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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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658 LA DISCUSSIONE<br />

Gli stessi Conti e Lampertico che presiedono questa associazione sono<br />

i più strenui fautori del binomio <strong>esercito</strong> e fede, fede ed <strong>esercito</strong>; e poi, per<br />

estensione, tutto sommato, fede, <strong>esercito</strong>, patria sono elementi di un trinomio<br />

che compare in tanta letteratura milìtare;.quindi sì, l'isolamento c'è, c'è<br />

questa distinzione, c'è questa freddezza, c'è questa interpretazione alla Cadorna,<br />

ma gli elementi per poter traguardare ad un superamento molto produttivo<br />

e anche a quella supplenza cattolica massiccia che verrà fuori tra guerra<br />

di Libia e guerra mondiale a fine Ottocento ci sono già tutti.<br />

È interessante quello che è stato detto dal collega Martel sulla differenza<br />

delle due situazioni in Italia e in Francia: il problema per l'Italia è infatti<br />

per molto tempo quello di consolidare l'unità. Io credo che la rotazione molto<br />

frequente dei reparti oltre ad essere facilitata dai motivi logistici che sono<br />

stati richiamati (bastava montare su un treno e portare via quelle poche cose<br />

che c'erano) fosse anche determinata, sostanzialmente, da un'esigenza fortemente<br />

sentita di amalgama anche rispetto ad altri strati del, chiamiamolo<br />

così, pubblico impiego, rispetto <strong>agli</strong> insegnanti ad esempio oppure rispetto<br />

ai dipendenti di certi ministeri che ruotavano sì ma con una tendenza visibilissima<br />

a tornar a fermarsi in quel posto che era poi il posto di partenza, la<br />

regione d'origine. E questo per i militari non si diede per molto tempo. In<br />

Francia la molla che sovraintende a tanti cambiamenti e mutamenti è lo spirito<br />

di difesa o di revanche antitedesca e senz'altro è da tener conto di quel<br />

peso maggiore che ebbe per la Francia il problema della colonia avendo la<br />

Francia, già da molto tempo, colonie vere e proprie come l'Algeria, che non<br />

a caso si solleva in concomitanza con la Comune. Io direi però, Martel, che<br />

sebbene l'impatto della Comune sia decisamente più forte in Francia che non<br />

altrove, è un problema che viene vissuto in tutta Europa e quindi anche in<br />

Italia; e proprio nel '70-'71, rispetto ai temi dell'ordine pubblico e comunque<br />

alle funzioni di baluardo dell'<strong>esercito</strong> contro la parte « malata " della società,<br />

si intravedono molti elementi che vengono ripresi poi e che costituiranno<br />

il filo conduttore di una eventuale polemica antimilitarista da parte<br />

dei socialisti destinata a prolungarsi assai nel tempo.<br />

Il generale Rovighi mi pare abbia voluto portare a maggior ragione, ma<br />

in molti interventi è stato così, la voce dei militari, la voce, rispetto all'università,<br />

dell'<strong>esercito</strong> e ha sollecitato l'inquadramento del problema in un contesto<br />

generale ossia una ripresa di quell'invito alla comparazione che si diceva<br />

prima. E osservava « non si fa storia militare senza i militari »: io, ad<br />

esempio, ho fatto il servizio di leva: che basti? Ho fatto il militare e scherzosamente<br />

rimprovero a molti miei colleghi storici militari in borghese di non<br />

aver neanche fatto il servizio di leva, ma non credo che sia questo il punto;<br />

senz'altro deve esserci una collaborazione fra istituzioni della ricerca, l'università,<br />

e gli storici militari dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore che si<br />

potrà concretizzare nel tempo anche in quelle forme utilissime di interscam-<br />

LA DISCUSSIONE 659<br />

bio che sono legate all'accesso alle documentazioni e via discorrendo. Mi<br />

è piaciuto anche l'accenno che ha fatto Galoppini all'ostentazione della divisa;<br />

e questo è un fatto importante perché noi lo abbiamo trascurato un<br />

poco - nelle varie relazioni non compare troppo questo elemento - che<br />

è legato anche a fattori psicologici. Ma è un fatto: l'amore per la divisa, l'amore<br />

stesso della sfilata, della parata e addirittura l'esibizione all'esterno costituiscono<br />

senza dubbio nei rapporti fra <strong>esercito</strong> e <strong>città</strong> un elemento su cui<br />

riflettere. Che poi ci fosse anche la sciabola annessa fino a non molto tempo<br />

addietro, creava nell'SOO disguidi non secondari perché gli scontri con i questurini<br />

e le guardie di <strong>città</strong> spesso finivano quando l'ufficiale la sguainava<br />

e sino <strong>agli</strong> <strong>anni</strong> Ottanta, quanto meno, questo accadeva di frequente, ciò<br />

che comportava, evidentemente, dei rischi di inasprimento delle varie si­<br />

•<br />

tuazioni più o meno conflittuali.<br />

Del Negro ha ripreso alcuni elementi, da quelli semantici dell'uso della<br />

parola caserma, <strong>agli</strong> altri del trapasso da convento a caserma che erano nella<br />

sua relazione e che io considero molto convincenti. Il passaggio mi aveva<br />

colpito e all'inizio, en passant, avevo pensato di citare questo trapasso da<br />

convento a caserma proprio per inserire il discorso sulle relazioni tr.a chiesa<br />

ed <strong>esercito</strong>. È vero che nelle caserme, come un tempo nei conventi, si davano<br />

i resti del rancio ai poveri; è vero anche che nel '98 l'attrito più grosso<br />

si verificò durante la distribuzione della minestra ai poveri da parte dei frati<br />

milanesi cannoneggiati da Bava Beccaris, sicché un certo mutamento doveva<br />

essere nel frattempo intervenuto.<br />

Senz'altro comunque, che la preghiera del soldato, o meglio, la preghiera<br />

del marinaio destinata a così alto successo, sia stata commissionata dalle gerarchie<br />

della marina ad un cattolico particolare come Fogazzaro può farci<br />

pur sempre riflettere sul fatto che nelle relazioni fra Stato e Chiesa, fra <strong>esercito</strong><br />

e Chiesa, fra <strong>esercito</strong> e paese esistevano dei binari privilegiati lungo i<br />

quali si disponevano le persone e gli interlocutori. Mai più si andavano a<br />

chieder versi ad un poeta (qualcuno ce n'era), di ispirazione clericale intransigente.<br />

Si andò da Antonio Fogazzaro a chiedere la preghiera del marinaio<br />

anche perché Antonio Fogazzaro, contemporaneamente, aveva scritto non<br />

solo le preghiere per i soldati ma anche preghiere per le truppe coloniali<br />

e preghiere per la corona e l'<strong>esercito</strong>, con strofe che adesso mi dispiace di<br />

non sapere più a memoria ma che ricordano tanto l'episodio deamicisiano<br />

della stretta di mano portata dal padre che aveva incontrato il re Umberto<br />

al figlio per comunicargli fisicamente il contatto vitale tra queste entità che<br />

devono essere, nella visione conservatrice della borghesia italiana tra Ottocento<br />

e Novecento, comunicanti tra loro.<br />

Esercito, corona, paese. Paese inteso come? Città intesa come? Forse<br />

un altro convegno ce lo dirà. Scusate se sono stato un po' lungo.

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