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idrogeno-energia del futuro - Provincia di Lucca

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Idrogeno Idrogeno-Energia Idrogeno Energia <strong>del</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

<strong>futuro</strong><br />

dal dal motore motore <strong>di</strong> Barsanti e Matteucci<br />

alle alle nuove nuove tecnologie ecnologie<br />

percorsi e esperienze attraverso la rivisitazione<br />

<strong>di</strong> mestieri e professioni<br />

che sfidano le nuove tecnologie<br />

XXVIII XXVIII Concorso oncorso Artigianato e Scuola cuola cuola<br />

2008<br />

2008<br />

Progetto realizzato dalle classi<br />

Terza Operatori Termici,<br />

Operatori Meccanici,<br />

Quarta Tecnici Elettronici<br />

<strong>del</strong>l'IPSIA G.Giorgi <strong>di</strong> <strong>Lucca</strong><br />

coor<strong>di</strong>nato dai proff.<br />

Mariano Alberigi, Edualdo Gini, Roberto Cerri


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Introduzione<br />

Il tema <strong>del</strong>la trasformazione e <strong>del</strong>l’innovazione subita dai mestieri artigiani non<br />

poteva non coinvolgere una scuola come la nostra che molto ha dato e dà al sistema<br />

produttivo locale e nella quale si sta formando una parte importante <strong>del</strong> <strong>futuro</strong> ceto<br />

artigiano.<br />

Quello che si presenta è un lavoro complessivo che assembla più manufatti<br />

prodotti da gruppi classe <strong>di</strong>versi che si sono esercitati sul tema “l’Idrogeno come<br />

<strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong>” e hanno svolto in corso d’anno un percorso <strong>di</strong> analisi <strong>del</strong>le tematiche<br />

connesse alla produzione e all’utilizzo <strong>di</strong> tale elemento, dal ben noto esperimento <strong>del</strong><br />

motore <strong>di</strong> Barsanti e Matteucci sino alle moderne celle a combustibile.<br />

Il risultato finale è un tavolo sperimentale che espone i <strong>di</strong>versi lavori e permette <strong>di</strong><br />

osservare: a) la produzione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> dall’acqua per via elettrolitica attraverso<br />

l’utilizzazione <strong>del</strong>l’<strong>energia</strong> rinnovabile fornita da un pannello fotovoltaico, b) la<br />

produzione <strong>di</strong> <strong>energia</strong> elettrica attraverso l’alimentazione con <strong>idrogeno</strong> e ossigeno <strong>di</strong><br />

una cella a combustibile e c) la trasformazione <strong>di</strong> tale <strong>energia</strong> elettrica in <strong>energia</strong><br />

meccanica attraverso un piccolo motore elettrico fornito <strong>di</strong> elica rotante. La produzione<br />

<strong>di</strong> gas e <strong>di</strong> <strong>energia</strong> elettrica è poi apprezzabile, momento per momento, su <strong>di</strong> un PC cui<br />

sono interfacciati appositi strumenti <strong>di</strong> misura.<br />

Nella costruzione <strong>di</strong> tali esperienze sono stati coinvolti tanto gli operatori meccanici<br />

(classe 3° OMA) che hanno progettato, <strong>di</strong>segnato e realizzato le <strong>di</strong>verse strutture<br />

effettuando la lavorazione alle macchine utensili <strong>di</strong> materiali come l’acciaio inossidabile<br />

e il plexiglass, gli operatori termici (classe 3° O TA) che hanno stu<strong>di</strong>ato e realizzato le<br />

saldature e l’impianto idraulico e gli operatori elettrici (classe 4° TNA) che hanno<br />

stu<strong>di</strong>ato, realizzato e documentato le parti connesse con la produzione e la<br />

trasformazione <strong>di</strong> <strong>energia</strong> elettrica.<br />

Prof. Lorenzo Isoppo<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

IL PROGETTO<br />

Costruzione <strong>di</strong> un tavolo sperimentale<br />

ad uso <strong>di</strong>dattico per l'estrazione <strong>del</strong>l' Idrogeno dall'acqua,<br />

per via elettrolitica, con <strong>energia</strong> fotovoltaica<br />

foto<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Nota degli autori:<br />

questo documento costituisce la trasposizione cartacea <strong>del</strong>la presentazione<br />

multime<strong>di</strong>ale su CD ROM. La presentazione multime<strong>di</strong>ale consente <strong>di</strong> accedere a<br />

immagini, filmati e animazioni che arricchiscono la ricerca, rendendola più fruibile.<br />

Ricerca Storica<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

Padre Eugenio Barsanti pag. 5<br />

Felice Matteucci pag. 6<br />

L’<strong>idrogeno</strong> e il motore a combustione <strong>di</strong> Barsanti e Matteucci pag. 7<br />

Nuove tecnologie<br />

Evoluzione Tecnologica pag. 10<br />

Estrazione <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong> pag. 15<br />

Energia solare pag. 20<br />

Mestieri e professioni e nuove tecnologie pag. 24<br />

Ricerche e prototipi pag. 29<br />

Il nostro progetto pag. 34<br />

Incontri e conferenze pag. 42<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Padre Eugenio Barsanti<br />

Nacque a Pietrasanta (<strong>Lucca</strong>) il 12 Ottobre 1821. Compiuti i sei anni Niccolò varcò la soglia<br />

<strong>del</strong>l’istituto <strong>del</strong>le Scuole Pie con sede nel convento <strong>di</strong> S. Agostino a Pietrasanta dove sia la<br />

<strong>di</strong>rezione che l’insegnamento erano tenuti dai padri Scolopi.<br />

Niccolò Barsanti frequentò l’Istituto fino a 17 anni concludendo gli stu<strong>di</strong> superiori con ottimi<br />

risultati in tutte le <strong>di</strong>scipline, ma rivelando una particolarissima tendenza per le scienze esatte<br />

ed in particolare per la matematica e la fisica.<br />

Terminati gli stu<strong>di</strong> superiori, il giovane Barsanti manifestò la volontà <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ventare uno Scolopio. Nel Settembre <strong>del</strong> 1841 Padre Inghirami<br />

convocò Padre Eugenio Barsanti, non ancora sacerdote, nel suo<br />

stu<strong>di</strong>o e lo informò che avrebbe dovuto trasferirsi nel collegio S.<br />

Michele <strong>di</strong> Volterra per insegnare fisica e matematiche elementari.<br />

Era la primavera <strong>del</strong> 1843, il “maestrino”, come gli alunni lo<br />

chiamavano per la sua giovane età e per l’esile statura, entrò in classe<br />

con in mano un barattolo con un lungo collo, strumento che si era<br />

personalmente costruito per l’esperienza che doveva fare. Quello<br />

strumento riproduceva la pistola <strong>di</strong> Volta. Il maestrino spiegò agli allievi<br />

cosa intendeva fare, riempì il recipiente con <strong>idrogeno</strong> e aria, chiuse ermeticamente il collo con<br />

un tappo <strong>di</strong> sughero quin<strong>di</strong> agli estremi <strong>del</strong>la sbarretta <strong>di</strong> ottone isolata e terminante con due<br />

sferette fece scoccare una scintilla elettrica e imme<strong>di</strong>atamente uno scoppio fragoroso<br />

scaraventò il tappo contro la soffitta e fece rintronare l’aula. Agli alunni spaventati spiegò cosa<br />

era avvenuto: la scintilla elettrica aveva incen<strong>di</strong>ato il miscuglio <strong>di</strong> gas il quale aumentando <strong>di</strong><br />

volume aveva prodotto lo scoppio lanciando in aria il tappo. Lo strumento realizzato da Barsanti<br />

è tuttora conservato a Volterra.<br />

Questo esperimento fece balenare nella mente <strong>di</strong> Barsanti l’idea <strong>di</strong> utilizzare l’esplosione <strong>di</strong> un<br />

miscuglio gassoso come generatore <strong>di</strong> una forza da utilizzare in una macchina a moto continuo<br />

che risultasse più pratica <strong>del</strong>la macchina a vapore. In un documento conservato nell’archivio<br />

Ximeniano troviamo scritto: “Il Padre Eugenio Barsanti aveva ripetutamente osservato che<br />

l’apparecchio subiva, al momento <strong>del</strong>l’esplosione, un riscaldamento tanto maggiore quanto più<br />

fortemente era calcato il turacciolo e che questo riscaldamento giungeva al maximum allorché il<br />

turacciolo stesso veniva così fortemente calcato che l’esplosione<br />

<strong>del</strong>la mescolanza detonante non valeva a cacciarlo via. Da questa<br />

osservazione deduceva che la forza esplosiva dei miscugli<br />

composti <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> e <strong>di</strong> aria non era così violenta come<br />

l’avrebbe fatto supporre il rumore che si ode quando il turacciolo<br />

viene slanciato, e che si poteva regolarne gli effetti <strong>di</strong>namici<br />

obbligandolo a trasformarsi in parte o anche totalmente in<br />

calorico”. E’ evidente come nella mente <strong>di</strong> Barsanti fosse chiaro<br />

ed operante il concetto <strong>di</strong> equivalenza fra <strong>energia</strong> termica ed<br />

<strong>energia</strong> meccanica. Si tramanda che gli esperimenti al Collegio <strong>di</strong><br />

Volterra continuarono fino a quando Padre Eugenio Barsanti vi<br />

rimase, tanto che per i frequenti scoppiettii, specie durante la<br />

notte, era corsa la voce che al collegio si creassero armi segrete.<br />

La vita <strong>di</strong> Barsanti si concluse il 19 aprile 1864 a Seraing in Belgio proprio nel momento in cui<br />

stava per raccogliere la gloria con l’inizio <strong>del</strong>la costruzione in serie <strong>del</strong> suo motore.<br />

Il Barsanti era giunto in Belgio nel marzo <strong>di</strong> quell’anno ma proprio a Seraing aveva contratto<br />

una grave forma <strong>di</strong> febbre tifoide. Le sue spoglie giunte a Livorno il 24 maggio furono dapprima<br />

tumulate nella villetta <strong>del</strong>la “Rosa” a Compiobbi, quin<strong>di</strong> nel 1910 furono trasportate nella cripta<br />

<strong>del</strong>la Chiesa <strong>di</strong> S. Giovannino degli Scolopi a Firenze. Il 24 ottobre 1954 i resti mortali <strong>di</strong> p.<br />

Barsanti furono trasportati nella Basilica <strong>di</strong> S. Croce.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Felice Matteucci<br />

Nacque a <strong>Lucca</strong> 1l 12 Febbraio 1808 dall’avvocato Luigi Matteucci,<br />

ministro <strong>di</strong> giustizia <strong>del</strong> Principe Felice Baciocchi, e dalla nobildonna<br />

Angiola Tomei-Albiani <strong>di</strong> Pietrasanta. Felice mostrò fin dall’infanzia<br />

grande impegno <strong>di</strong>stinguendosi negli stu<strong>di</strong>, tanto che a un<strong>di</strong>ci anni<br />

componeva poesie molto apprezzate. Sappiamo che nell’anno<br />

scolastico 1823 – 24 compariva tra gli iscritti <strong>del</strong> Real Liceo <strong>di</strong> <strong>Lucca</strong><br />

(l’antica Università lucchese). La sua inclinazione scientifica si rivelò<br />

in particolare durante il corso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> presso il Real Collegio<br />

Borbonico <strong>di</strong> Parigi dove il padre, che vi risiedeva come<br />

Rappresentante <strong>del</strong> Granduca presso il re <strong>di</strong> Francia, lo aveva iscritto<br />

nel 1824. A Parigi iniziò i suoi stu<strong>di</strong> in idraulica e meccanica per i<br />

quali mostrava particolari attitu<strong>di</strong>ni.<br />

Nel Dicembre <strong>del</strong> 1825 Felice Matteucci dovette rientrare in Italia con<br />

il padre a causa <strong>di</strong> una grave malattia <strong>del</strong> fratello Francesco e così<br />

completò a Firenze il corso ufficiale dei suoi stu<strong>di</strong> in idraulica e in<br />

meccanica.<br />

Terminati gli stu<strong>di</strong>, Felice continuò le sue ricerche scientifiche e insieme badava alla cura dei<br />

fon<strong>di</strong> agricoli: i Matteucci possedevano fon<strong>di</strong> rustici con due “ case <strong>di</strong> Campagna”, cioè ville, a<br />

Vorno e a Colle <strong>di</strong> Compito. Fu senza dubbio durante il soggiorno nella sua villa <strong>di</strong> Colle <strong>di</strong><br />

Compito, che, osservando giorno dopo giorno il movimento <strong>del</strong>le acque <strong>del</strong> lago <strong>di</strong> Sesto stilò a<br />

soli 27 anni il <strong>di</strong>segno per il prosciugamento <strong>del</strong>la palude <strong>di</strong> Bientina.<br />

A questo progetto, che è senza alcun dubbio il suo più <strong>di</strong>ligente e dotto stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> idraulica,<br />

Matteucci rimase fortemente attaccato per tutta la vita. Matteucci presentò il progetto al<br />

Governo Granducale a cui stava a cuore l’opera <strong>di</strong> bonifica <strong>del</strong>la palude <strong>di</strong> Bientina, ma la<br />

Commissione, <strong>di</strong> cui faceva parte Padre Eugenio Barsanti, preferì il progetto <strong>del</strong> Commendatore<br />

Alessandro Manetti, <strong>di</strong>rettore dei lavori d’acque e strade.<br />

Matteucci, che nel frattempo aveva stretto amicizia con Padre Eugenio Barsanti, abbandonò<br />

l’idraulica e si de<strong>di</strong>cò alla meccanica, entrando in associazione con lui.<br />

Da questo momento la vita <strong>di</strong> Matteucci è legata a quella <strong>del</strong> motore a scoppio che, insieme a<br />

Barsanti, progetta, sviluppa, collauda. Insieme all’amico ne con<strong>di</strong>vide le vicissitu<strong>di</strong>ni, le<br />

speranze, le gioie, le <strong>del</strong>usioni.<br />

L’associazione ben presto si trasformò in Società, dalla quale, alcuni anni più tar<strong>di</strong>, nel 1862,<br />

Matteucci rassegna le <strong>di</strong>missioni, essendosi ammalato <strong>di</strong> un grave esaurimento nervoso.<br />

Due anni più tar<strong>di</strong>, nel 1864, muore l’amico e, tranne alcuni episo<strong>di</strong>, che abbiamo riportato nel<br />

testo, si conclude anche l’avventura <strong>di</strong> Matteucci sul motore a scoppio.<br />

La sua vita terrena si conclude invece alcuni anni dopo, il 13 settembre 1887, dopo una ricaduta<br />

nell’esaurimento nervoso che nuovamente lo aveva colpito.<br />

Personaggio infelicissimo, <strong>di</strong> grande talento e <strong>di</strong> debole carattere, Matteucci è sepolto a Campi<br />

Bisenzio. Una lapide, posta nel 1932 sulla facciata <strong>di</strong> palazzo Matteucci a <strong>Lucca</strong> ricorda invece<br />

il suo luogo <strong>di</strong> nascita.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Il Motore <strong>di</strong> Barsanti e Matteucci<br />

Le prime idee <strong>di</strong> una macchina che utilizzando l’esplosione <strong>di</strong> una miscela gassosa provocata da<br />

una scintilla elettrica potesse produrre una propulsione continua in modo più pratico <strong>del</strong>la<br />

macchina a vapore, vennero nel 1843 al giovanissimo Padre Eugenio Barsanti, mentre<br />

effettuava con i suoi allievi esperienze sulla pistola <strong>di</strong> Volta.<br />

Appena ventenne, Padre Barsanti, nato a Pietrasanta il 12<br />

ottobre 1821, già insegnava matematica, fisica e filosofia al<br />

Collegio <strong>di</strong> San Michele a Volterra. Furono anni <strong>di</strong> importanti<br />

esperimenti e <strong>di</strong> fondamentali osservazioni scientifiche che<br />

nel 1851, trasferitosi a Firenze, grazie alla collaborazione<br />

con l’ingegnere e fisico lucchese Felice Matteucci, cominciò<br />

a mettere in pratica.<br />

La pistola <strong>di</strong> Volta utilizzata nei primi esperimenti <strong>di</strong> padre Barsanti<br />

Nel 1853 i risultati <strong>del</strong>le sperimentazioni eseguite con un apparato<br />

cilindrico all’interno <strong>del</strong> quale scorrevano due stantuffi contrapposti furono accuratamente<br />

descritti dai due inventori e presentate in un plico chiuso all’Accademia dei Georgofili <strong>di</strong> Firenze.<br />

Fu dunque realizzato un prototipo <strong>di</strong> motore completo e funzionante, gravio - atmosferico ad<br />

azione <strong>di</strong>fferita. Il combustibile impiegato era l’<strong>idrogeno</strong>, <strong>di</strong> cui oggi si torna a parlare come<br />

risorsa per il <strong>futuro</strong>. Tale motore funzionò soltanto in via sperimentale.<br />

Il secondo motore fu costruito nel 1856: fu messo in funzione presso le officine <strong>del</strong>la Ferrovia<br />

Maria Antonia a Firenze, trasmetteva un movimento sufficientemente regolare ad una forbice e<br />

ad un trapano. Si tratta <strong>del</strong> primo esempio <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> un motore a scoppio per<br />

l’azionamento <strong>di</strong> macchine utensili. Questo motore, a due cilindri inter<strong>di</strong>pendenti, era stato<br />

costruito conformemente alla descrizione <strong>del</strong> primo brevetto inglese <strong>del</strong> 13 maggio 1854.<br />

Brevetto inglese n°1072 <strong>del</strong> 1854 riguardante il moto re Barsanti e Matteucci<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Nel 1858 fu costruito dalla fonderia Calegari <strong>di</strong> Livorno un motore <strong>del</strong>la potenza <strong>di</strong> 20 cavalli. La<br />

macchina era ad un solo cilindro dotato però <strong>di</strong> due stantuffi principali contrapposti. Fu costruito<br />

per essere impiegato nella motonavigazione, ma a causa <strong>del</strong>l’insod<strong>di</strong>sfazione dei due inventori<br />

non fu mai usato.<br />

Motore Barsanti e Matteucci a stantuffi contrapposti <strong>del</strong> 1858<br />

Sempre nel 1858 fu costruito un nuovo motore, dalla <strong>di</strong>tta Pietro Benini, bicilindrico, a stantuffi<br />

concorrenti. Tale realizzazione piacque molto e Barsanti e Matteucci che decisero <strong>di</strong> costituire<br />

una società per lo sfruttamento su larga scala <strong>del</strong>l’invenzione: si chiamò Società Anonima <strong>del</strong><br />

Nuovo Motore Barsanti e Matteucci.<br />

Nel 1861 fu costruito un terzo motore a stantuffi<br />

contrapposti <strong>del</strong>la potenza <strong>di</strong> 12 cavalli, la cui realizzazione<br />

fu affidata all’officina Wyss & Co. <strong>di</strong> Zurigo.<br />

Esposto alla prima Esposizione Italiana tenutasi a Firenze<br />

in quello stesso anno, ottenne un grande successo.<br />

Questo motore annovera Barsanti e Matteucci come i primi<br />

realizzatori <strong>di</strong> motori a stantuffi contrapposti ad azione<br />

<strong>di</strong>retta: la soluzione sarà poi ripresa e migliorata da altri.<br />

L’ultimo motore ad un solo cilindro verticale, ad azione <strong>di</strong>fferita e <strong>del</strong>la potenza <strong>di</strong> 4 cavalli, risale<br />

invece al 1863: fu costruito dalle officine Bauer & Co. <strong>di</strong> Milano.<br />

Realizzava la descrizione <strong>del</strong> brevetto francese <strong>del</strong> 9 gennaio 1858. Il<br />

successo ottenuto da questo motore e le numerose richieste giunte da<br />

industriali italiani e stranieri indussero gli inventori, in accordo con la<br />

Società, ad iniziarne una <strong>di</strong>ffusione su vasta scala.<br />

Motore Barsanti e Matteucci <strong>del</strong> 1863<br />

Proprio quando alle Officine Cockerill, a Seraing, in Belgio, Padre<br />

Barsanti stava avviando la produzione in serie, colpito da un attacco <strong>di</strong><br />

tifo il 19 aprile 1864 morì.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Ebbe così termine il suo progetto, non l’evoluzione <strong>del</strong> suo motore che nei successivi trent’anni<br />

conobbe mo<strong>di</strong>fiche, talvolta regressi, varianti, ritocchi, fino ad un’applicazione <strong>di</strong>ffusa e <strong>di</strong> massa<br />

con i mezzi più <strong>di</strong>sparati.<br />

Ampio fu l’utilizzo <strong>del</strong> motore per il funzionamento dei macchinari nelle officine e nei laboratori o<br />

per la locomozione dei natanti. Agli inizi <strong>del</strong> 1900 nacquero le prime industrie automobilistiche:<br />

nel 1899 venne fondata la FIAT, nel 1900 la Mercedes-Benz, nel 1906 la Lancia e l’Alfa. Negli<br />

Stati Uniti dal 1908 venne prodotto da Henry Ford il famoso mo<strong>del</strong>lo T applicando per la prima<br />

volta la catena <strong>di</strong> montaggio. Nello stesso periodo il motore a scoppio consentì all’aviatore<br />

tedesco Fer<strong>di</strong>nand von Zeppelin la realizzazione <strong>del</strong> primo grande <strong>di</strong>rigibile a struttura rigida. Dai<br />

suoi importanti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> aerostatica il passo dal <strong>di</strong>rigibile all’aeroplano fu breve.<br />

Probabilmente una non adeguata protezione dei brevetti fece sì che la paternità <strong>del</strong> motore a<br />

scoppio sia stata spesso assegnata ad altri inventori. Stu<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>ti hanno definitivamente<br />

<strong>di</strong>mostrato la priorità <strong>di</strong> Barsanti e Matteucci nei confronti <strong>di</strong> Lenoir, Otto e Langen. Il motore <strong>del</strong><br />

meccanico francese Lenoir fu brevettato il 24 gennaio 1860, il motore dei tedeschi Otto e<br />

Langen, fece la sua trionfale apparizione all’Esposizione Universale <strong>di</strong> Parigi <strong>del</strong> 1867,<br />

ottenendo la medaglia d’oro.<br />

Si trattava <strong>di</strong> una copia piuttosto fe<strong>del</strong>e <strong>del</strong> motore dei due italiani, ne sfruttava i principi base <strong>del</strong><br />

funzionamento e ne riproduceva gli accorgimenti tecnici. Con gli apporti <strong>di</strong> Daimler nel 1883 e <strong>di</strong><br />

Diesel nel 1892, il motore era ormai lanciato alla conquista <strong>del</strong>la società moderna.<br />

Motore Barsanti e Matteucci a doppio cilindro <strong>del</strong> 1856<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Evoluzione tecnologica : <strong>idrogeno</strong>- lavori in corso<br />

Uso <strong>del</strong>l' <strong>idrogeno</strong> come combustibile<br />

problemi <strong>di</strong> immagazzinamento e gestione<br />

Attualmente le tecnologie <strong>di</strong> immagazzinamento e trasporto sono molto<br />

più sviluppate rispetto a quelle <strong>di</strong> produzione. Alcune <strong>di</strong> esse, come gli<br />

idruri chimici e le microsfere <strong>di</strong> cristallo, sono già sfruttate<br />

commercialmente, altre presentano notevoli vantaggi riguardo la<br />

sicurezza e la salvaguar<strong>di</strong>a <strong>del</strong>l’ambiente. Gli svantaggi, però, sono<br />

legati alle <strong>di</strong>verse tecnologie <strong>di</strong> produzione e alle applicazioni pratiche<br />

<strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong>. Infatti, nonostante l’enorme versatilità <strong>del</strong>le caratteristiche<br />

fisiche e chimiche <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong>, è spesso molto <strong>di</strong>fficile abbinare agli<br />

impianti <strong>di</strong> produzione <strong>del</strong>le idonee tecniche <strong>di</strong> immagazzinamento, così come non sempre i<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> trasporto sod<strong>di</strong>sfano le necessità degli utilizzatori finali. Nei successivi paragrafi sarà<br />

effettuata l'analisi <strong>del</strong>le <strong>di</strong>verse tecnologie d'immagazzinamento e trasporto <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong> alla<br />

luce dei problemi connessi.<br />

Le tecnologie <strong>di</strong> immagazzinamento sono:<br />

• Idrogeno compresso.<br />

• Idrogeno liquefatto.<br />

• Idruri <strong>di</strong> metallo.<br />

• Idruri chimici.<br />

• Sistemi basati sul carbonio.<br />

• Microsfere <strong>di</strong> cristallo.<br />

• Altri meto<strong>di</strong>.<br />

Idrogeno come gas compresso<br />

L’immagazzinamento <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong> sotto forma <strong>di</strong> gas compresso o<br />

liquefatto e, quando necessario per stabilizzare il livello <strong>di</strong> pressione,<br />

tramite idruri <strong>di</strong> metallo richiede l’utilizzo <strong>di</strong> compressori.<br />

L'<strong>idrogeno</strong> può essere immagazzinato, come gas compresso,<br />

all'aperto, sotto terra e a bordo <strong>di</strong> veicoli. Questa tecnologia<br />

d’immagazzinamento è la più semplice in quanto le uniche<br />

attrezzature necessarie sono un compressore ed un contenitore<br />

pressurizzato.<br />

L'<strong>idrogeno</strong> viene compresso a circa 20,7 MPa ed immagazzinato in cilindri per il gas, a<br />

pressione standard, o in contenitori sferici per quantità superiori a 15.000 Nm 3 . In generale,<br />

l'immagazzinamento sotto forma <strong>di</strong> gas compresso, in tubi ad alta pressione, è generalmente<br />

limitato a sistemi inferiori ai 14.000 Nm 3 o ancora minori, a causa <strong>del</strong> loro costo elevato.<br />

I costi stimati <strong>di</strong> questa tecnologia, nel caso <strong>di</strong> immagazzinamento all'aperto, sono molto elevati<br />

per l'immagazzinamento giornaliero con l'utilizzo <strong>di</strong> tubi pressurizzati rispetto al caso <strong>del</strong>l'utilizzo<br />

<strong>di</strong> contenitori; essi inoltre <strong>di</strong>pendono fortemente dal tasso <strong>di</strong> rotazione <strong>del</strong>le scorte .<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Idrogeno liquefatto<br />

I processi <strong>di</strong> liquefazione usano una combinazione <strong>di</strong> compressori, scambiatori <strong>di</strong> calore, motori<br />

<strong>di</strong> espansione e valvole a farfalla per ottenere il raffreddamento desiderato. Il processo <strong>di</strong><br />

liquefazione più semplice è il ciclo Linde o ciclo <strong>di</strong> espansione Joule–Thompson. Tramite questo<br />

processo, il gas è compresso a pressione ambiente e quin<strong>di</strong> raffreddato in uno scambiatore <strong>di</strong><br />

calore prima <strong>di</strong> passare attraverso una valvola in cui è sottoposto al processo <strong>di</strong> espansione<br />

Joule–Thompson producendo <strong>del</strong> liquido. Una volta rimosso il liquido il gas ritorna al<br />

compressore tramite lo scambiatore <strong>di</strong> calore.<br />

Il processo Linde opera con gas, come l’azoto, che si raffreddano per espansione a temperatura<br />

ambiente. L’<strong>idrogeno</strong> al contrario, in questa fase si riscalda e per evitare ciò la sua temperatura<br />

deve essere inferiore alla sua temperatura d’inversione <strong>di</strong> 202 K. Per raggiungere tale<br />

temperatura alcuni processi raffreddano l’<strong>idrogeno</strong> con <strong>del</strong>l’azoto liquido pre-raffreddato che<br />

prima <strong>del</strong> passaggio nella valvola d’espansione, consente la riduzione <strong>del</strong>la temperatura<br />

<strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong> a 78 K. L’azoto viene quin<strong>di</strong> recuperato e riciclato nel ciclo continuo <strong>di</strong><br />

refrigerazione.<br />

L'<strong>idrogeno</strong> può essere liquefatto per la produzione stazionaria <strong>di</strong> <strong>energia</strong> sia per il rifornimento<br />

<strong>di</strong> veicoli. Successivamente, nella maggior parte dei casi, viene immagazzinato ad una<br />

temperatura <strong>di</strong> -253 °C. L'unico inconveniente <strong>di</strong> qu esto sistema è l'eventuale fuoriuscita <strong>di</strong><br />

parte <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong> liquido ed il notevole <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico <strong>del</strong>l’intero processo. Infatti circa il<br />

30% <strong>del</strong>l’<strong>energia</strong> <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong> è necessaria per il suo raffreddamento Inoltre sono necessarie<br />

particolari attrezzature per il mantenimento <strong>del</strong>lo stato liquido<br />

Una <strong>del</strong>le preoccupazioni maggiori legate a questo processo quin<strong>di</strong>, è quella <strong>del</strong>la riduzione<br />

<strong>del</strong>le fuoriuscite <strong>di</strong> liquido. Dato che l’<strong>idrogeno</strong> è immagazzinato ad una temperatura che<br />

corrisponde al suo punto <strong>di</strong> ebollizione, qualsiasi passaggio <strong>di</strong> calore attraverso il liquido causa<br />

l’evaporazione <strong>di</strong> una parte <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong> e qualsiasi evaporazione si riflette in una per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>del</strong>l’efficienza <strong>del</strong> sistema.<br />

La maggior parte dei contenitori <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> liquido hanno forma sferica perché quest’ultima ha<br />

la più bassa superficie per il trasferimento <strong>di</strong> calore per unità <strong>di</strong> volume. Inoltre, al crescere <strong>del</strong><br />

<strong>di</strong>ametro dei contenitori il volume aumenta più velocemente <strong>del</strong>la superficie esterna per cui<br />

contenitori più gran<strong>di</strong>, in proporzione, provocano minori per<strong>di</strong>te per trasferimento <strong>di</strong> calore. I<br />

contenitori cilindrici, invece, sono preferibili per la loro facilità ed economicità <strong>di</strong> costruzione.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Idruri <strong>di</strong> metallo<br />

Semplificazione <strong>del</strong>la reazione d’idrogenazione <strong>del</strong> metallo<br />

idruri metallici<br />

Gli idruri <strong>di</strong> metallo sono dei composti che<br />

trattengono <strong>idrogeno</strong> nello spazio interatomico <strong>di</strong> un<br />

metallo (fig. 3.1). La loro origine risale all’anno 1866<br />

quando Graham notò l’assorbimento <strong>di</strong> consistenti<br />

quantità <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> da parte <strong>del</strong> palla<strong>di</strong>o ma fino<br />

agli anni 1960 furono poche le applicazioni degli<br />

idruri <strong>di</strong> metallo.<br />

Il motivo <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sinteresse era dovuto al fatto che gli idruri<br />

conosciuti erano <strong>di</strong> tipo "binario" cioè composti solo da un metallo e<br />

dall’<strong>idrogeno</strong> e anche quando furono sperimentati i primi idruri <strong>di</strong> tipo<br />

"ternario" fu inizialmente quasi impossibile controllare le loro proprietà<br />

meccaniche e termo<strong>di</strong>namiche. Questi problemi rimasero irrisolti fino a<br />

quando, in seguito ai lavori pionieristici <strong>di</strong> S.R. Ovshinsky, si crearono i<br />

primi idruri a base <strong>di</strong> leghe <strong>di</strong> metalli le cui <strong>di</strong>verse proprietà furono<br />

adeguatamente impiegate e le applicazioni pratiche degli idruri rese<br />

così possibili.<br />

Gli idruri si formano ed agiscono attraverso due fasi: l’assorbimento ed il rilascio <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong>.<br />

L'assorbimento <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong> nello spazio interatomico (idrogenazione) è un processo<br />

esotermico che richiede raffreddamento mentre la sottrazione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> (deidrogenazione) è<br />

un processo endotermico che richiede calore.<br />

Quando la pressione <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong> viene inizialmente aumentata l’<strong>idrogeno</strong> si <strong>di</strong>ssolve nel<br />

metallo e quin<strong>di</strong> comincia a legarsi con esso. In questa fase la pressione operativa rimane<br />

costante fino al raggiungimento <strong>del</strong> 90% <strong>del</strong>la capacità <strong>di</strong> immagazzinaggio. Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong><br />

questo limite è necessario operare con pressioni elevate per raggiungere il 100% <strong>del</strong>la capacità.<br />

La <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> calore durante la formazione <strong>del</strong>l’idruro devono essere continuamente<br />

rimosse per evitare che l’idruro si infiammi. Se l’<strong>idrogeno</strong> viene estratto da un altro gas, una<br />

parte <strong>di</strong> esso può essere liberata in modo che porti via gli elementi estranei che non si legano al<br />

metallo. Con la deidrogenazione invece, si spezza il legame formatosi tra il metallo e l’<strong>idrogeno</strong><br />

e la pressione operativa aumenta all’aumentare <strong>del</strong>la temperatura. Inizialmente si opera a<br />

pressione elevata e viene rilasciato <strong>idrogeno</strong> puro quin<strong>di</strong> in seguito alla rottura <strong>del</strong> legame con il<br />

metallo la pressione si stabilizza fino a ridursi drasticamente quando nell’idruro residua circa il<br />

10% <strong>del</strong>l’<strong>idrogeno</strong>. Quest’ultima parte <strong>di</strong> gas è molto <strong>di</strong>fficile da rimuovere essendo quella più<br />

saldamente legata al metallo e quin<strong>di</strong> spesso non può essere recuperata nel normale ciclo <strong>di</strong><br />

carico e scarico (Amos, 1998).<br />

Il contenitore <strong>del</strong>l’idruro deve essere pressurizzato e contenere una area sufficientemente<br />

grande per lo scambio <strong>del</strong> calore al fine <strong>di</strong> garantire la rapi<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>le fasi <strong>di</strong> carico e scarico<br />

<strong>del</strong>l’idruro per le quali è richiesta, inoltre, stabilità termica e strutturale <strong>del</strong>la lega impiegata.<br />

Gli svantaggi sono, però, la pesantezza dei sistemi, la bassa densità gravimetrica <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong><br />

(1%-7%) ed i costi generalmente elevati che non consentono ancora la realizzazione <strong>di</strong> sistemi<br />

<strong>di</strong> immagazzinaggio ad idruri <strong>di</strong> metallo funzionanti commercialmente su larga scala.<br />

12


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

PILE A COMBUSTIBILE (Fuel Cell)<br />

La pila a combustibile e' un generatore elettrochimico in cui, in linea <strong>di</strong> principio, entrano un<br />

combustibile (tipicamente <strong>idrogeno</strong>) e un ossidante (ossigeno o aria) e da cui si ricavano<br />

corrente elettrica continua, acqua e calore .<br />

Il combustibile (<strong>idrogeno</strong>) e i gas ossidanti (ossigeno dato semplicemente dall'aria) lambiscono<br />

rispettivamente l'anodo e il catodo (sulle facce opposte a quelle in contatto con l'elettrolito).<br />

Data la porosità degli elettro<strong>di</strong>, vengono in questo modo continuamente alimentate le reazioni <strong>di</strong><br />

ossidazione <strong>del</strong> combustibile e <strong>di</strong> riduzione dei gas ossidanti.<br />

Come combustibile possono essere usati oltre all' <strong>idrogeno</strong> anche il metano e il metanolo ; da<br />

questi naturalmente l'<strong>idrogeno</strong> deve essere estratto con un particolare proce<strong>di</strong>mento. Le pile a<br />

combustione possono essere pensate come uno strumento che fa l'inverso dei più conosciuti<br />

esperimenti dove passando una corrente elettrica attraverso l'acqua si <strong>di</strong>vide in <strong>idrogeno</strong> e<br />

ossigeno.<br />

Un aspetto <strong>di</strong> importanza fondamentale per le applicazioni <strong>del</strong>le pile a combustibile, e'<br />

rappresentato dal fatto che gli effluenti (acqua e gas esausti), che vanno continuamente rimossi<br />

dalla cella, non contengono sostanze inquinanti.<br />

La cella ha struttura piatta a tre strati, <strong>di</strong> cui quello centrale, compreso fra il catodo e l'anodo,<br />

costituisce o contiene l'elettrolito. Alcuni tipi <strong>di</strong> celle funzionano in orizzontale altre in verticale.<br />

13


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Sono simili alle batterie e quin<strong>di</strong>, come gli altri elementi voltaici, una pila a combustibile e'<br />

formata essenzialmente da due elettro<strong>di</strong> , catodo ed anodo, e da un elettrolito che permette la<br />

migrazione degli ioni. Diversamente che dalle batterie comuni, nella pila a combustibile, la<br />

materia attiva viene continuamente rinnovata e quin<strong>di</strong> la corrente elettrica continua può essere<br />

erogata indefinitamente se si mantiene l'alimentazione <strong>di</strong> combustibile e <strong>di</strong> gas ossidanti.<br />

In pratica, le superfici affacciate devono avere un'area sufficiente per ottenere intensità <strong>di</strong><br />

corrente adeguate alle esigenze applicative. Si può così arrivare, in funzione <strong>del</strong>l'applicazione e<br />

<strong>del</strong>la filiera <strong>di</strong> celle, a superfici <strong>del</strong>l'or<strong>di</strong>ne <strong>del</strong> metro quadrato. Le singole celle (caratterizzate da<br />

tensioni comprese da mezzo volt a un volt , secondo la tecnologia adottata e il carico elettrico<br />

ad essa collegato) vengono sovrapposte una all'altra, collegandole in serie in modo da ricavare<br />

una tensione complessiva <strong>del</strong> valore desiderato. L'impilamento <strong>di</strong> celle che così si ottiene,<br />

forma il cosiddetto stack (o "pila"), che rappresenta la base <strong>del</strong>la sezione elettrochimica.<br />

Generalmente un impianto a celle a combustibile e' composto, oltre che dal modulo <strong>di</strong> potenza<br />

(contenente la sezione elettrochimica) anche da un convertitore <strong>di</strong> corrente (inverter) e <strong>di</strong> un<br />

trasformatore che convertono la corrente continua generata dalla pila in corrente alternata alla<br />

tensione e alla frequenza desiderate.<br />

Attualmente esistono sei <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> pile a combustibile, concettualmente <strong>di</strong>verse ma simili:<br />

• Pile a combustibile con membrana <strong>di</strong> scambio protonico: PEM ( Proton Membrane Exchange).<br />

• Pile a combustibile alcaline : AFC (Alkali Fuel Cell)<br />

• Pile ad acido fosforico: PAFC (Phosphoric Acid Fuel Cell)<br />

• Pile ad ossi<strong>di</strong> soli<strong>di</strong>: SOFC (Solid Oxide Fuel Cell)<br />

• Pile a carbonati fusi: MCFC (Molten Carbonate Fuel Cell)<br />

• Pile a metanolo <strong>di</strong>retto: DMFC ( Direct Methanol Fuel Cell)<br />

14


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Estrazione <strong>del</strong>l’ <strong>idrogeno</strong><br />

Cos’è l’<strong>idrogeno</strong>?<br />

L’elemento chimico più leggero esistente in natura (contiene un protone e un<br />

elettrone). Simbolo: H. A temperature normali è un gas, leggero, incolore,<br />

inodore, non tossico (ma altamente combustibile). Nel gas, l’<strong>idrogeno</strong> si trova<br />

come H2 (due atomi legati fra loro).Il gas H2 pesa 8 volte meno <strong>del</strong> metano e<br />

16 volte meno <strong>del</strong>l’ossigeno. L’<strong>idrogeno</strong> (come gli altri combustibili) contiene molta <strong>energia</strong><br />

chimica nel suo legame. Si può estrarre questa <strong>energia</strong> facendo reagire il combustibile con<br />

l’ossigeno.<br />

Un chilogrammo <strong>di</strong> H2 che brucia così produce fino a 142 milioni <strong>di</strong> Joule: l’<strong>energia</strong> necessaria<br />

per far bollire circa 475 kg <strong>di</strong> acqua, oppure per muovere un’automobile per circa 100 km.<br />

La stessa reazione per il metano:<br />

Un chilogrammo <strong>di</strong> CH4 che brucia così produce fino a 56 milioni <strong>di</strong> Joule. Ecco l’<strong>energia</strong><br />

(espressa in MJ) liberata dalla combustione <strong>di</strong> 1 kg <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi carburanti: l’<strong>idrogeno</strong> è <strong>di</strong> gran<br />

lunga il più energetico a parità <strong>di</strong> peso.<br />

legno<br />

carbone<br />

petrolio<br />

kerosene<br />

etanolo<br />

metanolo<br />

metano<br />

gas<br />

naturale<br />

benzina<br />

<strong>idrogeno</strong><br />

Il problema è che l’<strong>idrogeno</strong> è così leggero (cioè ha una densità così bassa) che occupa molto<br />

spazio: 1 kg <strong>di</strong> H2 occupa 56 litri, mentre 1 kg <strong>di</strong> benzina occupa circa 1 litro. Un problema è<br />

che l’<strong>idrogeno</strong> gassoso (H2) non si trova sulla terra: è troppo leggero e sfugge alla nostra forza<br />

<strong>di</strong> gravità. Prima <strong>di</strong> usarlo, bisogna quin<strong>di</strong> produrlo, e si pone il problema <strong>del</strong>la sorgente<br />

energetica. L’<strong>idrogeno</strong> non è una fonte energetica, è solo un trasportatore <strong>di</strong> <strong>energia</strong>: l’<strong>energia</strong><br />

(proveniente da qualche altra fonte) viene spesa per produrre H2 in qualche posto, poi l’H2<br />

viene trasportato dove serve e “bruciato” nelle pile a combustibile per riottenere l’<strong>energia</strong> che<br />

avevamo immagazzinato”. Quin<strong>di</strong> è un combustibile pulito solo se il processo in cui è prodotto<br />

è a sua volta pulito: altrimenti l’inquinamento viene solo trasferito dal luogo <strong>di</strong> utilizzo al luogo <strong>di</strong><br />

produzione.<br />

15


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Ci sono due proce<strong>di</strong>menti principali per produrre <strong>idrogeno</strong> gassoso.<br />

Elettrolisi <strong>del</strong>l’acqua.<br />

Elettrolisi<br />

:<br />

H2O<br />

H2 O2<br />

H 2O<br />

Energia elettrica<br />

(corrente continua)<br />

Reforming <strong>del</strong> metano (o <strong>del</strong><br />

carbone, o <strong>di</strong> altri idrocarburi).<br />

Il passaggio <strong>di</strong> corrente elettrica attraverso<br />

l’acqua produce <strong>idrogeno</strong> gassoso e<br />

ossigeno (è il processo inverso a quello<br />

che avviene nelle pile a combustibile).<br />

H2<br />

(<strong>energia</strong> chimica)<br />

½ O2<br />

16


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

1 litro<br />

H2O<br />

Ren<strong>di</strong>mento<br />

Ren<strong>di</strong>mento<br />

elettrolisi<br />

elettrolisi<br />

Consumi Consumi e<br />

e<br />

prodotti<br />

prodotti<br />

finali<br />

finali<br />

Processo ideale<br />

ren<strong>di</strong>mento η = 100%<br />

Processo reale<br />

ren<strong>di</strong>mento η = 70%<br />

6.299 kWhel<br />

Energia<br />

elettrica<br />

Consumo Consumo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong><br />

elettricità<br />

elettricità<br />

[kWh [kWh el ]<br />

1.358 m³ H2<br />

(Idrogeno)<br />

0.679 m³ O2<br />

(Ossigeno)<br />

PRODOTTI PRODOTTI FINALI<br />

FINALI<br />

H 2<br />

O 2<br />

12.136 12.136 [m [m<br />

3 ]<br />

39,41 39,41 39,41<br />

6.068 6.068 [m3]<br />

[m3]<br />

(= (= 1 1 [kg])<br />

[kg])<br />

12.136 12.136 [m [m [m<br />

3 ]<br />

56,3 56,3<br />

6.068 6.068 [m3]<br />

[m3]<br />

(= (= (= 1 1 [kg]) [kg])<br />

[kg])<br />

17


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Petrolio<br />

4.83 kg<br />

56.3 kWh<br />

Biomassa<br />

12.71 kg<br />

56.3 kWh<br />

Potere calorifico<br />

inferiore<br />

Potere calorifico<br />

superiore<br />

reforming<br />

reforming<br />

Gas naturale<br />

5.37m 3<br />

56.3 kWh<br />

Carbone<br />

6.92 kg<br />

56.3 kWh<br />

reforming<br />

1 kg <strong>di</strong> H2<br />

39.41 kWh<br />

potere calorifico<br />

superiore<br />

reforming<br />

Contenuto per unità<br />

<strong>di</strong> volume<br />

elettricità<br />

elettrolisi<br />

Forza<br />

idrica<br />

56.3 kWhel<br />

Energia<br />

nucleare<br />

[kJ/m 3 ] [kWh/m 3 ] [kJ/kg] [kWh/kg]<br />

10.800 3 120.000<br />

12.770 3,54 141.890 39,41<br />

Con<strong>di</strong>zioni standard: T = 273.15 K , p = 1.013 bar<br />

Contenuto per unità<br />

<strong>di</strong> massa<br />

Energia<br />

eolica<br />

Energia<br />

fotovoltaica<br />

Energia<br />

geotermica<br />

_<br />

33 . 3<br />

18


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

1 l <strong>di</strong> H2O<br />

+<br />

6.299 kWhel<br />

(η = 70%)<br />

elettrolisi<br />

1,358 m 3 H2<br />

+<br />

0,679 m 3 O2<br />

(η = 50%)<br />

cella a<br />

combustibile<br />

2.2 kWhel<br />

+<br />

calore<br />

residuo<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

L’<strong>energia</strong> solare<br />

Il sole ha una temperatura in superficie <strong>di</strong> 6.000 gra<strong>di</strong><br />

centigra<strong>di</strong> e <strong>di</strong> 16 milioni <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong> al suo<br />

interno.Da cinque miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> anni l'irraggiamento solare<br />

determina l'equilibrio <strong>del</strong>l'ecosistema <strong>del</strong>la terra:<br />

• fa crescere le piante attraverso la fotosintesi ovvero la trasformazione in <strong>energia</strong> chimica<br />

• determina il ciclo <strong>del</strong>l'acqua che ci fornisce l'<strong>energia</strong> idraulica<br />

• crea le correnti marine ed atmosferiche<br />

• fornisce luce e calore:<br />

• dalla luce attraverso celle fotovoltaiche ricaviamo <strong>energia</strong> elettrica<br />

• dal calore attraverso collettori solari ricaviamo <strong>energia</strong> termica.<br />

•<br />

La potenza <strong>del</strong> sole sulla superficie terrestre è <strong>di</strong> circa 1.000 watt al metro quadro.<br />

L'<strong>energia</strong> massima fornita in un giorno è circa 5 chilowatt/ora.<br />

Essa <strong>di</strong>pende fortemente dalla latitu<strong>di</strong>ne <strong>del</strong> sito, dalla stagione, dall'ora <strong>del</strong> giorno e dalla<br />

trasparenza <strong>del</strong>l'atmosfera.<br />

Conversione fotovoltaica<br />

Alcune sostanze particolari e opportunamente trattate<br />

(semiconduttori) generano corrente elettrica per effetto<br />

fotovoltaico quando sono esposte alla luce solare. I sistemi<br />

fotovoltaici non possiedono parti in movimento, non<br />

necessitano <strong>di</strong> manutenzione e non fanno uso <strong>di</strong> acqua:<br />

possono pertanto essere installati in luoghi ari<strong>di</strong> o isolati.<br />

Inoltre gli impianti fotovoltaici possono essere realizzati in<br />

taglie estremamente variabili e quin<strong>di</strong> adattabili alle varie<br />

esigenze. Il ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong>le celle fotovoltaiche è ca <strong>del</strong><br />

10%, ma celle sperimentali ad arseniuro <strong>di</strong> gallioantimoniuro<br />

<strong>di</strong> gallio sono in grado <strong>di</strong> raggiungere<br />

un'efficienza superiore al 30%. Il costo <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>del</strong>l'<strong>energia</strong> elettrica con questo metodo è circa cinque volte quello <strong>di</strong> produzione con meto<strong>di</strong><br />

convenzionali, ma si sta progressivamente abbassando con il raffinarsi <strong>del</strong>la tecnologia.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

COME FUNZIONA<br />

Il processo fotovoltaico converte la luce <strong>del</strong> sole <strong>di</strong>rettamente in elettricità.La cella fotovoltaica è<br />

l’elemento fondamentale <strong>di</strong> un impianto fotovoltaico. Essa è costituita da due strati <strong>di</strong> silicio<br />

opportunamente trattati (“drogati”); quando è colpita dalla luce, in corrispondenza <strong>del</strong>la zona <strong>di</strong><br />

separazione tra i due strati (la cosiddetta “giunzione p-n”) si generano coppie <strong>di</strong> cariche<br />

elettriche <strong>di</strong> segno opposto. Le cariche vengono quin<strong>di</strong> raccolte dalla griglia metallica superiore<br />

(elettrodo negativo) e inferiore (elettrodo positivo) collegando le quali si genera una corrente<br />

elettrica.L’intensità <strong>di</strong> corrente generata dalla cella fotovoltaica <strong>di</strong>pende dalla quantità <strong>di</strong> luce; la<br />

tensione (quando non è collegato nessun carico), è <strong>di</strong> circa 0.5 V, un valore troppo basso per<br />

essere praticamente sfruttabile. Le celle fotovoltaiche vengono quin<strong>di</strong> connesse in serie per<br />

ottenere la tensione desiderata e montate su un’intelaiatura che garantisca rigi<strong>di</strong>tà e protezione<br />

agli agenti atmosferici. Questo è il modulo fotovoltaico, l’unità minima <strong>di</strong> un impianto fotovoltaico<br />

in grado <strong>di</strong> generare <strong>energia</strong> elettrica ad una tensione sfruttabile.<br />

Collegando in serie e/o parallelo più moduli fotovoltaici si ottiene un insieme (impianto) in grado<br />

<strong>di</strong> produrre la potenza richiesta alla tensione stabilita. Ma l’<strong>energia</strong> a questo punto si presenta<br />

ancora sotto forma <strong>di</strong> corrente continua. Perciò è necessaria una sezione <strong>di</strong> conversione che la<br />

trasformi in corrente alternata e possa essere in grado <strong>di</strong> immetterla nella rete <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

Tale sezione impiantistica è formata da una serie <strong>di</strong> apparecchiature dette inverter la cui<br />

funzione è appunto quella <strong>di</strong> trasformare la potenza istantaneamente erogata dai moduli<br />

fotovoltaici in <strong>energia</strong> elettrica alle con<strong>di</strong>zioni dettate dalla rete. Le apparecchiature sono in<br />

genere dotate <strong>di</strong> appositi <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> protezione e <strong>di</strong> interfaccia e devono rispettare le<br />

normative e le <strong>di</strong>rettive <strong>del</strong> Gestore <strong>di</strong> Rete cui l’impianto è connesso.<br />

La tecnologia degli inverter consente <strong>di</strong> massimizzare l’efficienza complessiva <strong>del</strong>la conversione<br />

sia a pieno carico (potenza nominale) che a carico parziale, me<strong>di</strong>ante una gestione automatica<br />

che ottimizza al contempo lo sfruttamento dei <strong>di</strong>spositivi stessi e quin<strong>di</strong> la loro vita utile.<br />

Interfacce <strong>di</strong> comunicazione ad hoc consentono la registrazione e la trasmissione dei dati <strong>di</strong><br />

funzionamento, la registrazione <strong>del</strong>le anomalie e il monitoraggio continuo, anche remoto.<br />

21


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

PANNELLI FOTOVOLTAICI IN SILICIO AMORFO:<br />

è' il modulo fotovoltaico più economico, ma anche quello con il minor ren<strong>di</strong>mento e, purtroppo,<br />

anche soggetto ad un degrado <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento nel tempo.Questo tipo <strong>di</strong> pannello fotovoltaico si<br />

presenta come una lastra <strong>di</strong> vetro grigio/bluastra <strong>di</strong> colore uniforme, lo spessore è <strong>di</strong> pochi<br />

millimetri e, solitamente è dotato <strong>di</strong> una cornice in alluminio per conferire maggiore robustezza o<br />

maneggiabilità al modulo stesso.In pratica un vetro trasparente speciale viene rivestito su <strong>di</strong> un<br />

lato, con vari passaggi, <strong>di</strong> silicio allo stato amorfo e <strong>di</strong> vari altri prodotti, al fine <strong>di</strong> creare un<br />

ottimo livello <strong>di</strong> impermeabilità e <strong>di</strong> isolamento elettrico.Il lato trasparente è quello che si esporrà<br />

al Sole, mentre sullo strato opaco sono fissati dei profili <strong>di</strong> alluminio per il fissaggio al tetto. Dallo<br />

stesso lato partono i due fili che portano la corrente generata dal pannello solare all'impianto <strong>di</strong><br />

trasformazione.<br />

La tensione prodotta da ogni singolo modulo fotovoltaico è <strong>di</strong> circa 24 - 40 Volt e, una volta<br />

collegati in parallelo tra <strong>di</strong> loro, le varie correnti si sommano e vengono convogliate all'inverter,<br />

che è un apparecchio elettronico che trasforma la corrente continua generata dai pannelli, in<br />

corrente alternata a 220 Volt utilizzabile nell'impianto <strong>di</strong> casa o per l'immissione nella rete Enel<br />

per la compensazione.Il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> questi pannelli fotovoltaici va dal 6 al 10 % circa, ma, nei<br />

primi due mesi <strong>di</strong> vita, il ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>minuisce <strong>di</strong> circa il 20 %, per poi rimanere stabile, con un<br />

degrado <strong>del</strong>le prestazioni che deve essere garantito, e non deve superare il 20 % nei primi 20<br />

anni <strong>di</strong> funzionamento.In ogni caso la potenza <strong>di</strong> questi moduli la si calcola proprio<br />

considerando imme<strong>di</strong>atamente la per<strong>di</strong>ta iniziale <strong>del</strong> 20 %, quin<strong>di</strong>, durante i primi mesi <strong>di</strong> vita, la<br />

resa <strong>di</strong> un pannello venduto con potenza <strong>di</strong> 40 Watt, in realtà è <strong>di</strong> 48 Watt, fino a stabilizzarsi<br />

effettivamente sui 40 W dopo i primi mesi <strong>di</strong> funzionamento.I pannelli fotovoltaici in silicio<br />

amorfo sono essenzialmente <strong>di</strong> due tipi, <strong>di</strong>fferiscono solo per le tensioni in uscita: una più adatta<br />

per generare corrente elettrica da reimmettere nella rete Enel, e l'altra invece più adatta per<br />

costruire un impianto laddove l'Enel invece non arriva ( o non lo si vuole più utilizzare ), ad<br />

esempio per case <strong>di</strong> campagnia o ad uso saltuario.In pratica i pannelli fotovoltaici per<br />

interscambio con l'Enel hanno tensioni in uscita elevate ( circa 42 Volt ), questo per <strong>di</strong>minuire le<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> <strong>energia</strong>, in quanto tale per<strong>di</strong>ta è inversamente proporzionale alla tensione, mentre è<br />

proporzionale alla corrente, quin<strong>di</strong> più alta è la tensione e più la corrente è bassa, per cui<br />

<strong>di</strong>minuisce anche la per<strong>di</strong>ta energetica. Mentre i pannelli fotovoltaici per impianti stand-alone<br />

(utenze isolate o non connesse all'Enel ) lavorano a tensioni più basse ( circa 12 Volt ) perchè<br />

le batterie normalmente lavorano su tali tensioni.Questi accorgimenti tecnici aumentano la resa<br />

generale <strong>di</strong> un impianto solare a moduli fotovoltaici in silicio amorfo, rispetto agli impianti solari a<br />

pannelli fotovoltaici monocristallini o multicristallini, ma occorre tenere presente che<br />

normalmente il ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> pannello fotovoltaico in silicio amorfo <strong>di</strong>minuisce <strong>di</strong> circa l'1 %<br />

ogni anno, mentre il ren<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> pannello fotovoltaico in silicio monocristallino o<br />

multicristallino rimane costante anche per 25 anni.<br />

22


Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

PANNELLI FOTOVOLTAICI IN SILICIO MULTICRISTALLINO O MONOCRISTALLINO:<br />

Queste due tipologie <strong>di</strong> moduli fotovoltaici appaiono esteticamente come tante celle quadrate, o<br />

rettangolari, affiancate sotto una lastra <strong>di</strong> vetro in una cornice <strong>di</strong> alluminio.<br />

In pratica il modulo fotovoltaico è composto da circa 30-70 celle fotovoltaiche singole<br />

affiancate, elettricamente unite e fissate attraverso particolari materiali ad una o più lastre <strong>di</strong><br />

vetro in una cornice normalmente in alluminio, al fine <strong>di</strong> dare al tutto una certa robustezza,<br />

maneggiabilità, ed ovviamente isolamento dagli agenti atmosferici.<br />

Il ren<strong>di</strong>mento globale <strong>di</strong> un pannello solare in silicio monocristallino è <strong>di</strong> circa il 13-17 %, mentre<br />

quello <strong>di</strong> un pannello solare in silicio multicristallino è <strong>di</strong> circa il 12-14 %. Quin<strong>di</strong>, a parità <strong>di</strong><br />

spazio, rispetto al modulo solare in silicio amorfo, si hanno dei ren<strong>di</strong>menti doppi, o quasi tripli,<br />

ma comunque il costo per ogni Watt producibile <strong>del</strong> mono-multicristallino rimane comunque<br />

superiore. Oltre al fatto che, per produrre questi tipi <strong>di</strong> moduli fotovoltaici mono-multicristallini,<br />

viene spesa molta <strong>energia</strong>, e quin<strong>di</strong> ogni modulo impiega anche 3-6 anni ( contro i circa 2-3<br />

anni <strong>del</strong> prodotto in silicio amorfo ) per restituire la sola <strong>energia</strong> che è stata impiegata per<br />

essere prodotto, mentre nell'arco <strong>del</strong>la sua vita ne produrrà 4-8 volte <strong>di</strong> più, in particolare questo<br />

problema è il <strong>di</strong>fetto maggiore <strong>del</strong> modulo monocristallino.<br />

Un altro <strong>di</strong>fetto abbastanza fasti<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> questa ultima tecnologia fotovoltaica, è legata ad un<br />

sostanziale <strong>di</strong>minuzione, od anche abbattimento <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento, in caso <strong>di</strong> ombre particolari<br />

che coprono anche una piccola porzione <strong>del</strong> modulo, o nel caso <strong>di</strong> nuvole, o ancora durante le<br />

ore serale o <strong>del</strong>la mattina presto.<br />

Fatto è che comunque questi due tipi <strong>di</strong> pannelli fotovoltaici rimangono ottimi prodotti <strong>di</strong> qualità<br />

e stabilità <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento, che appunto rimane costante e garantito nel tempo, anche per 25<br />

anni e, producendo più <strong>energia</strong> a parità <strong>di</strong> spazio occupato ottimizzano lo spazio, magari non<br />

eccessivo <strong>del</strong>la parte <strong>di</strong> tetto sfruttabile che è posta a Sud.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Mestieri e professioni <strong>del</strong> Terzo Millennio.<br />

...........al passo con le tecnologie............<br />

Saldatore elettrotecnico/elettronico<br />

I mestieri e le professioni, sopratutto in ambito tecnologico, vivono un mutamento ormai<br />

quoti<strong>di</strong>ano poiché le tecnologie si evolvono continuamente grazie al mondo<br />

<strong>del</strong>l'industria che propone novità e prodotti sempre più efficienti, tesi a contenere i<br />

consumi energetici e, perchè no, anche sensibili al cambiamento <strong>del</strong>le mode e <strong>del</strong>lo<br />

stile.<br />

L'artigiano installatore ha quin<strong>di</strong> il compito <strong>di</strong> proporre all' utente i nuovi prodotti<br />

descrivendone i vantaggi e la semplicità d'uso. Resta inteso, dunque, che ogni artigiano<br />

o professionista deve essere costantemente aggiornato, mostrando una flessibilità<br />

nell'operare che non era richiesta sicuramente qualche anno fa.<br />

L'ingresso prepotente <strong>del</strong>l'informatica e <strong>del</strong> modo <strong>di</strong> pensare "informatico" ha mo<strong>di</strong>ficato<br />

i criteri d'installazione <strong>di</strong> qualunque prodotto tecnologico; ne consegue che la cultura <strong>del</strong><br />

"mestiere" che si trasferiva un tempo è ormai obsoleta ; si richiede invece una capacità<br />

<strong>di</strong> autoaggiornamento che cresce giorno per giorno e che determina la formazione in<br />

itinere <strong>del</strong>l'in<strong>di</strong>viduo.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Professione: elettricista/ elettronico manutentore e installatore<br />

L’elettricista deve saper utilizzare correttamente i concetti scientifici <strong>di</strong> base necessari<br />

allo svolgimento <strong>del</strong> lavoro specifico e leggere correttamente schemi elettrici e<br />

planimetrie.<br />

Conosce le caratteristiche tecniche, i componenti utilizzati negli impianti elettrici, i<br />

cataloghi e la documentazione tecnica <strong>del</strong> settore.<br />

Rivolge le sue competenze e attenzioni verso evoluzioni tecnologiche degli impianti<br />

elettrici finora non considerate come:<br />

IL RISPARMIO ENERGETICO (pannelli fotovoltaici, gestione dei consumi ecc.)<br />

I sistemi automatici per la gestione <strong>del</strong>le abitazioni civili (DOMOTICA)<br />

La gestione <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> sicurezza antintrusione La <strong>di</strong>stribuzione dei segnali <strong>di</strong><br />

comunicazione (impianto TV Satellitare, telefonico, reti informatiche).<br />

Pone l'attenzione e applica la normativa sulla sicurezza degli impianti e <strong>del</strong>le<br />

persone.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Le competenze <strong>del</strong>lel’elettricista/elettronico includono:<br />

re<strong>di</strong>gere, me<strong>di</strong>ante manuali tecnici, il progetto e il preventivo <strong>di</strong> spesa;<br />

programmare il piano <strong>di</strong> lavoro ed eseguire gli impianti elettrici nel rispetto <strong>del</strong>le<br />

normative, in materia <strong>di</strong> sicurezza sul lavoro ed antinfortunistiche;<br />

conoscere le norme per l'uso corretto e la manutenzione <strong>del</strong>le attrezzature;<br />

realizzare il montaggio e il cablaggio utilizzando schemi e <strong>di</strong>segni assegnati;<br />

assemblare ed installare le apparecchiature quali: attuatori, sensori, quadro <strong>di</strong><br />

potenza, quadro ausiliario, unità <strong>di</strong> controllo.<br />

Un buon elettricista deve saper formulare ipotesi sulle cause <strong>di</strong> guasto e ripristinare la<br />

funzionalità <strong>del</strong>l'impianto elettrico, re<strong>di</strong>gere relazioni tecniche e compilare schede<br />

relative all'attività svolta nel caso lavori in impianti industriali.<br />

Prepara la documentazione da conservare (schema <strong>del</strong>l'impianto, relazione tecnica,<br />

materiali utilizzati, <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> conformità...) e sa utilizzare su computer pacchetti<br />

applicativi per videoscrittura e progettazione (Cad).<br />

Deve possedere precisione, capacità <strong>di</strong> concentrazione, ottima manualità e buona<br />

propensione al lavoro <strong>di</strong> gruppo e alle relazioni con i clienti.<br />

Come eravamo<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Professione: saldatore<br />

Nuovi e aggiornati meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> saldatura caratterizzano l'attività <strong>del</strong> saldatore: eccone<br />

alcuni.<br />

SALDATURA MIG/MAG<br />

Generalità<br />

La saldatura a filo continuo in atmosfera protettiva è ormai ben nota da tempo: essa è<br />

contrassegnata dal simbolo G.M.A.W. (Gas Metal Arc Wel<strong>di</strong>ng) che nella simbologia<br />

internazionale ha sostituito le precedenti M.I.G. (Metal Inert Gas) e M.A.G. (Metal Active Gas),<br />

peraltro ancora <strong>di</strong> uso corrente.<br />

E' caratterizzata dalla fusione <strong>di</strong> un metallo d'apporto (filo continuo) entro un'atmosfera<br />

protettiva creata da un gas; filo e gas sono condotti da una torcia che fornisce <strong>di</strong>rettamente al<br />

filo l'<strong>energia</strong> elettrica <strong>di</strong> fusione, tramite un arco che scocca tra l'estremità <strong>del</strong> filo e il pezzo da<br />

saldare.<br />

L'alimentazione elettrica è assicurata da una sorgente <strong>di</strong> particolari caratteristiche; si usa<br />

normalmente corrente continua con polarità positiva al filo.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

SALDATURA TIG<br />

Generalità<br />

TIG significa "Tungsten Inert Gas".<br />

L'arco scocca tra un elettrodo infusibile in tungsteno che svolge il ruolo <strong>di</strong> catodo (polo negativo)<br />

mentre il pezzo - protetto da un flusso gassoso non ossidante - svolge il ruolo <strong>di</strong> anodo (polo<br />

positivo). Questi gas o miscele per poter essere utilizzati devono necessariamente essere<br />

chimicamente non ossidanti.<br />

Caratteristiche principali <strong>di</strong> questo proce<strong>di</strong>mento.<br />

I vantaggi offerti dal proce<strong>di</strong>mento TIG conferiscono grande duttilità d'impiego, garantendo una<br />

qualità impeccabile anche con spessori minimi (decimi <strong>di</strong> mm). Già da <strong>di</strong>versi anni la saldatura<br />

ad arco, in atmosfera protettiva <strong>di</strong> Argon con elettrodo refrattario (sistemaTIG=Tungsten Inert<br />

Gas), è applicata in tutto il mondo, a quasi tutti i campi <strong>di</strong> lavoro dei metalli.<br />

Anche in Italia si è notevolmente <strong>di</strong>ffusa apportando i benefici propri <strong>di</strong> questo sistema <strong>di</strong><br />

unione, in molti casi l'unico che possa risolvere certi problemi.Come è noto, il principio è il<br />

seguente: si innesca l'arco elettrico fra un elettrodo <strong>di</strong> tungsteno (refrattario e quin<strong>di</strong> non<br />

fusibile) ed il pezzo da saldare; quest'ultimo viene localmente fuso dal calore <strong>del</strong>l'arco ed i lembi<br />

da unire soli<strong>di</strong>ficano poi insieme, con l'eventuale aggiunta <strong>di</strong> altro materiale <strong>di</strong> adatta<br />

composizione, apportato sotto forma <strong>di</strong> filo, nella zona <strong>del</strong>l'arco.<br />

E' un proce<strong>di</strong>mento simile alla saldatura ossi-acetilenica, ove alla fiamma è sostituita dall'arco<br />

elettrico ed ove la necessaria protezione <strong>del</strong> bagno <strong>di</strong> fusione dall'influenza nociva <strong>del</strong>l'aria è<br />

ottenuta inviando una corrente <strong>di</strong> Argon, concentricamente all'elettrodo, in modo da creare un<br />

cono protettivo.<br />

Speciali torce, raffreddate con <strong>di</strong>versi sistemi, assicurano le due funzioni :<br />

• condurre la corrente all'elettrodo<br />

• convogliare il gas ad un ugello che circonda l'elettrodo stesso.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Ricerche e prototipi<br />

Nei prossimi 25 anni la ricerca auto-motoristica sarà protagonista <strong>del</strong>la formidabile sfida<br />

tecnologica che coinvolgerà aziende e laboratori <strong>di</strong> ricerca per migliorare la compatibilità<br />

ambientale <strong>del</strong> settore trasporti.<br />

Nella sola Europa la totale domanda <strong>di</strong> mobilità crescerà <strong>del</strong> 2% all'anno per i passeggeri e <strong>del</strong><br />

3% all'anno per le merci. Il trasporto automobilistico (79% <strong>del</strong> totale), in passeggeri-chilometro,<br />

è circa 10 volte più elevato <strong>di</strong> quello effettuato con ciascun altro mezzo <strong>di</strong> locomozione (8%<br />

autobus, 7% aereo e 6% ferroviario). In termini ambientali, il contributo <strong>del</strong> traffico<br />

automobilistico all'inquinamento <strong>del</strong>le città è ancora abbastanza alto: circa il 26% <strong>di</strong> CO2 e il<br />

63% <strong>di</strong> NOx. La sfida tecnologica riguarderà la domanda <strong>di</strong> ricerca e sviluppo per far fronte alle<br />

significative riduzioni <strong>del</strong>le emissioni previste dall'Unione Europea. Infatti, i limiti <strong>del</strong>le emissioni<br />

<strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> carbonio (CO), <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> azoto (NOx), <strong>di</strong> idrocarburi (HC) e <strong>di</strong> particolato<br />

carbonioso, espresse in g/km, prevedono, per il 2005 (step Euro IV), una riduzione <strong>di</strong> circa il<br />

50% sia per i veicoli con motori ad accensione comandata che per quelli con motori <strong>di</strong>esel e,<br />

per il 2010 (step Euro V), un'ulteriore <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong> 50% rispetto al 2005. La figura 1 riporta<br />

l'evoluzione <strong>di</strong> tali limiti per le vetture equipaggiate con motori <strong>di</strong>esel fino al 2010 (giallo).<br />

I limiti 2010 sono, pertanto, un riferimento fondamentale per la sfida tecnologica in atto. L'Istituto<br />

Motori (IM) <strong>del</strong> CNR, che conduce a Napoli attività <strong>di</strong> ricerca fondamentale ed applicata nel<br />

campo dei motori a combustione interna e dei sistemi <strong>di</strong> propulsione avanzata, al fine <strong>di</strong> rendere<br />

più incisiva la sua azione, ha attivato una fitta rete <strong>di</strong> collaborazioni sia con le aziende private<br />

dei settori automotoristico (Gruppo Fiat, Iveco, VM Motori, Lombar<strong>di</strong>ni Motori), elettronico<br />

(Magneti Marelli, ST Microelectronis), petrolifero (Agip Petroli) per <strong>di</strong>sporre dei sistemi<br />

tecnologici più avanzati, sia con gli enti pubblici <strong>di</strong> ricerca (Enea, Istituto per le Tecnologie<br />

Avanzate per l'Energia "Nicola Giordano" - CNR, Istituto sull'Inquinamento Atmosferico - CNR)<br />

e <strong>di</strong>partimenti universitari italiani ed esteri per il confronto continuo sui risultati. Queste azioni,<br />

intraprese dall' IM, hanno consentito <strong>di</strong> raggiungere importanti obiettivi <strong>di</strong> ricerca sia nel settore<br />

motoristico, con la <strong>di</strong>agnostica e la simulazione multi<strong>di</strong>mensionale dei processi termofluido<strong>di</strong>namici<br />

e <strong>del</strong>la combustione dei moderni motori <strong>di</strong>esel a controllo elettronico<br />

<strong>del</strong>l'alimentazione, che in quello <strong>del</strong>la propulsione avanzata, con lo stu<strong>di</strong>o e la caratterizzazione<br />

dei sistemi <strong>di</strong> conversione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> in <strong>energia</strong> elettrica per mezzo <strong>del</strong>le pile a combustibile<br />

(fuel cell) per veicoli elettrici leggeri a zero emissioni.<br />

FIAT SEICENTO ELETTRA H2 FUEL CELL PRESENTATA AL PUBBLICO IL 19 FEBBRAIO 2001<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

A conferma <strong>del</strong>la vali<strong>di</strong>tà strategica dei progetti che l'Istituto ha iniziato già da alcuni anni nel<br />

settore <strong>del</strong>la propulsione a basso impatto ambientale, vi sono gli annunci <strong>di</strong> alcune aziende <strong>del</strong><br />

settore automotoristico circa il loro impegno per lo sviluppo <strong>di</strong> sistemi a fuel cell per veicoli<br />

stradali. Infatti, Daimler-Chrysler, GM e Toyota hanno già da tempo presentato i primi prototipi<br />

e, recentemente, Ford Europa (Aachen) ha proposto la Ford Focus FCV (fuel cell vehicle)<br />

alimentata ad <strong>idrogeno</strong> con uno stack <strong>di</strong> 400 celle per una potenza <strong>di</strong> 80 kW e, infine, BMW e<br />

Delphi Automative Systems hanno annunciato che svilupperanno la tecnologia <strong>del</strong>le fuel cell a<br />

ossi<strong>di</strong> soli<strong>di</strong> (SOFC) per produrre <strong>energia</strong> elettrica per l'alimentazione dei servizi a bordo <strong>del</strong><br />

veicolo. Il Dipartimento <strong>del</strong>l'Energia Americano (DOE) ha recentemente affermato che la sfida<br />

tecnologica per la <strong>di</strong>ffusione dei veicoli a zero emissioni dovrà avere come obiettivo<br />

l'abbattimento dei seguenti costi e/o limitazioni: 300 $/kW degli attuali sistemi <strong>di</strong> propulsione a<br />

fuel cell contro i 50 $/kW degli attuali motori a combustione interna, 57 $/kW <strong>del</strong> platino per il<br />

ricoprimento <strong>del</strong>l'anodo <strong>del</strong>le fuel cell, l'affidabilità <strong>del</strong>le membrane protoniche (PEM) nel tempo<br />

(>5000 h), l'elevato tempo <strong>di</strong> messa in moto (>20 min) <strong>del</strong> sistema fuel cell ed infine l'assoluta<br />

mancanza <strong>del</strong>le infrastrutture per la <strong>di</strong>stribuzione <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong> e <strong>del</strong> combustibile da cui<br />

ricavare l'<strong>idrogeno</strong>. Alla luce <strong>di</strong> quanto sopra, la sfida tecnologica e <strong>di</strong> ricerca dei prossimi 25<br />

anni <strong>di</strong>venta sempre più entusiasmante.<br />

Automobili BMW<br />

Monaco / Miramas. L'drogeno non consente soltanto la<br />

propulsione <strong>di</strong> vettori spaziali: BMW ha <strong>di</strong>mostrato le<br />

potenzialità <strong>di</strong> un'auto spinta da motore a combustione interna<br />

<strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> battendo 9 record mon<strong>di</strong>ali. "Nove record che<br />

segnano l'ingresso nell'Era <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong>".<br />

La tecnologia BMW ha già percorso parecchia strada. Adesso,<br />

assieme alle comunità politiche ed industriali, dobbiamo<br />

trasformare in realtà, la nostra visione <strong>di</strong> mobilità<br />

sostenibile" ha affermato il Prof. Burkhard Göschel,<br />

membro <strong>del</strong> Consiglio <strong>di</strong> Amministrazione <strong>del</strong> Gruppo<br />

BMW, durante le prove <strong>di</strong> superamento dei record <strong>di</strong><br />

velocità a Miramas. Riuscendo in questa <strong>di</strong>fficile impresa<br />

presso la pista ad alta velocità <strong>di</strong> Miramas in Francia, il<br />

Gruppo BMW ha <strong>di</strong>mostrato chiaramente come l'<strong>idrogeno</strong><br />

possa sostituire efficacemente i combustibili tra<strong>di</strong>zionali<br />

senza che il conducente debba scendere a compromessi<br />

in termini <strong>di</strong> prestazioni <strong>di</strong>namiche.<br />

Le caratteristiche tecniche <strong>del</strong>la macchina da record<br />

H2R confermano questa superiorità, grazie ad un<br />

motore sei litri 12 cilindri capace <strong>di</strong> sviluppare una<br />

potenza superiore ai 210 kW (285 CV). Questo motore<br />

permette al prototipo <strong>di</strong> accelerare da 0 a 100 km/h in<br />

circa 6 secon<strong>di</strong> e <strong>di</strong> raggiungere una velocità massima<br />

<strong>di</strong> 302,4 km/h. Basato sul motore a benzina <strong>del</strong>la 760i,<br />

il motore a combustione interna <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> vanta le<br />

tecnologie più avanzate come la fasatura<br />

completamente variabile VALVETRONIC brevettata<br />

da BMW.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Le principali mo<strong>di</strong>fiche apportate al motore riguardano<br />

il sistema <strong>di</strong> iniezione <strong>del</strong> combustibile adattato dalla<br />

BMW alle speciali caratteristiche ed esigenze <strong>del</strong>la<br />

propulsione a <strong>idrogeno</strong>. La vettura da record H2R ha<br />

beneficiato dei vantaggi <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>di</strong> motori BMW<br />

bivalenti <strong>del</strong>la prima berlina premium a benzina e<br />

<strong>idrogeno</strong> prodotta in serie: BMW lancerà infatti una<br />

vettura a doppia alimentazione basata sull'attuale<br />

Serie 7 entro la fine <strong>del</strong> ciclo <strong>di</strong> vita <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo,<br />

introducendo così la prima vettura <strong>di</strong> questo tipo in<br />

grado <strong>di</strong> marciare sia a <strong>idrogeno</strong> che a benzina.<br />

Il prototipo H2R ha ottenuto i seguenti record in termini<br />

<strong>di</strong> tempo e velocità raggiunte:<br />

tempo in secon<strong>di</strong> / velocità in km/h<br />

Chilometro lanciato / 11,993 / 300,190<br />

Miglio lanciato / 19,912 / 290,962<br />

1/8 <strong>di</strong> chilometro da fermo / 9,921 / 72,997 (0-125 m.)<br />

1/2 chilometro da fermo / 14,993 / 96,994 (0-500 m.)<br />

1/2 miglio da fermo / 17,269 / 104,233 (0-804,672 m.)<br />

Miglio da fermo / 36,725 / 157,757 (0-1.609,344 m)<br />

10 miglia da fermo / 221,052 / 262,094 (0-16.093,44 m)<br />

Chilometro da fermo / 26,557 / 135,557 (0-1.000 m)<br />

10 chilometri da fermo / 146,406 / 245,892<br />

Durante i testi i collaudatori BMW Alfred Hilger, Jörg Wei<strong>di</strong>nger e Günther Weber si sono dati il<br />

cambio al volante sulla vettura dei record.<br />

BMW ha stabilito questi record non soltanto per <strong>di</strong>mostrare la potenza e le prestazioni <strong>di</strong> cui è<br />

capace il motore a <strong>idrogeno</strong>, ma anche per certificarne l'affidabilità e la resistenza che<br />

<strong>di</strong>mostrano chiaramente la superiorità <strong>del</strong>la BMW nello sviluppo <strong>di</strong> queste tecnologie per la<br />

produzione <strong>di</strong> serie. In questa fase BMW si sta concentrando sul motore a combustione interna<br />

semplicemente perché tale propulsore, data la somma totale <strong>di</strong> tutte le sue caratteristiche, offre<br />

ancora i maggiori vantaggi e benefici a tutto tondo.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

AEREI BOEING<br />

Si chiama ENFICA-FC (Environmentally Friendly Inter<br />

City Aircraft powered by Fuel Cells) ed è un progetto<br />

per il quale sono stati investiti 4,5 milioni <strong>di</strong> euro, <strong>di</strong> cui<br />

2,9 da parte <strong>del</strong>l’Unione Europea. L’obiettivo <strong>del</strong><br />

progetto è quello <strong>di</strong> sviluppare un aereo che utilizzi le<br />

celle a combustibile per la propulsione e anche per lo<br />

I risultati <strong>del</strong> progetto, che è tra i più ambiziosi finanziati<br />

dalla comunità europea, saranno presentati tra tre anni.<br />

Boeing ha fatto volare, per la prima volta nella storia <strong>del</strong>l'aviazione, un velivolo con pilota da<br />

celle a combustibile a <strong>idrogeno</strong> che producono <strong>energia</strong> elettrica per alimentare un motore a<br />

elica. In pratica per la prima volta un aereo verso e proprio a fuel cell ha solcato i cieli.<br />

Questo storico risultato è frutto <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong> team ingegneristico <strong>del</strong> centro Boeing Research &<br />

Technology Europe <strong>di</strong> Madrid, con la collaborazione <strong>di</strong> partner industriali in Europa e Stati Uniti.<br />

Questo <strong>di</strong>mostratore denominato Fcda (Fuel<br />

Cell Demonstrator Airplane) è basato su un<br />

motoaliante biposto Dimona con un'apertura<br />

alare <strong>di</strong> 16,3 metri, prodotto dall'austriaca<br />

Diamond Aircraft Industries. Il centro ha<br />

mo<strong>di</strong>ficato la struttura originaria in modo da<br />

far girare l'elica me<strong>di</strong>ante un motore elettrico<br />

alimentato da un sistema ibrido <strong>di</strong> celle a<br />

combustibile <strong>del</strong> tipo a membrana a scambio<br />

protonico (Pem - Proton Exchange<br />

Membrane) e <strong>di</strong> batterie agli ioni <strong>di</strong> litio<br />

(tecnologia simile a quella <strong>di</strong> cellulari e<br />

notebook)<br />

Durante i voli, il pilota ha portato l'aereo fino a 1.000 metri <strong>di</strong> quota usando l'<strong>energia</strong> combinata<br />

<strong>del</strong>le batterie e <strong>del</strong>le celle a <strong>idrogeno</strong>. Dopo<strong>di</strong>chè con l'uso <strong>del</strong>le sole celle a <strong>idrogeno</strong>, ha<br />

mantenuto a questa altitu<strong>di</strong>ne una rotta lineare per 20 minuti alla velocità <strong>di</strong> crociera <strong>di</strong> 100<br />

chilometri all'ora.<br />

Il principio <strong>di</strong> funzionamento <strong>del</strong>le celle a combustibile (o fuel cell) fu scoperto nel 1839 dal fisico<br />

inglese William Grove e le prime applicazioni concrete risalgono alle missioni spaziali. Si tratta<br />

<strong>di</strong> generatori chimici <strong>di</strong> <strong>energia</strong> elettrica che sfruttano il principio inverso a quello <strong>del</strong>l'elettrolisi<br />

dove la corrente elettrica scinde le molecole <strong>di</strong> acqua in <strong>idrogeno</strong> e ossigeno. Al contrario, nelle<br />

fuel cell questi due gas reagiscono l'uno con l'altro producendo <strong>energia</strong> elettrica, liberando<br />

acqua. Una pila a combustibile è quin<strong>di</strong> composta da un elemento in cui <strong>idrogeno</strong> e ossigeno<br />

vengono a contatto creando una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziali ai capi <strong>di</strong> un anodo e <strong>di</strong> un catodo<br />

separati, nei sistemi più moderni da una sottile membrana polimerica. La ricerca tecnologica<br />

verte sulla riduzione <strong>di</strong> ingombri, dei pesi e dei costi.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Alghe ver<strong>di</strong> geneticamente mo<strong>di</strong>ficate per la produzione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong><br />

Mo<strong>di</strong>ficando geneticamente le alghe ver<strong>di</strong><br />

si potrebbero ottenere una produzione tripla d i <strong>idrogeno</strong><br />

E' in corso uno stu<strong>di</strong>o sull'utilizzo <strong>del</strong>le alghe ver<strong>di</strong> geneticamente mo<strong>di</strong>ficate per la produzione<br />

<strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong>. Anastasios Melis, professore <strong>del</strong>la facoltà <strong>di</strong> biologia alla University of California a<br />

Berkeley spiega: 'Le alghe ver<strong>di</strong> geneticamente mo<strong>di</strong>ficate hanno mostrato <strong>del</strong>le ottime<br />

potenzialità per la produzione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong>'.<br />

Lo scienziato ha creato <strong>del</strong>le alghe ver<strong>di</strong> ogm in grado <strong>di</strong> sfruttare al meglio la luce <strong>del</strong> sole.<br />

Questa mo<strong>di</strong>ficazione potrebbe aumentare <strong>di</strong> tre volte la produzione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong>. Le alghe<br />

producono naturalmente <strong>idrogeno</strong> durante il processo fotosintetico ma grazie alla mo<strong>di</strong>ficazione<br />

genetica la produzione può notevolmente aumentare. I ricercatori hanno manipolato i geni che<br />

controllano la quantità <strong>di</strong> clorofilla nelle membrane dei cloroplasti <strong>del</strong>le alghe. Tutti i cloroplasti<br />

hanno 600 molecole <strong>di</strong> clorofilla e i ricercatori sono riusciti a ridurli a circa 300 e ora sperano <strong>di</strong><br />

arrivare a 130. A questo punto, una coltura intensiva <strong>di</strong> alghe in appositi «reattori» potrebbe<br />

produrre un quantitativo <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> tre volte superiore rispetto a quello attuale.<br />

Secondo Melis, ottimizzando la capacità <strong>di</strong> fotosintesi <strong>del</strong>le alghe ver<strong>di</strong>, si riusciranno ad<br />

ottenere fino a 80 Kg <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> per uso commerciale per acro (circa 4.000 metri quadrati) al<br />

giorno. In ogni caso, per applicare questo processo alla produzione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> saranno<br />

necessari almeno altri 5 anni.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

IL NOSTRO PROGETTO<br />

Costruzione <strong>di</strong> un tavolo sperimentale<br />

ad uso <strong>di</strong>dattico per l'estrazione <strong>del</strong>l' Idrogeno dall'acqua,<br />

per via elettrolitica, con <strong>energia</strong> fotovoltaica.<br />

Questa esperienza nasce dall'esigenza <strong>di</strong> trovare un nuovo combustibile per produrre<br />

<strong>energia</strong> rifacendosi agli stu<strong>di</strong> e agli esperimenti compiuti da Barsanti e Matteucci nella<br />

seconda metà <strong>del</strong>l'ottocento. I due scienziati lucchesi realizzarono il primo motore a<br />

combustione interna e che usava proprio l'<strong>idrogeno</strong> come combustibile.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> questo progetto è far conoscere la verità scientifica sull'invenzione <strong>del</strong><br />

motore a scoppio,infatti recentemente, nell'anno 2004 il Deutsches Museum <strong>di</strong> Monaco<br />

<strong>di</strong> Baviera ha riconosciuto a Eugenio Barsanti e Felice Matteucci la paternità <strong>del</strong> motore<br />

a scoppio.<br />

Attualmente le ricerche sono tese a produrre <strong>idrogeno</strong> a basso costo, con basso<br />

impatto ambientale e nel rispetto dei criteri <strong>di</strong> sicurezza, specialmente nel settore<br />

<strong>del</strong>l'autotrazione.<br />

Nonostante siano passati più <strong>di</strong> 150 anni la strada per un uso sistematico <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong><br />

è ancora lunga a causa dei numerosi problemi <strong>di</strong> immagazzinamento. Questo gas,<br />

presente in natura in grande quantità, rappresenterebbe un valido contributo alla<br />

<strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>l'inquinamento atmosferico e contemporaneamente costituirebbe un<br />

fattore importante per il cambiamento <strong>del</strong>la situazione economica e geopolitica <strong>del</strong><br />

mondo.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Descrizione <strong>del</strong>l'esperienza<br />

1. Dal motore <strong>di</strong> Barsanti e Matteucci alle celle a combustibile. (Ricerca)<br />

2. Visita guidata alla fondazione Barsanti e Matteucci <strong>di</strong> <strong>Lucca</strong>.<br />

3. Tavolo sperimentale per la produzione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> ad uso <strong>di</strong>dattico (costruzione).<br />

4. Produzione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> per via elettrolitica dall’acqua (H2O) con energie<br />

5. rinnovabili fornita da un pannello fotovoltaico.(assemblaggio).<br />

6. Alimentazione me<strong>di</strong>ante Idrogeno e ossigeno <strong>di</strong> una Cella Combustione per<br />

generare <strong>energia</strong> elettrica.(assemblaggio).<br />

7. Dato l'elevato potere esplosivo <strong>del</strong>l'<strong>idrogeno</strong> a temperatura ambiente e a basse<br />

pressioni, la nostra esperienza non ne prevede l'uso come combustibile in un<br />

motore a scoppio, come invece fecero Barsanti e Matteucci nel 1853. E' stata<br />

invece adottata la soluzione che prevede la generazione <strong>di</strong> <strong>energia</strong> elettrica da<br />

parte <strong>di</strong> una cella a combustione. Tale <strong>di</strong>spositivo fornisce <strong>energia</strong> elettrica nella<br />

fase <strong>di</strong> ricombinazione <strong>di</strong> <strong>idrogeno</strong> e ossigeno.(assemblaggio) .<br />

8. Energia elettrica trasformata in <strong>energia</strong> meccanica attraverso un piccolo motore<br />

elettrico (elica rotante).(collegamenti elettrici)<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Fasi <strong>del</strong>l’ esperienza<br />

Ricerca sulle attività <strong>di</strong> Barsanti e Matteucci.<br />

Le classi in visita alla fondazione Barsanti e Matteucci.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Esperimento, progetto <strong>di</strong> massima e ricerca materiali.<br />

Pannello fotovoltaico da 20 Wp<br />

Piccolo modulo fotovoltaico<br />

che produce in con<strong>di</strong>zioni ottimali 20 Watt a 12V<br />

Ideale per hobbistica, segnalazione stradale,<br />

carica batteria per camper o nautica<br />

ed esperimenti solari.<br />

Centralina per produzione elettrolitica.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Supporto metallico<br />

Cella a combustibile (Fuel cells).<br />

Motore elettrico in corrente continua.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Strumenti,alimentazione e misura.<br />

Collegamenti elettrici.<br />

Documentazione<br />

<strong>di</strong> tutte le fasi operative su <strong>di</strong> un supporto informatico ad uso <strong>di</strong>dattico.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

La bozza <strong>del</strong> progetto è stata proposta agli alunni <strong>del</strong>le classi terza operatori termici<br />

sez. A, operatori meccanici sez. A, e quarta tecnici elettronici sez. A. Gli alunni<br />

dopo aver redatto i primi <strong>di</strong>segni,aver in<strong>di</strong>viduato i materiali da usare e aver fatto un'<br />

aggiornamento sui software necessari hanno proceduto alla stesura <strong>del</strong> progetto<br />

definitivo e a alla realizzazione dei <strong>di</strong>spositivi. Gli alunni <strong>del</strong>la quarta elettronici hanno<br />

provveduto a fare i collegamenti elettrici necessari; inoltre hanno fatto la presentazione<br />

multime<strong>di</strong>ale sottoforma <strong>di</strong> Web e la presentazione <strong>del</strong>le esperienze in forma cartacea.<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Scelte e ruoli<br />

Il pannello fotovoltaico è stato scelto come fonte <strong>di</strong> <strong>energia</strong> rinnovabile e <strong>di</strong> facile<br />

utilizzazione . Sono Stati stu<strong>di</strong>ati i principi <strong>di</strong> funzionamento ed istallazione.<br />

Per la centralina elettrolitica la scelta <strong>del</strong> materiale è ricaduta sul plexiglass perchè,<br />

essendo un materiale trasparente e <strong>di</strong> facile lavorazione, permette <strong>di</strong> vedere il<br />

fenomeno elettrolitico <strong>del</strong>la scissione <strong>del</strong>l’acqua(H2O) in gas. La scelta ha permesso<br />

agli allievi <strong>del</strong>la 3^oma <strong>di</strong> lavorare alle macchine utensili materiali <strong>di</strong>versi da quelli<br />

tra<strong>di</strong>zionali che vengono sempre più impiegati nelle produzioni industriali moderne.<br />

Per il supporto metallico è stato scelto acciaio inox , visto questo materiale è il<br />

maggiormente impiegato nelle industrie chimica,cartaria,farmaceutica ed alimentare:<br />

tutti settori presenti sul nostro territorio. Sono stati analizzati i vari aspetti <strong>del</strong>la<br />

lavorazione tenendo conto dei temi relativi alla sicurezza, al rispetto <strong>del</strong>la salute e<br />

rispettando i moderni processi <strong>di</strong> lavorazione. Le tecnologiche che caratterizzano la<br />

saldatura ad arco elettrico T.I.G.(tungsteno inerte gas) M.I.G (migsteno inerte gas) ,<br />

pulsato, ripulitura e rifinitura sono state curate dalla 3^ota.<br />

Cella a combustibile<br />

scatola <strong>di</strong> montaggio, assemblaggio , collaudo 3^ota - 4^Tna.<br />

Motore elettrico a corrente continua, strumenti, alimentatore (costruito dall'alunno Mirko<br />

Quaranta Terza TLC) e misura con apposito multimetro interfacciato con un pc che<br />

permette <strong>di</strong> misurare istante per istante la produzione <strong>di</strong> <strong>energia</strong> elettrica <strong>del</strong> pannello in<br />

base alla luminosità e quin<strong>di</strong> <strong>del</strong>la quantità e volendo, anche la produzione dei gas.<br />

Gli impianti elettrici e idraulici sono stati eseguiti dalle classi 4^Tna e 3^ota<br />

Ricerche e presentazione e wizard in Power Point:<br />

Calogero Stefano La Mattina, Simone Cervelli, Maikol Polloni<br />

Ricerche e presentazione WEB e impaginazione cartacea :<br />

Nicola Fambrini, Stanislao Pompa<br />

Coor<strong>di</strong>namento realizzazione esperienza<br />

prof. Mariano Alberigi<br />

Coor<strong>di</strong>namento pubblicazioni<br />

prof. Edualdo Gini<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

Incontri e conferenze.<br />

Grazie alla preziosa collaborazione <strong>del</strong> Prof. Roberto Ciari docente <strong>di</strong> Chimica Fisica<br />

presso l' ITI E. Ferrari <strong>di</strong> Borgo a Mozzano - <strong>Lucca</strong> , <strong>del</strong> prof. Giacomo Ricci ex<br />

insegnante <strong>di</strong> Matematica e Fisica e con la gentile <strong>di</strong>sponibilità <strong>del</strong>la Fondazione<br />

Barsanti e Matteucci <strong>di</strong> <strong>Lucca</strong> è stato possibile approfon<strong>di</strong>re il percorso storico e<br />

tecnologico <strong>del</strong>le ricerche sull '<strong>idrogeno</strong> avviate da Eugenio Barsanti e Felice<br />

Matteucci .<br />

Prof. Roberto Ciari<br />

prof. Giacomo Ricci<br />

In visita alla fondazione Barsanti e Matteucci<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

a.s. 2007/2008<br />

XXVIII CONCORSO ARTIGIANATO E SCUOLA<br />

Classi coinvolte<br />

Terza Operatori Termici sezione A<br />

Terza Operatori Meccanici sezione A<br />

Quarta Tecnici Elettronici sezione A<br />

un ringraziamento particolare a<br />

Fondazione Barsanti e Matteucci – <strong>Lucca</strong><br />

prof. Roberto Ciari docente <strong>di</strong> Chimica Fisica presso l' ITI E. Ferrari <strong>di</strong> Borgo a Mozzano<br />

prof. Giacomo Ricci ex insegnante <strong>di</strong> Matematica e Fisica<br />

Roberto Cerri inegnante IPSIA G.Giorgi<br />

Piero Bertolucci, Roberto Camoscini, Roberto Fre<strong>di</strong>ani, Luciano Marracini<br />

collaboratori tecnici IPSIA G.Giorgi - <strong>Lucca</strong><br />

Ricerche e presentazione wizard in Power Point:<br />

Calogero Stefano La Mattina, Simone Cervelli, Maikol Polloni<br />

Ricerche, presentazione WEB e impaginazione cartacea :<br />

Nicola Fambrini, Stanislao Pompa<br />

Coor<strong>di</strong>namento realizzazione esperienza<br />

prof. Mariano Alberigi<br />

Coor<strong>di</strong>namento pubblicazioni<br />

prof. Edualdo Gini<br />

IPSIA G.Giorgi – 2008<br />

Dirigente scolastico prof. Erminio Serniotti<br />

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Ipsia G.Giorgi – <strong>Lucca</strong> -2008 <strong>idrogeno</strong>: <strong>energia</strong> <strong>del</strong> <strong>futuro</strong><br />

2008<br />

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