esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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31.05.2013 Views

152 PIERO DEL NEGRO dell'esercito dell'Italia liberale talmente imponente da rivaleggiare con quello dell'instancabile quanto modesto illustratore Quinto Cenni 7• Ma, diversamente da Cenni, Fattori coglieva gli ufficiali e i soldati sempre fuori del perimetro delle camerate e dei cortili, delle vivanderie e delle scuole reggimentali delle caserme: una scelta certamente favorita dalla vocazione paesaggistica del livornese, ma ribadita anche in occasione dei suoi rari incontri con la città, con una città che pure era anch'essa segnata da una significativa presenza militare (L 'arrivo della cavalleria in piazza Santa Maria Novella a Firenze, Viale Principe Amedeo a Firenze, Passeggiata alle Cascine). Nei dipinti di Fattori talvolta i soldati sono collocati contro lo sfondo di un muro, che potrebbe anche appartenere a una caserma, ma sono sempre gli spazi aperti, quelli situati al di qua del muro, che calamitano i militari. Sul piano iconologico il livornese riproponeva un esercito ancora immerso nella temperie risorgimentale: un esercito che rivendicava un ruolo nazionale, una presenza continua e pervasiva nel paese, ma anche un esercito " sciolto ", sempre al campo, un esercito che viveva il '' quotidiano , nell'attesa di una ripresa dell'epopea bellica bruscamente interrotta nel 1866. Per un altro verso nell'opera di Fattori si rispecchiava la ratio di un or dinamento militare fondato su due assi diretti ad assicurargli l'opportuna " scioltezza '' , ad impedire, tra l'altro, stretti legami tra la caserma e la città: il reclutamento nazionale e il sistema delle sedi mobili dei reggimenti (riguardava la fanteria e la cavalleria). Mentre il reclutamento nazionale doveva consentire di battere in breccia il " regionalismo , mediante l'immissione nei corpi di soldati di leva provenienti da due o più regioni diverse e tutte più o meno lontane dai quartieri loro riservati, la rapida, se non rapidissima, rotazione delle sedi dei reggimenti (in un bozzetto della Vita militare di Edmondo De Amicis, Il coscritto, un ufficiale rincuorava - questa era almeno la sua intenzione - un soldato di leva con la prospettiva che " in cinque anni [ ... ] potrebbero anche farci cambiar dieci volte di guarnigione, e allora il tempo vola che i mesi paion giorni »; più verosimile l'itinerario, tracciato sempre da De Amicis nella Madre, di un militare proveniente da " un paesello del settentrione d'Italia »: due anni accasermato in Sicilia, un terzo in Calabria, un quarto nell'Italia centrale e infine un quinto in una città fortunatamente vicina al paesello natio) 8 rendeva poco probabile il rischio che si creassero rapporti « dannosi » tra la truppa e il milieu sociale circostante la caserma. Un pericolo, d'altra parte, reso ancora più aleatorio dalla forte inclina- 7 FLORIS, L 'Esercito italiano cit., p. 33. Cfr. E. CENNI e R. ARTESI, La vita e l'opera di Quinto Cenni, Quaderno della " Rivista militare "• 1986. 8 E. DE AMICIS, La vita militare, Treves, Milano 1884, pp. 48 e 128. CASERMA E CITTÀ NEL DISCORSO MILITARE DELL'ITALIA LIBERALE 153 zione dell'esercito di Alfonso La Marmora e di Manfredo Fanti a conservare molti rassicuranti lineamenti di un esercito di mestiere: non solo era in vigore una ferma quinquennale, che consentiva la metamorfosi dei soldati di leva in semiprofessionisti (nel 1867 un luogotenente dei granatieri assicurava che dopo tre anni di servizio militare " ciò che in sul principio [ ... ] riusciva » al soldato " sì molesto, ora non è che un mestiere per lui: per lui ora eseguire un ordine è come fare una cosa di sua- sponta-m:a volontà ») 9, ma anche una percentuale molto alta della stessa bassa forza (nel 1863 pari a ben due quinti del totale) era costituita dall'ordinanza, da chi aveva scelto di rimanere sotto le armi per almeno otto anni 10• La.logica di un esercito istituzione centripeta, separata e separante rispetto alla società civile era sottolineata in un brano insolitamente ironico da Garibaldi, quando scriveva che « il dispotismo avendo la sua base sugli Eserciti permanenti cerca di fare del soldato una macchina contenta segregata quanto possibile dal resto del genere umano. Quindi se potesse far portare al soldato anche le caserme sulle spalle, lo farebbe per non !asciarlo in contatto con gli abitanti [ ... ]; di lì l'uniforme speciale allontanata quanto possibile dal vestire borghese: il sacco ove deve avere il necessario e la tenda, tutte cose che devono mettere il soldato in stato di vivere senza bisogno di avvicinare chicchessia " 11. Ma non era soltanto l'esercito lamarmoriano che voleva impedire i contatti tra la caserma e la città: anche molti borghesi erano convinti della necessità di isolare i soldati. Come spiegava il giurista Antonio Buccellati nel 1871, le " leggi particolari » che vigevano nella società militare, una legislazione, si notava, " tutta personale del soldato » e quindi superiore alle « leggi speciali dei luoghi », dovevano permettere all'esercito di mantenere " l'unità e la disciplina, non tanto a proprio vantaggio, quanto a difesa dell'inerme società civile »: il duro regime militare doveva consentire il controllo di " questa massa di gente, ribollente di fantasia, forte di animo e di braccio, ancora coi pregiudizi di casta contro la classe agiata, alcuni forse con istinti sanguinari per domestiche tradizioni di pirateria e brigantaggio, ed anche, non avverrà di rado, con principi reazionari instillati da due estremi partiti nemici del regno d'Italia » 12. Soltanto l'ordine e la disciplina potevano neu- 9 G. OLIVA TI, La piazza d'armi dell 'esercito italiano, l'istruzione e il reclutamento militare e una nuova guardia nazionale, Tip. Apollonio, Verona 1867, p. 29. 1o P. DEL NEGRO, La leva militare in Italia dall 'unità alla grande guerra, in Esercito, stato, società. Saggi di storia militare, Cappelli, Bologna 1979, p. 182. 11 Cit. in P. DEL NEGRO, Garibaldi tra esercito regio e Nazione armata: il problema del reclutamento, in Garibaldi condottiero. Storia, teoria, prassi, a cura di F. Mazzonis, F. Angeli, Milano 1984, p. 293. 12 Ci t. in A. VISMARA, L 'avvocato del soldato di terra e di mare ossia la legislazione militare commentata e spiegata, Presso l'autore, Cremona 1877, p. 31.

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