esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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654 LA DISCUSSIONE<br />
trapposizione, quantomeno latente, con la Chiesa cattolica, vista come religione<br />
« concorrente " e come un pericolo, il pericolo clericale per la patria,<br />
per la questione romana, per i valori propri e tipici dell'<strong>esercito</strong> di obbedienza<br />
sabauda. Vi era una gelosia dei militari per le proprie istituzioni, per<br />
le prerogative dell'<strong>esercito</strong>, che si manifestava in varie occasioni di contatto<br />
con la Chiesa cattolica, con l'" altra " religione rappresentata dal mondo cattolico.<br />
È il caso ad esempio dei preti-soldati, che a migliaia vestivano la divisa<br />
militare essendo chiamati alla leva come tutti gli altri cittadini, intorno<br />
ai quali si creava talora nell'<strong>esercito</strong> un qualche attrito, fosse per la semplice<br />
circostanza della loro partecipazione, durante la libera uscita, a celebrazioni<br />
liturgiche: per servire o celebrare la Messa essi indossavano altre vesti sopra<br />
la divisa militare e questo provocava polemiche e anche denunce e sanzioni<br />
disciplinari. La divisa andava mostrata sempre e il suo accantonamento per<br />
le vesti liturgiche aveva il significato di un tradimento di una appartenenza<br />
per affermarne un'altra. E si possono ricordare le polemiche delle riviste militari<br />
verso quelle cattoliche, allorché si sostiene, in riferimento ai preti-soldati,<br />
che essi non debbono avere due bandiere, quella della patria e quella di Cristo,<br />
perché la divisa che indossano in quel momento li impegna a servire<br />
solo la patria.<br />
Non vi era un anticlericalismo dell'<strong>esercito</strong> particolarmente pronunciato<br />
ma certamente un forte senso di distinzione e di alterità rispetto alla Chiesa<br />
cattolica che si nutriva del fatto che l'<strong>esercito</strong> stesso si concepiva in termini<br />
quasi religiosi: la devozione alla patria e alle istituzioni preposte alla sua difesa<br />
e affermazione non doveva essere divisa con altre devozioni.<br />
Non so chi contribuisse maggiormente all'esistenza di questo tipo di rapporti<br />
tra la Chiesa e l'<strong>esercito</strong>, di questo tipo di rapporti per così dire concorrenziali<br />
nel pretendere una fede, una devozione. Monticone suggeriva,<br />
al fine di comprendere eventuali fenomeni di anticlericalismo militare, di<br />
verificare ad esempio il ruolo della massoneria negli ambiti territoriali di stanza<br />
dei reparti. Di certo da parte cattolica la pretesa dell'istituzione militare di<br />
obbedienza ed appartenenza integrale, come ad una fede, nonché la gelosia<br />
delle autorità militari pèr le prerogative delle loro istituzioni, quasi fossero<br />
sacre ed intoccabili, era ben avvertita. In questi ricreatori cattolici per i militari<br />
che costituiscono prima del 1915 - allorché Cadorna avrebbe ripristinato<br />
nell'<strong>esercito</strong> i cappellani militari - il più concreto punto di contatto<br />
tra <strong>esercito</strong> e Chiesa cattolica, si percepisce la concezione che l'<strong>esercito</strong> ha<br />
di sé e ci si adegua. Nei preti che animano i ricreatori (i quali per la verità<br />
non ebbero una grande diffusione) vi è la tensione a comprendere l'istituzione<br />
militare e a farsi accettare da questa. Ma a questo fine si finisce per<br />
dare quasi obbligatoriamente spazio all'« altra religione " che è l'<strong>esercito</strong>. Que-<br />
LA DISCUSSIONE 655<br />
sti preti assumono allora i modi e le maniere dei cappellani militari, danno<br />
priorità nei loro discorsi ai valori militari tentando semmai di trovarvi una<br />
vernice di cristianesimo, escludono dai ricreatori la presenza di ogni civile<br />
e di chiunque non porti la divisa militare. Per farsi accettare - o per poter<br />
svolgere quella che ritengono la loro missione - assumono i riti dell'<strong>esercito</strong>,<br />
assumono in qualche modo la sacralità e l'esclusività dell'istituzione<br />
militare.<br />
ALBERTO RoviGHI: Ecco, il prof. Morozzo della Rocca, mi dà l'occasione<br />
di intervenire proprio per ribadire il concetto già espresso, sulla esigenza<br />
di approfondire le motivazioni di certi fatti ed atteggiamenti.<br />
Infatti, non si può parlare dell'anticlericalismo nelle unità se non si considera<br />
quali erano i contrasti tra l'Italia ed il Vaticano in quel periodo, dopo<br />
la soppressione dello Stato della Chiesa.<br />
Ricordiamo come il primo brigantaggio meridionale fosse sostenuto dai<br />
Bor\Joni che stavano a Roma; come il Vaticano abbia fatto per decenni una<br />
politica di aspirazione al ritorno del potere temporale; come la sua politica<br />
sia stata sempre a favore dell'Austria-Ungheria quale maggiore potenza<br />
cattolica.<br />
Indubbiamente, la politica dell'Esercito era anticlericale; ciò fino a quando<br />
il Vaticano non ha messo da parte la non accettazione della abolizione<br />
dello Stato della Chiesa con l'inserimento progressivo, all'inizio del 1900,<br />
dei cattolici nella vita politica. Ricordo, ancora, come nel 1915 il Sonnino<br />
chiedesse nel Patto di Londra che il Vaticano non potesse partecipare ad eventuali<br />
trattative di pace con l'Austria-Ungheria. Quindi, è indubbio che la politica<br />
dell'<strong>esercito</strong> era anticlericale; ma questo non significa affatto che vi fossero<br />
atteggiamenti anticattolici od anticlericali nelle unità. Grazie.<br />
EMILIO FRANZINA: Vorrei essere rapidissimo anche perché la mia scelta<br />
di sistemare il riassunto in un'unica soluzione - diceva prima Isnenghi che<br />
lui ieri ha fatto un pranzo di varie portate io invece ho fatto un piatto unico<br />
- deve avere appagato evidentemente i vari relatori che - lo deduco, pro<br />
domo mea - si sentono soddisfatti di ciò che ho riferito della loro scrittura,<br />
della loro interpretazione e degli argomenti toccati. Naturalmente è una interpretazione<br />
molto strumentale perché poi di fatto immagino di avere lasciato<br />
indietro così tante cose che ci sono in queste relazioni da dovere qui<br />
scusarmene e da tener conto anche di quegli spunti che nel dibattito sono<br />
venuti ora in superficie, per dimostrare che sarei in grado per qualche cosa<br />
di offrire alcune precisazioni.