dell’Unione Europea.<br />

Il Presidente della Repubblica<br />

Giorgio Napolitano<br />

umanisti, di architetti, di uomini di<br />

scienza <strong>che</strong> ha collegato la tradizione<br />

romano-bizantina delle terre adriati<strong>che</strong><br />

orientali al Rinascimento e all’età<br />

moderna e contemporanea. Un contributo<br />

<strong>che</strong> è continuato fino ai nostri<br />

giorni in tutti i settori della vita nazionale,<br />

dalle attività produttive alla pubblica<br />

amministrazione, allo sport, al<br />

cinema, al teatro.<br />

Come è giusto an<strong>che</strong> ricordare <strong>che</strong><br />

al processo di unificazione nazionale<br />

parteciparono uomini e donne dell’Istria,<br />

di Fiume e della Dalmazia: nella<br />

politica, nella diplomazia, nelle guerre<br />

di indipendenza. E altre vite hanno<br />

dato alla nazione i profughi di allora e<br />

i loro figli, caduti negli ultimi decenni<br />

nelle forze armate e nelle forze dell’ordine<br />

al servizio della Repubblica.<br />

E questo contributo chiediamo <strong>che</strong><br />

sia riconosciuto, per rispetto della storia.<br />

E <strong>che</strong> nei libri di scuola e nei testi<br />

universitari italiani i nomi di Pola, di<br />

Fiume, di Zara, di Pirano o di Rovigno<br />

<strong>non</strong> siano cancellati, ma siano piuttosto<br />

un viatico di fratellanza tra i popoli<br />

delle due sponde adriati<strong>che</strong>.<br />

Dei tre elementi costitutivi dello<br />

Stato: popolo, territorio, istituzioni, la<br />

perdita del secondo <strong>non</strong> comporta la<br />

cancellazione di chi fa parte del primo.<br />

Come ne dà conferma l’art. 51,<br />

secondo comma, della Costituzione.<br />

Una proiezione di questa eredità<br />

è an<strong>che</strong> l’aspirazione degli esuli<br />

giuliano-dalmati di vedere riconosciuti<br />

i loro diritti sui beni acquisiti dagli avi<br />

con la loro laboriosità e <strong>che</strong> un regime<br />

liberticida ci ha tolto, o di vederli<br />

equamente risarciti da uno Stato onesto,<br />

capace di riconoscere i propri<br />

obblighi giuridici e morali verso una<br />

gente <strong>che</strong> tutto ha dato alla nazione.<br />

Allo stesso modo hanno diritto a<br />

una tutela coraggiosa i nostri connazionali<br />

rimasti nei territori di origine,<br />

<strong>che</strong> hanno testimoniato e difeso la loro<br />

identità in mezzo a tante avversità. Su<br />

di essi si invoca, a cominciare dal<br />

bilinguismo, la “tutela delle diversità<br />

identitarie” <strong>che</strong> è uno dei cardini dell’integrazione<br />

europea, di cui l’Italia è<br />

stata tra i fondatori e la cui guida è <strong>oggi</strong><br />

affidata alla Repubblica di Slovenia.<br />

Al termine di questo percorso di<br />

giustizia si troverà finalmente quel<br />

porto di riconciliazione <strong>che</strong> è il nostro<br />

traguardo finale. Questo è per noi, Signor<br />

Presidente, il senso vero del Giorno<br />

del Ricordo.<br />

Lucio Toth


Marzo 2008<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

La Redazione risponde<br />

Riscatto agevolato delle case an<strong>che</strong> per i figli dei profughi?<br />

A cura dell’Avv.<br />

Vipsania Andreicich<br />

Sono figlio di esuli e sin dalla mia nascita<br />

ho abitato nell’all<strong>oggi</strong>o assegnato ai miei genitori<br />

in base alla loro qualifica di profughi. An<strong>che</strong><br />

dopo la morte dei miei genitori ho continuato<br />

ad abitare nel medesimo all<strong>oggi</strong>o ed ho<br />

fatto, nei termini previsti dalla Legge, la domanda<br />

per ottenere il riscatto dell’appartamento in<br />

cui vivo.<br />

La mia domanda è stata accolta. Desideravo<br />

sapere se potevo usufruire del beneficio spettante<br />

ai miei genitori, ovvero di poter acquistare<br />

l’immobile pari al 50% del costo di costruzione.<br />

Lettera firmata<br />

La Legge 24 dicembre 1993 n. 560 all’art.<br />

1 comma 24 ha stabilito <strong>che</strong>: Gli assegnatari<br />

di all<strong>oggi</strong> realizzati ai sensi della Legge 4 marzo<br />

1952 n. 137 e successive modificazioni,<br />

indipendentemente da precedenti domande di<br />

acquisto in godimento, ne pos<strong>sono</strong> chiedere<br />

la cessione in proprietà entro il termine di un<br />

anno dalla data di entrata in vigore della pre-<br />

Quirinale, insigniti<br />

delle onorificenze<br />

75 congiunti<br />

sente Legge, beneficiando delle condizioni di<br />

miglior favore contenute nell’art. 26 delle norme<br />

approvate con il Decreto del Presidente<br />

della Repubblica 17 gennaio 1959 n. 2, come<br />

sostituito dall’art. 14 della Legge 27 aprile 1962<br />

n. 231.<br />

Il testo del succitato art. 26 del D.P.R. 2/<br />

1959 è il seguente: Gli all<strong>oggi</strong> costruiti o da<br />

costruire ai sensi della Legge 9 agosto 1954 n.<br />

640 e tutti gli all<strong>oggi</strong> a totale carico dello Stato<br />

per categorie meno abbienti, <strong>non</strong>ché gli all<strong>oggi</strong><br />

costruiti dall’UNRRA Casas, an<strong>che</strong> con fondi<br />

ERP, vengono ceduti in proprietà in un’unica<br />

soluzione, ovvero in oltre 25 anni, in rate mensili<br />

costanti, posticipate, senza interessi. Il prezzo<br />

di cessione è pari al cinquanta per cento<br />

del costo di costruzione di ogni singolo all<strong>oggi</strong>o.<br />

Tale norma ha sollevato molteplici problemi<br />

in merito alla sua interpretazione, ed in<br />

particolar modo sul suo ambito di applicazione.<br />

Per quanto concerne l’individuazione del<br />

soggetto avente diritto all’acquisto dei beni in<br />

questione, inizialmente il Ministero delle Finanze<br />

in una Circolare del 13.12.1994, aveva<br />

Nel consegnare le 75 medaglie, in altra sala del Quirinale nella medesima<br />

mattinata, Rutelli ha rivolto ai congiunti delle vittime frasi di conforto<br />

e domande sulla loro vita. “Ho rivissuto – ha commentato più tardi – la<br />

crudezza di quei giorni, nel pensiero di quei giovani spesso uccisi da<br />

ragazzi <strong>che</strong> avevano la stessa età”.<br />

Oggi l’Italia deve sapere, superando la barriera del silenzio durato per<br />

troppo tempo. “Ferve – ha ribadito ancora – il desiderio di richiamare<br />

all’attenzione della nazione le grandi tradizioni artistico-culturali dei<br />

giuliano-dalmati e del loro contributo dalla alla storia dell’umanità”. Ha<br />

ricordato l’inaugurazione annunciata per il pomeriggio del 10 febbraio<br />

del monumento alle Vittime delle Foibe in zona Laurentina, ha richiamato<br />

l’attenzione sulla cerimonia <strong>che</strong> si stava svolgendo parallelamente alla<br />

Foiba di Basovizza a Trieste ma an<strong>che</strong> in tantissime altre città di un Italia<br />

<strong>che</strong> risponde al richiamo della Legge sul Ricordo. Per la prima volta, a<br />

conclusione della cerimonia al Quirinale, è stato offerto, in omaggio al 10<br />

Febbraio un concerto per violino e pianoforte con musi<strong>che</strong> di Brahms e<br />

Beethoven eseguite da una virtuosa Natasha Korsakova – della stirpe del<br />

famoso musicista – e da José Gallardo. Tra gli spettatori presenti in sala<br />

an<strong>che</strong> il piranese Uto Ughi mentre sabato sera per il pubblico giulianodalmato<br />

romano s’era esibito il fiumano Francesco Squarcia.<br />

Conclusa la cerimonia il Presidente Giorgio Napolitano si è fermato a<br />

salutare la gente, gli insigniti delle medaglie gli presentavano i propri figli<br />

ai quali avevano consegnato subito dopo la cerimonia, medaglia e diplomi,<br />

per “continuare a ricordare” senza rancori, ma per pietas e riconoscenza.<br />

Rosanna Turicinovich Giuricin<br />

(la cronaca integrale su ww.arcipelagoadriatico.it)<br />

precisato <strong>che</strong> l’agevolazione prevista dalla Legge<br />

560/93, può essere concessa solo al soggetto<br />

titolare della qualità di profugo in considerazione<br />

del puntuale riferimento alla Legge 137/<br />

52 operato dalla normativa sopra citata.<br />

In seguito, con la Circolare del 21 dicembre<br />

1995, il Ministero delle Finanze ha però<br />

precisato <strong>che</strong> la predetta Legge 137/52 disciplina<br />

la concessione di all<strong>oggi</strong> in favore dei<br />

profughi in base al numero delle persone di<br />

famiglia conviventi (art. 23).<br />

Tale elemento di valutazione <strong>non</strong> sembra<br />

possa essere escluso ora dalla disciplina della<br />

materia, sia perché la stessa Legge 560/93<br />

comma 6, intende espressamente agevolare<br />

oltre il titolare del rapporto an<strong>che</strong> i familiari<br />

conviventi, sia perché proprio la Legge fondamentale<br />

dello Stato (art. 31 della Costituzione)<br />

impone una lettura della normativa conforme<br />

ai principi di tutela dei rapporti familiari.<br />

Sulla scia di tali principi era stata presentata<br />

una richiesta di parere all’Avvocatura dello<br />

Stato in merito alla applicazione delle norme<br />

di alienazione di all<strong>oggi</strong> costruiti con la Legge<br />

137/52, an<strong>che</strong> ai familiari e/o eredi purché<br />

compresi nello stesso nucleo familiare del sog-<br />

getto <strong>che</strong>, solo lui, aveva la qualifica di profugo.<br />

In caso affermativo si chiedeva espressamente<br />

se il prezzo di cessione dovesse essere<br />

determinato in forza della Legge 560/93 (50%<br />

del costo di costruzione).<br />

L’Avvocatura Distrettuale dello Stato con il<br />

parere del 17/6/97 affermava l’applicabilità della<br />

Legge 137/52 e della Legge 560/93 an<strong>che</strong> ai<br />

familiari conviventi in seguito alla produzione<br />

del certificato di profugo del proprio avente<br />

causa.<br />

Da ultimo giova citare la Direttiva della Presidenza<br />

del Consiglio dei Ministri del 18 maggio<br />

1999 nella quale si afferma <strong>che</strong>:<br />

Il trasferimento in proprietà potrà essere<br />

richiesto da parte dei familiari conviventi, an<strong>che</strong><br />

se <strong>non</strong> in possesso della qualifica di profugo,<br />

purchè residenti nell’all<strong>oggi</strong>o secondo le<br />

modalità previste dalla vigente normativa.<br />

Se il profugo assegnatario è deceduto il familiare<br />

tuttora residente, <strong>che</strong> ha inoltrato nei<br />

termini la relativa domanda di acquisto, documentando<br />

la qualifica di profugo in capo al<br />

dante causa deceduto, potrà beneficiare delle<br />

condizioni di miglior favore di cui al comma<br />

24 dell’art. 1 della Legge 560/93.<br />

I risultati del sondaggio commissionato<br />

dall’ANVGD sul grado di conoscenza<br />

della storia del confine orientale<br />

La Sede centrale dell’ANVGD ha<br />

commissionato un sondaggio d’opinione<br />

alla Ferrari Nasi & Grisantelli di<br />

Milano, sulla conoscenza tra gli italiani<br />

del dramma delle Foibe e dell’Esodo<br />

giuliano-dalmata.<br />

Non manca la conferma <strong>che</strong> questi<br />

temi storici <strong>sono</strong> ancora poco conosciuti.<br />

Sono comunque dati sicuramente<br />

più positivi di quelli di alcuni<br />

anni or<strong>sono</strong>, quando le parole Foibe<br />

ed Esodo <strong>non</strong> superavano la doppia<br />

cifra percentuale di risposte.<br />

La conoscenza esatta di cosa sia<br />

una Foiba è nel bagaglio culturale del<br />

40% della popolazione, mentre un<br />

20% ne ha solo sentito parlare. Ben il<br />

35% dichiara sconosciuta la parola e<br />

addirittura il 5% fornisce una descrizione<br />

di Foiba completamente errata.<br />

Entrando in un’analisi incrociata dei<br />

dati, tra chi conosce le Foibe, il profilo<br />

del più edotto è maschio, tra i 36 e i<br />

55 anni, abitante nelle regioni del<br />

Triveneto, laureato. La percentuale più<br />

bassa è invece proprio nei più giovani,<br />

con il 22%, a dimostrazione <strong>che</strong><br />

ancora <strong>oggi</strong> la Scuola <strong>non</strong> porta alcun<br />

messaggio storico sulla vicenda.<br />

Scorrendo i dati, si scopre <strong>che</strong> la classe<br />

sociale più bassa è quella più sensibile<br />

all’argomento (50% di risposte<br />

esatte). Inoltre viene alla luce <strong>che</strong> i<br />

politicamente orientati a centrosinistra<br />

(47% di risposte esatte) staccano di<br />

dieci punti quelli di centrodestra<br />

(37%).<br />

Passando all’Esodo giulianodalmata,<br />

la conoscenza degli italiani<br />

scende al 23%, <strong>che</strong> risale ad un 40%<br />

se si considera an<strong>che</strong> chi ne ha sentito<br />

parlare ma <strong>non</strong> sa bene cosa sia. Addirittura<br />

il 57% dichiara di <strong>non</strong> averne<br />

mai saputo nulla. Tra i (pochi) eruditi<br />

la maggioranza spetta agli ultracinquantaseienni<br />

(29%), a dimostrazione<br />

<strong>che</strong> l’Esodo è nella memoria storica<br />

dei singoli più <strong>che</strong> nella conoscenza<br />

dell’opinione pubblica; tant’è <strong>che</strong><br />

tra i più giovani solo il 14% sa cosa<br />

sia. In ambito politico si riduce la differenza<br />

di percezione: gli orientati a<br />

centrodestra si fermano al 23%, poco<br />

più su, al 27%, chi vota a centrosinistra.<br />

Il campione di rilevazione su tutto<br />

il territorio nazionale riguarda 600 casi<br />

di popolazione italiana adulta; le<br />

rilevazioni <strong>sono</strong> state effettuate nel gen-<br />

5<br />

naio 2008. Arnaldo Ferrari Nasi, della<br />

società <strong>che</strong> ha eseguito il sondaggio<br />

(www.fngricer<strong>che</strong>.it) afferma <strong>che</strong><br />

«come già avvenuto in altre occasioni,<br />

il nostro istituto ha riscontrato una<br />

profonda ignoranza di importanti fatti<br />

storici del ‘900, an<strong>che</strong> nelle fasce di<br />

popolazione con titolo di studio alto.<br />

In questo caso nean<strong>che</strong> la metà dei<br />

laureati sa dirci del dramma dell’Esodo<br />

e solo pochi in più di quello delle<br />

Foibe. Da padre, più <strong>che</strong> da sociologo<br />

o docente, <strong>sono</strong> preoccupato di come<br />

la Scuola italiana insegni la Storia ai<br />

nostri figli».<br />

Il sondaggio voluto dall’ANVGD ha<br />

così dimostrato ampiamente come sia<br />

ancora lungo il cammino <strong>che</strong> la società<br />

civile italiana deve compiere,<br />

prima di ricomporre in maniera davvero<br />

completa una memoria storica<br />

nazionale <strong>che</strong> rifletta fedelmente gli avvenimenti<br />

<strong>che</strong> sconvolsero l’Istria, Fiume<br />

e la Dalmazia al termine della seconda<br />

guerra mondiale, coinvolgendo<br />

inermi cittadini italiani, costretti all’Esodo,<br />

quando <strong>non</strong> al massacro.<br />

Nella sede nazionale di Roma la Mostra per il Giorno del Ricordo<br />

Si è aperta il 5 febbraio nella Sede centrale<br />

dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e<br />

Dalmazia di Roma, la Mostra dedicata al Giorno<br />

del Ricordo, rimasta aperta fino a domenica 10 a<br />

beneficio di scolares<strong>che</strong> e visitatori. Tra i primi<br />

opsiti l’on. Piero Fassino, <strong>che</strong> ha seguito con attenzione<br />

il percorso storico, curato con equilibrio<br />

da Guido Rumici. Il presidente ANVGD Toth ha illustrato<br />

le principali tappe della storia dell’Istria e<br />

della Dalmazia, soffermandosi in particolare sugli<br />

eventi del XX secolo, così dolorosi per la comunità<br />

giuliano-dalmata.<br />

Al termine della visita, Fassino ha dichiarato<br />

<strong>che</strong> «il dramma dell’esodo giuliano-dalmata e delle<br />

foibe è una pagina di storia nazionale per troppi<br />

anni dimenticata e <strong>che</strong> finalmente negli ultimi<br />

anni è stata pienamente riconosciuta da tutta la<br />

società italiana. È giusto quindi <strong>che</strong> sia costantemente<br />

ricordata e sia iscritta nella memoria della<br />

coscienza democratica e civica del nostro Paese.<br />

L’aver voluto l’istituzione del 10 febbraio come<br />

Giorno del Ricordo rappresenta il modo migliore<br />

per far sì <strong>che</strong> una pagina così terribile venga mantenuta<br />

viva nella coscienza del Paese e trasmessa<br />

via via alle generazioni <strong>che</strong> si susseguono. Al dovere<br />

della memoria e di omaggio alle vittime, si<br />

aggiunge quello di far vivere nella vita di tutti i<br />

giorni i valori di tolleranza, di solidarietà, di<br />

multietnicità e di interculturalità <strong>che</strong> <strong>sono</strong> necessari<br />

affinché pagine così dolorose <strong>non</strong> abbiano<br />

più a ripetersi».<br />

Diverse classi delle scuole superiori di Roma<br />

e provincia hanno visitato l’esposizione, accompagnate<br />

dagli insegnanti. La Sede ha curato le visite<br />

guidate ed ha consenito agli studenti di incontrare<br />

una testimone diretta di quegli eventi, la<br />

signora Silvana Rocchi.<br />

d.a.<br />

Due istantanee della mostra allestita nella Sede nazionale ANVGD<br />

e visitata dalle classi superiori di alcune scuole di Roma e provincia<br />

F.R.


6 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

continua dalla prima pagina<br />

Inaugurato solennemente a Roma<br />

il Monumento alle Vittime delle Foibe Istriane<br />

voluto dall’ANVGD e realizzato con il contributo<br />

dell’amministrazione capitolina e regionale<br />

Esuli residenti nella Capitale e nella sua Provincia. L’elenco delle presenze è sul<br />

sito www.anvgd.it<br />

Il sindaco di Roma Veltroni ha definito le foibe «una tragedia di terribile<br />

crudezza per centinaia di famiglie italiane» ed ha sottolineato come «la storia<br />

va ricordata tutta intera, senza buchi e omissioni. Per quel popolo cacciato ed<br />

espulso da un’occupazione straniera legata ad una connotazione ideologica ci<br />

fu l’orrore della dittatura». Tutti – ha aggiunto – «siamo figli di quella storia», <strong>che</strong><br />

va condannata nei suoi aspetti negativi e <strong>che</strong> «al tempo stesso occorre riportare<br />

alla memoria».<br />

«Non ho voluto mancare a questo appuntamento – ha proseguito Veltroni<br />

rivolgendosi ai presenti – <strong>che</strong> considero ormai una parte importante del nostro<br />

viaggio insieme. Un appuntamento <strong>che</strong> diventerà abituale (il viaggio in Venezia<br />

Giulia per visitare i luoghi delle Foibe) per una delle tragedie <strong>che</strong> si fa fatica a<br />

dimenticare».<br />

Sono intervenute le rappresentanze d’Arma e delle associazioni<br />

combattentisti<strong>che</strong> di Aeronautica, Marina, Carabinieri, Guardia di Finanza, Alpini,<br />

Bersaglieri, Paracadutisti, Granatieri di Sardegna, Carristi, Vigili Urbani,<br />

Associazione dei Combattenti e Reduci, Associazione Volontari di Guerra, Gruppo<br />

Medaglie d’Oro al Valor Militare, Istituto del Nastro Azzurro, Istituto Guardie<br />

d’Onore delle Reali Tombe del Pantheon. Il pic<strong>che</strong>tto militare era del Primo<br />

Reggimento dei Granatieri di Sardegna.<br />

Le manifestazioni curate dal Comitato ANVGD di Roma erano iniziate il 4<br />

febbraio. Ne daremo una più ampia cronaca sul prossimo numero. Alla pag. 20<br />

una cronaca fotografica di alcuni dei momenti più significativi della cerimonia<br />

di inaugurazione del Monumento.<br />

p.c.h.<br />

Francobollo<br />

sul Liceo Combi di Capodistria:<br />

<strong>non</strong> più il 20 febbraio ma l’8 marzo<br />

Dopo le assicurazioni fornite dal Ministero degli Affari Esteri, <strong>che</strong> davano il<br />

20 febbraio come data di emissione del francobollo sull’ex Liceo Combi di<br />

Capodistria (inizialmente prevista per il Giorno del Ricordo), Poste Italiane invece<br />

rende ufficiale l’evento - con tanto di annullo già pronto - per l’8 marzo.<br />

La notizia è ripresa an<strong>che</strong> da “Vaccari<br />

News”, tra i principali siti monotematici italiani<br />

dedicati alla filatelia. Un’altra emissione<br />

è prevista nei giorni di “Milanofil”,<br />

an<strong>che</strong> se l’annullo fdc sarà impiegato a Trieste,<br />

presso lo sportello filatelico, l’8 marzo<br />

stesso. È stata dunque formalizzata la<br />

data di uscita del francobollo da 60 centesimi<br />

per l’ex Liceo ginnasio “Carlo Combi”,<br />

ora “Rinaldo Carli”, di Capodistria, già prevista<br />

per il 9 febbraio e poi rinviata in un<br />

primo tempo, tra le polemi<strong>che</strong> delle associazioni<br />

degli Esuli, ad una data <strong>non</strong> precisata<br />

(indicativamente tra giugno e luglio).<br />

Ora, l’ulteriore posizionamento, <strong>che</strong> dovrebbe<br />

essere definitivo.<br />

Ecco come si presenta<br />

il francobollo dalla faticosa<br />

gestazione. A ciascuno valutare<br />

la qualità grafica ed estetica...<br />

Gli ultimi posti per Lourdes<br />

Sono ancora disponibili alcuni posti per il pellegrinaggio a Lourdes organizzato<br />

dalla Sede nazionale ANVGD dal 7 al 10 giugno prossimi, in occasione del<br />

150° anniversario dell’apparizione della Madonna di Lourdes e del 5° anniversario<br />

della scomparsa di Padre Flaminio Rocchi.<br />

Il viaggio prevede la partenza con volo andata/ritorno da Roma e Venezia.<br />

Tutti i particolari <strong>sono</strong> contenuti a pagina 16 di “Difesa Adriatica” di dicembre<br />

2007. Dati i tempi ristretti, coloro <strong>che</strong> <strong>non</strong> avessero ancora prenotato pos<strong>sono</strong><br />

chiamare la Sede nazionale allo 06.58 16 852, an<strong>che</strong> per chiedere ulteriori<br />

informazioni.<br />

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Rivolgiti ai nostri Comitati Provinciali<br />

o contatta la nostra Sede nazionale<br />

(tel. 06 5816852)<br />

L’abbonamento a Difesa Adriatica <strong>non</strong> equivale alla quota associativa<br />

Pubblichiamo di seguito le prime<br />

crona<strong>che</strong> pervenuteci dai nostri Comitati<br />

in tempo utile per la pubblicazione<br />

su questo numero di marzo. Altri<br />

servizi e fotografie, nel frattempo<br />

giunti in redazione, saranno pubblicati<br />

sul numero di aprile, <strong>che</strong> seguirà<br />

a breve.<br />

COMITATO DI AVELLINO<br />

Si <strong>sono</strong> svolte a Piedimonte Matese<br />

(Caserta), le cerimonie in occasione del<br />

Giorno del Ricordo, organizzata dal<br />

Comune e dagli Istituti scolastici: Classico,<br />

Scientifico, Pedagogico, Alberghiero.<br />

Il tema svolto: L’esodo e le<br />

Foibe; storia di una tragedia italiana.<br />

Ha portato il saluto il sindaco avv. Vincenzo<br />

Cappello, il prof. Costantino<br />

Leuci e il consigliere Ferrante.<br />

Lo studente universitario Andrea<br />

B<strong>oggi</strong>a ha svolto con maestria il ruolo<br />

di presentatore. La preside, Miriana<br />

Tramontina, ha portato al folto uditorio<br />

nella aula consiliare, il racconto dei<br />

tragici eventi seguiti all’occupazione<br />

titina e della pulizia etnica contro l’elemento<br />

italiano. Ricordato an<strong>che</strong> il<br />

questore di Fiume, Giovanni Palatucci,<br />

<strong>che</strong> aiutò in ogni modo possibile gli<br />

ebrei e morì in campo di concentramento.<br />

Il prof Testa ha ricordato i tanti<br />

meridionali trucidati dai titini solo perché<br />

con le “stellette” e servitori dello<br />

Stato: carabinieri, poliziotti, finanzieri,<br />

marinai e militi.<br />

Ha ricordato come nel 1944, in<br />

queste terre del Sannio, quale volontario<br />

allora allievo Nunziatella nel<br />

gruppo combattimento Friuli, composto<br />

in maggioranza istriani, veneti e<br />

dalmati, egli con i suoi commilitoni si<br />

illudeva di poter liberare le belle terre<br />

nostre.<br />

Un ringraziamento particolare al<br />

preside Loffredo, autore di scritti sul<br />

periodo 1943-’46. E un grazie al cav.<br />

Paolo N<strong>oggi</strong>a per aver organizzato la<br />

bella manifestazione.<br />

Carmelo Testa<br />

DELEGAZIONE DI BARLETTA<br />

La commemorazione istituzionale<br />

gli incontri con le scuole<br />

della provincia<br />

Nella splendida cornice della Sala<br />

Rossa del Castello svevo di Barletta si<br />

è celebrato il 9 febbraio, in forma solenne,<br />

il Giorno del Ricordo alla presenza<br />

delle massime autorità istituzionali<br />

e militari, delle associazioni d’arma<br />

e dell’associazionismo cittadino.<br />

La manifestazione, patrocinata<br />

dall’Amministrazione comunale in<br />

stretta collaborazione con la Delegazione<br />

provinciale ANVGD, retta dal prof.<br />

Giuseppe Dicuonzo, era finalizzato a<br />

mantenere vivo il ricordo del dramma<br />

della pulizia etnica operata da milizie<br />

jugoslave e delle foibe, patite dalle<br />

popolazioni italiane dell’Istria, di Fiume<br />

e della Dalmazia.<br />

Alla commemorazione, presieduta<br />

dal presidente della Commissione<br />

Cultura prof.ssa Mariagrazia Vitobello<br />

in rappresentanza del Sindaco, ing.<br />

dai comitati<br />

Barletta, Sala Rossa del castello svevo, 9 febbraio.<br />

Il tavolo dei relatori<br />

Nicola Maffei, hanno preso parte lo<br />

stesso prof. Dicuonzo, Patrizia C.<br />

Hansen e mons. Giuseppe Paolillo,<br />

vicario episcopale di Barletta.<br />

Aperto l’incontro dall’Inno nazionale<br />

e da un minuto di silenzio scandito<br />

dal suono della tromba, è seguito<br />

il sentito intervento di saluto della<br />

prof.ssa Vitobello; al delegato ANVGD<br />

il compito di presentare una articolata<br />

relazione storica sulle vicende del confine<br />

orientale. Patrizia C. Hansen ha<br />

ricostruito quindi il dibattito svoltosi<br />

sulla stampa nazionale dal 1996 ai<br />

nostri giorni e <strong>che</strong> ha condotto all’istituzione<br />

del Giorno del Ricordo. Mons.<br />

Paolillo ha letto alcuni brani rievocativi<br />

di Padre Flaminio Rocchi ed ha avuto<br />

parole di stima e di affetto per gli<br />

Esuli.<br />

Il programma delle manifestazioni<br />

per commemorare il Giorno del<br />

Ricordo nella VI provincia pugliese,<br />

Barletta-Andria-Trani è proseguito nei<br />

giorni successivi.<br />

Con tanta soddisfazione il Delegato<br />

prov.le ANVGD prof. Giuseppe<br />

Dicuonzo, dopo Barletta, ha avuto un<br />

incontro giovedì 14 marzo presso il<br />

Liceo scientifico “Fermi” di Minervino<br />

Murge per commemorare degnamente<br />

il 10 Febbraio, quindi a Ruvo di<br />

Puglia.<br />

La manifestazione ha visto una forte<br />

presenza e partecipazione soprattutto<br />

degli studenti (250), grazie an<strong>che</strong><br />

all’aperta disponibilità del prof. Sabino<br />

Redavid docente di storia e filosofia e<br />

del preside prof.ssa Nunzia Silvestri. Il<br />

tempo disponibile ha consentito di fare<br />

solo dei flash della tragedia <strong>che</strong> per<br />

essere capita occorre venga argomentata<br />

e approfondita più dettagliatamente.<br />

Tanti <strong>non</strong> sapevano nulla di quella<br />

tragedia dimostrando e manifestando,<br />

pertanto, grande interesse specie sulla<br />

parte storico culturale. Dopo la presentazione<br />

del prof. Redavid e della<br />

rappresentante d’Istituto della componente<br />

studentesca è stato consegnato<br />

al relatore nostro Delegato un volume<br />

dello storico locale Giuseppe D’Aloia<br />

dal titolo Minervino, appunti di storia<br />

con dedica del dirigente scolastico<br />

prof. Nunzia Silvestri. Inoltre lo studente<br />

Valerio Scarpa ha donato un Dvd<br />

da lui edito dal titolo Foibe 10 Febbraio<br />

2008, con immagini e didascalie<br />

commoventi accompagnate da musi<strong>che</strong><br />

toccanti.<br />

Di rimando il prof. Dicuonzo ha<br />

donato alla scuola il gagliardetto<br />

dell’ANVGD-Delegazione di Barletta-<br />

Andria-Trani e la pubblicazione del<br />

Giorno del Ricordo 2007 a cura della<br />

FEDESULI e dell’ANVGD con allegato il<br />

video parte integrante della pubblicazione<br />

relativo all’inaugurazione del<br />

nuovo monumento della foiba di Basovizza.<br />

COMITATO DI BOLOGNA<br />

Sono state numerose in Emilia<br />

Romagna le manifestazioni in occa-<br />

sione del Giorno del Ricordo. A Bologna,<br />

nella mattina di domenica 10 febbraio,<br />

a cura del Comitato felsineo presieduto<br />

da Marino Segnan, ha avuto<br />

luogo la cerimonia di intitolazione di<br />

una di una rotatoria stradale, localizzata<br />

nel Quartiere Navile tra le vie<br />

Cristoforo Colombo e via del Trebbo,<br />

al confine col Comune di Castelmaggiore,<br />

ai «Martiri delle foibe»; la significativa<br />

manifestazione si è svolta con<br />

la partecipazione di numerose autorità<br />

civili, militari e religiose. Erano fra<br />

gli altri presenti: il vicesindaco di Bologna<br />

Adriana Scaramuzzino, mons.<br />

Lino Goriup, vicario episcopale della<br />

cultura e della comunicazione della<br />

Arcidiocesi di Bologna, il vicepresidente<br />

del Consiglio provinciale di<br />

Bologna Giuseppe Sabbioni, il presidente<br />

del Quartiere Navile Claudio<br />

Mazzanti, con la presenza del Gonfalone<br />

della Città di Bologna, la Fanfara<br />

dei Bersaglieri in congedo di Modena<br />

ed i labari delle associazioni combattentisti<strong>che</strong><br />

e d’arma. Da segnalare la<br />

presenza di numerosi esuli organizzati<br />

nell’ANVGD di Bologna.<br />

La manifestazione si è aperta con<br />

l’Inno di Mameli e il Silenzio; allo<br />

scoprimento della insegna hanno proceduto<br />

il vicesindaco di Bologna<br />

Adriana Scaramuzzino ed il presidente<br />

ANVGD Segnan; la preghiera in memoria<br />

dei martiri e dei caduti è stata<br />

letta da mons. Goriup, figlio di esuli<br />

dall’Istria. Successivamente in rappresentanza<br />

degli esuli è stata deposta una<br />

corona in memoria delle Vittime delle<br />

Foibe; la commovente cerimonia si è<br />

conclusa al suono del Va’ pensiero <strong>che</strong><br />

la Fanfara dei Bersaglieri in congedo<br />

di Modena ha suonato in maniera<br />

mirabile.<br />

«Dunque – commenta Segnan – il<br />

Giorno del Ricordo a Bologna e provincia<br />

ha fatto il pieno. Iniziato con<br />

una conferenza il giorno 2 febbraio, e<br />

inaugurato una discutibile mostra in<br />

un paesino del primo appennino, dove<br />

lo zoccolo duro <strong>non</strong> cessa di esistere.<br />

Abbiamo partecipato a n. 6 Consigli<br />

Comunali, quattro conferenze,<br />

due mostre, 1 consiglio provinciale, 7<br />

scuole, e n. 3 cerimonie, se sembra<br />

poco, bisogna an<strong>che</strong> capire in <strong>che</strong><br />

Regione si lavora. Non <strong>sono</strong> le sole<br />

iniziative <strong>che</strong> ci hanno visti protagonisti,<br />

perché il nostro impegno continuerà<br />

in altri incontri con le scuole e<br />

Comuni an<strong>che</strong> nei prossimi mesi, dato<br />

<strong>che</strong> <strong>non</strong> tutte scuole, hanno iniziato a<br />

parlare della storia della Seconda guerra<br />

mondiale.<br />

Nonostante il nostro Presidente<br />

della Repubblica abbia preso una posizione<br />

importante soprattutto se riferita<br />

ai silenzi di certa sinistra, alcuni<br />

ambienti legati alla Resistenza e<br />

all’ANPI continuano a mantenere un’atteggiamento<br />

fazioso.<br />

Il sindaco di Bologna, invece, ha<br />

voluto essere presente con il Gonfalone<br />

della Città e nella giornata altre due<br />

volte ci ha accompagnato nella nostre<br />

cerimonie. Inoltre la presenza pure<br />

del presidente della Giunta Regionale


Marzo 2008<br />

e il relativo Gonfalone nella nostra<br />

ca<strong>non</strong>ica cerimonia. Da aggiungere<br />

negli stradari nazionali <strong>che</strong> an<strong>che</strong> Bologna<br />

ha una rotonda stradale intitolata<br />

ai “Martiri delle Foibe”: se vi sembra<br />

poco! Poi pensare di avere presenti<br />

circa trecento persone nella commemorazione<br />

e alla consegna da parte<br />

del viceprefetto vicario dott. Matteo<br />

Piantedosi della decorazione al sig.<br />

Antonio Curkovic, figlio di un Infoibato.<br />

An<strong>che</strong> Rai Tre regionale ha dedicato<br />

diversi servizi, così come la carta<br />

stampata».<br />

COMITATO DI GORIZIA<br />

Un richiamo forte, esplicito, contro<br />

ogni forma di negazionismo, per<br />

ribadire ancora una volta <strong>che</strong> soltanto<br />

il riconoscimento delle tragedie del<br />

passato può aprire la strada a un futuro<br />

autenticamente comune nella nuova<br />

Europa. Questo il forte messaggio<br />

di Rodolfo Ziberna, presidente provinciale<br />

ANVGD, alla cerimonia del 10<br />

Febbraio svoltasi a Gorizia, nella cornice<br />

dell’auditorium di via Roma, <strong>che</strong><br />

rientrava nel calendario di iniziative<br />

preparato per l’occasione.<br />

Un lungo intervento, quello di<br />

Ziberna, <strong>che</strong> ha voluto spaziare dalle<br />

testimonianze degli esuli alle criti<strong>che</strong><br />

verso chi – tutt’<strong>oggi</strong> – <strong>non</strong> intende riconoscere<br />

il dramma vissuto dai 350<br />

mila italiani costretti a lasciare le proprie<br />

terre per poter continuare a essere<br />

e a sentirsi italiani e dalle vittime<br />

delle deportazioni nell’ex Jugoslavia<br />

<strong>che</strong> trovarono invece una morte atroce<br />

nelle foibe.<br />

«Non è ammissibile – ha affermato<br />

Ziberna – <strong>che</strong> chi vuole entrare nell’Unione<br />

Europea <strong>non</strong> voglia ancora<br />

riconoscere <strong>che</strong> quella subita dagli italiani<br />

giuliani e istriano-dalmati fu una<br />

forma di pulizia etnica». Ziberna si è<br />

rivolto naturalmente an<strong>che</strong> al contesto<br />

italiano: «Così come nessuno può<br />

permettersi di <strong>non</strong> riconoscere le violenze<br />

del fascismo – il concetto delineato<br />

dal presidente dell’ANVGD – <strong>non</strong><br />

<strong>sono</strong> più tollerabili coloro <strong>che</strong> giustificano<br />

le foibe sulla base di quelle violenze.<br />

Per anni le foibe e l’esodo <strong>sono</strong><br />

stati usati come una bandiera dalla<br />

destra e considerate un tabù dalla sinistra.<br />

Adesso speriamo <strong>che</strong> l’istituzione<br />

votata in Parlamento da centro-destra<br />

e centro-sinistra del Giorno del<br />

Ricordo possa far segnare un effettivo<br />

superamento».<br />

Tornando all’esodo, Ziberna, <strong>che</strong><br />

ha aperto il proprio intervento leggendo<br />

una commovente testimonianza di<br />

Bologna, 10 febbraio, un momento della cerimonia<br />

di inaugurazione della Rotonda Martiri delle Foibe<br />

Bologna, la Fanfara dei Bersaglieri in congedo di Modena<br />

<strong>che</strong> ha accompagnato mirabilmente le cerimonie<br />

Il sindaco Cofferati, intervenuto alle cerimonie del Comitato ANVGD<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

dai comitati<br />

Guido Miglia datata 10 febbraio 1947,<br />

ha an<strong>che</strong> ricordato l’accoglienza spesso<br />

tutt’altro <strong>che</strong> benevola ricevuta dagli<br />

esuli: «Certa Italia li accettò malvolentieri,<br />

li considerava fascisti perché<br />

volevano fuggire dal paradiso comunista».<br />

Drammi tuttora misconosciuti e<br />

ignorati an<strong>che</strong> in buona parte d’Italia<br />

e la cui memoria invece continua a<br />

essere viva a Gorizia, perpetuata dai<br />

familiari delle vittime delle deportazioni,<br />

dagli esuli, dai parenti degli<br />

esuli, ma an<strong>che</strong> dai goriziani <strong>che</strong> pure<br />

<strong>non</strong> provarono sulla pelle propria o<br />

dei propri cari quelle tragedie, ma <strong>che</strong><br />

da sessant’anni condividono la consapevolezza<br />

di quanto avvenne allora.<br />

È arrivato il momento di mettere<br />

da parte tutti i rancori, ma i familiari<br />

dei deportati chiedono di sapere dove<br />

si trovano i resti dei propri cari. La speranza<br />

di entrare in possesso della documentazione<br />

necessaria ad avere<br />

qual<strong>che</strong> indicazione utile in più è stata<br />

manifestata da Clara Morassi Stanta,<br />

presidente del Comitato dei familiari<br />

dei deportati goriziani, in occasione<br />

della deposizione di corone e omaggi<br />

floreali al lapidario del parco della<br />

Rimembranza. La presidente del Comitato<br />

ha poi espresso l’auspicio <strong>che</strong><br />

la tanto attesa documentazione possa<br />

essere fornita, ribadendo la volontà di<br />

<strong>non</strong> arrendersi.<br />

Oltre a numerosi cittadini, alla cerimonia<br />

<strong>sono</strong> intervenute le autorità<br />

civili e militari di Gorizia, tra cui il sindaco,<br />

Ettore Romoli, <strong>che</strong> ha accompagnato<br />

Clara Morassi Stanta verso il<br />

lapidario, il vicesindaco, Fabio Gentile,<br />

il consigliere regionale Gaetano<br />

Valenti, il presidente del Consiglio Provinciale,<br />

Alessandro Fabbro, e l’ex primo<br />

cittadino, Vittorio Brancati.<br />

A seguire, un altro omaggio floreale<br />

è stato portato in Questura, precisamente<br />

alla targa dedicata ai deportati<br />

della Polizia. Per iniziativa del Comune<br />

e dell’ANVGD, altre corone <strong>sono</strong> state<br />

deposte alla statua bronzea di Cesare<br />

Augusto collocata in largo Martiri delle<br />

Foibe, all’incrocio tra via Roma e<br />

via Marconi.<br />

Il presidente provinciale Ziberna ha<br />

brevemente ricordato la storia del<br />

monumento: «Il Giorno del Ricordo è<br />

fatto di memoria, ma an<strong>che</strong> di momenti<br />

simbolici, come la deposizione di<br />

corone alla statua di Cesare Augusto.<br />

Questa fino a sessant’anni fa si trovava<br />

a Pola, davanti all’arena, ed è stata<br />

portata a Gorizia dagli esuli sulla<br />

motonave Toscana». Nella seconda<br />

parte della manifestazione, alla quale<br />

hanno presenziato le maggiori autorità<br />

cittadine, dal prefetto De Lorenzo<br />

al vicesindaco Gentile, dal comandante<br />

della “Pozzuolo” Godio ai rappresentanti<br />

delle Forze dell’ordine, c’è stato<br />

spazio per il concerto del “Mitteleuropa<br />

ensemble chamber quartet” di<br />

Mario Fragiacomo con componimenti<br />

tradizionali dell’area istroveneta rivisitate<br />

in un’ottica jazzistica e con testi<br />

poetici.<br />

(rtg)<br />

(da www.arcipelagoadriatico.it)<br />

COMITATO DI LATINA<br />

Grande cornice di pubblico per il<br />

Giorno del Ricordo, evento organizzato<br />

dal Comune e la Provincia di Latina,<br />

la Fondazione Palazzo della Cultura,<br />

la Prefettura e l’ANVGD pontina<br />

presieduta dall’infaticabile Benito<br />

7<br />

Pavazza per ricordare e meditare sulle<br />

Foibe e raccontare alle giovani generazioni<br />

la tragedia vissuta dal popolo<br />

italiano.<br />

Dopo la S. Messa presso la parrocchia<br />

Immacolata di Latina e l’omaggio<br />

al Monumento dei Martiri delle<br />

Foibe, è stato proiettato, presso il Teatro<br />

D’Annunzio, il film «Per ricorda-<br />

Latina,da sin. il presidente del Comitato Benito Pavazza,<br />

la bandiera associativa e il vicepresidente Musco<br />

La posa della corona di alloro del Comune di Latina da parte del sindaco Zac<strong>che</strong>o


8 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

re», una dura ed efficace testimonianza<br />

su cosa siano state le Foibe e le violenze<br />

subite dagli italiani. Ha presentato<br />

il giornalista RAI Roberto Olla.<br />

Numerose le scuole medie e superiori<br />

<strong>che</strong> hanno preso parte all’evento.<br />

«È fondamentale - ha affermato il<br />

sindaco di Latina, Vincenzo Zac<strong>che</strong>o<br />

- <strong>che</strong> le giovani generazioni conoscano<br />

una delle piaghe più toccanti e<br />

poco conosciute della nostra storia<br />

recente. L’esodo di 350mila italiani e<br />

la morte violenta di migliaia di persone<br />

è una realtà <strong>che</strong> finalmente restituiamo<br />

ai libri di storia. Sono felicissimo<br />

della sinergia <strong>che</strong> si sta istaurando tra<br />

istituzioni e la presenza del prefetto<br />

dimostra <strong>che</strong> c’è la volontà da parte<br />

delle massime cari<strong>che</strong> dello Stato di<br />

avvicinarsi ai giovani e di far conoscere<br />

loro gli aspetti più toccanti del nostro<br />

passato».<br />

Il sindaco ha an<strong>che</strong> annunciato la<br />

volontà di istituzionalizzare questi due<br />

momenti, il Giorno del Ricordo e la<br />

Giornata della Memoria, attraverso un<br />

atto deliberativo <strong>che</strong> impegna l’Amministrazione<br />

comunale ad organizzare<br />

annualmente eventi di coinvolgimento<br />

delle scuole e in generale<br />

dei giovani.<br />

«Giornata riuscitissima, - ha detto<br />

il prefetto, Bruno Frattasi - ho notato<br />

una grande attenzione da parte degli<br />

studenti i quali hanno partecipato in<br />

maniera massiccia. Abbiamo assistito<br />

ad un documentario molto toccante,<br />

le testimonianze ascoltate <strong>non</strong> pos<strong>sono</strong><br />

<strong>che</strong> avvalorare la tesi di diffondere<br />

il più possibile una pagina di storia<br />

ancora poco conosciuta».<br />

«Siamo soddisfatti per come la città<br />

e soprattutto le scuole hanno risposto<br />

a questo evento - ha affermato<br />

Maurizio Galardo - Sono esperienze<br />

di altissimo livello <strong>che</strong> formano le coscienze<br />

delle nuove generazioni, sia a<br />

livello storico <strong>che</strong> spirituale. Come<br />

Fondazione, siamo orgogliosi <strong>che</strong> ini-<br />

dai comitati<br />

ziative del genere trovino un così grande<br />

riscontro».<br />

COMITATO<br />

DI PORDENONE<br />

«Siamo fieri di essere italiani nati<br />

in Istria, Dalmazia, Fiume: gli uffici dell’anagrafe<br />

rispettino i nomi delle nostre<br />

città, sulla carta d’identità. Siamo<br />

esuli nati a Cittanova d’Istria, a<br />

Dignano d’Istria, a Parenzo <strong>non</strong> a<br />

Novigrad, Vodnjan e Porec».<br />

L’orgoglio patrio e l’appello nel<br />

Giorno del Ricordo 2008 <strong>sono</strong> stati<br />

intrecciati da Silvano Varin, presidente<br />

provinciale ANVGD nella sede della<br />

Provincia a Porde<strong>non</strong>e. Con le associazioni<br />

cavalieri ANIOC, l’Istituto del<br />

Nastro Azzurro e le autorità, ha celebrato<br />

la memoria storica senza omi sis.<br />

Al suo fianco, i rappresentanti di mille<br />

328 famiglie di esuli nella Destra<br />

Tagliamento, espulse 60 anni fa dal<br />

regime dell’ex Jugoslavia.<br />

Una storia drammatica di fatti <strong>che</strong><br />

il presidente Napolitano definì, nel<br />

2007 «pulizia etnica nella congiura del<br />

silenzio». Ricordi dolorosi e commoventi<br />

nell’edizione 2008: «È di tutti la<br />

memoria sugli orrori delle foibe e dell’esodo<br />

di istriani, fiumani e dalmati<br />

nel secondo Dopoguerra, consumati<br />

sul confine orientale del Friuli - ha ribadito<br />

il presidente del consiglio provinciale<br />

Antonio Sartori di Borgoricco,<br />

deponendo una corona di alloro -.<br />

L’impegno della Provincia è per diffondere<br />

nelle scuole la storia di tutti i<br />

fatti del Novecento».<br />

Il secolo breve rubrica l’esodo forzato,<br />

dalle loro terre di istriani, fiumani,<br />

dalmati dopo il trattato di Parigi siglato<br />

il 10 febbraio 1947.<br />

«Una tragedia collettiva <strong>che</strong> ha<br />

colpito an<strong>che</strong> la mia famiglia - ha ricordato<br />

Varin -. Il cugino di mio padre,<br />

Giuseppe, è stato massacrato fuori<br />

dall’osteria a colpi di pietre, a Cittanuova<br />

d’Istria, dai titini».<br />

Il presidente degli esuli ha ricordando<br />

i 90 anni dalla fine del primo<br />

conflitto mondiale. «Una ricorrenza<br />

importante - ha detto -. La prima guerra<br />

mondiale ha concluso il Risorgimento<br />

italiano, nel 1918 con l’annessione<br />

dell’Istria e Dalmazia <strong>che</strong> abbiamo,<br />

poi, perdute».<br />

Perduti an<strong>che</strong> i patrimoni famigliari:<br />

«Siamo arrivate a Porde<strong>non</strong>e nel<br />

1949 - hanno raccontato Lina Gallessi<br />

e Graziella Damiani, ex-maestre -.<br />

Abbiamo visto scomparire nelle foibe<br />

un amico, Dino Ferrara, di 17 anni.<br />

Non dimentichiamo quegli anni<br />

terribili».<br />

COMITATO DI SASSARI<br />

L’intervento del sindaco<br />

di Alghero Marco Tedde<br />

sul Giorno del Ricordo:<br />

«Una pagina tremenda<br />

della storia patria»<br />

«Il Giorno del Ricordo, 10 febbraio,<br />

una data da <strong>non</strong> dimenticare, una<br />

pagina tremenda della storia patria. [...]<br />

Nei giorni immediatamente successivi<br />

all’armistizio di Cassibile, firmato nel<br />

settembre del 1943 tra il Regno d’Italia<br />

e le forze alleate, ebbero inizio gli<br />

eccidi e gli stermini dei cittadini italiani<br />

residenti nella penisola istriana, una<br />

persecuzione in quella terra di nessuno<br />

<strong>che</strong> ebbe a determinare l’esodo <strong>che</strong><br />

allontanò gli italiani residenti in Istria,<br />

Fiume e Dalmazia.<br />

Migliaia di cittadini italiani, costretti<br />

all’esodo, cercarono asilo in tutte le<br />

parti del mondo allacciando rapporti<br />

con nuove comunità.<br />

Possiamo dire con orgoglio <strong>che</strong> la<br />

comunità algherese, assieme alle famiglie<br />

di coloni dell’Ente Ferrarese di<br />

Colonizzazione, già residenti ad<br />

Alghero sin dagli anni ‘30 del secolo<br />

scorso, così distanti nella cultura e nelle<br />

tradizioni da quella degli esuli, seppero<br />

accogliere, con solidarietà e spirito<br />

di cooperazione, i profughi di allora<br />

creando le basi affinché le tre etnie<br />

potessero convivere e collaborare proficuamente<br />

per lo sviluppo economico<br />

di un’area da poco bonificata ponendo<br />

a disposizione le proprie professionalità<br />

e conoscenze per far prosperare<br />

quest’area della Nurra algherese<br />

e per condurla, come è sotto gli<br />

occhi di tutti, verso un radicale cambiamento:<br />

da economia prettamente<br />

agricola e di allevamento ad economia<br />

mista, dove il terziario, ed in questo<br />

caso terziario significa servizi al<br />

turismo, hanno portato il nome di<br />

Alghero, di Fertilia, di Maristella, di<br />

Santa Maria la Palma a diffondersi in<br />

tutto il mondo <strong>non</strong> solo per la ospitale<br />

accoglienza <strong>che</strong> riserva ai suoi<br />

vacanzieri ma an<strong>che</strong> per gli eccellenti<br />

prodotti <strong>che</strong> provengono dalla sua terra.<br />

Oggi, 10 febbraio 2008, ricordando<br />

il sacrificio di queste donne e di<br />

questi uomini, figli di una terra comune,<br />

vogliamo celebrare an<strong>che</strong> la cultura<br />

della vita contro la sua negazione<br />

partecipando uniti alle celebrazioni<br />

volute, an<strong>che</strong> quest’anno, dal Comitato<br />

provinciale della Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.<br />

Lo facciamo per perseguire il dovere<br />

della memoria affidando alle nuove generazioni<br />

il messaggio di pace <strong>che</strong> <strong>non</strong><br />

è soltanto una scelta ideologica ma soprattutto<br />

una ineluttabile necessità per<br />

la sopravvivenza del mondo».<br />

Il sindaco di Latina,<br />

Vincenzo Zac<strong>che</strong>o,<br />

in un momento<br />

della cerimonia<br />

davanti<br />

al monumento all’esodo<br />

e alle vittime<br />

delle Foibe<br />

nel capoluogo pontino<br />

Notizie flash dall’Italia<br />

Terni. La sala della Presidenza del Consiglio provinciale di Terni<br />

è stata intitolata alle Vittime delle Foibe e un’apposita targa testimonia<br />

questa iniziativa. Lo ha comunicato il Presidente dell’Assemblea<br />

di Palazzo Bazzani, Giuseppe Ricci, il 6 marzo in apertura dei lavori<br />

del Consiglio, sottolineando <strong>che</strong> «con questo atto si è dato concretamente<br />

seguito alla volontà di rendere omaggio a questi martiri, caduti<br />

in nome della libertà e della loro italianità. A seguito di questa<br />

iniziativa - ha proseguito lo stesso Ricci - la Società di Studi Fiumani<br />

ha fatto dono al Consiglio provinciale di una serie di pubblicazioni<br />

molto interessanti e della medaglia “Omaggio a Fiume”, invitando i<br />

Consiglieri a fare visita alla sede della Società».<br />

Firenze. Approvata all’unanimità alla Provincia di Firenze, la mozione<br />

di AN, emendata dal gruppo del Partito Democratico sul Complesso<br />

di Sant’Orsola e sulla possibilità di realizzare un “Museo del<br />

Ricordo”.<br />

La mozione impegna la Giunta ad approfondire la conoscenza<br />

delle circostanze <strong>che</strong> portarono il Complesso di Sant’Orsola ad ospitare<br />

molti italiani esuli dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia<br />

nel secondo dopoguerra e, in conseguenza a ciò, di ricordare adeguatamente<br />

tali circostanze, an<strong>che</strong> con una targa ricordo.<br />

Ricordiamo <strong>che</strong> agli anni trascorsi nel Sant’Orsola è dedicato il<br />

libro autobiografico di Myriam Andreatini Sfilli, Delegata ANVGD per<br />

il capoluogo toscano, Flash di una giovinezza vissuta tra i cartoni. La<br />

nostra Delegata ha ovviamente seguito da vicino e a lungo l’iter della<br />

mozione, sino alla sua approvazione.<br />

Sarà inoltre valutata, una volta stabilità la destinazione d’uso principale<br />

del complesso di Sant’Orsola, la possibilità di realizzare all’interno<br />

della struttura un “Museo del Ricordo”, inerente le vicende<br />

dell’esodo dei cittadini italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia.<br />

(Fonte Nadia Fondelli)<br />

Taranto. La città avrà una via intitolata alle Vittime delle Foibe. Lo<br />

ha deliberato il 28 febbraio il consiglio comunale, <strong>che</strong> ha approvato<br />

con la sola astensione del consigliere Voccoli (Rifondazione), la proposta<br />

presentata da Gianpaolo Vietri, il quale ha an<strong>che</strong> suggerito di<br />

celebrare un convegno su quest’altra pagina buia della storia. A sorpresa<br />

in aula era presente il presidente dell’ADES, Pietro Luigi Crasti.<br />

Questi ha auspicato una «discussione serena al di là delle appartenenze»<br />

ed ha riconosciuto la grande ospitalità <strong>che</strong> i pugliesi hanno<br />

offerto ai profughi istriani. Ma proprio la ricostruzione fatta da Crasti<br />

<strong>non</strong> è piaciuta a Voccoli, <strong>che</strong> ha tacciato Crasti di faziosità. Il<br />

capogruppo di Rifondazione ha però riconosciuto, bontà sua, la necessità<br />

di «utilizzare queste tragi<strong>che</strong> vicende per impedire <strong>che</strong> si<br />

ripetano».<br />

Sul filo dell’emozione l’intervento di Gabriele Pugliese (Verdi),<br />

<strong>che</strong> ha raccontato di appartenere ad una famiglia di origine dalmate<br />

<strong>che</strong> ha pagato un prezzo salato alle tragedie della guerra. L’esponente<br />

della Sinistra Arcobaleno si è complimentato con Vietri per l’iniziativa.<br />

Capriulo (PD) ha in insistito sulla necessità di superare le divisioni,<br />

ma di conservare i valori fondanti della Resistenza. In questo clima<br />

di riappacificazione, Eugenio Introcaso (PDL) ha garantito l’impegno<br />

del centrodestra per dare eguale riconoscimento proprio a chi<br />

ha combattuto per la Resistenza a prezzo della vita.<br />

(fonte “Taranto Sera”, 29 febbraio)<br />

Pesaro. In occasione del Giorno del Ricordo, il Comune di Pesaro<br />

ha concesso la Cittadinanza Benemerita a 64 Esuli residenti nella<br />

città marchigiana. La consegna è avvenuta durante una toccante cerimonia,<br />

nella quale <strong>sono</strong> stati ricordati gli altri centinaia già residenti<br />

a Pesaro e oramai scomparsi.<br />

La motivazione dell’attestato di Cittadinanza Benemerita ricevuto<br />

da ogni singolo Esule recita: «negli anni 1945-1950, in conseguenza<br />

delle vicende belli<strong>che</strong> e post belli<strong>che</strong> riguardanti le zone di<br />

confine tra Italia e Jugoslavia e delle vessazioni messe in atto verso<br />

gli italiani residenti in quelle zone, fu costretto ad abbandonare la<br />

propria terra, i propri beni materiali ed i propri affetti ed a rifugiarsi<br />

in altre zone della Patria italiana. Dopo un doloroso viaggio approdò<br />

a Pesaro dove trovò accoglienza e dove sviluppò il proprio progetto<br />

di lavoro e di vita diventando cittadino operoso e partecipe della<br />

nostra città. Nel Giorno del Ricordo 2008, a nome della città.<br />

Il sindaco Luca Ceriscioli<br />

Il presidente del Consiglio Comunale Gerardo Coraducci».<br />

Gli Esuli insigniti della Cittadinanza Benemerita, capitanati dal<br />

presidente ANVGD di Pesaro Eugenio Vagnini, <strong>sono</strong>:<br />

Italo Fabiano e Luciano Anelli, Eleonora Sarich, Silveria Apostoli,<br />

Arnaldo ed Ennio Baffo, Grazia e Giuliana Bontempi, Gisella ed Emilio<br />

Camponi, Angelo Centis, Giorgio e Livio Kokich, Maria Luisa<br />

Concina, Stefano e Anna Damiani, Mario Deghenghi, Villi Enrico<br />

Drioli, Diego De Caneva, Gino Ercolessi, Maria Persich, Caterina<br />

Felici, Giovanni ed Eleonora ed Anna Fucci, Claudio Gasparini,<br />

Mattea Gazich, Giorgio e Liliana Guidi, Luigi e Laura Herscak, Antonio<br />

e Bruno La Volpicella, Flavio e Walter Mancini, Umberto e Orazio<br />

Marsano, Boris Martinovich, Franco e Sergio Pagnetti, Paola<br />

Pescara, Loredana Pucci, Giovanni Ritossa, Maria Regina e Alba Maria<br />

Sala, Igea e Falco e Ardeo Santin, Grazie e Marisa e Iolanda Stella,<br />

Milena Salomone Trolis, Giancarlo Sthor, Marco Gustavo e Maria<br />

Lena Tamino, Lidia Treleani, Marcella Piccinini, Liliana Spaggiaro,<br />

Giovanni Varisco.<br />

F.R.


Marzo 2008<br />

Questa rubrica riporta:<br />

- le elargizioni a “Difesa Adriatica”<br />

di importo superiore all’abbonamento<br />

ordinario;<br />

- le elargizioni dirette alla Sede nazionale<br />

ANVGD;<br />

- eventuali elargizioni di altra natura;<br />

- gli abbonamenti ordinari sottoscritti<br />

a “Difesa Adriatica”;<br />

All’interno di ogni gruppo, i nominativi<br />

<strong>sono</strong> elencati in ordine alfabetico.<br />

In rispetto della normativa sulla<br />

privacy <strong>non</strong> vengono citate le località<br />

di residenza degli offerenti. Ringraziamo<br />

da queste pagine tutti coloro <strong>che</strong>,<br />

con il loro riconoscimento, ci inviano<br />

il segno del loro apprezzamento e del<br />

loro sostegno. Le offerte qui indicate<br />

<strong>non</strong> comprendono le elargizioni ricevute<br />

dai singoli Comitati provinciali<br />

dell’ANVGD.<br />

ABBONAMENTI<br />

CON ELARGIZIONI<br />

A “DIFESA ADRIATICA”<br />

(ccp 32888000)<br />

Le elargizioni si concentrano maggiormente<br />

tra fine e inizio anno, in<br />

occasione del rinnovo dell’abbonamento.<br />

L’elenco comprende gli abbonati<br />

sostenitori o <strong>che</strong> hanno versato<br />

comunque una quota maggiore dell’ordinario.<br />

NOVEMBRE (continua) Corelli<br />

Antonio € 50, Varin Silvano € 100.<br />

DICEMBRE Allazetta Annalisa €<br />

50, ANVGD Trieste € 50, Anzalone Fabrizio<br />

€ 50, Barich Elisabetta € 50,<br />

Belletich Albino € 100 in ricordo della<br />

madre Benci Marina nel cimitero di<br />

Voloska (Fiume), Beltrame Dario € 60,<br />

Benco Rita Baffico € 35, Berna Nerone<br />

€ 100 in memoria della moglie<br />

Aurora Mauri, Bianchi Mario € 50,<br />

Bommarco Gabriella € 50, Borrione<br />

Tilde € 50, Bradini Giovanni € 50,<br />

Brajac Renzullo Nerina € 50, Bravarich<br />

Emilia € 50, Breccia Ornella<br />

€ 50, Briata Walter € 50 auguri a Donati<br />

Ulisse e agli amici <strong>che</strong> vanno con<br />

lui a Zara a maggio e novembre da<br />

venti anni, Campanacci Laura € 50<br />

in memoria dei <strong>non</strong>ni Tarabocchi-<br />

Goldanich, Capialbi Maria € 50, Cherubini<br />

Severino € 50, Coana Rossi<br />

Maria € 50, Codan Sirna Mafalda €<br />

50, Codecasa Maria Silvia € 50,<br />

Colagrande Emidio € 50, Colavalle<br />

Luigi € 50, Colombo Licia € 50, Coloni<br />

Fides € 50, Copetti Anna Maria<br />

€ 50, Corda Edwin e Paolo € 50,<br />

Creglia Maria € 50, Cretich Kucich<br />

Fernanda € 50, Cursi Claudio € 50,<br />

D’Antignana Guido € 50, Decastello<br />

Natalina € 50 per ricordare il marito<br />

Mario, de Facchinetti Mi<strong>che</strong>le € 50,<br />

De Felice Petronilla € 40 nel 6.anniversario<br />

della perdita del marito Furio<br />

Luzzarich con immutato affetto, De<br />

Franceschi Licia € 50, de Petris<br />

Giannella € 50, Descovich Serena €<br />

50, Devescovi Nereo € 50, Di Blasi<br />

Corrado € 50, Di Maddalena Maria<br />

Pia € 50, Di Re Carlo € 50, Diviacco<br />

Maria € 100, Dolenz Erica € 60,<br />

Dominis M. Rosaria € 50, Falchi Paolo<br />

€ 60, Falcone Fulvio € 50, Faraguna<br />

Lina € 50, Felluga Bruno € 50 in memoria<br />

dei genitori Bruno Benedetto e<br />

Antonia Maria e ricordando Padre<br />

Flaminio Rocchi, Fioretti Fioretto € 50,<br />

Fonda Amalia € 35, Fonda Fabio €<br />

50, Fornasari Claudio € 60, Gabrio<br />

Gabriele € 50, Gagliano Epifania €<br />

50, Gaiero Giuseppina € 50, Gelci<br />

Italo € 40, Gherdovich Antonio € 50,<br />

Giachin Fabio € 50, Giacometti Maria<br />

€ 50, Gigante Dino € 50, Giuricich<br />

Traverso Lilia € 50, Grego Laura € 50<br />

in memoria dei genitori Albino e Maria<br />

Grego della <strong>non</strong>na Benvenuta<br />

Tessaris e della zia Vevea Boico,<br />

Gregorat Lapanje Rellina € 50, Grion<br />

Massimo € 50, Guarneri Raffaele 50,<br />

Korwin Eugenio € 50, Lanfredi<br />

Annamaria € 50, Lanzi Darcy € 50,<br />

Legovich Antonia € 50, Leva Marina<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

ELARGIZIONI E ABBONAMENTI<br />

€ 50, Lonza Tullio € 50, Martini Giovanni<br />

€ 50, Martinovich Valnea € 35,<br />

Mattiazzi Orietta € 50, Mattossovich<br />

Nives € 60, Menesini Domenico €<br />

50, Mestrovich Ferruccio € 50, Miani<br />

Marino € 50, Milli Maria € 50, Millich<br />

Enzo € 50, Miotti Diego € 50, Mitton<br />

Giuliano € 35, Monastero San Daniele<br />

€ 50, Moro Bedendo Mirta €<br />

100, Musich Francesca € 40 in memoria<br />

di Caterina Musich, Neumann<br />

Eugenio € 50, Orel Maria Tea € 50,<br />

Palaziol Antonio € 50, Paulovich Rita<br />

€ 50, Peressini Franco € 50, Perich<br />

Ferrari Lucia € 40, Perusco Vittoria €<br />

50, Petrani Pauletich Paolo € 50, Petris<br />

Giovanni € 50, Piutti Antonino € 35,<br />

Pizzinat Giovanni € 50, Poliaghi Aldo<br />

€ 50, Polo Leda € 50, Prettegiani sorelle<br />

€ 50, Rabar Flavio € 50, Racunic<br />

Maria € 40, Radessich Giovanni,<br />

Radillo Battiglia Maria € 50, Rocconi<br />

Corrado € 75, Roma Ciarmatori Gabriella<br />

€ 40, Ruggeri Paola € 50, Russo<br />

Rosalia € 50, Saitz Franco € 35,<br />

Sala Claudio € 50, Sandrin Ervino €<br />

50, Saule Rea Caterina € 100,<br />

Schvarcz Giulio € 50, Scodnik Renata<br />

€ 40, Scomersich Ester € 35, Scopazzi<br />

Carobella Nerina € 35, Sigovini Fabio<br />

€ 50, Sirotich Silvio € 50, Smaila<br />

Franco € 50, Smaniotto Giuseppina<br />

€ 50, Sotte Francesco € 50, Spangher<br />

Garisenda € 60, Staffetta Nunzia €<br />

50 in memoria di Rolando Staffetta (la<br />

famiglia), Stelli Guido € 50, Stocovic<br />

Mi<strong>che</strong>li Vilma € 50, Teja Salvatore fam.<br />

€ 50, Tesi Liliana € 50, Tiblias Cottini<br />

Anna € 50, Tomasich Arge € 80 in<br />

memoria di Padre Rocchi, Tomasich<br />

Miro € 50, Tomassoni Eleuterio € 50,<br />

Tomissich Egle € 50, Tomissich Odette<br />

€ 50, Tossi Emo € 50, Tosti Maria ed<br />

Eufemia € 80 in memoria dei genitori<br />

e della sorella Romana, Tuffolin Giuliano<br />

€ 40, Turrin Angelo € 50,<br />

Uratoriu Manola € 35, Verbi Aldo €<br />

50, Verhovec Paolo € 50, Vernier<br />

Dario € 50, Vizchich Amina € 100,<br />

Vlahov Romano € 50, Voivoda Nadia<br />

€ 40, Volpi Silvia € 50, Wanke Enzo<br />

€ 50, Zahtila Silvano € 50, Zanfabro<br />

Livia € 50, Zozzoli Recanati Ivonne<br />

€ 50, Zvietich Benito € 60.<br />

ELARGIZIONI<br />

ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD<br />

(ccp 52691003)<br />

Dicembre L.C. € 300.<br />

ELARGIZIONI PRO CLAUDIO D.<br />

(ccp 52691003)<br />

Elenchiamo le offerte pervenute<br />

dopo il nostro appello in favore di<br />

Claudio D. (“Difesa Adriatica” di luglio),<br />

nativo di Pola e in precarie condizioni<br />

a Roma, dove vive in un centro<br />

di accoglienza. I dettagli dell’iniziativa<br />

<strong>sono</strong> contenuti nel nostro numero<br />

del luglio scorso. Chi volesse far<br />

pervenire delle offerte può versare la<br />

somma <strong>che</strong> ritiene opportuna sul conto<br />

corrente postale 52691003 intestato<br />

Associazione Nazionale Venezia<br />

Giulia e Dalmazia-Roma, indicando<br />

nella causale “pro Claudio”.<br />

Dicembre A.B. € 35.<br />

ELARGIZIONI PRO IOLANDA (ccp<br />

52691003)<br />

Elenchiamo le offerte in favore di<br />

Iolanda (“Difesa Adriatica” di novembre),<br />

zaratina 79enne residente a<br />

Vercelli e <strong>che</strong> desidera rivedere la sua<br />

città natale, mai più visitata dopo l’esodo.<br />

Con la pensione minima <strong>non</strong> può<br />

permettersi questo viaggio. Le somme<br />

raccolte saranno destinate ad organizzarle<br />

un breve viaggio a Zara, così da<br />

realizzare questo piccolo sogno.<br />

Chi volesse far pervenire delle offerte<br />

può versare la somma <strong>che</strong> ritiene<br />

opportuna sul conto corrente postale<br />

52691003 intestato Associazione Na-<br />

zionale Venezia Giulia e Dalmazia-<br />

Roma, indicando nella causale “pro<br />

Iolanda”.<br />

Dicembre C.T. € 10.<br />

ABBONAMENTI ORDINARI<br />

A “DIFESA ADRIATICA”<br />

(ccp 32888000)<br />

Il rinnovo degli abbonamenti si<br />

concentra maggiormente tra fine e inizio<br />

anno, quando i lettori ricevono<br />

insieme al giornale il bollettino postale<br />

precompilato. L’elenco comprende<br />

solo coloro <strong>che</strong> hanno versato la quota<br />

ordinaria di abbonamento.<br />

NOVEMBRE (continua) Gaspardis<br />

Franco Enrico, Giacca Bruno, Gliubich<br />

Giovanna, Laruccia Antonio, Milani<br />

Daniela, Niero Marco, Ranno Rossana,<br />

Sponza Palmira, Urbas Claudia,<br />

Velicogna Giovanni.<br />

DICEMBRE Albanese Maria<br />

Antonia, Alessio Nerina, Almerigogna<br />

Rolando, Amerini Luciano, Angeli Fausto,<br />

Anticaglia Giancarlo, ANVGD<br />

Como, ANVGD Livorno, Arban Giuliano,<br />

Asta Flavio, Asto Gambato Italina,<br />

Babich Maria, Baboni Attilio, Bacci<br />

Mirta, Bacich Riccardo, Badalig<br />

Fiorenza, Banchieri Gasparini Iole,<br />

Barbieri Antonio, Baretich Erica, Bartoli<br />

Marinella, Bascelli Zita, Bassi Varna,<br />

Battaglia Eugenio, Battara Giovanni,<br />

Battellino Ida, Battestin Paolo, Battigelli<br />

Luigi, Battistini Marisa, Baudisch Mar<strong>che</strong>se<br />

M. Regina, Baxa Francesca Romana,<br />

Belich Spiridione, Bellani Egli,<br />

Bellasich Ghersi Alda, Belussi Francesco,<br />

Bencich Giovanni, Bencich Luciano,<br />

Benedetti Giovanni, Benedetti<br />

Marino, Bellini Gigliola, Beltrame<br />

Dario, Benetti Bruno, Benussi Gianluigi,<br />

Benvenuti Poglianich Maria,<br />

Berghini Leo, Bernardi Teodoro, Berné<br />

Alice, Bernes Ennio, Bernes Tullio,<br />

Bernobich Giovanni, Biagini Cecilia,<br />

Biasi Guido, Biasiol Francesca, Bietti<br />

Romano, Bilucaglia Iris, Binaghi Tullio,<br />

Bittner Carmen, Boccassin Bruno,<br />

Boccassin Elena, Boch Antonio, Boico<br />

Saccomandi Rita, Bommarco Giulio,<br />

Bommarco Stefani Giovanna, Bonan<br />

Giuseppina, Bonaparte Maria, Bonti<br />

Sergio, Borella Luciano, Bordonaro<br />

Laura, Borsatti Carolina ved. Marzin,<br />

Bosich Vassilio, Bosio Mario, Bossi<br />

Bruna, Bosusco Arnaldo, Botterini<br />

Ruggero, Bradamante Attilio, Bradamante<br />

Marisa, Bradini Renato,<br />

Brakus Vincenzo, Bran<strong>che</strong>tta Giuliana,<br />

Brandolin Attilio, Brautti Lia, Breccia<br />

Guerrino, Brenco Bruno, Brescak<br />

Gabriele, Brunner Dalla Palma Elisabetta,<br />

Bruno Anna Maria, Brussi Laura,<br />

Bulli Vincenzo, Bunicci Francesco,<br />

Burburan Marco Matteo, Bussi Giancarlo,<br />

Buttig<strong>non</strong>i Arianna, Cagner Elsa,<br />

Calcagno Mario, Calzolari Giancarlo,<br />

Canaletti Causin Fiorella, Canali Alba<br />

Silvana, Canneti Gregorio, Canova<br />

Giulio, Capadura Alcide Angela,<br />

Capolicchio Adelma, Cappelletti Dino,<br />

Capudi Auro, Carcich Gasparina,<br />

Carra Bruno, Carron Bernardino,<br />

Casalaz Aldo, Casalaz Vito, Cassani<br />

Giovanna, Castelletti Petronio Nerella,<br />

Cattalinich Ines, Cattich Luciana,<br />

Cattunar Giovanni, Caucci Nevio,<br />

Cehic Angelo, Cergna Roberto,<br />

Cergnul Azaleo, Cervino Lorenzo,<br />

Cherin Corrado, Chersich Piergiorgio,<br />

Chialich Valeriano, Chirizzi Gino Giovanni,<br />

Ciampani Giorgio, Ciceran Bruno,<br />

Cielo Gianna Maria, Cioccoloni<br />

Massimo, Cipolla Ruggero, Cipracca<br />

Gianni, Cirri Umberto, Clapci Piccoli<br />

Nevia, Codecasa Alberto, Codellia Pietro,<br />

Colbasso Francesco, Coludrovich<br />

Anna, Comin Berto Wilma, Condotta<br />

Nerino, Conte De Falco Ester, Contento<br />

Egidio, Corelli Marino, Corenich<br />

Renato, Corsi Enrico, Cosulich Alfredo,<br />

Cosulich Gilberto, Covam Giorgio,<br />

Covassi Simone, Cozza Arrigo,<br />

Crocetti Anita, Crosara Liliana Enzo,<br />

Crusi Maria, Cucchi Aldo, Cudin<br />

Liliana, Cucca Giancamillo, Curatolo<br />

Federighi Valnea, Dalbertis Silvi<br />

Ermelinda, Damiani Arianna, D’Ancona<br />

Anna Maria, D’Andre Mario,<br />

D’Augusta Perna Vittorio, D’Augusta<br />

Perna Umberto, De Bernardis Luciana,<br />

Debrevi Tarcisio, De Carlo Annamaria,<br />

de Denaro Guido, Degiovanni Marina,<br />

Delise Franco, Dellino Rezzi<br />

Onda, Dell’Oste Paola, Del Sarto<br />

Umberto, Del Treppo Liliana, Delzotto<br />

Armando, De Marchi Maria Luisa,<br />

Demarin Antonio, Demarin Mario, De<br />

Nigris Gianguido, Depicolzuane Claudia,<br />

Deponte Giuseppe, Deste Lucio,<br />

de Vidovich Franco, Diaco Silvana,<br />

Diana Maria Grazia, Di Castri Linda,<br />

Di Giorgi Loretta, Dinelli Franca,<br />

Dinelli Glauco, Di Pasquale Diana, Di<br />

Silvestri Giuliana, Diviacchi Anna<br />

Maria, Doblanovich Vladimiro, Doldo<br />

Mariangela, Doldo Teodora, Donaio<br />

Livio, Dorigo Dora, Dorigo Giovanni,<br />

Doz Giovanni, Dragogna Giorgio,<br />

Drascich Adriana, Dujmovic Slava,<br />

Dusman Mario, Falsetti Antonio,<br />

Faraguna Ezio, Fatutta Claudia, Ferrara<br />

Marisa, Ferretti Giovanna, Filipas<br />

Annamaria, Fillich Rodolfo, Fioranti<br />

Maria, Fiorentin Annamaria, Fiorentin<br />

Graziella, Fiumani Volpini Daniela,<br />

Floredan Adriano, Fonda Silvano, Fontana<br />

Casonato Miranda, Formentini<br />

Mi<strong>che</strong>le, Fornasaro Vezzaro Renata,<br />

Francisco Colaleo Livia, Franco Gino,<br />

Funcis Dino, Gai Giovanna, Galimberti<br />

Nadia Giurina, Galli Elena,<br />

Gammarino Eugenio, Garcovich Giorgio,<br />

Gardossi Aldo, Gasbarro Rodolfo,<br />

Gaspardis Giovanni, Gaspari Licia ved.<br />

Marini, Gayer Della Zonca Renata,<br />

Gazzari Vanni, Geletti Mariella,<br />

Gelleni Roberto, Ghersi Claudio,<br />

Ghersi Maria, Ghersinich Walter,<br />

Giacaz Clelia, Giachin Adelia, Gigliofiorito<br />

Armando, Giordani Giordano,<br />

Giorgolo Quirino, Giovanelli Maria,<br />

Giraldi Bergamo Rita, Giurini Mirella,<br />

Giurissich Giovanni, Gnesda Lucia,<br />

Gobbo Anita, Goich Antonio, Gorlato<br />

Giorgio, Gospodnetich Paolo, Grabini<br />

Roberto, Grilli Armando, Grubissa<br />

Augusto, Handl Argentina, Hein<br />

Margehrita, Hroncich Iacono Maria,<br />

Justin Erio, Iannotta Tullia, Ianora Livia,<br />

Incani Antonio, Iskra Giulio, Ivancich<br />

Antonella, Ivanissevich Bianca, Ive<br />

Sergio, Jugo Gina, Jurinich Salvatore,<br />

Jurinovich Antonio, Kalebich Annamaria,<br />

Kiswarday Rezzara Lelia, König<br />

Giorgio, La Terza Sergio, Laube Franco,<br />

Laureati Gianfranco, Lazzari Elda,<br />

Lederer Cesare, Lenzovich Maria, Libè<br />

Renato, Liceo Scientifico “Kennedy”,<br />

Ligovich Diana, Liubicich Geja Elda,<br />

Locatelli Tullio, Lombardi Franca,<br />

Lombardi Signori Ernes, Lotzniker Silvio,<br />

Lucci Andrea, Luini Aurelia, Lulli<br />

Lenardon Ester, Manca Astrid, Mandich<br />

Tiziano, Maniglio Rosanna,<br />

Mansillo Annibale, Marabelli San-vincenti<br />

Alessandra, Maracich Lauro,<br />

Marazzato Giovanni, Mar<strong>che</strong>se Franca,<br />

Marieni Alfonso Giovanna, Marinaz<br />

Icilio, Marini Beatrice, Marocchi<br />

Maria Antonia, Marpicati Guido, Marsich<br />

Giuseppe, Martini Gianfranco,<br />

Martinoli Adriana, Martinoli Eugenio,<br />

Martinoli Luisella, Massalin Elso, Massi<br />

Giovanni, Matcovich Maria Grazia,<br />

Mattel Albino, Matulich Aldo, Mariggioli<br />

Alessandro, Mariotto Italo, Martini<br />

Maria Luisa, Massafra Teresa, Massarotto<br />

Sergio, Mattelli Sachs Carla,<br />

Mattiazzi Mafalda, Mattiazzi Paola,<br />

Matticchio Maria Grazia, Mattossovich<br />

Adele, Mattossovich Nives, Matulich<br />

Iolanda, Mauri Marina, Mauro Lea,<br />

Mayer Montagner Dilva, Mazzon<br />

Marisa, Mechis Elda, Meladossi Antonio,<br />

Menapace Babich Rina, Merzliak<br />

Silvano, Mesnich Gasparina, Miancich<br />

9<br />

Giancarlo, Miglia Luigia, Milanese<br />

Adriana, Miletti Vittorio, Minach Giovanni,<br />

Minissale Gianfranco, Missan<br />

Anita, Mitton Ticozzi Maria, Mondì<br />

Giovanni, Monfalcon Germana,<br />

Montella Visintini Maria Bianca,<br />

Moraro Mario, Moratto Carmela,<br />

Mos<strong>che</strong>ni Bruno, Musina Livio,<br />

Nemes Giovanna, Nicolich Antonio,<br />

Nicolich Sergio, Nidi Angela Mini,<br />

Nimira Rita, Oberti Di Valnera Stella,<br />

Obrovaz Ferdinanda, Odoni Dario,<br />

Ognibene Ada, Orlovich Benito, Ortali<br />

Luciano, Ostoni Gualtiero, Ostrini Bruna,<br />

Ottoli Nerina, Palaziol Pierina,<br />

Paleologo Napolitano Cristina, Pancirolli<br />

Ezio, Paolini Ethel, Pasquali<br />

Nevio Pietro, Patelli Andrea, Patelli<br />

Ermanno, Pauletti Zappador Vilma,<br />

Pellegrini Diviacco Giorgina, Pelli<br />

Ennio, Peralti Alberto, Perinovich Anna,<br />

Perovich Rinaldo, Persich Antonietta,<br />

Persich Zagabria Maris, Persurich Aldo,<br />

Petani Ennio, Petrani Edda, Petroni<br />

Stelio, Petterin Nives, Piccitto Liliana,<br />

Piccoli Giuliano, Pignatelli Schoenburg<br />

Anna Luisa, Pilla Antonio,<br />

Pillepich Franco, Pinzin Gino, Pischiutta<br />

Ottavio, Pistan Maria, Piutti<br />

Faustino, Pizzuti Elio, Pocorni Oreste,<br />

Pollice Rocco, Poropat Guido, Prelez<br />

Ediardo, Premuda Marson Maria Pia,<br />

Prever Giampiero, Prodan Emilio, Puz<br />

Miriam, Puzzer Alide, Quagliano Cenci<br />

Vittoria, Quaglierini Teodoro,<br />

Radeticchio Nevia, Raggi Secondo,<br />

Rallo Giampaolo, Rampon Francesco,<br />

Rensi Tullio, Retta Guido, Ricci<br />

Luciana, Rigo Gianna, Rismondo Franco,<br />

Rismondo Nidia, Rizzo Ernesto,<br />

Rocchi Alfio, Rocco Lucilla San-vincenti,<br />

Rocco Renato, Rossi Imperia,<br />

Rossi Dellamura Ginea, Rossi Sandali<br />

Nerina, Rota Antonia, Rotelli Romeo<br />

Manfredi, Rovis Silvano, Rubcich Giuliano,<br />

Russi Marisa, Sabadin Emilio,<br />

Saggini Bruno, Saitti Cardone Nives,<br />

Sandri Giovanni, Sandri Roberto,<br />

Sanguinetti Bruna, Sannino Mario,<br />

Sardo Silvana, Sau Silvio, Sauco<br />

Gianfranco, Savorgnan Sylva, Sbona<br />

Marinella, Sbrizzai Ines, Scarpa<br />

Giancarlo, Scavello Ugo, Schiattino<br />

Domizio, Schiavoni Marisa, Schlegl<br />

Aurea, Scopinich Federico, Semprevivo<br />

Gabriele, Serdoz Laura, Sessa<br />

Livio, Sestan Stelia, Silvino Giuseppe,<br />

Simone Bandiera Delia, Sincich Claudio,<br />

Sincich Kregar Ileana, Smaila<br />

Marina, Smaila Roberto, Smeraldi<br />

Giosetta, Smillovich Pietro, Solari<br />

Silvano, Sorich Ziliotto Lupo, Stanflin<br />

M.Cristina, Stefani Cesare, Stepancich<br />

Nives, Sterzi Barolo Angiolo, Stoja<br />

Fiorella, Stroppolo Albertina Marini,<br />

Stipcevich Bruno, Sudulich Mario,<br />

Superina Basilio, Superina Pietro,<br />

Susanich Emilio, Tabanelli Sergio,<br />

Talatin Carlo, Talatin Edda, Tamaro<br />

Claudio, Tecovich Antonio, Terdis Ezio,<br />

Terdossi Claudio, Tisculer Alfredo, Tolja<br />

Marlena, Tollardi Maria Ludovica,<br />

Tommasi Gianfranco, Tomsic Vittorio,<br />

To<strong>non</strong> Rolando, Toth Mar<strong>che</strong>luzzo<br />

Ines, Trapani Ferruccio, Travan Bruno,<br />

Trentini Ezio, Tripalo Ervino, Tuchtan<br />

Novella, Ugussi Luciano, Ulivi Claudia,<br />

Uljanic Sergio, Unich Gianni,<br />

Urbinati Eugenia, Valassi Balbi Aurelia,<br />

Valdini Massimo, Valenta Giuseppe,<br />

Valenta Luciano, Valle Ferruccio,<br />

Vallery Paolo, Vallone Celio, Vardabasso<br />

Arturo, Vascotto Fabio,<br />

Vellenich Silvana, Venutti Mario,<br />

Vesnaver Franco, Vezzil Piercesare,<br />

Vianelli Silvestro, Vianello Maria, Vidal<br />

Maristella, Vidal Renato, Vidotto Maria<br />

Pia, Vidulich Nicoletta, Vigiak<br />

Dario, Villio Vinicio, Vittorelli Alma,<br />

Vittori Maria Cristina, Vladovich<br />

Rodolfo, Voncina Marina, Zaccai Guido,<br />

Zanne Bruno, Zannini Franco,<br />

Zeraus<strong>che</strong>k Audace, Zerbo Antonietta,<br />

Zevolich Giuseppe, Zimich Mario,<br />

Zlobez Armida, Zucca Di Tommaso<br />

Daniela, Zuc<strong>che</strong>ri Antonio, Zuccoli<br />

Onorato, Zupicich Marco.


10 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

RASSEGNA<br />

Questa Rassegna è dedicata interamente<br />

agli interventi sul Giorno del<br />

Ricordo 2008 apparsi sulle principali<br />

testate italiane. Per evidenti ragioni di<br />

spazio dobbiamo riportare, di ciascun<br />

articolo, soltanto alcuni estratti. La<br />

pubblicazione di altri significativi articoli<br />

proseguirà naturalmente sui prossimi<br />

numeri di “Difesa”.<br />

“Il Foglio”,<br />

8 febbraio 2008<br />

Fa male ricordare Fiume e Pola<br />

eppure farebbe così bene<br />

a ripensare Fiume e Pola<br />

Siamo alla vigilia di un altro giorno.<br />

Quello del ricordo, domenica<br />

prossima. E se già in occasione del ricorrere<br />

della Giornata della Memoria<br />

qualcuno ha cominciato a sollevare il<br />

dubbio <strong>che</strong> l’istituzionalizzazione e la<br />

ritualità della scadenza finiscano, invece<br />

di tener vivo lo sdegno, il ricordo<br />

cocente, la conoscenza dell’unicità<br />

della Shoah, per ammorbidirne le immagini<br />

e le parole in una consuetudine,<br />

un obolo pagato <strong>non</strong> impegnativo<br />

alla correttezza politica [...] un dubbio<br />

ancora peggiore e inavvertito scorre<br />

attorno al giorno <strong>che</strong> dovrebbe tenere<br />

vivo il ricordo delle foibe e dell’esodo<br />

giuliano-dalmata.<br />

Perché sembra quasi <strong>che</strong> la ricorrenza,<br />

stabilita nella primavera di quattro<br />

anni fa, abbia consentito al paese<br />

di far la pace con il suo passato di silenzio<br />

e di distrazione, di sdebitarsi con<br />

qual<strong>che</strong> modesto contributo a musei<br />

e archivi, e a qual<strong>che</strong> gratuita onorificenza<br />

ai parenti delle vittime. E, debito<br />

assolto, ricordi chi vuole. Io <strong>non</strong><br />

credo <strong>che</strong> ricordare la tragedia delle<br />

foibe e il dramma dell’esodo sia solo<br />

un gesto tardivo di riconoscenza e di<br />

riconoscimento a migliaia di scomparsi<br />

e migliaia di esuli. Certo, fa male<br />

ricordare come vennero accolti quegli<br />

italiani <strong>che</strong> si erano accollati, involontariamente,<br />

tutto il peso delle colpe<br />

e degli sbagli della madrepatria. [...]<br />

Ma farebbe bene ricordare, ancora<br />

<strong>oggi</strong>, nell’Italia dell’accoglienza e<br />

del multiculturalismo, la vicenda di<br />

quegli italiani stranieri in patria, <strong>che</strong><br />

con il solo aiuto di qual<strong>che</strong> villaggio<br />

giuliano-dalmata seppero inserirsi, rifarsi<br />

una vita (almeno quelli <strong>che</strong> <strong>non</strong><br />

scelsero l’Australia o le Ameri<strong>che</strong>), e<br />

mantenere la propria identità tanto<br />

cara quanto reietta. Gli unici a riconoscere<br />

il loro dramma erano i neofascisti,<br />

e il resto della politica an<strong>che</strong> di<br />

questa solitudine gli fece una colpa,<br />

un marchio supplementare.<br />

L’Italia del dopoguerra aveva tutto<br />

l’interesse di lustrare la Resistenza, <strong>che</strong><br />

ci faceva salire sul carro dei vincitori,<br />

e a dimenticare le vittime <strong>che</strong> ci inchiodavano<br />

alla nostra storia di sconfitti.<br />

Ma di quei veleni è restato un sedimento.<br />

[...] Quante volte occorre<br />

mettere sull’atroce bilancino della storia<br />

i mali dell’Italia occupatrice, i crimini<br />

compiuti nei Balcani, l’oppressione<br />

nazionalistica sugli slavi del<br />

Carso e del Friuli, come se i mali dovessero<br />

sempre trovare una compensazione,<br />

un equilibrio perfetto <strong>che</strong> rende,<br />

alla fine, tutto uguale e indistinto.<br />

E se ci si ricordasse, qual<strong>che</strong> volta, <strong>che</strong><br />

nelle foibe finirono an<strong>che</strong> i membri<br />

del CLN, e <strong>che</strong> tra gli esuli c’erano an<strong>che</strong><br />

i partigiani <strong>non</strong> comunisti? E se si<br />

riandasse a quelle testimonianze e a<br />

quei documenti <strong>che</strong> ci ricordano come<br />

il primo obiettivo dei partigiani di Tito,<br />

alla faccia della jugonostalgia, <strong>non</strong><br />

erano i fascisti su cui esercitare vendetta,<br />

ma proprio gli italiani democratici,<br />

o i semplici intellettuali di paese,<br />

il maestro e il farmacista, e tutti coloro<br />

<strong>che</strong> avrebbero potuto schiodare il tricolore<br />

dal passato di ingiustizie e di<br />

sconfitte, e mettere in forse l’annessione<br />

della Dalmazia e dell’Istria, di Trieste,<br />

di Gorizia, del Monfalconese?<br />

La sinistra italiana, o una sua buona<br />

parte, è stata capace di qual<strong>che</strong><br />

riesame, su Praga o su Budapest. Ripensare<br />

Fiume e Pola costa di più. [...]<br />

E certi ricordi fanno ancora male.<br />

Toni Capuozzo<br />

“Messaggero Veneto”,<br />

9 febbraio 2008<br />

Tutti ricordano,<br />

nessuno conosce<br />

Il 27 gennaio Giorno della memoria,<br />

il 10 febbraio Giornata del ricordo,<br />

inchieste nazionali sulla conoscenza<br />

da parte dei giovani delle vicende<br />

in tali date celebrate [...] <strong>che</strong> danno<br />

risultati sconfortanti. È su tali dati <strong>che</strong><br />

bisogna riflettere senza ipocrisia o retorica,<br />

domandandosi schiettamente<br />

come e perché ciò possa accadere. [...]<br />

Se ciò è innegabilmente vero, <strong>non</strong> è<br />

però sufficiente, anzi rischia di divenire<br />

controproducente nella misura in<br />

cui viene enfatizzato e ripetuto a ogni<br />

occasione, concentrando l’attenzione<br />

solo sulle tragi<strong>che</strong> vicende del 1941-<br />

1945 in particolare e assolutizzando<br />

la tragedia ebraica, vista come epifania<br />

unica del male assoluto o esito sanguinoso<br />

d’una <strong>non</strong> meglio definita follia<br />

<strong>che</strong> avrebbe pervaso il popolo tedesco,<br />

mentre sul versante delle foibe<br />

e dell’esodo l’unica variante è <strong>che</strong> la<br />

colpa è della barbarie slavo-comunista.<br />

[...] Fintanto <strong>che</strong> si persevererà su<br />

questa via, facendo a gara tra politici,<br />

giornalisti improvvisatisi storici e<br />

pseudoesperti d’occasione nel limitarsi<br />

a deprecare e a condannare, dando la<br />

parola ai sopravvissuti solo per raccontare<br />

le loro disgrazie <strong>non</strong> si otterrà altro<br />

<strong>che</strong> un senso di stan<strong>che</strong>zza e di<br />

legittima reazione a questa imperversante<br />

retorica dei buoni sentimenti, <strong>che</strong><br />

nulla ha a <strong>che</strong> vedere con una seria e<br />

corretta ricostruzione storica, unica via<br />

per intendere davvero come e perché<br />

certe immani tragedie siano potute<br />

accadere nel secolo del progresso. [...]<br />

Non basta certo riservare un giorno<br />

all’anno, grondante d’enfasi e di<br />

bei discorsi, a tali eventi, dimenticandosene<br />

negli altri 364, per mettersi il<br />

cuore in pace, dimostrando, con ciò,<br />

d’avere una concezione meschina<br />

della conoscenza storica e della spiegazione<br />

dei fenomeni politici, culturali<br />

e religiosi.<br />

Contro la parcellizzazione delle<br />

memorie dolenti, contrapposte le une<br />

alle altre, i cui amministratori sembrano<br />

impegnati solo a proclamarne la<br />

Le consuete rubri<strong>che</strong> di “Difesa”<br />

<strong>sono</strong> rinviate ai prossimi numeri<br />

Con questo numero di marzo iniziamo la pubblicazione delle<br />

molte crona<strong>che</strong> pervenuteci delle cerimonie commemorative del<br />

Giorno del Ricordo. Per questo motivo le consuete rubri<strong>che</strong> <strong>sono</strong><br />

rinviate ai prossimi numeri.<br />

rispettiva assolutezza e unicità rispetto<br />

a qualsiasi altra, è necessario, invece,<br />

decidersi una buona volta a spiegare<br />

e far capire il luttuoso<br />

passato novecentesco, costellato di<br />

genocidi, deportazioni, esodi forzati,<br />

annientamento di minoranze etni<strong>che</strong>,<br />

sociali, confessionali, nella sua<br />

unitarietà e complessità, contestualizzando<br />

le catastrofi della seconda guerra<br />

mondiale in una prospettiva internazionale<br />

e di lungo periodo [...].<br />

In questo modo s’eviteranno la<br />

concorrenza e la sovrabbondanza di<br />

ricorrenze memoriali [...] facendo intendere<br />

agli studenti, così come alla<br />

cittadinanza, i tormentati processi tramite<br />

i quali si è giunti allo scatenamento<br />

di tante bestialità, di cui<br />

corresponsabile è l’intera Europa e <strong>non</strong><br />

solo la Germania nazionalsocialista e<br />

l’Italia fascista. [...]<br />

Del pari gli infoibamenti nell’area<br />

dell’Adriatico orientale e l’esodo di<br />

buona parte della popolazione, <strong>non</strong><br />

solo italiana, giuliana, fiumana e<br />

dalmata <strong>sono</strong> il risvolto localizzato<br />

d’un fenomeno europeo <strong>che</strong> colpisce<br />

in special modo gli Stati dell’area<br />

danubiana e balcanica, plurietnica per<br />

eccellenza, eredi degli imperi multinazionali<br />

travolti dalla Grande guerra.<br />

Fintanto <strong>che</strong>, nell’uno come nell’altro<br />

caso, per un verso vi sarà chi<br />

insisterà sul tema dell’unicità delle rispettive<br />

esperienze, senza storicizzarle,<br />

[...] e per un altro la scuola <strong>non</strong> saprà<br />

proporre in termini davvero storiografici<br />

i due argomenti, valorizzando an<strong>che</strong><br />

le nuove fonti e metodologie (si<br />

pensi solo all’utilità del cinema e della<br />

letteratura da questo punto di vista),<br />

il risultato sempre più prevedibile sarà<br />

quello del via via più accentuato fenomeno<br />

di ripulsa, o almeno disinteresse,<br />

nei riguardi di queste giornate,<br />

il <strong>che</strong> spiega i responsi negativi dei<br />

sondaggi tra gli studenti e i comuni<br />

cittadini al riguardo. [...]<br />

Il modo migliore per un approccio<br />

intelligente e serio a così scottanti<br />

materie è quello [...] laddove i rappresentanti<br />

delle principali associazioni<br />

della diaspora giuliana e dalmata in<br />

un per più versi autocritico seminario<br />

veneziano di due mesi fa con studiosi<br />

esperti del settore hanno giustamente<br />

convenuto <strong>che</strong> il discorso su foibe ed<br />

esodo va visto e presentato nel quadro<br />

delle bimil-lenarie vicende politi<strong>che</strong><br />

e culturali della civiltà fiorita sulle<br />

due sponde adriati<strong>che</strong>, senza assolutizzazioni<br />

di sorta. [...]<br />

Fulvio Salimbeni<br />

“Brescia Oggi”,<br />

8 febbraio<br />

Quando il lago<br />

accolse i profughi<br />

An<strong>che</strong> il Garda ha ospitato nel<br />

dopo guerra i profughi istriani, dalmati<br />

e fiumani perseguitati da Tito. Furono<br />

esattamente tre i centri di raccolta allestiti<br />

in quel tragico periodo per accogliere<br />

i superstiti delle foibe: nel Santa<br />

Corona di Fasano, nell’hotel<br />

Bogliaco e nella caserma di Villa di<br />

Gargnano.<br />

Lo ha rivelato ieri mattina nel corso<br />

della presentazione delle celebrazioni<br />

indette dal Comune di Desenzano<br />

per la Giornata del Ricordo, il<br />

consigliere nazionale dell’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia e<br />

Dalmazia, Luciano Rubessa, aggiungendo<br />

poi <strong>che</strong> «la provincia di Brescia<br />

si è contraddistinta in quel periodo<br />

tragico per aver saputo organizzare<br />

prontamente i campi di raccolta<br />

delle migliaia di profughi in fuga dagli<br />

orrori delle bande di Tito». [...]<br />

“Il Piccolo”<br />

9 febbraio 2008<br />

Il ricordo condiviso<br />

«Se ci avessero detto: siamo a terra,<br />

cercate di resistere nel miglior modo<br />

possibile, noi avremmo accettato qualsiasi<br />

sacrificio. Ma invece hanno detto:<br />

abbiamo perso la guerra, e voi e la<br />

vostra – vostra <strong>non</strong> nostra – terra siete<br />

il prezzo con il quale intendiamo pagare<br />

le nostre colpe, riscattare la nostra<br />

pace». Lo scriveva Biagio Marin<br />

nell’immediato dopoguerra. Dovevano<br />

passare molti anni prima <strong>che</strong> si istituisse<br />

il Giorno del Ricordo.<br />

La tragedia del confine orientale,<br />

l’esodo degli italiani dall’Istria, Fiume<br />

e Dalmazia erano riconosciuti dalla<br />

Repubblica come eventi riguardanti<br />

l’intera nazione. Non più soltanto la<br />

“periferia” direttamente colpita. Ma a<br />

lungo la considerazione di Biagio<br />

Marin risultò inascoltata. La dissoluzione<br />

di un’intera regione, con tutte le<br />

sue implicazioni stori<strong>che</strong> e umane, era<br />

un fatto troppo scandaloso per l’Italia<br />

del dopoguerra. [...] Come tale, quel<br />

fatto restò incompreso e rimosso. [...]<br />

Quelle sofferenze <strong>sono</strong> riemerse dall’oblio<br />

con fatica, insieme agli altri<br />

pezzi del mosaico giuliano tra guerra<br />

e dopoguerra. L’aggressione della Jugoslavia<br />

da parte dell’Italia fascista,<br />

dopo vent’anni di sistematica oppressione<br />

degli sloveni e croati della Venezia<br />

Giulia. E l’efferatezza delle foibe.<br />

Una violenza <strong>non</strong> soltanto spontanea<br />

e “reattiva”, come per anni una certa<br />

accademia ha amato ripetere; ma più<br />

sostanzialmente politica, pianificata,<br />

collegata alla costruzione rivoluzionaria<br />

dello Stato comunista in Jugoslavia.<br />

Nel quale la componente italiana<br />

era vista dai vertici del nuovo potere<br />

come un problema, affrontato e risolto<br />

in un mix di ideologia e nazionalismo.<br />

Più di una parola va spesa sulle<br />

pesanti complicità del Partito comunista<br />

italiano, tanto durante quei terribili<br />

eventi quanto nel silenziamento e<br />

depistaggio della loro memoria. Non<br />

solo è mancata una lealtà di base verso<br />

i propri connazionali uccisi e perseguitati<br />

in massa. [...] Ma <strong>non</strong> solo a<br />

sinistra si è evitata una riflessione aperta.<br />

Come denunciava Marin, si è trattato<br />

di un vuoto molto più ampio. Che<br />

affonda anti<strong>che</strong> radici nella debole<br />

coscienza nazionale del Paese e ha<br />

avuto diverse ricadute. Prima di tutto,<br />

ignorare il dato della distruzione della<br />

Venezia Giulia, dimenticare l’esodo ha<br />

significato cancellare dalla memoria<br />

nazionale la grande civiltà marittima<br />

di lingua italiana dell’Adriatico orientale.<br />

Allo stesso modo, ancora <strong>oggi</strong><br />

negare o sminuire l’esodo vuol dire<br />

rifiutare la normalità secolare di quella<br />

realtà storica. E perpetuare l’immagine<br />

falsa della Venezia Giulia come<br />

invenzione geografico-amministrativa<br />

del nazionalismo italiano. Con l’esodo<br />

visto addirittura come il rimpatrio,<br />

prima o poi inevitabile, dei “coloni”<br />

portati qui in massa dal fascismo. [...]<br />

L’auspicio è <strong>che</strong> la ricorrenza del<br />

10 febbraio serva an<strong>che</strong> a questo. A<br />

diffondere nella nostra società, sempre<br />

più integrata in chiave europea,<br />

una memoria “condivisa” per lo meno<br />

nei suoi fondamentali caratteri antitotalitari.<br />

Sentiremo così più sicura e rafforzata<br />

la nostra democrazia.<br />

Patrick Karlsen<br />

e Stelio Spadaro<br />

Cronaca d’Abruzzo,<br />

9 febbraio 2008<br />

L’Aquila: la memoria delle Foibe<br />

L’Aquila. Si <strong>sono</strong> concluse ieri presso<br />

la Scuola ispettori e sovrintendenti<br />

della Guardia di Finanza dell’Aquila<br />

le celebrazioni della quarta Giornata<br />

del Ricordo per commemorare i morti<br />

ed i profughi italiani vittime della<br />

persecuzione delle truppe titoiste, avvenuta<br />

durante la Seconda guerra<br />

mondiale e nell’immediato dopoguerra.<br />

Per ricordare la tragica vicenda delle<br />

foibe, ieri mattina sullo s<strong>che</strong>rmo<br />

dell’auditorium “Generale Salvatore<br />

Florio” è stato proiettato un documentario<br />

storico sul tema. A seguire, gli<br />

approfondimenti e le riflessioni sull’argomento,<br />

con l’intervento di<br />

apertura del capo ufficio addestramento<br />

e studi della scuola, ten. col. Paolo<br />

Carretta, quello dello scrittore e storico<br />

Alfio Caruso e della prof.ssa<br />

Antonella Leli. Presenti in sala, oltre ai<br />

600 allievi, autorità, rappresentanti<br />

delle forze armate e di polizia e la<br />

Delegazione provinciale dell’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia e<br />

Dalmazia. [...]<br />

Lo storico Caruso ha ripercorso,<br />

con rigore e passione, le dolorose tappe<br />

<strong>che</strong> hanno portato l’Italia alla liberazione<br />

dal nazifascismo, soffer-<br />

La RAI per il Giorno del Ricordo.<br />

In memoria dei martiri delle Foibe e dei profughi giuliani, istriani<br />

e dalmati, la Rai radiotelevisione italiana ha previsto una programmazione<br />

speciale <strong>che</strong> ha interessato il palinsesto di Reti e Testate.<br />

RAIUNO, RAIDUE, RAITRE, RADIORAI, i TG e i GR, Rai Educational, Rai Notte,<br />

Televideo, i canali digitali, i canali satellitari come RaiNews 24<br />

e Rai International, hanno mandato in onda<br />

servizi e approfondimenti in una staffetta informativa lunga 48 ore.<br />

Questa era la “copertina”


Marzo 2008<br />

mandosi in particolare sull’eccidio di<br />

Cefalonia <strong>che</strong> costò la vita a 9406 soldati<br />

della divisione Acqui dell’Esercito<br />

italiano per mano dei tedeschi dopo<br />

l’armistizio dell’8 settembre 1943. [...]<br />

La professoressa Leli ha invece affrontato<br />

il controverso quanto drammatico<br />

tema delle Foibe [...], utilizzate tra<br />

il 1943 ed il 1945 dalla truppe di Tito<br />

per uccidere ed occultare migliaia di<br />

italiani durante il genocidio avvenuto<br />

nella città di Trieste e nelle regioni nord<br />

orientali italiane.<br />

(ANSA)<br />

Foibe, medaglia d’oro<br />

a vittime molisane<br />

Campoba so, 9 febbraio. La Regione<br />

Molise conferirà una medaglia<br />

d’oro alla memoria di tutti i molisani<br />

uccisi nelle Foibe. Lo ha annunciato il<br />

presidente della Regione, Mi<strong>che</strong>le<br />

Iorio, nel messaggio in occasione della<br />

Giornata del Ricordo [...]. «Riteniamo<br />

– ha spiegato Iorio – <strong>che</strong> il sacrificio<br />

di quei ‘martiri’ della libertà, della<br />

democrazia e del rispetto degli uomini<br />

e della loro dignità, rappresenti un<br />

esempio per prossime generazioni affinché<br />

i popoli sappiano convivere,<br />

rispettarsi e garantire i naturali diritti di<br />

opinione, di religione e di espressione».<br />

[...]In questa ottica la Presidenza<br />

della Regione, l’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia e l’Associazione<br />

Nazionale Dalmata, han-<br />

PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI<br />

(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196)<br />

La seguente informativa le viene resa ai sensi e per gli effetti del<br />

Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196 in materia di protezione<br />

dei dati personali e concerne i dati forniti all’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia, in relazione agli abbonamenti alla<br />

rivista “Difesa Adriatica”.<br />

Categorie di dati personali<br />

oggetto di trattamento, scopi e modalità del trattamento stesso.<br />

Le finalità del trattamento dei Dati Personali <strong>sono</strong> le seguenti:<br />

a) permettere la corretta esecuzione delle obbligazioni contrattuali<br />

da noi assunte nei confronti degli abbonati e viceversa, <strong>non</strong>ché<br />

degli adempimenti contabili e fiscali seguenti,<br />

b) permettere l’adempimento agli obblighi previsti da leggi, regolamenti<br />

e normative comunitarie, ovvero a disposizioni impartite<br />

da autorità a ciò legittimate della legge e da organi di vigilanza e<br />

controllo,<br />

c) permettere di svolgere attività di informazione circa nostri ulteriori<br />

prodotti e/o servizi, <strong>non</strong>ché attività promozionali, commerciali<br />

e di marketing; attività di rilevazione del grado di soddisfazione<br />

degli abbonati.<br />

Il trattamento avverrà mediante supporti sia telematici <strong>che</strong> cartacei,<br />

entrambi eventualmente organizzati an<strong>che</strong> come ban<strong>che</strong> dati o archivi,<br />

e comporterà, ove necessario, l’uso di comunicazioni postali,<br />

telefoni<strong>che</strong> e telemati<strong>che</strong>.<br />

I Dati Personali verranno gestiti dal personale addetto <strong>che</strong>, nominato<br />

responsabile e/o incaricato del trattamento secondo la vigente organizzazione<br />

aziendale, è preposto al loro trattamento al fine del<br />

raggiungimento degli scopi precedentemente indicati.<br />

I Dati personali verranno posti a conoscenza dell’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia – Via Leopoldo Serra 32, Roma -<br />

di Caterini Editore Società a.s. – Via Ambrogio Traversari n. 72, Roma<br />

- <strong>non</strong>ché di Spedis S.r.l. – Via dell’Omo n. 128 Roma, nominate<br />

responsabili del trattamento, <strong>che</strong> <strong>sono</strong> preposte al loro trattamento in<br />

outsourcing nel rispetto delle finalità come sopr a elencate.<br />

Eccetto alle sopraccitate persone, fisi<strong>che</strong> o giuridi<strong>che</strong>, enti o istituzioni,<br />

<strong>non</strong> è in alcun modo prevista la comunicazione dei Dati Personali<br />

a terzi, ovvero la loro diffusione.<br />

Natura obbligatoria dei conferimenti<br />

dei Dati Personali e conseguenze in caso di mancata risposta<br />

Il conferimento dei Dati Personali ed il relativo trattamento per le<br />

finalità indicate sub a) e sub b) nel precedente paragrafo <strong>sono</strong> strettamente<br />

funzionali alla ricezione della Rivista “Difesa Adriatica” e pertanto<br />

costituiscono condizione necessaria per poter dar seguito alla<br />

spedizione della rivista indicata.<br />

Il conferimento dei Dati Personali ed il relativo trattamento per le<br />

finalità indicate sub c) nel precedente paragrafo <strong>sono</strong> invece facoltativi.<br />

Conseguentemente, la mancata prestazione del consenso al tr attamento<br />

comporterà l’impossibilità per l’Associazione Nazionale Venezia<br />

Giulia e Dalmazia, di svolgere le attività ivi indicate, e pertanto,<br />

di fornire i beni e/o servizi ivi indicati.<br />

Diritti dell’interessato<br />

L’art 7 del codice le garantisce i seguenti diritti:<br />

1. ottenere la conferma dell’esistenza o meno di dati personali a Lei<br />

relativi ed ottenere la comunicazione in forma leggibile;<br />

2. ottenere l’indicazione dell’origine dei Dati Personali; delle finalità<br />

e delle modalità del trattamento; della logica applicata in caso<br />

di trattamento effettuato con l’ausilio di strumenti elettronici; degli<br />

estremi indicativi del titolare del trattamento e dei responsabili<br />

del trattamento; dei soggetti, o delle categorie dei soggetti ai quali<br />

i dati Personali pos<strong>sono</strong> essere comunicati o <strong>che</strong> pos<strong>sono</strong> venirne<br />

a conoscenza in qualità di responsabili del trattamento o di<br />

persone incaricate del trattamento;<br />

3. ottenere l’aggiornamento, la rettifica o l’integrazione dei Dati Personali,<br />

la cancellazione, la trasformazione in forma a<strong>non</strong>ima o il<br />

blocco dei dati trattati in violazione di legge; l’attestazione <strong>che</strong> le<br />

operazioni indicate in precedenza <strong>sono</strong> state portate a conoscenza,<br />

an<strong>che</strong> per quanto riguarda il loro contenuto, di coloro ai quali<br />

i Dati Personali <strong>sono</strong> stati comunicati o diffusi;<br />

4. opporsi, in tutto o in parte, al trattamento di dati per motivi legittimi,<br />

an<strong>che</strong> se i dati <strong>sono</strong> pertinenti allo scopo della raccolta; al<br />

trattamento di dati ai fini di invio di materiale pubblicitario, di<br />

vendita diretta, per il compimento di ricer<strong>che</strong> di mercato o di<br />

comunicazione commerciale.<br />

Titolare del trattamento<br />

e disponibilità della lista dei responsabili del trattamento<br />

Il titolare del trattamento dei Dati Personali è ll’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia con sede in Roma, Via Leopoldo<br />

Serra, 32, nella persona del Direttore Responsabile, D.ssa Patrizia C.<br />

Hansen.<br />

Qualsiasi comunicazione o atto ufficiale potrà essere inviato presso<br />

la sede dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, nella<br />

persona del Direttore Responsabile, D.ssa Patrizia C. Hansen, nominato<br />

responsabile del trattamento an<strong>che</strong> per consentire agli interessati<br />

l’esercizio dei diritti di cui all’articolo 7 del codice.<br />

Una lista completa dei responsabili del tr attamento dei Dati Personali<br />

è disponibile presso la sede dellAssociazione Nazionale Venezia<br />

Giulia e Dalmazia, Via Leopoldo Serra, 32 Roma.<br />

Il modello di consenso sarà spedito a tutti gli abbonati per posta<br />

ordinaria o come supplemento a “Difesa Adriatica”.<br />

no organizzato una serie di manifestazioni<br />

e di pubblicazioni <strong>che</strong> narrano<br />

la cronaca quotidiana del dramma<br />

singolo e collettivo <strong>che</strong> vissero gli italiani<br />

d’Istria a causa dell’odio etnico e<br />

politico [...]. L’iniziativa – spiega Iorio<br />

– intende fornire «un ennesimo, importante<br />

tassello culturale alla fortificazione<br />

in ciascuno di noi, e soprattutto<br />

nei giovani, del ricordo di quell’orrore<br />

<strong>che</strong>, al pari della vergogna<br />

della Shoah, rappresenta uno dei massimi<br />

esempi della capacità dell’uomo<br />

di <strong>non</strong> comportarsi da uomo e di cedere<br />

agli istinti primordiali di inaudita<br />

ed incomprensibile ferocia».<br />

“Il Giornale”,<br />

10 febbraio 2008<br />

Una strada per Fiume<br />

In occasione della Giornata del<br />

Ricordo, <strong>che</strong> si celebra <strong>oggi</strong> in memoria<br />

delle vittime delle Foibe e dell’esodo<br />

giuliano-dalmata, una parte del<br />

cavalcavia dei Bastioni di Porta Venezia<br />

– il tratto del viale <strong>che</strong> va da piazza<br />

della Repubblica fino all’ingresso dei<br />

giardini pubblici Indro Montanelli –<br />

sarà intitolato alla città di Fiume. Alla<br />

cerimonia parteciperanno il vicesindaco<br />

Riccardo De Corato e l’assessore<br />

comunale alla Cultura Vittorio Sgarbi.<br />

Intanto, la Regione Lombardia ha<br />

deciso di conservare e rinnovare la<br />

memoria dei martiri varando una legge<br />

<strong>che</strong>, «superando le anti<strong>che</strong> contrapposizioni<br />

ideologi<strong>che</strong> e seguendo i<br />

principi <strong>che</strong> hanno ispirato l’istituzione<br />

della Giornata del Ricordo, guarda<br />

soprattutto ai giovani». Spiega così il<br />

provvedimento Viviana Beccalossi,<br />

vicepresidente della Regione [...]. Il<br />

provvedimento vuole favorire fra le<br />

nuove generazioni e nelle scuole<br />

convegni e dibattiti «per approfondire<br />

e rinnovare – continua la Beccalossi –<br />

la memoria di quei fatti tristi, an<strong>che</strong><br />

attraverso la valorizzazione del patrimonio<br />

culturale, storico e letterario».<br />

La norma prevede, fra l’altro, lo<br />

stanziamento di centomila euro per la<br />

realizzazione di alcune attività da essa<br />

previste e l’istituzione di un concorso<br />

annuale intitolato «Il sacrificio degli<br />

italiani della Venezia Giulia e della<br />

Dalmazia: mantenere la memoria, rispettare<br />

la verità, impegnarsi per garantire<br />

i diritti dei popoli», riservato<br />

agli studenti delle scuole medie della<br />

Lombardia. [...]<br />

“La Repubblica”,<br />

11 febbraio 2008<br />

Foibe, riconoscimento tardivo.<br />

Napolitano: da Croazia<br />

reazione inconsulta.<br />

Rutelli: fu pulizia etnica.<br />

Il Presidente: «Ora l’unità<br />

e il dialogo devono prevalere<br />

sulla discordia»<br />

Roma. Nel Giorno del Ricordo<br />

della tragedia delle Foibe e dell’Esodo<br />

dei 300 mila giuliani, fiumani e<br />

dalmati, il presidente della Repubblica<br />

ha ribadito, ieri al Quirinale, <strong>che</strong><br />

l’infoibamento fu «pulizia etnica». «E<br />

pace - ha aggiunto Giorgio Napolitano<br />

- per le reazioni inconsulte <strong>che</strong> vennero<br />

al mio discorso di un anno fa da<br />

fuori d’Italia». Il riferimento del capo<br />

dello Stato è alla risentita reazione<br />

dell’allora presidente della Croazia,<br />

Stipe Mesic, quando, il 10 febbraio del<br />

2007, puntò il dito contro la «congiura<br />

del silenzio» e contro le atrocità<br />

subita dagli italiani a Trieste durante<br />

l’occupazione titina. [...]<br />

È toccato a Francesco Rutelli il delicato<br />

compito di ricordare <strong>che</strong> «una<br />

parte della storia della nazione italiana<br />

fu lasciata ai margini». [...] Rutelli<br />

ha poi affermato «la verità conclamata»<br />

sui quei fatti <strong>che</strong> rappresentano<br />

<strong>oggi</strong> «una memoria condivisa, una<br />

ricorrenza di tutti». E cioè - riprendendo<br />

le parole del capo dello Stato di un<br />

anno fa - <strong>che</strong> «fu una strage di italiani,<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

una pulizia etnica: cittadini comuni,<br />

servitori dello Stato, persone legate al<br />

regime del Ventennio o <strong>che</strong> facevano<br />

parte del Comitato di liberazione nazionale<br />

e <strong>che</strong> avevano partecipato alla<br />

Resistenza. Furono infoibati fascisti e<br />

antifascisti».<br />

Non a caso, ieri, fra i 70 parenti<br />

delle vittime delle Foibe <strong>che</strong> hanno<br />

ricevuto diplomi e medaglie d’oro,<br />

accanto a Dialma Carpi, cugina del<br />

partigiano Romano Meneghello, componente<br />

del CLN trucidato a Lubiana<br />

nel gennaio del ’46, c’era Veniero Gigante,<br />

nipote di Riccardo, podestà<br />

di Fiume, senatore del Regno, uno dei<br />

più fedeli collaboratori di Gabriele<br />

D’Annunzio nell’Impresa Fiumana,<br />

diventato uno dei celebri «Uscocchi»<br />

tanto <strong>che</strong> il Vate gli riservò una delle<br />

Ar<strong>che</strong> del Vittoriale. Riccardo Gigante<br />

fu prelevato il 3 maggio del ’45 dalla<br />

polizia segreta jugoslava, l’Ozna, e<br />

infoibato a Castua (Fiume).<br />

Il tema delle Foibe continua, però,<br />

a dividere la politica. A sinistra, per<br />

Jacopo Venier, del Pdci, «le violenze<br />

post-belli<strong>che</strong> delle Foibe furono la reazione<br />

ai crimini del fascismo ed al<br />

razzismo italiano scatenato contro le<br />

popolazioni slave», mentre a destra,<br />

AN, con Maurizio Gasparri, «rivendica<br />

il merito di aver promosso questa<br />

giornata». [...]<br />

Alberto Custodero<br />

AGIPRESS<br />

11 febbraio 2008<br />

Il 10 febbraio<br />

alla Provincia di Firenze<br />

Il Consiglio provinciale, riunito in<br />

seduta solenne, ha celebrato il Giorno<br />

del Ricordo alla presenza del prof.<br />

Stelio Spadaro, docente di lettere e filosofia<br />

a Trieste ed ex assessore provinciale<br />

alla cultura della Provincia di<br />

Trieste. Il Consiglio ha approvato, con<br />

30 voti a favore e due astensioni di<br />

Rifondazione Comunista una risoluzione<br />

<strong>che</strong> impegna il Consiglio a farsi<br />

promotore di una energica azione di<br />

riscoperta e divulgazione delle vicende<br />

attinenti le terre italiane di Istria e<br />

Dalmazia al fine di costruire un percorso<br />

culturale e storico comune all’intera<br />

Nazione. Condanna l’uso della<br />

violenza come strumento di risolu-<br />

zione dei conflitti e quelle forme di<br />

nazionalismo rivolte ad alimentare<br />

l’odio etnico ed a legittimare an<strong>che</strong><br />

politicamente azioni di forza nei confronti<br />

di altre comunità; invita la Giunta<br />

a voler intraprendere appropriate iniziative<br />

affinché le vicende stori<strong>che</strong> qui<br />

ricordate trovino adeguato riscontro<br />

nei programmi scolastici e nelle iniziative<br />

didatti<strong>che</strong> delle Scuole; a realizzare<br />

in proprio iniziative e cerimonie<br />

con le quali ricordare l’esodo dalle<br />

loro terre dei cittadini istriani, dalmati<br />

e fiumani ed in particolare di quelli<br />

<strong>che</strong> hanno scelto Firenze e la sua provincia<br />

come loro nuova dimora.<br />

Nell’intervento introduttivo il Presidente<br />

Massimo Mattei ha ricordato<br />

<strong>che</strong>: «Il Giorno del Ricordo è stato istituito<br />

con la legge 92 del 30 marzo<br />

2004. In realtà, questa legge era già<br />

stata pensata nel 2001, quando c’era<br />

una maggioranza diversa in Parlamento<br />

e fu soltanto un problema tra le due<br />

Camere <strong>che</strong> <strong>non</strong> fece approvare<br />

definitivamente la legge. La legge, infatti,<br />

fu approvata dalla Camera dei<br />

Deputati, ma <strong>non</strong> arrivò in Senato perché<br />

ci fu lo scioglimento della legislatura.<br />

Questo a far capire <strong>che</strong> “Il Giorno<br />

del Ricordo” è un momento di riflessione<br />

<strong>che</strong> interessa tutti al di là delle<br />

maggioranze <strong>che</strong> poi hanno approvato<br />

la legge. È una ferita crudele, <strong>che</strong><br />

ancora <strong>non</strong> è stata sanata, <strong>che</strong> ha fatto<br />

soffrire tanti italiani, <strong>che</strong> si <strong>sono</strong> visti<br />

privati della casa, della loro terra, dei<br />

loro averi; una tragedia <strong>che</strong> ancora <strong>non</strong><br />

ha trovato la sua degna conclusione e<br />

<strong>che</strong>, per citare l’intervento del Presidente<br />

della Camera <strong>che</strong> mi sembrava<br />

particolarmente significativo, <strong>che</strong> ha<br />

detto <strong>che</strong> la vicenda degli esuli Giuliano-Dalmati<br />

è una delle pagine più<br />

drammati<strong>che</strong> della nostra storia recente,<br />

ha segnato la tormentata storia del<br />

confine orientale attraverso una lunga<br />

sequenza di eventi tragici in cui lo<br />

scontro ideologico si è unito all’intolleranza<br />

etnica, gli orrori della guerra<br />

alla follia dei totalitarismi; [...] <strong>oggi</strong> il<br />

ricordo della dignità vilipesa di quei<br />

nostri connazionali fa parte a pieno<br />

titolo del patrimonio comune di fatti,<br />

di lacerazioni indelebili, si è alterata<br />

violentemente la stessa demografia<br />

originaria della regione, il caso dell’esodo<br />

dall’Istria e da Fiume è quello<br />

11<br />

più esemplare. E quando e dove, come<br />

in questo caso è avvenuto, <strong>che</strong> i<br />

nazionalismi <strong>sono</strong> stati inglobati nelle<br />

strutture totalitarie del fascismo e del<br />

comunismo, le forme statali di controllo,<br />

di coercizione e negazione dell’altro<br />

hanno raggiunto il vertice della<br />

loro funesta efficacia. È una lezione<br />

<strong>che</strong> chiede <strong>che</strong> tutte le pagine di quella<br />

vicenda vengano aperte. [...]<br />

L’auspicio – ha concluso Spadaro<br />

– è <strong>che</strong> la ricorrenza del 10 febbraio<br />

serva an<strong>che</strong> questo: a diffondere nella<br />

nostra società, sempre più integrata in<br />

chiave europea, una memoria condivisa<br />

perlomeno, nei suoi fondamentali<br />

caratteri totalitari; sentiremo così<br />

più sicura e rafforzata la nostra democrazia,<br />

e sappiamo <strong>che</strong> in un territorio<br />

plurale la democrazia è una condizione<br />

indispensabile, <strong>non</strong> è un optional.<br />

Io credo, per concludere, <strong>che</strong> quel richiamo<br />

continuo <strong>che</strong> questi intellettuali<br />

giuliani, la cui presenza ho cercato<br />

di segnalare, questo richiamo<br />

continuo di questi intellettuali, di questi<br />

uomini di cultura all’Europa, alla<br />

prospettiva europea abbia questo significato<br />

intimo proprio: la volontà di<br />

un’integrazione <strong>che</strong> vada oltre le etnie<br />

e oltre i totalitarismi. [...]<br />

Ma con uguale tranquillità e fermezza,<br />

più di una parola va spesa sulle<br />

pesanti complicità del Partito Comunista<br />

Italiano. [...] Il vuoto di dialogo<br />

tra la Venezia Giulia e una sinistra<br />

incapace di ascoltare ha rappresentato<br />

uno dei fattori <strong>che</strong> maggiormente<br />

hanno ostacolato l’insediamento di<br />

questa Regione all’interno della coscienza<br />

repubblicana e ha minato e<br />

indebolito il significato di quella tragedia<br />

e di quelle vicende e ha, allo<br />

stesso tempo, rimosso il problema del<br />

costo <strong>che</strong> i Giuliani hanno pagato per<br />

la guerra di aggressione del fascismo.<br />

Ma <strong>non</strong> solo a sinistra si è evitata una<br />

riflessione aperta. Come denunciava<br />

Marin si è trattato di un vuoto molto<br />

più ampio, un vuoto <strong>che</strong> affonda anti<strong>che</strong><br />

radici nella debole coscienza nazionale<br />

del Paese, e ha avuto diverse<br />

ricadute. Prima di tutto, ignorare il dato<br />

della distruzione della Venezia Giulia,<br />

dimenticare l’esodo ha significato cancellare<br />

dalla memoria nazionale la<br />

grande civiltà, la vittima di lingua italiana<br />

dell’Adriatico orientale. [...]<br />

«Fuga dal confine orientale,<br />

memorie di un esilio»<br />

L’11 febbraio si è svolto a Caserta il convegno<br />

«Fuga dal confine orientale, memorie di un esilio»,<br />

promosso dall’assessorato alla Cultura della<br />

Provincia di Caserta, in collaborazione con il<br />

Centro studi “Francesco Daniele” e l’Istituto Storico<br />

della Resistenza. Dopo il saluto del<br />

vicepresidente della provincia Domenico Dell’Aquila,<br />

è stato proiettato il video “Voci in esilio”,<br />

curato da Emiliano Loria dell’Associazione<br />

per la Cultura istriana, fiumana e dalmata nel<br />

Lazio, contenente recenti interviste e testimonianze<br />

di esuli giuliano-dalmati. Il folto pubblico presente<br />

in sala ha poi seguito con grande attenzione<br />

gli interventi dei due relatori, lo storico Francesco<br />

Soverina dell’ICSR “Vera Lombardi” su Storia e<br />

memoria delle popolazioni dell’Istria e della<br />

Dalmazia dal 1918 agli anni ’90, e l’avv.Vittorio<br />

Giorgi, consulente dell’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia, su L’Istria, Fiume e la<br />

Dalmazia nei trattati internazionali. La condizione<br />

giuridica degli esuli. Egli ha an<strong>che</strong> esposto la<br />

questione giuridica degli indennizzi e della restituzione<br />

dei beni agli esuli, purtroppo ancora<br />

irrisolta. Al termine dell’incontro una toccante<br />

testimonianza di un esule da Zara, da molti anni<br />

residente a Caserta.<br />

Caserta,<br />

il manifesto del convegno<br />

tenutosi a cura della Provincia<br />

e dell’avv. Vittorio Giorgi<br />

in occasione<br />

del Giorno del Ricordo


12 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

L’esodo dei giuliano-dalmati<br />

10 FEBBRAIO:<br />

PERCHÉ E COME RICORDARE<br />

Quest’anno il Giorno del Ricordo ha assunto un più<br />

preciso significato e una ben maggiore portata, perché lo<br />

scorso 21 dicembre an<strong>che</strong> la Slovenia è entrata nel sistema<br />

europeo di S<strong>che</strong>ngen per la libera circolazione delle<br />

persone: è caduto il «muro di Gorizia»! E con lui, naturalmente,<br />

<strong>sono</strong> stati aperti tutti i «valichi»: da Fusine in<br />

Alta Val d’Isonzo a San Bartolomeo nel Golfo di Trieste<br />

(<strong>non</strong> così fra Slovenia e Croazia, <strong>che</strong> purtroppo continuano<br />

a tenere l’Istria spaccata in due). Ed il 1° gennaio<br />

la Slovenia è entrata an<strong>che</strong> nella Banca Centrale Europea<br />

e ha adottato l’Euro. Nello stesso giorno ha assunto la<br />

Presidenza semestrale dell’Unione Europea, l’organizzazione<br />

economico-politico <strong>che</strong> ha creato mezzo secolo<br />

di pace fra i popoli europei, liberandoli dai nazionalismi<br />

sciovinistici e dagli strumenti <strong>che</strong> li avevano sostenuti e<br />

aizzati. Si tratta di un fatto veramente di portata storica.<br />

Non solo per il piccolo popolo – 2 milioni di abitanti –<br />

della Slovenia, ma per tutta l’Europa e, in particolare, per<br />

l’Italia. E in modo particolarissimo per noi giulianodalmati.<br />

• • •<br />

Io <strong>sono</strong> diventato molto vecchio. Ma ciò <strong>non</strong>ostante<br />

<strong>non</strong> credevo - an<strong>che</strong> se speravo - di riuscire a veder cancellato<br />

il confine, con le sue barriere militari, polizieschi,<br />

doganali, valutarie, <strong>che</strong> alle porte di Trieste divideva<br />

Muggia da Capodistria (più precisamente, per me, San<br />

Rocco, dove ho vissuto parte della mia infanzia, da San<br />

Nicolò, dove andavo a fare i bagni, come tantissimi triestini);<br />

quel confine <strong>che</strong> divideva Opicina da Sesana e<br />

Basovizza da Lipizza (dove per tanti anni ho fatto le mie<br />

passeggiate famigliari domenicali).<br />

Era lo stupido, antieconomico, inumano confine <strong>che</strong><br />

l’ultimo perniciosa conflitto fra gli Stati europei ci aveva<br />

imposto precisamente 60 anni fa col Trattato di pace del<br />

10 febbraio ’47 – giorno al quale, perciò, ancoriamo il<br />

nostro «ricordo». Come nei decenni precedenti prima gli<br />

imperialismi e poi i nazionalismi avevano diviso l’Istria e<br />

la Dalmazia dalla Penisola italiana – e <strong>non</strong> solo Zara da<br />

Ancona, Spalato da Pescara, la “mia” splendida isola di<br />

Lesina (diventata Hvar) dal Lago pugliese di Lesina (della<br />

medesima forma topografica), e Ragusa da Bari, ma persino<br />

Fiume da Trieste. E il pervicace ipernazionalismo<br />

croato continua a tenerli divisi, oltretutto ostacolando pesantemente<br />

il completamento dell’integrazione europea<br />

an<strong>che</strong> al di là dell’Adriatico. Ma ci arriveranno presto o<br />

tardi an<strong>che</strong> loro, i croati e i serbi. Ineluttabilmente.<br />

Quando negli anni ’70 l’inasprirsi della «guerra fredda»<br />

faceva pensare a tutti <strong>che</strong> l’infausta e minacciosa<br />

«cortina di ferro» <strong>non</strong> dovesse cadere mai, an<strong>che</strong> solo<br />

sognare <strong>che</strong> quelle frontiere potessero essere abbattute –<br />

e <strong>non</strong> con l’ennesima guerra nazionalista, ma pacificamente,<br />

per comune consenso – pareva impossibile, assurdo.<br />

Ma, una volta tanto, la ragione spirituale ha vinto<br />

sulla forza materiale; lo spirito cristiano di solidarietà ha<br />

avuto la meglio sulla brutale ostentazione delle “divisioni”<br />

di Stalin (e di Tito). Così è stato dimostrato <strong>che</strong> an<strong>che</strong><br />

in quegli anni sarebbe stato più ragionevole e alla fine,<br />

an<strong>che</strong> più realistico, puntare sullo sviluppo e sul successo<br />

della politica europeista anziché arrampicarsi sugli<br />

specchi della diplomazia tradizionale, per “accontentare<br />

l’eretico” Tito con un trattato inutile ed umiliante come fu<br />

quello di Osimo (1975-1977).<br />

Tanto più <strong>che</strong> per praticare quella politica si ritenne<br />

di dover metter da parte i veri problemi dei rapporti umani,<br />

culturali e materiali degli Adriatici: quelli drammatici<br />

e irreparabili del passato, sacrificando an<strong>che</strong> moralmente<br />

una parte cospicua del popolo italiano, ma an<strong>che</strong> quelli<br />

di una penosa attualità <strong>che</strong> <strong>non</strong> è capace di riconoscere<br />

e far rispettare i diritti di quelle vittime: degli ormai pochi<br />

superstiti ma an<strong>che</strong> dei loro eredi. E ne sentiamo ancora<br />

gli effetti nel trattamento <strong>che</strong> subiamo da parte di una<br />

certa “routine” burocratica, alla quale il nostro «Ricordo»<br />

<strong>non</strong> dice nulla (per ignoranza geografica e per insensibilità<br />

politica). Peggio: si considerò possibile – addirittura<br />

doveroso – tentare di cancellarli dalla memoria degli<br />

italiani. An<strong>che</strong> a costo di provocare la comprensibile ma<br />

vana reazione di una sorta di revival nazionalistico (per<br />

molti, specie nella vecchia generazione, ancora fascinoso).<br />

• • •<br />

Invece quel oblio va rimosso. Finalmente ce ne siamo<br />

resi conto. Certo an<strong>che</strong> per il radicale mutamento<br />

della situazione politica internazionale e, conseguentemente,<br />

an<strong>che</strong> interna. Tanto <strong>che</strong> siamo arrivati al punto<br />

di far istituire – proprio per legge – il Giorno del Ricordo.<br />

Perché bisogna ricordare! Non tanto per dare occasione<br />

a noi vecchi di continuare a recriminare – legittimamente,<br />

sì, ma sterilmente – su un doloroso passato,<br />

ma per illuminare – positivamente – ai giovani la via della<br />

costruzione di un migliore avvenire.<br />

Bisogna ricordare anzitutto le cause politi<strong>che</strong>, economi<strong>che</strong><br />

e an<strong>che</strong> culturali di stampo nazionalistico <strong>che</strong><br />

hanno causato il nostro “doloroso passato” col sacrificio<br />

di migliaia di infoibati e di perseguitati, e con l’esodo di<br />

tutto il nostro popolo in un nefasto clima di ostilità preconcetta,<br />

di diffidenze irrazionali, di reciproco disprezzo,<br />

di odi e di vendette. Di terrore.<br />

Bisogna ricordare <strong>che</strong> i nazionalismi otto-novecenteschi,<br />

propagandando abilmente e sfruttando cinicamente<br />

i nobili sentimenti patriottici, hanno tradito e<br />

sconvolto una tradizione plurisecolare di convivenza<br />

pacifica e di reciproca civilizzazione, <strong>che</strong> aveva caratterizzato<br />

i popoli affacciati sull’Adriatico – anzitutto latini e<br />

slavi – con grandissimo vantaggio culturale, economico<br />

e civile.<br />

Bisogna ricordare <strong>che</strong> il vero patriottismo, l’amore<br />

per la Patria – per la sua gente e la sua terra, con la tutela<br />

dei valori peculiari dell’identità nazionale – <strong>non</strong> si realizza<br />

con le chiusure autarchi<strong>che</strong> né, tanto meno, coi conflitti<br />

rovinosi con gli altri Paesi, bersi con le lungimiranti<br />

aperture culturali ed economi<strong>che</strong>, garantite da istituzioni<br />

e politi<strong>che</strong> comuni.<br />

Bisogna ricordare, soprattutto, (e farlo capire bene alle<br />

nuove generazioni <strong>che</strong> <strong>non</strong> hanno vissuto né le guerre<br />

fratricide né, ovviamente, le foibe e l’esodo) <strong>che</strong> per porre<br />

riparo ai tremendi guasti prodotti dai nazionalismi di<br />

ieri e per impedire il loro riemergere – magari in nuove,<br />

diverse forme – <strong>non</strong> basta deplorarli e condannarli, ma è<br />

necessario creare gli strumenti politici e istituzionali,<br />

materiali e culturali, per renderli addirittura inconcepibili<br />

e impraticabili.<br />

Come si è fatto 50 anni fa con la CECA e con la CEE,<br />

quando Francia e Germania per risolvere le loro contese<br />

economi<strong>che</strong> (e quindi di potenze militari) hanno sostituito<br />

i can<strong>non</strong>i e i carri armati con le istituzioni europee<br />

comuni - il Parlamento Europeo e la Commissione, la<br />

Corte di Giustizia, la Banca Centrale – dove, per risolvere<br />

le inevitabili, naturali controversie, si discutono e si varano<br />

politi<strong>che</strong> comuni, regolate da norme valide per tutti.<br />

Come si è fatto negli anni ’90 con l’Unione Europea<br />

<strong>che</strong>, per ridare libertà, progresso sociale e sviluppo economico<br />

all’Europa Orientale, <strong>non</strong> ha usato missili e minacce<br />

atomi<strong>che</strong>, ma seggi in Parlamento, in commissione<br />

e in tutte le istituzioni comunitarie dove si gestiscono<br />

insieme i vantaggi delle politi<strong>che</strong> comunitarie.<br />

• • •<br />

In questa direzione, per raggiungere questo obiettivo,<br />

potrà e dovrà procedere in Adriatico an<strong>che</strong> la progettata<br />

Euroregione (con Veneto, Friuli, Carinzia, Slovenia e –<br />

specie per quanto ci interessa come giuliano-dalmati – in<br />

un tempo auspicabilmente <strong>non</strong> lontano, an<strong>che</strong> Istria e<br />

Dalmazia.<br />

Questa Euroregione adriatica – anziché subire la spinta<br />

perversa dei “micronazionalismi” verso la frantumazione<br />

dei Balcani in tanti piccoli staterelli nell’illusione di<br />

tutelare e potenziare le proprie identità etni<strong>che</strong>, culturali,<br />

religiose (vedi: Kosovo albanese e Serbia slava, le tre Bosnie<br />

cattolica, ortodossa e musulmana, e persino Montenegro<br />

e Serbia ambedue slave) – l’Euroregione (<strong>che</strong> dovrebbe<br />

nascere formalmente della prossima primavera) mira a<br />

unire nella comune elaborazione e attuazione di politi<strong>che</strong><br />

economi<strong>che</strong> e sociali (dei trasporti, dell’ambiente,<br />

del turismo, della sanità, ecc.) per mezzo del collaudato<br />

sistema comunitario europeo inventato apposta per garantire<br />

l’identità culturale, spirituale e materiale nell’unità<br />

politica e istituzionale. E pluribus unum!<br />

Solo così si riuscirà a mettere le nuove generazioni di<br />

Adriatici in condizione di <strong>non</strong> continuare a litigare sulla<br />

dolorosa storia del passato scritta col sangue degli uni e<br />

degli altri, ma di cominciare a scrivere insieme, pacificamente<br />

la storia del comune progresso civile dell’avvenire.<br />

• • •<br />

Lo scorso 15 gennaio a Lubiana – dove giungeva,<br />

benché ormai molto attenuata, l’eco dei vecchi scontri<br />

nazionalistici fra italiani e sloveni e si reclamava «riconciliazione»<br />

– il Presidente Napoletano, in visita di Stato,<br />

ha potuto rispondere <strong>non</strong> con promesse ed assicurazioni,<br />

ma con la forza dei fatti realizzati nel grande Progetto<br />

europeo: «riconciliazione»? Ma quale più efficace riconciliazione<br />

della partecipazione alla medesima Unione<br />

Europea?”<br />

E questo è stato indubbiamente il migliore avvio per<br />

la celebrazione del nostro Giorno del Ricordo 2008.<br />

Paolo Barbi<br />

Notizie liete...<br />

Nozze di diamante<br />

Ivetta e Erich Eisenbichler<br />

L’8 febbraio i miei genitori, Ivetta e Erich Eisenbichler, hanno celebrato le<br />

loro nozze di diamante, 60 anni di matrimonio! Un traguardo <strong>che</strong> ben pochi di<br />

noi hanno la fortuna, salute, e buona volontà di raggiungere. Sessanta anni<br />

insieme, per di più, senza mai una lite o “baruffa”, come piace a papà ricordare.<br />

Qui a Toronto abbiamo predisposto una bella festa in loro onore, ma ci<br />

piace condividere questo lietissimo traguardo con tutti gli amici lontani e con gli<br />

abbonati del nostro Giornale, di cui Ivetta, Erich, ed io siamo assidui lettori. Sia<br />

Ivetta <strong>che</strong> Erich <strong>sono</strong> nati a Lussinpiccolo e si sentono molto lussignani.<br />

La foto qui riprodotta fu scattata al loro matrimonio, giovani sposi felici, di<br />

fronte la loro casa in zona “Calvario” a Lussinpiccolo, casa dove poco più di un<br />

anno dopo io vidi la luce, il primo di tre figli. Il limone <strong>che</strong> si vede nello sfondo<br />

è ancora lì e produce abbondanti e gustosissimi limoni. La casa è adesso proprietà<br />

della cugina di mia mamma, Annamaria Plavac, la quale ci ospita a<br />

braccia aperte ogni volta <strong>che</strong> ritorniamo a Lussinpiccolo in vacanza.<br />

Konrad Eisenbichler<br />

È nata Carolina!<br />

Ecco la piccola Carolina, figlia della nostra collega Ra<strong>che</strong>le <strong>che</strong> l’ha data<br />

alla luce il 14 gennaio 2008 a Roma. All’amica Ra<strong>che</strong>le, al papà Gerardo, al<br />

bis<strong>non</strong>no on. Paolo Barbi, consigliere onorario dell’ANVGD, i complimenti più<br />

entusiasti e gli auguri<br />

più fervidi<br />

dalla Sede nazionale<br />

e dalla redazione<br />

di “Difesa<br />

Adriatica”<br />

E 60 anni di sacerdozio<br />

per don Martinoli<br />

Il 28 marzo mons. Nevio Martinoli festeggia i suoi 60 anni di sacerdozio,<br />

avendo frequentato il Seminario di Zara fino al 1944, anno in cui venne bombardata<br />

la città, e in seguito a Lussingrande, nell’isola amata di Lussino. Esule<br />

come la sua famiglia, si diresse a Genova dove il padre e il fratello Alfeo navigavano<br />

per la compagnia genovese “Giacomo Costa fu Andrea”, <strong>oggi</strong> Linea “C”.<br />

Celebrò la pirma Messa nella Chiesa di Santa Zita nel corso Buenos Aires di<br />

Genova. Benvoluto da tutti, ha sempre aiutato il prossimo.<br />

Lavora attualmente nella Cancelleria della Curia di Genova; è assitente spirituale<br />

dei Pellegrinaggi a Lourdes, Fatima, Loreto, Madonna della Guardia, e<br />

presta ausilio ai malati. D’estate accompagna in montagna i suoi “Lupetti” e le<br />

sue “Coccinelle”.<br />

È stato un grandissimo amico di Padre Flaminio Rocchi, nati entrambi nell’isola<br />

di Lussino. Anni addietro si riunivano con i loro compaesani, dato <strong>che</strong><br />

don Nevio era ed è tuttora presidente della Comunità di Lussinpiccolo e Padre<br />

Rocchi ne era presidente onorario.<br />

Nel libro scritto nel 2007 dal nipote di Padre Rocchi, Fabio, in una lettera del<br />

1998 Padre Flaminio scrisse ad Alfeo Martinoli, parlando del fratello don Nevio,<br />

esule da Lussino, con le testuali parole: «Io francescano, invidio la vita spirituale,<br />

il carattere dolce e l’apostolato appassionato dell’amico Nevio. Assieme partecipiamo<br />

a riunioni. Non l’ho mai sentito polemizzare. Ambedue siamo sacerdoti,<br />

vorrei amare la Maddona come lui. È un onore e una fortuna per la famiglia<br />

Martinoli avere sull’altare di Dio una lampada cosi luminosa e calda».<br />

Alfeo Martinoli


Marzo 2008<br />

Dal nostro<br />

inviato nel tempo...<br />

Abbazia,<br />

domenica 16 Aprile 1922<br />

Dopo quello di Montecarlo, terminato<br />

la scorsa settimana, il calendario<br />

internazionale prevede un<br />

ulteriore ed importante torneo,<br />

quello di Abbazia. La manifestazione<br />

prenderà il via lunedì 17 e si<br />

concluderà mercoledì 19. La società<br />

organizzatrice, la Società Sportiva<br />

Abbazia, spera di confermare<br />

il successo delle passate edizioni,<br />

inoltre quest’anno avrà a disposizione,<br />

per le premiazioni, la bellissima<br />

Sala degli Specchi del Hotel<br />

Quarnero.<br />

Martedì 18 Aprile 1922<br />

Tra ieri e <strong>oggi</strong> si <strong>sono</strong> svolte le<br />

prime eliminatorie, le semifinali e<br />

la finale di fioretto. Non vi <strong>sono</strong> da<br />

registrare, in questa prima giornata,<br />

sorprese in quanto tutti i migliori<br />

atleti si <strong>sono</strong> classificati per la finale.<br />

Ma vediamoli in dettaglio:<br />

Del Torso Alessandro, Carniel Dante,<br />

Carniel Antonio, Carniel Lodovico,<br />

Bransioli Dino, Pignotti Ugo,<br />

Zivole Francesco, Liebermann<br />

Giorgio, Cattola Ettore e Zwillehnwich<br />

Gastone. Netta è stata la<br />

superiorità di Lodovico Carniel, il<br />

quale con ben otto vittorie su nove<br />

incontri riesce ad aggiudicarsi il torneo.<br />

Al momento il giovane appare<br />

come uno tra migliori s<strong>che</strong>rmisti<br />

italiani e se riuscirà a migliorare<br />

alcuni fondamentali, potrà diventare<br />

la nuova stella della s<strong>che</strong>rma<br />

italiana. Buona è stata la prova di<br />

Giorgio Liebermann <strong>che</strong> meritatamente<br />

si aggiudica il secondo<br />

posto; terzo con merito si piazza il<br />

fratello del vincitore Carniel Dante.<br />

Da registrare la sfortunata prova<br />

di Del Torso <strong>che</strong> per colpa di un<br />

infortunio alla mano ha dovuto<br />

abbandonare la competizione.<br />

Ecco il dettaglio della gara con<br />

i risultati definitivi:<br />

1. Carniel Lodovico: 8 vittorie<br />

e 1 sconfitta<br />

2. Liebermann Giorgio: 7 vittorie<br />

2 sconfitte<br />

3. Carniel Dante 6 vittorie e 3<br />

sconfitte<br />

4. Rignotti Ugo: 6 vittorie e 3<br />

sconfitte<br />

Del Torso si è ritirato (<strong>non</strong> classificato)<br />

La Giuria era presieduta dal Maestro<br />

Cav. Sassone ed aveva come<br />

membri Aldo Nadi, Tagliapietra,<br />

Gianese e De Leonibos.<br />

Alle gare ha assistito un pubblico<br />

molto numeroso ma ordinato,<br />

<strong>che</strong> con eleganza <strong>non</strong> ha mancato<br />

di mostrare grande interesse ed entusiasmo.<br />

Molti i nomi della politica e<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

Pagine di Sport<br />

Il Torneo di Abbazia<br />

dello sport presenti: il Gen. Spreafico,<br />

Comandante delle truppe fiumane,<br />

il Conte Segre di Trieste, Il<br />

Dottor Copercich, Il Presidente<br />

della Società Sportiva Abbazia,<br />

Carlo Baxa e il Cav. Farallo.<br />

Mercoledì 19 Aprile 1922<br />

Oggi, come da programma, si<br />

è svolta la seconda giornata, dedicata<br />

interamente alla sciabola, di<br />

questo meeting internazionale <strong>che</strong><br />

a detta di tutti gli esperti risulta pienamente<br />

riuscito. Grande equilibrio<br />

sia nelle eliminatorie <strong>che</strong> nelle<br />

semifinali. Come da pronostico,<br />

si <strong>sono</strong> classificati per la finale di<br />

sciabola i migliori: Pignotti, Fis<strong>che</strong>l,<br />

Zivoli, Contri, Ragno, Ventura,<br />

Catolla, Tinelli, Bazzani e Naselli.<br />

Rimangono però esclusi i promettenti<br />

Bucilli Renato e Ferrante Carlo.<br />

A differenza di ieri, dove la superiorità<br />

di Lodovico Carniel <strong>non</strong><br />

è stata mai messa in discussione,<br />

<strong>oggi</strong> vi è stato grande equilibrio fra<br />

tutti gli atleti. L’incertezza ha creato<br />

confronti duri e lunghi, tanto da<br />

rendere, in alcuni momenti, l’atmosfera<br />

nella sala, davvero tesa. La<br />

vittoria è andata con merito al<br />

goriziano Fabio Ventura, <strong>che</strong> oltre<br />

alla buona tecnica ha mostrato<br />

grande freddezza in alcune fasi<br />

della contesa mentre al secondo<br />

posto si è classificato il triestino<br />

Fis<strong>che</strong>l, terzo il fiorentino Ugo<br />

Pignotti.<br />

Ecco il dettaglio della gara con<br />

i risultati definitivi:<br />

1. Fabio Ventura della Società<br />

S<strong>che</strong>rma di Gorizia<br />

2. Fis<strong>che</strong>l di Trieste<br />

3. Ugo Pignotti di Firenze<br />

4. Contri Francesco<br />

5. Ziroli Francesco<br />

A differenza di ieri, la Giuria ha<br />

visto modificare la sua composizione<br />

interna: Presidente Cav. Passone<br />

membri Aldo Nadi, Angelini De<br />

Leonibos e Callegari.<br />

Intorno alle 21.00, il comitato<br />

dei festeggiamenti ha offerto agli<br />

atleti e alla Giuria una cena di gala<br />

al Grand Hotel Quarnaro, nella<br />

famosa Sala dei Cristalli.<br />

Al termine della cena, si è svolta<br />

la cerimonia di premiazione <strong>che</strong><br />

ha visto il Sindaco Percich ringraziare<br />

gli atleti per il bellissimo spettacolo<br />

offerto a tutti gli spettatori.<br />

Domani vi sarà il gran finale ed<br />

enorme è l’attesa fra gli sportivi per<br />

l’assalto finale <strong>che</strong> vedrà Nadi contro<br />

Sassone.<br />

Giovedì 20 Aprile 1922<br />

Sono <strong>oggi</strong> continuate, come<br />

previsto, le grandi gare di s<strong>che</strong>rma:<br />

si <strong>sono</strong> classificati per la fase finale<br />

di spada da terreno i seguenti<br />

atleti: Ferrante,Tirelli, Ragno,<br />

Catardi, Bazzani Zivoli, Piromallo,<br />

Rogers e Frizzi.<br />

Netta è stata la vittoria della So-<br />

cietà S<strong>che</strong>rma di Trieste <strong>che</strong> riesce<br />

a piazzare i suoi migliori atleti ai<br />

primi due posti, mentre al terzo<br />

posto si classifica Tirelli Francesco<br />

della Società S<strong>che</strong>rma di Venezia.<br />

Risultano ancora lontani dalla migliore<br />

forma gli atleti di casa <strong>che</strong><br />

riescono ad aggiudicarsi solo un<br />

magro decimo posto nella classifica<br />

finale.<br />

I Risultati definitivi:<br />

1. Frizzi Oscar: Società S<strong>che</strong>rma<br />

Trieste 7 vittorie<br />

La «perla del Quarnero» in due bellissime cartoline a colori del 1980 circa<br />

13<br />

2. Marcello Rogers Società<br />

S<strong>che</strong>rma Trieste 6 vittorie<br />

3. Tirelli Francesco: Società<br />

S<strong>che</strong>rma Venezia 5 vittorie<br />

Nella serata al Hotel Quarnero<br />

si <strong>sono</strong> svolti alcuni assalti accademici<br />

delle tre armi <strong>che</strong> hanno<br />

suscitato un entusiasmo enorme tra<br />

il pubblico.<br />

Erano di Fronte Sassone con<br />

Carniel Lodovico, il vincitore della<br />

gara di fioretto, Liebermann con<br />

Nadi e il Maestro Giannese con<br />

Antonio Carniel. Il Trio Sassone<br />

Nadi e Giannese ha vinto il confronto<br />

mostrando una tecnica superiore<br />

rispetto agli avversari è stato<br />

veramente superbo.<br />

Fra le personalità presenti notati<br />

il Gen Ferrario, S.E. Mosconi,<br />

Il Colonello Monti, l’ Avv. Percich,<br />

sindaco di Abbazia, molti ufficiali<br />

della guarnigione fiumana ed un<br />

elegante pubblico cosmopolita.<br />

Giorgio Di Giuseppe


14 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

Italian President Napolitano’s Speech<br />

“The Italians we honor<br />

today are not forgotten”<br />

February 10 th , at the Quirinale<br />

Presidential Palace, with Italian<br />

President Napolitano present, the<br />

ceremony for the commemoration of<br />

the Day of Remembrance took place.<br />

Among those present were the Vice<br />

President of the Senate, Milziade<br />

Caprili; the Vice President of the<br />

Chamber of Deputies, Giorgia Meloni;<br />

the Vice President of the Council of<br />

Ministers and the Minister of Culture,<br />

Francesco Rutelli; the Defence Minister,<br />

Arturo Parisi; Constitutional Judge,<br />

Paolo Maddalena; the Vice President<br />

of the Federation of the Associations<br />

of Istrian, Fiumani and Dalmatian<br />

Exiles, Lucio Toth; the President of the<br />

Commi sion for the examination of the<br />

conce sions of recognition for the foibe<br />

victims’ surviving family members,<br />

Alberto Ficuciello; as well as other<br />

members of the government and of<br />

Parliament, and family members of<br />

Foibe victims.<br />

Minister Rutelli had, previously in<br />

the day, awarded commemorative<br />

medals and citations to the foibe<br />

victims’ families. During the ceremony<br />

itself Minister Rutelli and Lucio Toth<br />

Following is the entire text of the<br />

speech given at the Quirinale on<br />

February 10 th , 2008, by the Vice<br />

President of the Federation of the<br />

Associations of Exiles and President of<br />

the National Venezia-Giulia and<br />

Dalmatia Association,at the solemn<br />

ceremony of conferment of honors for<br />

the relatives of foibe victims, by<br />

National President Giorgio Napolitano.<br />

Encouraged by your words of a<br />

year ago, Mr.President, we wanted to<br />

examine more thoroughly the primary<br />

reasons for the events which occurred<br />

involving the Italian of the Eastern coast<br />

of the Adriatic.<br />

The words of a Head of State<br />

express the will of an entire nation, and<br />

we are grateful to you for the message<br />

you sent to all Italians on February 10 th ,<br />

2007, allowing us to feel, after so many<br />

years of silence, that we were close to<br />

the hearts of all of our people, and to<br />

the history of our country, which we<br />

have always loved and will always<br />

continue to love.<br />

But we also asked ourselves, as was<br />

our duty, why this message was not<br />

fully understood, neither inside nor<br />

outside our borders.<br />

The law defining the Day of<br />

Remembrance speaks of “the most<br />

ample context” in which the tragedies<br />

surrounding the Foibe and Exodus are<br />

placed. This past year, along with the<br />

scholars who are close to us and our<br />

cause, we have reflected on this<br />

“ample context”.<br />

After all, we, as Istriani, Fiumani<br />

and Dalmatians, are not the only<br />

people to have faced persecution,<br />

ethnic cleansing and genocide due<br />

solely to its national identity. It is right,<br />

therefore, to compare our situation to<br />

that of other nations, near or far.<br />

Giving equal emphasis to sense<br />

and sensibility, reflection and political<br />

passion, we realized that, at the roots<br />

of the dramatic situation of our<br />

homelands – where we lived peacefully<br />

alongside others of the same land<br />

but who spoke different languages –<br />

there are causes, both intrinsic and<br />

spoke. President Napolitano also<br />

spoke, and his speech was followed<br />

by a concert entitled “Homage to the<br />

Day of Remembrance”.<br />

__________________________<br />

This is the second year that I have<br />

presided over the ceremony for the<br />

Day of Remembrance. Last year I<br />

clearly stated my thoughts. And certain<br />

negative reactions to my speech –<br />

outside Italy – did not shake my<br />

conviction that it was right for me, in<br />

the name of our Republic, to have<br />

expressed my opinion using those<br />

meanings and sense of purpose that, I<br />

am glad to say, I heard in Minister<br />

Rutelli’s speech here today. Today,<br />

therefore, I shall add only some brief<br />

considerations, as I greet with heartfelt<br />

sentiment those of you who have just<br />

received solemn recognitions, albeit<br />

late in coming, and all of those who<br />

are here today, representing the<br />

odyssey of suffering for which the Day<br />

of Remembrance has been dedicated.<br />

I feel that the time has come for us<br />

to ask ourselves, in the deepest sense,<br />

the significance of this Day, which we<br />

explicit, regarding our particular<br />

geographical position and the history<br />

of Europe itself, causes which are near<br />

and causes which are more remote.<br />

Certainly, among the explicit and<br />

near causes we must consider the<br />

clashes of nationalistic ideologies of<br />

the 1800s, and the socio-political<br />

causes of the1900s, which led to the<br />

destruction of our fathers’ dream of<br />

being reunited with the Mother<br />

country and the detachment from the<br />

Motherland which had nourished us<br />

for so many generations.<br />

The contradictions between opposing<br />

national aspirations in such a<br />

borderland could only lead to a clash<br />

between those who wanted this region<br />

to belong solely to Italy, and those who<br />

shared equal nationalistic feelings for<br />

the same region, and thus wanted it to<br />

belong to another State.<br />

The clash between different imperialism,<br />

which was at the heart of the<br />

First World War, and the clash between<br />

opposing ideologies, some totalitarian,<br />

which was at the heart of the Second<br />

World War, did not favor reciprocal<br />

comprehension, but rather pushed it<br />

away, leaving deep scars, rancor, and<br />

vindication.<br />

That which couldn’t be understood<br />

then, in a state of prejudices and<br />

ideologies, pretenses of racial or<br />

nationalistic superiorities, today, as<br />

adult citizens of a united Europe, we<br />

can and we must understand. But there<br />

are also remote causes, intrinsic to the<br />

essence of our identity as Italians of<br />

the Eastern coast of the Adriatic, which<br />

must be explored and deepened with<br />

serenity of spirit.<br />

The Liberal roots<br />

of Adriatic Irredentism<br />

Who can find fault with us, as<br />

exiles from Istria, Fiume and Dalmatia,<br />

for having loved the Italian nation, felt<br />

a part of it, for having preserved our<br />

language and our culture in the face<br />

of threats and pressures that put our<br />

own security and well being at risk?<br />

And even our own lives?<br />

As we deepened our research,<br />

have strongly and justly refused to have<br />

cancelled from our collective memory.<br />

Honoring the victims of those tragedies,<br />

along with recognizing the<br />

injustices suffered, and the suffering of<br />

the survivors and their descendents<br />

who were forced into exile, cannot and<br />

must not be taken out of the context of<br />

a comprehensive vision — as Mr. Toth<br />

so eloquently elaborated in his speech<br />

– a serene and unilateral vision of that<br />

tormented, tragic period of history,<br />

marked by opposing totalitarianisms.<br />

We need to take heed of that plague<br />

called extreme nationalism, of the total<br />

lack of respect for the rights of “others”,<br />

of the exaggerated exaltation of one’s<br />

own ethnic or historical identity, which<br />

plunged our continent into a barbarian<br />

state of war.<br />

Today, the wounds left from those<br />

troubled times have been healed in a<br />

Europe which is peaceful, united and<br />

dynamic; a Europe aware that the<br />

elements which unite it are infinitely<br />

stronger than those which divided it in<br />

the past, or could divide it now: a<br />

Europe which, thanks to a culture of<br />

peace and civil cohabitation, has been<br />

able to prosper as no other region in<br />

the world.<br />

And yet, this stable Europe has<br />

witnessed the Balkan States, a vital part<br />

of its history and identity, become the<br />

scene of bloody conflict just a few short<br />

years ago, situations that have torn<br />

apart States, communities, families, in<br />

especially regarding 19 th Century<br />

liberal and democratic ideals and their<br />

development, it is impossible not to<br />

note how these ideas have been the<br />

basic inspiration for the protection of<br />

the Italian tradition in the Istrian<br />

peninsula, among the islands of the<br />

Quarner Gulf, and along the coast of<br />

Dalmatia.<br />

Autonomism was the key to this<br />

political mindset, which noted the<br />

multilingual aspect of our regions and<br />

wanted to preserve its characteristics<br />

as an asset and vital resource for the<br />

nations it represents, and not reason<br />

for hatred and conflict.<br />

As Autonimism failed, due to the<br />

international political situation that<br />

ignored us, Adriatic Irredentism took<br />

root, similar to the kind in South Tirol.<br />

Within this movement the prevailing<br />

attitude was not one of closure and<br />

excess, but rather a national movement<br />

that brought together different peoples.<br />

The words and actions of Nicolò<br />

Tommaseo, Antonio Baiamonti, Carlo<br />

Combi, Antonio Grossich and other<br />

leaders of the “Italian Party” of Istria,<br />

Dalmatia and Fiume were extremely<br />

far from chauvinist oppressiveness.<br />

Scipio Slataper and Giani Stuparich<br />

were just as far from these attitudes.<br />

These liberal roots explain, on the<br />

one hand, the openness towards our<br />

aspirations regarding the most advanced<br />

part of the Italian culture of that<br />

time, both in the Republican and<br />

Catholica and Socialist spheres; on the<br />

other hand, they explain the drama that<br />

our people lived through, along with<br />

their leadership class, upon the rise of<br />

the fascist regime which, while it<br />

sought to claim its place as the heir of<br />

the Risorgimento, it was in in philosophical<br />

and moral contrast to it.<br />

But if we head even further back<br />

into the past, we can observe an even<br />

deeper root of Latin and Veneto<br />

peoples in the region, in much more<br />

ancient times as well as in the modern<br />

era. These autochthonous roots are the<br />

consequence of a juridical culture,<br />

jealously preserved within the representative<br />

institutions of our free cities,<br />

Rome, Quirinale Presidential Palace, February 10th, 2008. The President<br />

of the Italian Republic, Giorgio Napolitano, greets some of the Foibe<br />

victims’ family members, who were presented with citations and medals<br />

on the occasion of the Day of Remembrance of the Foibe and Exile<br />

a dark return to the horrors of the past.<br />

Let this, then, be the warning for<br />

us, on the Day of Remembrance. If<br />

unity will not prevail in the face of<br />

discord, if dialogue will not prevail in<br />

the face of prejudice, then nothing of<br />

what we have worked so hard to<br />

achieve can be considered permanent.<br />

In such a situation, the memory of the<br />

victims we honor today, and their<br />

sacrifices, would be the first to be<br />

damaged.<br />

Let us show, then, in concrete<br />

ways, that those Italian honoured here<br />

The text of Lucio Toth’s speech given at the Quirinale during the ceremonies of February 10 th<br />

which sought to link the ancient<br />

common Libertates with the model of<br />

modern liberal democracies.<br />

The modern age has not been<br />

capable of preserving this civil society,<br />

pushing our lives into the downward<br />

spiral of the ideological exasperation<br />

of the 1900s. This “short century” of<br />

barbarianisms brought upon us, as an<br />

ultimate consequence, the tragedy of<br />

the Foibe and the drama of our Exodus,<br />

under the force of a cruel Communist<br />

dictatorship.<br />

Why do we not return to the source<br />

of these ideals, in a Europe that is<br />

seeking its own identity and a sense of<br />

unity?<br />

Why don’t we use our own painful<br />

experience to promote a change for<br />

good: a project of shared living and<br />

sense of community among all the<br />

nations of the Adriatic?<br />

This is the question that we ask<br />

today, of those who still refuse to open<br />

heart and mind to the highest and most<br />

true meaning of the Day of Remembrance.<br />

And we Italians of Istria, Fiume<br />

and Dalmatia ask this: a return to<br />

Reason and Truth: our place in the<br />

history of the Italian nation, its culture,<br />

and its civic progress.<br />

The artists, the musicians, and the<br />

scholars of these regions made decisive<br />

contributions to Italian culture, often<br />

serving as a bridge to Central and<br />

Eastern European cultures. It is not a<br />

matter of considering only literature of<br />

Trieste of the 1900s but rather a long<br />

chain of humanists, architects, and<br />

scientists who linked the Roman-<br />

Byzantine tradition of the East Adriatic<br />

to the Rinascimento and the modern<br />

and contemporary era. This is a<br />

contribution that has continued into<br />

our day, in all sectors of life at a national<br />

level, from market production to the<br />

public administration, sport, cinema<br />

and theatre.<br />

It is also right to remember that men<br />

and women from Istria, Fiume and<br />

Dalmatia participated in the process<br />

of national unification: in politics,<br />

diplomacy, and the wars of independence.<br />

The Exiles gave their lives<br />

today are not forgotten, and that the<br />

pain of many has not been in vain. Let<br />

us show that we have learned the<br />

lesson of history, and that we desire to<br />

contribute to the development of ties<br />

of fully reciprocal comprehension, and<br />

fruitful collaboration with nations and<br />

people who have entered, or desire to<br />

enter, the great family of United<br />

Europe.<br />

The President<br />

of the Republic of Italy<br />

Giorgio Napolitano<br />

“Our place in the History of the Italian Nation”<br />

for the nation, and their children have,<br />

too, in the latest decades, as members<br />

of the armed and civilian forces which<br />

serve the Republic.<br />

We ask that this contribution be<br />

recognized, in order to respect history.<br />

And that, in school books and university<br />

texts, the names of Pola, Fiume,<br />

Zara, Pirano or Rovigno not be<br />

ignored, but that they may named, and<br />

serve to feed a brotherhood on both<br />

sides of the Adriatic.<br />

Of the three elements that make<br />

up a State – nation, territory, and<br />

institutions – the loss of the second<br />

does not imply the cancellation of the<br />

first. This can be confirmed in Article<br />

51, comma two, of the Italian Constitution.<br />

It follows naturally to include, as a<br />

corollary to these considerations, the<br />

aspirations of the Exiles to see a full<br />

recognition of their rights in terms of<br />

the abandoned properties and goods<br />

that their ancestors acquired as fruits<br />

of their own labor, and which a<br />

freedom-choking regime took away<br />

from them. In the same way, they aspire<br />

to have these “beni abandonati” justly<br />

repayed, by a State that is honest,<br />

capable of recognizing its juridical and<br />

moral obligations towards a people<br />

who gave literally everything to their<br />

nation. In the same spirit, our Italian<br />

brothers who are still present in our<br />

home region have the right to be<br />

protected. They have kept their Italian<br />

identity alive through great hardships.<br />

For them, we request, starting with<br />

bilingualism, the “protection of<br />

diversity of identity”, one of the basic<br />

points of European integration: Italy<br />

was one of the founders of the<br />

European community founded upon<br />

these ideals, and Slovenia is currently<br />

the temporary head.<br />

At the end of this road to justice<br />

there will be the reconciliation that is<br />

our final goal. For us, Mr. President,<br />

this is the true sense of the Day of<br />

Remembrance.<br />

Lucio Toth<br />

(traduzioni di Lorie Ballarin)


Marzo 2008<br />

Se ha desa ro lado el 10 de febrero,<br />

en el Palazzo del Quirinale, en la<br />

presencia del Presidente de la República<br />

Giorgio Napolitano, la ceremonia<br />

de conmemoración del Día del<br />

Recuerdo.<br />

Estaban presentes el Vicepresidente<br />

del Senado de la República, sen.<br />

Milziade Caprili, el Vicepresidente de<br />

la Cámara de los Diputados, on.<br />

Giorgia Meloni, el Vicepresidente del<br />

Consejo de Ministros y Ministro de los<br />

Bienes y Actividades Culturales, on.<br />

Francesco Rutelli, el Ministro de la<br />

Defensa, on. Arturo Parisi, el Juez<br />

Constitucional Prof. Paolo Maddalena,<br />

el Vicepresidente de la Federación de<br />

las Asociaciones de los desterrados<br />

istrianos fiumanos y dalmatas, Lucio<br />

Toth, el Presidente de la Comisión<br />

encargada del examen de las preguntas<br />

para la concesión de un reconocimiento<br />

a los parientes de los<br />

enfoibados, gen. Alberto Ficuciello,<br />

representante del Gobierno y del Parlamento,<br />

y los familiares de las víctimas<br />

de las Foibe.<br />

Precedentemente el Ministro<br />

Rutelli ha consignado los diplomas y<br />

las medallas conmemorativas del Día<br />

del Recuerdo a los parientes de los<br />

enfoibados. En el transcurso de la<br />

ceremonia han intervenido el Ministro<br />

Francesco Rutelli y el on. Lucio Toth.<br />

El Presidente Napolitano ha dirigido<br />

un saludo a los presentes. Lo ha<br />

seguido el concierto Omaggio per il<br />

Giorno del Ricordo.<br />

_________________________<br />

Este es el segundo año que presencio<br />

la ceremonia del Día del Recuerdo.<br />

He expresado con claridad mi pensamiento<br />

el año pasado. Y alguna<br />

reacción inconsiderada sobre mi<br />

discurso – que se ha dado fuera de<br />

Italia - no ha tocado mi convicción de<br />

que fuese justo expresarme, en<br />

nombre de la República, con aquellas<br />

palabras y con aquel tesón que estoy<br />

contento de haber oído hace poco<br />

repetir al Ministro Rutelli. Hoy añadiré,<br />

por tanto, solo breves consideraciones,<br />

dirigiendo mi más cordial saludo y<br />

sentimiento de cercanía a vosotros que<br />

acabáis de recibir solemnes – aunque<br />

tardíos – reconocimientos, y a todos<br />

aquellos que aquí representan la<br />

odisea cargada de sufrimientos a la que<br />

esta dedicado este Día del Recuerdo.<br />

Sostengo que ha llegado el momento<br />

de interrogarnos sobre el<br />

profundo significado del recuerdo que<br />

DIFESA ADRIATICA<br />

El saludo del Presidente de la República Napolitano<br />

«Aquellos italianos que hoy<br />

honoramos no están olvidados»<br />

fuertemente, justamente se ha negado<br />

a ver cancelado. El homenaje a las<br />

víctimas de aquellos años, junto al<br />

obligado reconocimiento de las<br />

injusticias sufridas, del dolor vivido por<br />

los sobrevivientes, por sus descendientes<br />

y por quien fue obligado al<br />

éxodo, no pueden y no deben prescindir<br />

de una visión de conjunto – como<br />

la llamada con tanta eficacia y<br />

elocuencia por el senador Toth – serena<br />

y no unilateral de aquel atormentado,<br />

trágico periodo histórico,<br />

marcado por los opuestos totalitarismos.<br />

Y debe servir de admonición<br />

la conciencia de que fue precisamente<br />

la plaga de los nacionalismos, de la<br />

mezquina visión particular, del<br />

desprecio del “otro”, de la incensurable<br />

exaltación de la propia<br />

identidad étnica o histórica, lo que<br />

precipitó a nuestro continente en la<br />

barbarie de la guerra.<br />

Hoy, las heridas dejadas por aquellos<br />

terribles años se han cicatrizado<br />

en una Europa pacifica, unida,<br />

dinámica; una Europa consciente de<br />

que los elementos que la unen son<br />

infinitamente más fuertes de los que<br />

la han dividido o la pueden dividir;<br />

una Europa que, gracias a la cultura<br />

de la paz y de la laboriosa convivencia<br />

civil, ha conseguido prosperar como<br />

ninguna otra región en el mundo. Y<br />

también, esta misma Europa ha visto<br />

a los Países de los Balcanes, parte integrante<br />

de la propia historia y de la<br />

propia identidad, convertirse otra vez<br />

en teatro hace pocos años de conflictos<br />

sanguinosos, que han lacerado<br />

Estados, comunidades, familias, en<br />

una sombría vuelta al horror del<br />

pasado.<br />

Sea por tanto esta la admonición<br />

del Día del Recuerdo: si las razones<br />

de la unidad no prevalecen sobre<br />

aquellas de la discordia, si el diálogo<br />

no prevalece sobre el prejuicio, nada<br />

de lo que hemos construido fatigosamente<br />

puede ser considerado conqui-<br />

El texto de la intervención de Lucio Toth en el Quirinale con ocasión del 10 de febrero<br />

«Nuestro puesto en la historia de la nación italiana»<br />

Publicamos a continuación el texto<br />

integro del discurso pronunciado el<br />

pasado 10 de febrero por el Vicepresidente<br />

de la Federación de las Asociaciones<br />

de los Desterrados y Presidente de la<br />

Asociación Nacional Venezia Giulia e<br />

Dalmazia, con ocasión de la solemne<br />

entrega en el Quirinale de las condecoraciones<br />

a los parientes de los enfoibados<br />

por parte del Jefe de Estado Giorgio<br />

Napolitano.<br />

Señor Presidente, Autoridades,<br />

Señoras y señores,<br />

animados por Sus palabras de hace<br />

un año, Señor Presidente, hemos<br />

querido buscar y profundizar las<br />

primeras razones de nuestra vicisitud<br />

de italianos del Adriático oriental.<br />

Las palabras de un Jefe del Estado<br />

expresan la voluntad y el sentimiento<br />

de una entera nación y nosotros Le<br />

estamos agradecidos por el mensaje<br />

que ha querido lanzar a los italianos el<br />

10 de Febrero del 2007, haciéndonos<br />

sentir, después de una larga “conjura<br />

del silencio”, cercanos al corazón de<br />

todo nuestro pueblo y a la historia del<br />

País que tanto hemos amado y que<br />

amamos.<br />

Pero también nos hemos preguntado<br />

– como era nuestro deber – por<br />

qué este mensaje no se ha comprendido<br />

plenamente, tanto dentro<br />

como fuera de los confines de nuestra<br />

República.<br />

La ley institucional del Día del<br />

Recuerdo habla del “más amplio<br />

contexto” en el cual se insieren los<br />

asuntos de los destrozos de las Foibe y<br />

del Éxodo de 350.000 istrianos,<br />

fiumanos y dalmatas italianos. Y sobre<br />

este “amplio contexto” hemos reflexionado<br />

durante el año pasado, con los<br />

estudiosos que nos están cerca.<br />

Además no somos nosotros istrianos,<br />

dalmatas y fiumanos, el único<br />

pueblo que ha sufrido persecuciones,<br />

limpiezas étnicas, genocidios solamente<br />

a causa de la propia identidad<br />

nacional. Es justo por tanto confrontar<br />

nuestras vicisitudes a las de otras<br />

naciones, cercanas o lejanas de las<br />

orillas de nuestros mares.<br />

Poniendo al mismo nivel sentimiento<br />

y razón, reflexión y pasión<br />

política, nos hemos dado cuenta de que<br />

a la raíz del drama vivido por nuestras<br />

tierras natales – donde durante siglos<br />

hemos convivido con coterráneos de<br />

lenguas diversas – hay causas intrínsecas<br />

y extrínsecas a nuestra posición<br />

geográfica y a la historia misma de Europa,<br />

causas próximas y causas<br />

remotas.<br />

Es cierto que entre las causas<br />

próximas y extrínsecas estuvo el<br />

choque entre ideologías contrapuestas:<br />

nacionalistas en el transcurso del<br />

Ochocientos, socio-políticas en el<br />

transcurso del Novecientos, que han<br />

visto consumarse en pocos decenios<br />

el sueño de nuestros padres de verse<br />

reunidos en la Madre patria y el<br />

alejamiento de ésta de la tierra que nos<br />

había nutrido por generaciones.<br />

La contradicción entre opuestas<br />

aspiraciones nacionales no podía no<br />

conducir a una tierra de frontera, como<br />

tal plural en sus componentes, a una<br />

inevitable contraposición entre quien<br />

quería que esta tierra perteneciese al<br />

Estado-Nación-Italia y quien al contrario<br />

quería que esa misma tierra, que<br />

sentía también suya, fuera incorporada<br />

a otro Estado.<br />

El choque entre imperialismos<br />

contrapuestos, que estuvo al origen de<br />

la primera guerra mundial, y aquél entre<br />

ideologías opuestas – algunas totalitarias<br />

– que estuvo al origen de la<br />

segunda, no favoreció la comprensión<br />

recíproca, sino que la alejó, excavando<br />

un surco profundo de rencores y de<br />

reivindicaciones.<br />

Lo que entonces no se podía<br />

entender, enredados todos por prejuicios<br />

de pretensiones de superioridad<br />

raciales o culturales, hoy, de ciudadanos<br />

adultos de una Europa unida, se<br />

puede y por tanto se debe entender.<br />

Pero están también las causas remotas,<br />

intrínsecas a la esencia misma de<br />

nuestra identidad de italianos del<br />

Adriático oriental, que se deben<br />

explorar y profundizar con espíritu sereno.<br />

Las raíces liberales<br />

del irredentismo adriático<br />

¿Quién puede reprocharnos a<br />

nosotros, desterrados de Istria, de Fiume<br />

y de Dalmazia el haber amado la<br />

nación italiana, el sentirnos parte de<br />

ella, el haber conservado nuestra<br />

lengua y nuestra cultura ante amenazas<br />

y presiones que ponían en peligro<br />

nuestra seguridad y nuestros bienes? ¿Y<br />

en definitiva nuestra propia vida?<br />

Adentrándose en la investigación,<br />

sobretodo sobre el desarrollo de las<br />

ideas liberales y democráticas durante<br />

el siglo XIX, no se puede no constatar<br />

como hayan sido estas ideas el motor<br />

primero, la inspiración fundamental de<br />

la tutela de la tradición italiana en la<br />

península istriana y a lo largo de las<br />

costas e islas de Quarnero y de<br />

Dalmazia.<br />

El autonomismo fue la columna<br />

central de esta cultura política, que<br />

tomaba acto realistamente y honestamente<br />

de la pluralidad lingüística de<br />

nuestras regiones y quería preservar las<br />

características como recursos vitales de<br />

las naciones que allí confluían, en lugar<br />

de tomarlas como motivo de odio y de<br />

conflicto.<br />

Fue de la quiebra del autonomismo<br />

– por causas de política internacional<br />

que pasaban sobre nuestras cabezas –<br />

que surgió el irredentismo adriático,<br />

como el trentino. Pero en el interno de<br />

este movimiento el comportamiento<br />

predominante no era el de la cerrazón<br />

y la superación, sino un movimiento<br />

de revolución nacional que ponía en<br />

común a pueblos diversos. Las palabras<br />

y las acciones de Nicolò Tommaseo,<br />

de Antonio Baiamonti, de Carlo Combi,<br />

de Antonio Grossich y de los otros<br />

leaders del “partido italiano” de Istria,<br />

de Dalmazia y de Fiume están muy<br />

lejos de tendencias opresivas o sciovinistas.<br />

Igualmente lejanas las de Scipio<br />

Slataper o de Giani Stuparich.<br />

Son estas raíces liberales las que<br />

explican por un lado la simpatía hacia<br />

nuestras aspiraciones de la parte más<br />

avanzada de la cultura italiana del<br />

tiempo, ya sea entre las filas republicanas<br />

que entre las católicas y<br />

socialistas; por el otro, el drama vivido<br />

por nuestros pueblos y por nuestras<br />

clases dirigentes al sobrevenir el<br />

régimen fascista, que mientras quería<br />

aparecer como herede del movimiento<br />

de resurgimiento, contradecía los<br />

presupuestos filosóficos y morales.<br />

Pero yendo todavía más lejos se<br />

advierte una raíz más profunda de la<br />

15<br />

Roma, Palazzo del Quirinale, 10 de febrero del 2008. El Presidente<br />

de la República on. Giorgio Napolitano dirige a los presentes su saludo<br />

presencia latina y veneta en aquellas<br />

tierras en los siglos de en medio y en la<br />

edad moderna. Estas raíces autóctonas<br />

son la consecuencia de una civilización<br />

jurídica celosamente custodiada en las<br />

instituciones representativas de nuestras<br />

ciudades libres, que trataban de<br />

conjugar las antiguas Libertates comunales<br />

con el modelo de las modernas<br />

democracias liberales.<br />

La edad contemporánea no ha<br />

sabido preservar esta civilización<br />

empujando con fuerza nuestras vidas<br />

al torbellino de las exasperaciones<br />

ideológicas del Novecientos. De la<br />

barbarie del “siglo breve” han derivado<br />

para nosotros, como consecuencias<br />

últimas, la tragedia de las Foibe y el<br />

drama de nuestro Éxodo, bajo el<br />

empujón de una despiadada dictadura<br />

comunista.<br />

¿Por qué no volver a los orígenes<br />

de estos ideales, en una Europa que<br />

busca la propia identidad y la propia<br />

unidad?<br />

¿Por qué no sacar de nuestra<br />

experiencia dolorosa un proyecto de<br />

convivencia y de comunidad de fines<br />

entre todas las naciones que se asoman<br />

a nuestro Adriático?<br />

Es esta la pregunta que nosotros<br />

dirigimos a quien todavía no quiere<br />

abrir el corazón y la mente al significado<br />

más alto y más auténtico del Día<br />

del Recuerdo. Y lo que nosotros,<br />

italianos de lstria, de Fiume y de<br />

Dalmazia pedimos es una vuelta a la<br />

razón y a la verdad: nuestro lugar en la<br />

historia de la nación italiana, en su cultura,<br />

en su progreso civil. Los artistas,<br />

los músicos, los literatos de estas tierras<br />

han dado una contribución decisiva a<br />

la cultura italiana, haciendo diversas<br />

veces de trámite con las culturas de<br />

Europa central y oriental. No se trata<br />

solo de la literatura triestina del<br />

Novecientos, sino de una cadena de<br />

humanistas, de arquitectos, de hombres<br />

de ciencia que ha unido la tradición<br />

romano-bizantina de las tierras adriáticas<br />

orientales al Rena-cimiento y a la<br />

edad moderna y contemporánea. Una<br />

contribución que ha continuado hasta<br />

nuestros días en todos los sectores de<br />

la vida nacional, desde las actividades<br />

productivas hasta la pública administración,<br />

al deporte, al cine, al teatro.<br />

stado para siempre. Y a sufrir el ultraje<br />

sería en primer lugar la memoria de<br />

las víctimas de las tragedias que<br />

recordamos hoy y cuyo sacrificio se<br />

revelaría vano. Demostramos por tanto<br />

con los hechos que aquellos<br />

Italianos que hoy honoramos no están<br />

olvidados, y que el dolor de tantos no<br />

ha sido desperdiciado; demostramos<br />

haber aprendido todos la lección de<br />

la historia, y de querer contribuir al<br />

desarrollo de relaciones de plena<br />

comprensión recíproca y fecunda<br />

colaboración con países y pueblos que<br />

han alcanzado o intentan alcanzar la<br />

grande familia de la Unión Europea.<br />

El Presidente de la República<br />

Giorgio Napolitano<br />

Como es justo recordar también<br />

que en el proceso de unificación<br />

nacional participaron hombres y<br />

mujeres de Istria, de Fiume y de<br />

Dalmazia: en la política, en la diplomacia,<br />

en las guerras de independencia.<br />

Y otras vidas han dado a la<br />

nación los prófugos de entonces y sus<br />

hijos, caídos en los últimos decenios<br />

en las fuerzas armadas y en las fuerzas<br />

del orden al servicio de la República.<br />

Y esta contribución pedimos que<br />

sea reconocida, por respeto de la<br />

historia. Y que en los libros de la escuela<br />

y en los libros de texto universitarios<br />

italianos los nombres de Pola, de Fiume,<br />

de Zara, de Pirano o de Rovigno<br />

no sean cancelados, sino que sean más<br />

bien un viático de hermandad entre los<br />

pueblos de las dos orillas adriáticas.<br />

De los tres elementos constitutivos<br />

del Estado: pueblo, territorio, instituciones,<br />

la pérdida del segundo no comporta<br />

la cancelación de quien forma<br />

parte del primero. Como da confirmación<br />

el art. 51, segundo párrafo, de<br />

la Constitución.<br />

Una proyección de esta herencia<br />

es también la aspiración de los<br />

desterrados giuliano-dalmatas de ver<br />

reconocidos sus derechos sobre los<br />

bienes adquiridos por los antepasados<br />

con su laboriosidad y que un régimen<br />

liberticida nos ha quitado, o de verlos<br />

resarcidos equitativamente por un<br />

Estado honesto, capaz de reconocer la<br />

propias obligaciones jurídicas y<br />

morales hacia una gente que ha dado<br />

todo a la nación.<br />

Del mismo modo tienen derecho<br />

a una tutela valerosa nuestros connacionales<br />

que se han quedado en los<br />

territorios de origen, que han testimoniado<br />

y defendido su identidad en<br />

medio de tantas adversidades. Sobre<br />

ellos se invoca, comenzando por el<br />

bilingüismo, la “tutela de las diversidades<br />

de identidad” que es uno de los<br />

puntos cardinales de la integración<br />

europea, del que Italia ha estado entre<br />

los fundadores y del que la guía esta<br />

hoy confiada a la República de<br />

Eslovenia.<br />

Al término de este recorrido de<br />

justicia se encontrará finalmente el<br />

puerto de reconciliación que es nuestra<br />

meta final. Éste es para nosotros, Señor<br />

Presidente, el verdadero sentido del Día<br />

del Recuerdo.<br />

Lucio Toth<br />

(traduzioni di Marta Cobian)


16 DIFESA ADRIATICA Marzo 2008<br />

Roma, l’inaugurazione<br />

del monumento alle Foibe<br />

Pubblichiamo alcune delle immagini<br />

della cerimonia di inaugurazione<br />

del monumento agli Infoibati,<br />

voluto dal Comitato ANVGD presieduto da Oliviero Zoia,<br />

coadiuvato dalla vicepresidente Donatella Schürzel.<br />

Il complesso cerimoniale<br />

è stato coordinato da Fabio Rocchi della Sede nazionale.<br />

Autore della scultura è l’artista Giuseppe Mannino<br />

Da sin: il sindaco Walter Veltroni, il vicepresidente della Camera<br />

on. Giorgia Meloni, il presidente del XII Municipio Patrizia Prestipino,<br />

la prof.ssa Donatella Schürzel, vicepresidente del Comitato ANVGD<br />

Roma, 9 febbraio, Teatro S. Marco. La consegna dell’onorificenza<br />

del Cavalierato dell’Ordine al merito della Repubblica al Maestro Luigi Donorà.<br />

Da sin.: il presidente ANVGD Lucio Toth, il compositore istriano,<br />

la prof.ssa Schürzel e l’ambasciatore Egone Ratzenberger<br />

Da sin: il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, mons. Paolo Schiavon,<br />

Vescovo ausiliare di Roma Sud, l’assessore alla Cultura della Provincia di Roma,<br />

Vincenzo Vita, in rappresentanza del Presidente Enrico Gasbarra,<br />

il sottosegretario all’Interno on. Marcella Lucidi, il vicepresidente della Camera<br />

on. Meloni e il presidente del XII Municipio Prestipino<br />

Un’immagine del Monumento, opera dello scultore Giuseppe Mannino<br />

I labari delle istituzioni delle associazioni combattentisti<strong>che</strong> e d’arma<br />

Il presidente ANVGD Lucio Toth Il presidente del Comitato di Roma,<br />

Oliviero Zoia. Nonostante il serio incidente<br />

occorsogli ha voluto presenziare alla<br />

cerimonia, i cui complessi preparativi<br />

ha seguito giorno per giorno

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