esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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RENATO GRISPO: Prima di dare inizio a questa sessione di lavori, vorrei mi consentiste di dire due parole come responsabile dell'Amministrazione degli Archivi. Il presidente della Deputazione di storia patria per l'Umbria ha avuto delle parole molto cortesi di ringraziamento per la nostra collaborazione al successo di questo convegno. Credo che questa sia una testimonianza di cui non possiamo che essere orgogliosi, di una posizione non più marginale degli Archivi di Stato nel panorama culturale del nostro Paese. Gli Archivi di Stato non sono più visti semplicemente come strutture di conservazione, depositi di carte preziose, che vengono lette e studiate, ma strutture di valorizzazione di queste carte, elementi centrali di un discorso culturale in prima persona. Gli archivisti di Stato non sono più considerati come eruditi custodi dei documenti o al più studiosi a titolo personale, destinati magari ad accedere alle cattedre universitarie, ma, come responsabili dei loro Istituti, diventano protagonisti di un discorso culturale sempre più ampio e sempre più complesso. Questo è dimostrato dalla molteplicità di iniziative che vengono assunte sia a livello centrale che a livello periferico. Noi abbiamo Istituti, come è stato ricordato stamattina, in tutti i capoluoghi di provincia, con 40 sezioni in località che non sono capoluoghi. La maggior parte di essi sono diventati moduli di un discorso sempre più vivo che investe tutti i settori della ricerca. Ciò si riflette in iniziative di ogni genere: dalle semplici presentazioni di libri, ai convegni, alle mostre. Si è detto molto, nel bene e nel male, della moltiplicazione delle mostre degli Archivi di Stato. Non bisogna comunque dimenticare che le mostre possono essere il prodotto e il risultato di indagini seriamente condotte e incentivo a quell'ordinamento e inventariazione del materiale che deve costituire obiettivo centrale dell'attività dei nostri Istituti. Iniziative diverse dunque, ma anche più vaste sfere di interesse, in armonia con l'estensione della ricerca dai campi tradizionali della storia politica ed economica a nuovi settori in passato trascurati o addirittura ignorati. Basta pensare alle ricerche sui problemi del territorio e della vita quotidiana - già prerogativa della scuola delle Annales - per i quali gli archivi hanno dimostrato di costituire una riserva inesauribile e preziosa di documentazione.
126 RENATO GRISPO Anche la partecipazione a questo convegno non è che un piccolo esempio della molteplicità di filoni di ricerca secondo cui ci stiamo muovendo. La preparazione, infine, di strumenti settoriali di consultazione in grado di consentire migliori possibilità di studio di argomenti e problemi particolari, e la collaborazione con altri istituti e centri di ricerca, con le Deputazioni di storia patria, con le Università, sono testimonianza di quello che ritengo debba essere considerato un momento di particolare vivacità del nostro settore. Mentre l'importanza del dialogo con le istituzioni internazionali, con gli archivi e con le università di altri paesi, ha una sanzione ufficiale nella presenza italiana al più alto livello negli organismi internazionali multilatera li e a livello bilaterale. Ad un'altra osservazione ancora, conduce però questo convegno: una riflessione sulla persistenza in Italia, come in altri paesi, di strutture separate per la conservazione degli archivi. È un problema estremamente complesso, che è stato a lungo dibattuto e su cui le tesi sono naturalmente molto diverse. Ma io credo che bisogna pur dare atto di una certa validità alle strutture parallele separate dal grande corpo degli Archivi di Stato, quando esse fanno della valorizzazione e della promozione culturale del patrimonio conservato il loro obiettivo primario. Devo dire per altro che la collaborazione con strutture separate si va moltiplicando in questi ultimi anni; penso agli Uffici storici militari, in particolare all'Ufficio Storico dellQ Stato Maggiore dell'Esercito, che è elemento fondamentale di questo discorso. Mi riferisco all'Archivio Storico della Camera dei Deputati, che sta avviando con noi un discorso di valorizzazione del suo patrimonio storico. Parlo ancora dei rapporti che esistono con l'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri. H risultato di tante iniziative, di tanti progetti comuni, di questo rapporto costa.nte di collaborazione, va al di là di qualunque polemica sulla pertinenza o meno dei fondi ad una o all'altra struttura. D'altra parte il discorso va naturalmente allargato anche agli archivi che non sono dello Stato, agli archivi privati, agli archivi delle grandi organizzazioni e dei grandi enti pubblici. Tra la linea del trasferimento integrale agli Archivi di Stato, e la conservazione nella loro sede attuale esiste naturalmente una via di mezzo, che consiste nella creazione di strutture autonome, ma in grado di gestire questo patrimonio secondo i criteri generali dettati dalla legge sugli archivi con l'appoggio tecnico degli Archivi di Stato. Ed è la via che molti oggi preferiscono suggerire in modo tale che il grande interesse attuale per i beni culturali del nostro Paese, che si riflette anche sulla documentazione archivistica, corrisponda effettivamente a una possibilità di ri- INTRODUZIONE ALLE RELAZIONI lancio dell'ordinamento, della conservazione, della valorizzazione del nostro patrimonio. Ho voluto fare questa premessa perché desideravo esprimere la mia soddisfazione per la nostra presenza qui, non solo con una relazione di base (quella della dr.ssa Ferrara), ma anche con un numero abbastanza cospicuo di ascoltatori, e con l'onore che mi è stato fatto di presiedere questa prima sessione, un onore per l'Amministrazione degli Archivi di Stato, che alla ricerca storica in tutti i settori dedica oggi tanto impegno e tanta passione. 127
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mi consentiste di dire due parole come responsabile dell'Amministrazione<br />
degli Archivi. Il presidente della Deputazione di storia patria per l'Umbria<br />
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marginale degli Archivi di Stato nel panorama culturale del nostro Paese.<br />
Gli Archivi di Stato non sono più visti semplicemente come strutture<br />
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come eruditi custodi dei documenti o al più studiosi a titolo personale, destinati<br />
magari ad accedere alle cattedre universitarie, ma, come responsabili<br />
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Noi abbiamo Istituti, come è stato ricordato stamattina, in tutti i capoluoghi<br />
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che investe tutti i settori della ricerca. Ciò si riflette in iniziative di ogni genere:<br />
dalle semplici presentazioni di libri, ai convegni, alle mostre. Si è detto<br />
molto, nel bene e nel male, della moltiplicazione delle mostre degli Archivi<br />
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essere il prodotto e il risultato di indagini seriamente condotte e incentivo<br />
a quell'ordinamento e inventariazione del materiale che deve costituire obiettivo<br />
centrale dell'attività dei nostri Istituti.<br />
Iniziative diverse dunque, ma anche più vaste sfere di interesse, in armonia<br />
con l'estensione della ricerca dai campi tradizionali della storia politica<br />
ed economica a nuovi settori in passato trascurati o addirittura ignorati.<br />
Basta pensare alle ricerche sui problemi del territorio e della vita quotidiana<br />
- già prerogativa della scuola delle Annales - per i quali gli archivi<br />
hanno dimostrato di costituire una riserva inesauribile e preziosa di<br />
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