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31.05.2013 Views

636 GIOVANNI BATTISTA VARNIER sua durata, !asciandoci un interessante epistolario dai fronti libico, trentina, carsico e macedone 70 in cui, nella difesa della patria e in quella della fede, troviamo fusi il dovere di combattente e quello di cristiano. 5) Vita militare e religiosità popolare Accanto alle vicende della proprietà ecclesiastica e degli atteggiamenti del clero e del laicato cattolico di fronte al mondo militare, un capitolo ancora da scrivere nel quadro Chiesa ed esercito, riguarda il rapporto tra la vita militare e i fenomeni legati alla religiosità popolare; rapporto che si infittisce specialmente nei periodi di guerra; basti pensare alla consacrazione dei soldati italiani al S. Cuore, promossa da padre Agostino Gemelli, nel conflitto '15-'18 71 . Da sempre e presso tutti i popoli la storia ha associato il santuario e il campo. Si possono così spiegare forme e luoghi di culto, specialmente legate ai santuari mariani. Per restare nell'ambito locale si può richiamare la devozione alla Madonna della Vittoria, a ricordo della vittoria del l625 contro i franco-piemontesi o il voto, sciolto il lO dicembre di ogni anno, che il governo della Repubblica fece nel 1746, mentre la città era assediata dagli Austriaci, di recarsi al santuario di Oregina, se Genova fosse stata liberata. Nell'ambito di una simile indagine una fonte inusuale, che merita di es­ sere segnalata perché finora è stata trascurata dagli studiosi, è il periodico La Madonna della Guardia 72 . Se si avesse la pazienza di consultare que­ sto modesto foglio - che si sta ormai avvicinando al secolo di vita - e di riflettere anche sulla periodicità, sulla diffusione capillare (indirizzato anche agli emigranti liguri residenti in America Latina) e soprattutto sul suo etero­ geneo contenuto, vi si troverebbero molti elementi per una storia che va oltre quella della pietà popolare, ma che è una storia dei genovesi e dei ligu­ ri in patria e all'estero. Una storia di tutti perché è difficile che qualcuna delle loro principali vicende, sia liete che tristi e anche, quindi, servizio milita­ re, guerra, prigionia, infermità non sia arrivata a questo santuario e che, di 70 Pubblicate nel volume: F. GUERRIERI, Lettere dalla trincea (Libia - Carso ­ Trentina - Macedonia), ordinate e annotate da F. GuERRIERI, Calliano (TN) 1969. 71 Molti riferimenti in: G. RUM!, Profilo culturale della diocesi ambrosiana fra le due guerre, in Chiesa, Azione cattolica e fascismo nell'Italia settentrionale durante il pontificato di Pio Xl (1922-1939), a cura di P. PECORARI, Milano 1979, pp. 321-358 e, inoltre, A. ZAMBARBIERI, Per la storia della devozione al Sacro Cuore in Italia tra '800 e '900, in "Rivista di storia della Chiesa in Italia », 1987, pp. 361-432. 72 Qualche cenno alle vicende del periodico, che fino al 1926 fu pubblicato in due distinte edizioni, in: A. DURANTE, Don Carlo Cresta, in « Rivista diocesana di Genova­ Bobbio ", 1987, n. 4, pp. 439-444. CHIESA E ESERCITO A GENOVA: PROPOSTE PER UNA RICERCA 637 qualche caso, non si possa trovare un riscontro negli ex voto, ma anche nelle pagine di questo bollettino. Trattando di Chiesa e esercito, istituzioni fondate su strutture gerarchiche, caratterizzate dall'obbedienza e dall'uso permanente di divise e insegne, non stupisce la facile adattabilità dell'utilizzo di modelli e terminologia militare nell'ambito dell'organizzazione ecclesiastica. Senza richiamare la troppo nota CQmpagnja di Gesù, in ambito locale in passato ebbe una certa notorietà il Collegio degli Usseri della Divina Pastora, conosciuti come i Soldatini. Questa istituzione militar-educativa, fu fondata nel XVIII secolo dal sacerdote viennese Fortunato Giuseppe Andreich, cappellano delle truppe tedesche al servizio dell'antica Repubblica, per educare i ragazzi difficili raccolti per le strade cittadine 73. A parte tale esempio lontano, è frequente il riecheggiare di espressioni militari. A proposito di una manifestazione di giovani dei circoli genovesi, nel 1913, si parla di « piccoli e baldi soldati di Cristo », e di « bimbi d'ogni parrocchia, sfilanti per le vie di Genova, al suono marziale dei tamburelli, in gaie divise d'ogni colore, a seconda del luogo di provenienza » 74• In una ulteriore prospettiva di ricerca, un richiamo potrebbe essere fatto, specialmente con l'aiuto della stampa cattolica 75, alla posizione della Chiesa genovese e più specificatamente del clero nei confronti di particolari manifestazioni di carattere militare e patriottico (20 settembre, 5 maggio), oppure per l'inaugurazione del monumento ai caduti in piazza della Vittoria nel 1931 e il ben documentato atteggiamento in proposito dell'arcivescovo di Genova Mino retti 76• Per converso il problema verrebbe anche considerato dal punto di vi- 73 Cfr. Memorie storiche genovesi. Collegio degli Usseri della Divina Pastora, in " La Settimana religiosa ,, a. II (1873), n. 35, pp. 290-291. 74 Ascensioni spirituali, cit., p. 22. 75 Quello dell;J, stampa è un settore che, se esplorato con cura, non manca di riservare motivi di interesse. Come esempio si può segnalare un piccolo saggio che contiene alcune note in relazione ai giudizi dati dal giornale di don Davide Albertario sugli effetti della vita militare. (M. P. CoLOMBO, L 'Osservatore cattolico e il problema militare, in "Diocesi di Milano. Terra ambrosiana ,, a. 27 (1986), n. 3, pp. 72-74). A livello locale non potrebbe mancare di rilievo un analogo studio compiuto su " La Liguria del Popolo ,, battagliera testata dell'intransigentismo cittadino e sugli articoli firmati negli anni venti: Ex Alpino e Cappellano Militare. 76 Cfr. Archivio centrale dello Stato, Presidenza del Consiglio dei Ministri. Rubrica N. l, 1931-33, I parte, Ministeri-Prefetture. Genova, lnaug. ne Monumento ai Caduti alla presenza di S.M. il Re, fase. 14, sottof. 4, N. di protocollo 1265. Per una analisi della posizione del Minoretti, vedi: D. VENERuso, Il dibattito politico-sociale nella Chiesa genovese durante l'episcopato del card. Carlo Dalmazio Minoretti (1925-1938), in Chiesa, Azione cattolica e fascismo nell 'Italia settentrionale durante il pontificato di Pio XI, cit., pp. 3-62.

638 GIOVANNI BATTISTA VARNIER sta della partecipazione dell'esercito alle cerimonie ufficiali della Chiesa, il Congresso eucaristico nazionale del l923 e gli onori che i soldati avrebbero dovuto rendere al SS. Sacramento e agli ecclesiastici, nel diverso clima che "" precedette e in quello che seguì la Conciliazione del 1929. Su di un piano più strettamente morale e pastorale, si potrebbero valutare le disposizioni ecclesiastiche per la vita militare 77, e una ulteriore indagine - già in verità oggetto in un contesto più generale di altra relazione - potrebbe essere condotta sulla posizione della Chiesa genovese in riferimento al matrimonio degli ufficiali, con particolare riguardo in questo caso ai cosiddetti matrimoni di coscienza e agli interventi dei vescovi a proposito di fenomeni che toccano la classe militare, come ad esempio il duello e la massoneria. Delle due indagini, mentre la prima continua a risultare di difficile conduzione per la segretezza che è riservata a tali matrimoni anche per quelli celebrati in un passato ormai lontano, diverse sono le prospettive che si aprono per una conoscenza delle posizioni delle Chiese locali, specialmente allorché sarà conclusa la pubblicazione, da poco avviata, di una serie di fonti per la storia della Chiesa nell'Italia postunitaria, come le lettere pastorali la cui edizione dei regesti è iniziata a cura di Daniele Menozzi o i concili e sinodi diocesani la cui ricerca e dedizione è diretta da Silvio Ferrari 78• 6) Chiesa, esercito e realtà locale Fino ad ora abbiamo cercato di tracciare soltanto delle proposte di indagine; risulta, quindi, poco realistico presentare delle riflessioni. Volendo egualmente provare ad abbozzare qualche considerazione conclusiva - della cui provvisorietà siamo più che consci - mi pare che nella realtà genovese l'incidenza della presenza militare, ancorché ridotta numericamente, risulta soprattutto trascurabile in relazione al suo peso effettivo. L'azione di reparti stanziali dell'esercito è venuta sostanzialmente a non incidere nell'ambito urbano, senza trasformare l'humus socio-culturale di una città proiettata sul mare, aperta ai traffici, ai commerci, allo scambio, alla navigazione e ai collegamenti con l'estero: tutte attività rivolte alla pace più che alla guerra. Diverso sarebbe invece il discorso a proposito dello sviluppo a Genova 77 Il VII Concilio privinciale ligure, celebrato a Genova nel novembre 1950, tra le varie disposizioni, stabilisce i casi previsti per celebrare la messa all'aperto, includendovi le solennità religiose, civili e militari celebrate con grande concorso di popolo. Cfr. Concilium Provinciale Ligusticum VII, Genova 1953, decreto n. 187. 78 Cfr. Lettere pastorali dei vescovi dell'Emilia-Romagna, a cura di D. MENOZZI, Genova 1986; I sinodi diocesani di Pio IX (1 860-1865), a cura di A. GIANNI e G. SENIN AR­ TINA, Roma 1987. CHIESA E ESERCITO A GENOVA: PROPOSTE PER UNA RICERCA 639 dell'industria pesante legata agli armamenti, il peso e l'influenza di determinate industrie relative alla produzione bellica e delle spese militari nel contesto economico locale. In questi termini di scarsi rapporti tra militari e restante realtà sociale, si inquadra il ruolo che la Chiesa svolse o cercò di svolgere dall'inizio del processo di unificazione nazionale in poi. Contesto non facile perché il Risorgimento avanza in una prospettiva ili rotture più che di accordi. Una tela di Felice Guascone, oggi conservata nel Museo del Risorgimento di Genova, rappresenta l'entrata, avvenuta 1'8 febbraio 1815, di Vittorio Emanuele I a Genova, dopo l'annessione della Liguria al Regno di Sardegna. In un contorno di desolazione e miseria, la berlina reale appare seguita da

638 GIOVANNI BATTISTA VARNIER<br />

sta della partecipazione dell'<strong>esercito</strong> alle cerimonie ufficiali della Chiesa, il<br />

Congresso eucaristico nazionale del l923 e gli onori che i soldati avrebbero<br />

dovuto rendere al SS. Sacramento e <strong>agli</strong> ecclesiastici, nel diverso clima che<br />

"" precedette e in quello che seguì la Conciliazione del 1929.<br />

Su di un piano più strettamente morale e pastorale, si potrebbero valutare<br />

le disposizioni ecclesiastiche per la vita militare 77, e una ulteriore indagine<br />

- già in verità oggetto in un contesto più generale di altra relazione<br />

- potrebbe essere condotta sulla posizione della Chiesa genovese in riferimento<br />

al matrimonio degli ufficiali, con particolare riguardo in questo caso<br />

ai cosiddetti matrimoni di coscienza e <strong>agli</strong> interventi dei vescovi a proposito<br />

di fenomeni che toccano la classe militare, come ad esempio il duello e<br />

la massoneria. Delle due indagini, mentre la prima continua a risultare di difficile<br />

conduzione per la segretezza che è riservata a tali matrimoni anche per<br />

quelli celebrati in un passato ormai lontano, diverse sono le prospettive che<br />

si aprono per una conoscenza delle posizioni delle Chiese locali, specialmente<br />

allorché sarà conclusa la pubblicazione, da poco avviata, di una serie di fonti<br />

per la storia della Chiesa nell'Italia postunitaria, come le lettere pastorali<br />

la cui edizione dei regesti è iniziata a cura di Daniele Menozzi o i concili e<br />

sinodi diocesani la cui ricerca e dedizione è diretta da Silvio Ferrari 78•<br />

6) Chiesa, <strong>esercito</strong> e realtà locale<br />

Fino ad ora abbiamo cercato di tracciare soltanto delle proposte di indagine;<br />

risulta, quindi, poco realistico presentare delle riflessioni. Volendo<br />

egualmente provare ad abbozzare qualche considerazione conclusiva - della<br />

cui provvisorietà siamo più che consci - mi pare che nella realtà genovese<br />

l'incidenza della presenza militare, ancorché ridotta numericamente, risulta<br />

soprattutto trascurabile in relazione al suo peso effettivo. L'azione di reparti<br />

stanziali dell'<strong>esercito</strong> è venuta sostanzialmente a non incidere nell'ambito<br />

urbano, senza trasformare l'humus socio-culturale di una <strong>città</strong> proiettata sul<br />

mare, aperta ai traffici, ai commerci, allo scambio, alla navigazione e ai collegamenti<br />

con l'estero: tutte attività rivolte alla pace più che alla guerra.<br />

Diverso sarebbe invece il discorso a proposito dello sviluppo a Genova<br />

77 Il VII Concilio privinciale ligure, celebrato a Genova nel novembre 1950, tra le<br />

varie disposizioni, stabilisce i casi previsti per celebrare la messa all'aperto, includendovi<br />

le solennità religiose, civili e militari celebrate con grande concorso di popolo. Cfr. Concilium<br />

Provinciale Ligusticum VII, Genova 1953, decreto n. 187.<br />

78 Cfr. Lettere pastorali dei vescovi dell'Emilia-Romagna, a cura di D. MENOZZI, Genova<br />

1986; I sinodi diocesani di Pio IX (1 860-1865), a cura di A. GIANNI e G. SENIN AR­<br />

TINA, Roma 1987.<br />

CHIESA E ESERCITO A GENOVA: PROPOSTE PER UNA RICERCA 639<br />

dell'industria pesante legata <strong>agli</strong> armamenti, il peso e l'influenza di determinate<br />

industrie relative alla produzione bellica e delle spese militari nel contesto<br />

economico locale.<br />

In questi termini di scarsi rapporti tra militari e restante realtà sociale,<br />

si inquadra il ruolo che la Chiesa svolse o cercò di svolgere dall'inizio del<br />

processo di unificazione nazionale in poi. Contesto non facile perché il Risorgimento<br />

avanza in una prospettiva ili rotture più che di accordi.<br />

Una tela di Felice Guascone, oggi conservata nel Museo del Risorgimento<br />

di Genova, rappresenta l'entrata, avvenuta 1'8 febbraio 1815, di Vittorio Emanuele<br />

I a Genova, dopo l'annessione della Liguria al Regno di Sardegna. In<br />

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