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31.05.2013 Views

DISCUSSIONE

ARTURO MARCHEGGIANO: Sono il generale Marcheggiano. Dirigo il Centro Analisi dei Conflitti della Scuola di Guerra e insegno diritto dei conflitti armati presso l'istituto Internazionale di Diritto Umanitario di San Remo. Sento il dovere di ringraziare in generale il mondo universitario che, da qualche anno a questa parte, si avvicina sempre di più e con grande rispetto al mondo della cultura militare. Ma è d'obbligo che io precisi che cosa intendo per cultura militare. A mio avviso, un sacerdote è a cultura completa quando conosce un solo libretto, che è il Vangelo, e quando fa del suo meglio per capirne l'essenza e per vivere una vita coerente con esso. Analogamente un militare è una cultura completa quando conosce, oltre all'arma che impiega, dalla clava all'arma nucleare, due soli libricini (i vangeli sono quattro!) che sono il regolamento di disciplina militare e il regolamento di servizio in guerra e quando vive una vita coerente con i dettati di queste norme, che ha liberamente eletto a scelta di vita. Se avessimo approfondito almeno una parte della vera cultura militare, cioè i regolamenti di servizio in guerra, ci saremmo accorti di moltissimi primati mondiali che appartengono assolutamente all'Italia e che, a mio avviso, l'Università ha il dovere di riscoprire e di tramandare ai nostri ragazzi. Dopo aver parlato in molti settori di modelli prussiani o francesi, più o meno felicemente copiati, era forse opportuna anche una citazione dei campi in cui la tradizione italiana è assolutamente autonoma. Mi riferisco all'umanità del soldato italiano nel fare la guerra ed alla continuità dell'opera italiana in tutto quanto in sede internazionale si chiama progresso dell'umanizzazione della tragedia della guerra. A partire dall'interessantissimo regolamento albertino del 1833, che anticipa di trent'anni le Lieber's Instructions degli Stati Uniti, merita una citazione particolare il civilissimo Codice Penale Militare di Guerra del l869 (che durerà senza modifiche fino al 1941) che è stato nel suo tempo, " il più progressivo e liberale d'Europa "· Tale Codice fu l'unico a non dover essere modificato in seguito alle Convenzioni internazionali dell'Aja del 1899 e del l907, in quanto prevedeva e puniva già tutti i crimini di guerra che tali Convenzioni sancivano in sede internazionale. L'umanitario Manuale di Oxford del 1880 è stato recepito per primo nel mondo dal regolamento italiano di servizio in guerra del l882, che por-

ARTURO MARCHEGGIANO: Sono il generale Marcheggiano. Dirigo il Centro<br />

Analisi dei Conflitti della Scuola di Guerra e insegno diritto dei conflitti<br />

armati presso l'istituto Internazionale di Diritto Umanitario di San Remo.<br />

Sento il dovere di ringraziare in generale il mondo universitario che,<br />

da qualche anno a questa parte, si avvicina sempre di più e con grande rispetto<br />

al mondo della cultura militare. Ma è d'obbligo che io precisi che cosa<br />

intendo per cultura militare. A mio avviso, un sacerdote è a cultura completa<br />

quando conosce un solo libretto, che è il Vangelo, e quando fa del<br />

suo meglio per capirne l'essenza e per vivere una vita coerente con esso.<br />

Analogamente un militare è una cultura completa quando conosce, oltre all'arma<br />

che impiega, dalla clava all'arma nucleare, due soli libricini (i vangeli<br />

sono quattro!) che sono il regolamento di disciplina militare e il regolamento<br />

di servizio in guerra e quando vive una vita coerente con i dettati di queste<br />

norme, che ha liberamente eletto a scelta di vita.<br />

Se avessimo approfondito almeno una parte della vera cultura militare,<br />

cioè i regolamenti di servizio in guerra, ci saremmo accorti di moltissimi primati<br />

mondiali che appartengono assolutamente all'Italia e che, a mio avviso,<br />

l'Università ha il dovere di riscoprire e di tramandare ai nostri ragazzi.<br />

Dopo aver parlato in molti settori di modelli prussiani o francesi, più<br />

o meno felicemente copiati, era forse opportuna anche una citazione dei campi<br />

in cui la tradizione italiana è assolutamente autonoma. Mi riferisco all'umanità<br />

del soldato italiano nel fare la guerra ed alla continuità dell'opera italiana<br />

in tutto quanto in sede internazionale si chiama progresso dell'umanizzazione<br />

della tragedia della guerra.<br />

A partire dall'interessantissimo regolamento albertino del 1833, che anticipa<br />

di trent'<strong>anni</strong> le Lieber's Instructions degli Stati Uniti, merita una citazione<br />

particolare il civilissimo Codice Penale Militare di Guerra del l869 (che<br />

durerà senza modifiche fino al 1941) che è stato nel suo tempo, " il più progressivo<br />

e liberale d'Europa "· Tale Codice fu l'unico a non dover essere modificato<br />

in seguito alle Convenzioni internazionali dell'Aja del 1899 e del l907,<br />

in quanto prevedeva e puniva già tutti i crimini di guerra che tali Convenzioni<br />

sancivano in sede internazionale.<br />

L'umanitario Manuale di Oxford del 1880 è stato recepito per primo<br />

nel mondo dal regolamento italiano di servizio in guerra del l882, che por-

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