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PIERO DEL NEGRO CASERMA E CITTÀ NEL DISCORSO MILITARE DELL'ITALIA LIBERALE La Psicologia della Caserma, l'ultima opera dell'ufficiale scrittore Arturo Olivieri Sangiacomo (fu data alle stampe nel 1905, all'indomani della scomparsa dell'autore), si apre con un paragrafo intitolato Valore specifico e valore generico della parola 'Caserma ', vale a dire, in una traduzione rispettosa del gergo della linguistica, livello denotativo e paradigmatico del termine. In quanto '' nome specifico ,, caserma designava « il fabbricato [ ... ] destinato ad alloggiare soldati ", mentre nella sua « significazione generica ", quella adottata da Olivieri Sangiacomo (« mi indugierò, nella presente opera a studiare di quell'Esercito, il funzionamento effettivo ,, prometteva nella dedica al senatore e editore Luigi Roux; e più avanti ripeteva, sostituendo caserma ad esercito: «riprendo a studiare in tutte le sue manifestazioni la vita di caserma, la vita del soldato e dell'ufficiale italiano, a ritrarre la varia fisionomia delle caserme italiane »), caserma equivaleva ad esercito ed in quanto tale poteva pretendere, di regola, un'iniziale maiuscola. Benché i brevi cenni relativi alla storia della caserma-fabbricato (« si cominciò a costruire appena vi furono corpi di truppe regolari e permanenti » ... ) 1 attingessero ad una voce di un Dizionario militare pubblicato quarant'anni prima dal colonnello d'artiglieria - nonché direttore della Biblioteca militare di Torino - Gregorio Carbone 2, tuttavia Olivieri Sangiacomo sì riconosceva in un'accezione del vocabolo notevolmente diversa da quella recepita da Carbone e più in generale dal discorso militare italiano negli anni dell'unificazione. Nonostante che il Dizionario militare del 1863 offrisse al lettore non una, ma tre definizioni di caserma, la « significazione 1 A. 0LIVIERI SANGIACOMO, Psicologia della Caserma, S.T.E.N., Torino-Roma 1905, pp. 6 e 10-12. 2 Cfr. G. CARBONE, Dizionario militare, Tip. V. Vercellino, Torino 1863, p. 363.

150 PIERO DEL NEGRO generica " della parola sottolineata da Olivieri Sangiacomo era esclusa. La relativa generosità di Carbone era una conseguenza di un'organizzazione a compartimenti del sapere militare: amministrazione, artiglieria, milizia in generale e via enumerando erano le aree semantico-burocratiche, tra le quali erano suddivise le nomenclature pertinenti al mestiere delle armi. Caserma trovava posto sia nella sezione riservata all'amministrazione che in quelle intitolate castrametazione e Genio militare. L'amministrazione si interessava alla caserma soprattutto in quanto era all'origine di altre due voci, casermaggio e casermamento (« indicasi con questo nome ogni mobile, arnese, combustibile od altro che possa occorrere al soldato alloggiato in caserma, come letti, tavole ecc. »; " s'intende anche ( ... ] l'amministrazione di esso medesimo e delle cose che gli appartengono »: sotto questo profilo "il casermaggio considerasi quale una competenza in natura, quale una condizione particolare dei corpi, e quale l'atto di fare uso di una caserma e d'ogni suo accessorio ») e masserizie delle caserme (« tutti quegli arnesi che occorrono nelle caserme »). Nella rubrica dedicata alla castrametazione Carbone precisava che " si adopera questa voce [caserma] ognivoltaché si ha da parlare delle stanze di una guarnigione, a differenza di Quartiere, che non solamente si adopera nello stesso significato, ma altresì per indicare genericamente le città o i paesi ove si pongono ad alloggiare i soldati. In campagna non v'hanno caserme, ma Quartiere "· Era nella sezione intitolata al Genio militare che il Dizionario del 1863 concedeva a caserma un rilievo maggiore: ben dieci pagine la descrivevano in quanto edificio ed elencavano la nomenclatura delle sue parti. Si individuava nelle caserme " il miglior modo di alloggiare i soldati; per esse tengonsi uniti, e quasi direbbesi sotto la mano dei capi i soldati, onde più agevolmente puossi serbarsi l'ordine e la disciplina "· Chi costruiva caserme (era questo uno dei compiti del Genio militare) doveva preoccuparsi di garantire la salubrità dei fabbricati, ma anche la " sicurezza contro il fuoco nemico e contro gli attacchi popolari », la " comodità interna " e, ad un tempo, " la disciplina, la quale dipende da tal disposizione delle parti che impedisca al soldato di uscire contro il divieto '' 3. Dalla sommatoria di queste definizioni e articolazioni semantiche emergeva una caserma-« contenitore ,, l'insieme " delle stanze di una guarnigione », " una condizione particolare dei corpi " (vale a dire un modo di essere dell'esercito), che doveva facilitare a chi comandava, grazie ad una saggia strutturazione degli spazi, il controllo sia del territorio (la caserma-fortezza " contro il fuoco nemico e contro gli attacchi popolari ») che degli stessi soldati (la caserma-prigione doveva garantire " l'ordine e la disciplina " delle truppe). 3 Ibidem, pp. 16, 41-42, 291 e 362-71. CASERMA E CITTÀ NEL DISCORSO MILITARE DELL'ITALIA LIBERALE Avatara urbano del quartiere, la caserma finiva per essere collocata ai margini di un discorso militare imperniato sui corpi, su un esercito ordinato in base ad una filosofia che anteponeva la " scioltezza " 4 ai legami con il ter­ ritorio, il campo e la campagna alla guarnigione e alla città, la guerra di mo­ vimento a quella di posizione. Non a caso tanto il Regolamento di discipli­ na del l872 (sarebbe rimasto in vigore per oltre un terzo di secolo, fino agli anni centrali dell'età giolittiana) quanto il Regolamento d 'istruzione e di ser­ vizio interno per la fanteria del 187 4 evitavano di adoperare il vocabolo caserma: il " servizio interno , faceva invece perno sul quartiere, un termi­ ne che non solo compendiava, come sappiamo, la relazione tra il militare e lo spazio di " riposo ,, che gli era riservato, ma evocava anche un evento critico della battaglia, la definizione del rapporto tra il vincitore e il vinto ( " chiamasi militarmente con questo nome il governo che il vincitore fa della gente vinta ,, spiegava Carbone, " quindi i modi di dire militari chiedere, dare, negar quartiere ,: in altre parole il quartiere era anche il santuario del in­ to, lo spazio che il vincitore poteva concedere al riparo del furore belhco nel momento in cui l'avversario riconosceva la sconfitta). La caserma era confinata sullo sfondo della vita militare non soltanto dai regolamenti del ministero della guerra, ma assai spesso anche dalle opzioni tematiche di chi privilegiava l'esercito quale soggetto di rappresenta­ zione artistica. È stato scritto che " con la sola çpera di Giovanni Fattori si potrebbe raccontare, più o meno compiutamente, il ciclo della vita del sol dato italiano , 5. E in effetti Fattori non fu soltanto il cantore delle grand1 battaglie risorgimentali, da Magenta a Madonna della Scoperta e a Custoza, ma anche e soprattutto un attento e penetrante cronista di un ' quotidiano '' militare restituito nella sua aspra essenzialità: Bivacco, Accampamento, Po­ sta militare al campo, Pattuglia di cavalleria, In vedetta, Reclute di arti­ glieria, Soldato che scrive, Lo stajjato, Bersagliere e molti altri dipinti del pittore livornese (all'" inesauribile filone di soggetto militare , dedicò più di duecentotrenta tra quadri e bozzetti) 6 offrono un repertorio iconografico 4 Adopero il termine nell'accezione autorizzata da Ernesto Di Brolio : uo dei membri della Commissione d'inchiesta per l'esercito nominata nel l 907:

PIERO DEL NEGRO<br />

CASERMA E CITTÀ NEL DISCORSO MILITARE<br />

DELL'ITALIA LIBERALE<br />

La Psicologia della Caserma, l'ultima opera dell'ufficiale scrittore Arturo<br />

Olivieri Sangiacomo (fu data alle stampe nel 1905, all'indomani della<br />

scomparsa dell'autore), si apre con un paragrafo intitolato Valore specifico<br />

e valore generico della parola 'Caserma ', vale a dire, in una traduzione rispettosa<br />

del gergo della linguistica, livello denotativo e paradigmatico del<br />

termine. In quanto '' nome specifico ,, caserma designava « il fabbricato [ ... ]<br />

destinato ad alloggiare soldati ", mentre nella sua « significazione generica ",<br />

quella adottata da Olivieri Sangiacomo (« mi indugierò, nella presente opera<br />

a studiare di quell'Esercito, il funzionamento effettivo ,, prometteva nella<br />

dedica al senatore e editore Luigi Roux; e più avanti ripeteva, sostituendo<br />

caserma ad <strong>esercito</strong>: «riprendo a studiare in tutte le sue manifestazioni la<br />

vita di caserma, la vita del soldato e dell'ufficiale italiano, a ritrarre la varia<br />

fisionomia delle caserme italiane »), caserma equivaleva ad <strong>esercito</strong> ed in<br />

quanto tale poteva pretendere, di regola, un'iniziale maiuscola.<br />

Benché i brevi cenni relativi alla storia della caserma-fabbricato (« si cominciò<br />

a costruire appena vi furono corpi di truppe regolari e permanenti<br />

» ... ) 1 attingessero ad una voce di un Dizionario militare pubblicato quarant'<strong>anni</strong><br />

prima dal colonnello d'artiglieria - nonché direttore della Biblioteca<br />

militare di Torino - Gregorio Carbone 2, tuttavia Olivieri Sangiacomo<br />

sì riconosceva in un'accezione del vocabolo notevolmente diversa da quella<br />

recepita da Carbone e più in generale dal discorso militare italiano negli<br />

<strong>anni</strong> dell'unificazione. Nonostante che il Dizionario militare del 1863 offrisse<br />

al lettore non una, ma tre definizioni di caserma, la « significazione<br />

1 A. 0LIVIERI SANGIACOMO, Psicologia della Caserma, S.T.E.N., Torino-Roma 1905,<br />

pp. 6 e 10-12.<br />

2 Cfr. G. CARBONE, Dizionario militare, Tip. V. Vercellino, Torino 1863, p. 363.

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