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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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48 GIORGIO ROCHAT<br />

nel 1882, che accedevano per titoli e esami a corsi di un anno seguiti da<br />

sei mesi di servizio come sottotenenti. Il 2 o reggimento ne ricevette 15 in<br />

sette <strong>anni</strong> dal 1882, sempre da reggimenti diversi e in date diverse. Non erano<br />

queste le condizioni perché questi ufficiali potessero avere un ruolo e<br />

un prestigio reale.<br />

A questo punto vale la pena di fare un passo indietro per riportare l'elogio<br />

incondizionato che il gen. E. De Bono dedica al sistema delle frequenti<br />

rotazioni dei reggimenti:<br />

" Bella cosa e militarmente utile i cambi di guarnigione! Più per gli ufficiali<br />

e sottufficiali che non per il resto della truppa.<br />

Allargavano l'orizzonte; davano il mezzo di conoscere, anche geograficamente,<br />

il proprio paese; servivano a sempre più e sempre meglio nazionalizzare<br />

l'<strong>esercito</strong> (e prima della guerra ce n'era ancora bisogno). Inoltre erano<br />

un fatto di giustizia distributiva. Coloro che dovevano sorbirsi per tre o quattro<br />

<strong>anni</strong> le gioie inenarrabili di certe guarnigioncine avevano prima il miraggio<br />

e poi il respiro di Napoli, Torino, Roma, Milano.<br />

Infine rendevano meno facili quegli " impegolamenti ,, conseguenza inevitabili<br />

delle lunghe serate passate a giuocare a mercante in fiera, o a tombola<br />

accanto a qualche sospirosa donzella e non permettevano <strong>agli</strong> ufficiali di immischiarsi<br />

nei pettegolezzi e nelle cricche provinciali, sempre con danno del<br />

decoro degli individui ed anche della disciplina.<br />

Infine erano un buon coefficiente di coesione fra gli ufficiali che, avendo<br />

minori opportunità di formarsi uno speciale ambiente nella vita cittadina ' vivevano<br />

fra di loro.<br />

Artiglieria, genio e alpini avevano sedi fisse; ma tranne per qualche <strong>città</strong><br />

[ . . . ] le sedi loro normali erano tutte buone. Non può certo dirsi altrettanto<br />

per la fanteria e la cavalleria, cui, ripeto, il mutamento di guarnigione era anche<br />

una ragione di equità , 31 .<br />

31 E. DE BoNo, Nel! '<strong>esercito</strong> nostro prima della guerra, Milano, Mondadori, 1931,<br />

p. 372. De Bono da , una valutazione positiva anche del sistema dei distaccamenti:<br />

"C inquant'ani ?r sono i distaccamenti erano parecchi. Oserei dire che i reggimenti<br />

.<br />

sena d1stacctnentJ SI co?tavan? sulle ita ?elle n:ani, e questi avevano stanza nelle grandi<br />

.<br />

Citta. Necslta d1 allogg1ame:1; tra d !Zlom che s1 collegavano anche coi cessati governi;<br />

. .<br />

opporumta e talvolta necessita pohtJche; qualche rara volta necessità militari portavano<br />

la pemsola ad avere batt<strong>agli</strong>oni, squadroni, batterie ed anche reparti minori un po'<br />

dappertutto.<br />

« Que sto era _un aie; :n-a aveva anche i suoi benefici effetti. Era un male, perché<br />

. _ .<br />

rndeva p m dJfflc!le l 1struz10ne dei grossi reparti, allentava alquanto i vincoli disciplinan(<br />

... ]. Era un guaio per lè famiglie degli ufficiali, le quali si trovavano sempre in ballo,<br />

con tutte le conseguenze economiche ed anche di educazione dei figliuoli ' che ne<br />

derivavano.<br />

" Dal lato disciplina ed istruzione, però, i distaccamenti di batt<strong>agli</strong>one e reparti corrispondenti<br />

delle altre armi, se comandati da un ufficiale superiore energico e capace e<br />

STRUTTURE DELL'ESERCITO DELL'ITALIA LIBERALE<br />

Queste righe sono forse troppo ottimistiche, ma interessanti, anche perché<br />

mettono l'accento sulla priorità del ruolo degli ufficiali nell'<strong>esercito</strong> dei<br />

primi decenni unitari, senza le tradizionali affermazioni sui vantaggi che i<br />

soldati potevano trarre dalla loro destinazione in regioni nuove. Va tuttavia<br />

ricordato che i continui spostamenti di sede facevano sì che gli ufficiali conducessero<br />

necessariamente una vita separata d<strong>agli</strong> ambienti civili; e che ne<br />

derivasse per loro un pesante ostacolo alla formazione di una famiglia, inevitabilmente<br />

sacrificata dai troppi traslochi. In questo senso andavano anche<br />

i vincoli posti al matrimonio degli ufficiali, che costringevano quelli<br />

sprovvisti di un patrimonio personale a sposarsi soltanto in età matura. Questi<br />

vincoli potevano essere parzialmente aggirati, ma a caro prezzo (come testimonia<br />

la memorialistica), così come era talora possibile evitare uno spostamento<br />

di sede con un tempestivo trasferimento ad altro reggimento. È comunque<br />

indubbio che l'organizzazione stessa della loro professione spingeva<br />

gli ufficiali a estraniarsi dalla società civile.<br />

Ci sembra poi che le frequenti rotazioni costituissero un ostacolo particolare<br />

alla formazione di sottufficiali di carriera autorevoli e capaci, cui venivano<br />

a negare di fatto sia la possibilità di formarsi una famiglia, sia un prestigio<br />

sociale al di fuori della caserma. Il fatto che i sottufficiali degli alpini<br />

fossero generalmente di miglior livello (come pare da testimonianze diverse<br />

e pur bisognose di riscontro) era certamente dovuto anche alla stabilità dei<br />

loro batt<strong>agli</strong>oni, che consentiva loro di avere una vita e un ruolo riconosciuto<br />

pure fuori della caserma.<br />

b) nel decennio 1899-1908<br />

Purtroppo le Memorie storiche del decennio 1899-1 908 forniscono soltanto<br />

cenni telegrafici che non consentono alcun approfondimento. Abbiamo<br />

il numero degli ufficiali in forza ai reggimenti, in media una sessantina,<br />

e dei sottufficiali, una cinquantina. Nessun cenno più ai volontari di un anno,<br />

che pure continuarono a esistere senza beneficio per l'<strong>esercito</strong>, e indi-<br />

soprattutto che amasse avere delle responsabilità, erano talvolta benefichi, perché nelle<br />

piccole località ove risiedevano, i servizi che distraessero dalle esercitazioni erano pochi,<br />

nessuno talvolta; dippiù nei dintorni delle cittadine era assai più facile trovare terreni di<br />

manovra che non lo fosse, anche allora, attorno alle grandi <strong>città</strong>.<br />

« I distaccamenti, secondo me, servivano anche a cementare maggiormente l'unione<br />

fra gli ufficiali ed in certa guisa a consolidare lo spirito di corpo. La località che aveva<br />

un distaccamento ci teneva a conservarselo e perché esso dava incremento al commercio<br />

e perché la presenza dei soldati, con tutto ciò che ad essi aniene, fanfara compresa,<br />

serviva a ravvivare, ad elettrizzare l'ambiente , (pp . 278-79).<br />

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