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28 GIORGIO ROCHAT me cambiò tutti i termini di confronto. In definitiva, il decennio 1899-1908 costituì la seconda parte di un periodo di economie forzate e di stabilità di strutture, il che consente lo studio di dati omogenei. In questo decennio l'esercito contava 96 reggimenti di fanteria e 12 bersaglieri, tutti su un comando, tre battaglioni di quattro compagnie e un deposito. In totale 324 battaglioni, una cinquantina in più rispetto al decennio 1875-1884, ma di forza minore. La loro dislocazione sul territorio era ormai stabile : 56 reggimenti nell'Italia settentrionale, 22 in quella centrale, 30 in quella meridionale e insulare. La rotazione dei reparti non incideva su questa dislocazione, perché le sedi reggimentali erano ormai stabilizzate n, così come la maggior parte dei distaccamenti di battaglione. Ciò non significa che la dispersione dei distaccamenti non continuasse a pesare: nel 1908 (come si può vedere in dettaglio nella Appendice II, che illustra appunto la dislocazione dei reggimenti e dei battaglioni di fanteria e bersaglieri al 15 febbraio 1908) 39 reggimenti avevano i loro battaglioni riuniti: ciò poteva accadere nelle grandi città, come Milano, Roma, Genova, Bologna (non però a Firenze, Torino, Napoli, Palermo), in città medie come Bergamo, Forlì, Novara, La Spezia, Perugia, ma anche in piccole sedi come Bra e Civitavecchia. Per tutti gli altri reggimenti il distacco di un battaglione era la regola, l'eccezione invece il distacco di due (cinque casi nel l908, per esigenze di ordine pubblico e di copertura delle frontiere). In una quarantina di reggimenti il distacco di un battaglione verso una sede vicina era ormai consolidato dalla tradizione, come da Ivrea a Biella. Negli altri casi (una ventina di reggimenti) la destinazione del battaglione distaccato rispondeva a esigenze variabili di presenza sul territorio. Naturalmente permanevano i distaccamenti di unità inferiori al battaglione. Il nostro campione di dieci reggimenti per il 1908 ne registra due con tutti i reparti riuniti (Roma e Milano), quattro con un battaglione in distaccamento " stabile " (da Cuneo a Vinadio, da Spoleto a Terni, da Rimini a Imola, da Alessandria a Pavia, più una compagnia a Limone), uno con un battaglione in distaccamento semi-stabile (da Verona a Rivoli Veronese, con una compagnia a Ceraino ), uno con due compagnie e tre plotoni in località diverse (Reggio Calabria), infine due con un battaglione in Sicilia e, in un caso, ancora una compagnia e un plotone distaccati a breve distanza (Saler- II Su 108 sedi di comando di reggimento si hanno nel decennio soltanto tre spostamenti di breve raggio: il secondo reggimento di Cuneo si trasferisce a Bra, il secondo reggimento di Ravenna a Cesena e il secondo reggimento di Mantova a Venezia, che già ne aveva uno. Più che di veri cambiamenti, si tratta di aggiustamenti tra guarnigioni contigue. STRUTTURE DELL'ESERCITO DELL'ITALIA LIBERALE 29 no e Caserta) 12. Quanto ai distaccamenti temporanei, hanno un certo sviluppo quelli per ordine pubblico (le nostre fonti, ricordiamo, non ci consentono di seguire gli interventi per ordine pubblico nelle sedi ordinarie dei reparti). Si tratta generalmente di compagnie e plotoni inviati per brevi periodi a controllare le agitazioni nelle campagne: per es. il 2 o reggimento, allora a Ravenna, dal 15 al 31 agosto 1900 mandò a Molinella un " drappello mietitori " di 109 soldati e una compagnia per mantenere l'ordine. Interventi di questo tipo si registrano nella pianura padana, in Lazio, Campania, Puglie, Sicilia; non mai verso le grandi città, già fortemente presidiate (ma nel 1898 il 2 o reggimento era accorso da Alba a Milano per mettersi agli ordini di Bava Beccaris). È difficile calcolarne frequenza e portata, anche perché i dati in merito delle Memorie storiche reggimentali sono telegrafici. La nostra impressione è che questi interventi non avrebbero costituito un grosso peso, se i reggimenti avessero avuto una forza sufficiente; e invece in questo periodo per mandare cento uomini occorreva muovere quasi un battaglione 13 . La distribuzione dei battaglioni di fanteria e bersaglieri sul territorio nazionale risulta dalla tabella III e, con maggiori dettagli, dalla Appendice I già citata, entrambe basate sul calcolo della presenza media annua nel decennio. La tabella III, confrontata con quella I citata, evidenzia la continuità di fondo della presenza militare sul territorio, ma anche un deciso rafforzamento delle sedi settentrionali, che ci pare da attribuire a due esigenze diverse e concomitanti. Da una parte una maggiore attenzione alla difesa contro il nemico esterno, dimostrata dal quasi raddoppio dei battaglioni in Piemonte e Liguria e dalla dislocazione di vari battaglioni a rincalzo di quelli alpini sulla frontiera francese (Ventimiglia, Colle di Tenda, Vinadio, Fenestrelle, Exilles, Cesana, Bardonecchia, Moncenisio). Indubbiamente minore il presidio della frontiera austriaca, ma la Triplice Alleanza non si era ancora incrinata. Dall'altra uno spostamento parallelo delle maggiori preoccupazioni 12 Memorie storiche dei reggimenti 2 o, 12 o, 22 o, 32 o, 42 o, 52 o, 62 o , 72 o e 2 o e 12 o bersaglieri. I dati generali sulla dislocazione dei reparti sono una nostra elaborazione sulle Stanze dei corpi cit. 13 Un caso eccezionale di distaccamenti temporanei si ebbe in occasione del terremoto di Messina del dicembre 1908. Un battaglione del 2 o reggimento bersaglieri, ad es., lasciò Roma sei ore dopo l'arrivo della notizia, seguito il giorno dopo da tutto il reggimento. Come illustra L. VIOLANTE, La repressione del dissenso politico nell'Italia liberale: stati d'assedio e giustizia militare, in « Rivista di storia contemporanea '', 1976, n. 4, pp. 481 -524, le strutture dell'esercito erano allora le uniche disponibili per interventi di emergenza, dalla repressione di agitazioni e rivolte al soccorso dinanzi a calamità come terremoti ed epidemie.

30 GIORGIO ROCHAT per l'ordine interno dal Mezzogiorno alla pianura padana, dove cresceva il movimento socialista. La Sicilia, dove ancora pochi anni prima le agitazioni dei Fasci siciliani erano state represse con lo stato d'assedio, conservava un alto numero di reggimenti, rinforzati da battaglioni distaccati da altre regioni, ma nella graduatoria complessiva passava dal primo al quarto posto, dopo Piemonte, Emilia e Lombardia. E non è probabilmente un caso che l'unica tra le regioni centro-meridionali che vedesse un aumento anche percentuale della presenza militare (se si escludono Sardegna e Lucania, che partivano da livelli assai inferiori) fossero le Puglie, dove il movimento socialista era assai attivo. TABELLA III. Presenza media annua dei battaglioni di fanteria e bersaglieri nelle regioni italiane nel decennio 1899-1908. Piemonte 52,3 Liguria 21,3 Lombardia 32,8 Veneto 26,0 Emilia 33,0 Italia sett. 165,4 Toscana 21,0 Umbria 6,9 Marche 10,4 Lazio 24,0 Italia centr. 62,3 battaglioni (5 1,0%) (19,2%) Fonte: nostra elaborazione sulle Stanze dei corpi cit. Abruzzi 7,5 battaglioni Campania 24,2 Puglie 12,8 Lucania 2,3 Calabria 9,1 Sicilia 32,6 Sardegna 7,0 Italia merid. 95,5 (29,5%) Presenza media annua nazionale: 324 battaglioni (di cui 0,8 all'estero) Da notare poi la diminuzione del peso delle « grandi sedi '' (tabella II cit.), che indica la tendenza a una presenza più articolata dei reparti sul territorio, cui contribuivano esigenze di difesa e di ordine pubblico, ma anche le richieste già note delle autorità locali e i problemi di accasermamento. Un ulteriore elemento di dispersione veniva dalle modifiche sul ruolo di distretti e depositi, introdotte nel 1896 dal ministro Pelloux 14. Vent'anni prima il ministro Ricotti aveva affidato ai distretti l'organizzazione del reclutamento, della mobilitazione e della milizia mobile e territoriale; ciò richiedeva che, come vedremo, i reggimenti passassero al deposito più vicino alcune diecine di uomini di ogni classe. Costretto dalle esigenze di bilan- 14 Cfr. BAVA BECCARIS, L 'esercito italiano, cit., p. 71. STRUTTURE DELL'ESERCITO DELL'ITALIA LIBERALE 31 cio a ridurre la forza alle armi per conservare l'intelaiatura di enti, comandi e reparti, Pelloux passò buona parte delle attribuzioni dei distretti ai depositi dei reggimenti, che poterono così evitare di cedere uomini preziosi in un periodo in cui la loro forza era assai bassa. Ma si trattava di un vantaggio apparente, perché i reggimenti dovevano rafforzare i loro depositi a scapito dei reparti operativi. Di più, le esigenze di copertura del territorio facevano sì che un certo numero di depositi fosse-destinato a località diverse da quelle dei rispettivi reggimenti. Nel 1908, ad es. 12 reggimenti avevano il loro deposito in una località vicina, come Mondovì rispetto a Fossano; ma in altri 15 casi il deposito era a distanze notevoli, come Varese per Torino e Macerata per Genova. In sostanza i reggimenti perdevano uomini in modo meno evidente, ma altrettanto reale che con il sistema Ricotti 15. 2. Trasferimenti e rotazioni: a) il decennio 1875-1 884 Una dislocazione articolata sul territorio nazionale è comune a tutti gli eserciti dell'epoca. È invece proprio di quello italiano il regime di frequenti (e talora frenetici) trasferimenti dei reggimenti tra le diverse sedi e regioni. Il fatto è noto a grandi linee, ma le nostre ricerche ci permettono di quantificarlo. Nel decennio 1875-1884 si ebbero 267 trasferimenti dei reggimenti di fanteria e bersaglieri, evidenziati dalla tabella IV, da cui risulta circa il 40 per cento di trasferimenti su piccole distanze, cioè all'interno della stessa regione o tra regioni limitrofe, il 15 per cento su medie distanze e il 45 per cento su grandi distanze, come dall'Italia settentrionale alla Sicilia o alle Fuglie. Poiché i reggimenti considerati erano 90, si ha una media per ognuno di essi di tre trasferimenti nel decennio 16. In concreto si ha un ventaglio di vicende diverse, che coinvolgono ugualmente reggimenti vecchi e nuovi (compresi quelli granatieri, che allora non avevano stanza fissa a Roma): un reggimento, il 21 o, conobbe due sedi soltanto nel decennio, 23 reggimenti tre sedi, 48 quattro sedi, 16 cinque sedi e 2, il 76° e il 7r, ben sei sedi di- 15 La maggior parte dei depositi distaccati era collocata in località prive di reparti di fanteria, però con eccezioni inspiegabili, come due reggimenti di Roma con deposito a Parma e Piacenza e un reggimento di Parma con deposito a Roma. 16 La rilevazione su un decennio ha qualche inconveniente. Da una parte esagera il ritmo dei trasferimenti, perché non tiene conto di quanti anni un reggimento avesse passato nella sede del 1875 o avrebbe trascorso in quella del 1884. Dall'altra il totale di 267 trasferimenti va riferito a nove anni e non dieci, perché tiene conto soltanto di quelli effettuati all'interno del decennio. La media annuale dei trasferimenti era quindi di 30 su un totale di 90 reggimenti.

30 GIORGIO ROCHAT<br />

per l'ordine interno dal Mezzogiorno alla pianura padana, dove cresceva il<br />

movimento socialista. La Sicilia, dove ancora pochi <strong>anni</strong> prima le agitazioni<br />

dei Fasci siciliani erano state represse con lo stato d'assedio, conservava un<br />

alto numero di reggimenti, rinforzati da batt<strong>agli</strong>oni distaccati da altre regioni,<br />

ma nella graduatoria complessiva passava dal primo al quarto posto, dopo<br />

Piemonte, Emilia e Lombardia. E non è probabilmente un caso che l'unica<br />

tra le regioni centro-meridionali che vedesse un aumento anche percentuale<br />

della presenza militare (se si escludono Sardegna e Lucania, che partivano<br />

da livelli assai inferiori) fossero le Puglie, dove il movimento socialista<br />

era assai attivo.<br />

TABELLA III. Presenza media annua dei batt<strong>agli</strong>oni di fanteria e bers<strong>agli</strong>eri nelle regioni<br />

italiane nel decennio 1899-1908.<br />

Piemonte 52,3<br />

Liguria 21,3<br />

Lombardia 32,8<br />

Veneto 26,0<br />

Emilia 33,0<br />

Italia sett. 165,4<br />

Toscana 21,0<br />

Umbria 6,9<br />

Marche 10,4<br />

Lazio 24,0<br />

Italia centr. 62,3<br />

batt<strong>agli</strong>oni<br />

(5 1,0%)<br />

(19,2%)<br />

Fonte: nostra elaborazione sulle Stanze dei corpi cit.<br />

Abruzzi 7,5 batt<strong>agli</strong>oni<br />

Campania 24,2<br />

Puglie 12,8<br />

Lucania 2,3<br />

Calabria 9,1<br />

Sicilia 32,6<br />

Sardegna 7,0<br />

Italia merid. 95,5 (29,5%)<br />

Presenza media annua nazionale: 324 batt<strong>agli</strong>oni<br />

(di cui 0,8 all'estero)<br />

Da notare poi la diminuzione del peso delle « grandi sedi '' (tabella II<br />

cit.), che indica la tendenza a una presenza più articolata dei reparti sul territorio,<br />

cui contribuivano esigenze di difesa e di ordine pubblico, ma anche<br />

le richieste già note delle autorità locali e i problemi di accasermamento.<br />

Un ulteriore elemento di dispersione veniva dalle modifiche sul ruolo<br />

di distretti e depositi, introdotte nel 1896 dal ministro Pelloux 14. Vent'<strong>anni</strong><br />

prima il ministro Ricotti aveva affidato ai distretti l'organizzazione del reclutamento,<br />

della mobilitazione e della milizia mobile e territoriale; ciò richiedeva<br />

che, come vedremo, i reggimenti passassero al deposito più vicino<br />

alcune diecine di uomini di ogni classe. Costretto dalle esigenze di bilan-<br />

14 Cfr. BAVA BECCARIS, L '<strong>esercito</strong> italiano, cit., p. 71.<br />

STRUTTURE DELL'ESERCITO DELL'ITALIA LIBERALE 31<br />

cio a ridurre la forza alle armi per conservare l'intelaiatura di enti, comandi<br />

e reparti, Pelloux passò buona parte delle attribuzioni dei distretti ai depositi<br />

dei reggimenti, che poterono così evitare di cedere uomini preziosi in un<br />

periodo in cui la loro forza era assai bassa. Ma si trattava di un vantaggio<br />

apparente, perché i reggimenti dovevano rafforzare i loro depositi a scapito<br />

dei reparti operativi. Di più, le esigenze di copertura del territorio facevano<br />

sì che un certo numero di depositi fosse-destinato a località diverse da quelle<br />

dei rispettivi reggimenti. Nel 1908, ad es. 12 reggimenti avevano il loro<br />

deposito in una località vicina, come Mondovì rispetto a Fossano; ma in altri<br />

15 casi il deposito era a distanze notevoli, come Varese per Torino e Macerata<br />

per Genova. In sostanza i reggimenti perdevano uomini in modo meno<br />

evidente, ma altrettanto reale che con il sistema Ricotti 15.<br />

2. Trasferimenti e rotazioni:<br />

a) il decennio 1875-1 884<br />

Una dislocazione articolata sul territorio nazionale è comune a tutti gli<br />

eserciti dell'epoca. È invece proprio di quello italiano il regime di frequenti<br />

(e talora frenetici) trasferimenti dei reggimenti tra le diverse sedi e regioni.<br />

Il fatto è noto a grandi linee, ma le nostre ricerche ci permettono di quantificarlo.<br />

Nel decennio 1875-1884 si ebbero 267 trasferimenti dei reggimenti<br />

di fanteria e bers<strong>agli</strong>eri, evidenziati dalla tabella IV, da cui risulta circa il 40<br />

per cento di trasferimenti su piccole distanze, cioè all'interno della stessa<br />

regione o tra regioni limitrofe, il 15 per cento su medie distanze e il 45 per<br />

cento su grandi distanze, come dall'Italia settentrionale alla Sicilia o alle Fuglie.<br />

Poiché i reggimenti considerati erano 90, si ha una media per ognuno<br />

di essi di tre trasferimenti nel decennio 16. In concreto si ha un vent<strong>agli</strong>o<br />

di vicende diverse, che coinvolgono ugualmente reggimenti vecchi e nuovi<br />

(compresi quelli granatieri, che allora non avevano stanza fissa a Roma): un<br />

reggimento, il 21 o, conobbe due sedi soltanto nel decennio, 23 reggimenti<br />

tre sedi, 48 quattro sedi, 16 cinque sedi e 2, il 76° e il 7r, ben sei sedi di-<br />

15 La maggior parte dei depositi distaccati era collocata in località prive di reparti<br />

di fanteria, però con eccezioni inspiegabili, come due reggimenti di Roma con deposito<br />

a Parma e Piacenza e un reggimento di Parma con deposito a Roma.<br />

16 La rilevazione su un decennio ha qualche inconveniente. Da una parte esagera<br />

il ritmo dei trasferimenti, perché non tiene conto di quanti <strong>anni</strong> un reggimento avesse<br />

passato nella sede del 1875 o avrebbe trascorso in quella del 1884. Dall'altra il totale di<br />

267 trasferimenti va riferito a nove <strong>anni</strong> e non dieci, perché tiene conto soltanto di quelli<br />

effettuati all'interno del decennio. La media annuale dei trasferimenti era quindi di 30<br />

su un totale di 90 reggimenti.

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