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628 GIOVANNI BATTISTA VARNIER immobili. Assistiamo così ad un certo abbandono da parte dell'esercito di antichi complessi ex conventuali, ubicati nel cuore della città e in qualche parte danneggiati dagli eventi dell'ultimo conflitto, abbandono che segna la conseguente perizione delle parti di pregio ancora conservate. Solo di scorcio si potrebbe aprire il discorso dell'utilizzazione, alla luce delle attuali esigenze di « riuso », di queste antiche strutture, ma non si può non osservare che ogni programma relativo alla tutela dei beni culturali sem­ bra fermarsi di fronte al limite invalicabile delle zone militari e anche nelle ultime articolate proposte degli interventi pluriennali della Regione Liguria nel settore dei beni culturali, non vi è nulla che si riferisca a ciò 24. Un caso che - a contraris - deve essere menzionato è quello del già ricordato complesso monumentale di S. Ignazio, fino a poco tempo orsono cumulo di macerie posto nella miglio.r:e garte centro-residenziale di Genova. Antica villa cinquecentesca, noviziato dei Gesuiti, per breve periodo convento di monache e, infine, dopo non poche manomissioni, caserma bombardata nell'ultima guerra e poi abbandonata, il complesso di S. Ignazio - nel quale è in corso il restauro finanziato dalla Cassa di Risparmio di Genova e Imperia - è destinato a sede del locale Archivio di Stato 25. 3) Il sacerdote e l'esercito L'altro principale filone di questa indagine in fieri è costituito dal ruolo dell'uomo di Chiesa: sacerdote o religioso, nell'ambito dell'esercito, nel diverso aspetto di semplice coscritto o di ministro in cura d'anime. Per il primo caso si tratterà di considerare come seminaristi e novizi degli istituti religiosi cercarono di far fronte ai problemi e ai disagi del servizio di leva. A questo proposito non sono molte le notizie che possediamo: da Genova partì una petizione popolare al Parlamento contro la legge che assoggettava i chierici alla leva militare 26, mentre l'intransigente arcivescovo del capoluogo ligure mons. Salvatore Magnasco (1806-1892) istituiva un'opera diocesana per la raccolta dei fondi richiesti per le esenzioni, trovando 24 Cfr. Regione Liguria. Deliberazione del Consiglio regionale, n. 118 del 10 dicembre 1986: « Approvazione del programma pluriennale per i musei di enti locali o di interesse locale e per la catalogazione dei beni culturali e ambientali ai sensi della legge regionale 22 aprile 1980 n. 21 e successive modificazioni, in " Bollettino Ufficiale della Regione Liguria ,, 4 febbraio 1987, suppl. ord. al n. 5. 25 Cfr. AA. VV., Il complesso monumentale di S. Ignazio, in "La Casana » , 1986, n. 4, pp. 2-25. 26 Cfr. G. MoGLIA, Il Circolo beato Carlo Spinola nei suoi primi cinquant'anni, Genova 1920, p. 49. CHIESA E ESERCITO A GENOVA: PROPOSTE PER UNA RICERCA 629 la collaborazione di diverse organizzazioni del laicato cattolico cittadino 27. Per quanto riguarda, invece, il ministro di culto che svolge la propria missione a beneficio dei fedeli in armi, sempre calandoci nella realtà locale, il primo riferimento non può che essere al Semeria, al suo esempio e ai suoi legami a Genova con una qualificata parte del clero e del laicato colto. Il barnabita - « sempre sacerd()t{: anche quando era patriota » 28 - che, come è noto, fu cappellano militare presso il Comando Supremo nella prima guerra mondiale (e come ex cappellano continuò spesso a qualificarsi anche in anni più tardi 29), deve essere ricordato, oltre che come modello (« Il Cappellano militare riassume tutta la figura di Padre Semeria » 30 ebbe a dire l'arcivescovo di Genova cardinale Siri), per il grande influsso che ebbe localmente su quei sacerdoti cosiddetti semeriani, che furono in qualche caso vicini al mondo militare 31, oltre che, in generale, come esempio di impegno dei cattolici nel temporale 32. In anni recenti (1967), per commemorare il primo centenario della nascita del Semeria, che tanto ricordo aveva lasciato del suo ministero fra i soldati in armi e poi nel lenire le piaghe della guerra, specialmente con la costituzione dell'Opera del Mezzogiorno d'Italia 33, convennero a Genova cir- 27 Ibid., p. 24. 28 G. SIRI, La figura e gli insegnamenti di padre Giovanni Semeria, in Cappellani militari d'Italia, V Raduno nazionale, Genova, 13-15 settembre 1967, s.I., s.d., p. 55. 29 In questo caso il riferimento è ad una lettera del Semeria del l giugno 192 5, recentemente pubblicata da: A. BoLDORINI, Padre Semeria, " brebis galeuse >>. Introduzione ai veri " Saggi ... clandestini >>, in " Renovatio ,, 1987, n. 3, p. 414. 30 G. SIRI, La figura e gli insegnamenti di padre Giovanni Semeria, cit., p. 52. 31 Una sintesi del pensiero del Semeria a proposito della prima guerra mondiale può rinvenirsi nella presentazione che il barnabita scrisse ad un volume di un altro religioso (p. Gemelli) impegnato, come capitano medico nel sostenere lo sforzo bellico. « Noi cattolici siamo stati a vicenda dipinti e accusati di guerrafondai dai socialisti, di neutralisti dai fanatici di guerra. E siamo semplicemente uomini schiettamente, fervidamente amanti della patria e della giustizia, convinti che l'amore di patria è un dovere morale e religioso, un dovere sancito dal Vangelo e dalla Chiesa, che la patria non si ama a parole, ma a fatti, non esaltandola, bensì servendola, che il servizio da renderle mentre ferve la guerra è la sua difesa armata, ma convinti pure che c'è al mondo una giustizia per cui è dovere cristiano lottare affinché di fronte ai conati della iniquità essa prestamente, effettivamente trionfi , (A. GEMELLI, Il nostro soldato. Saggi di psicologia militare, con prefazione di p. G. SEMERIA, Milano 1917, p. XI). 32 " Il suo insegnamento travalica la sua vita e la sua morte; soprattutto quello degli anni duri del '15 e del '17, quando, sacerdote e cappellano, proprio come Filippo Meda, laico e statista, insegnò a tutti gli italiani che si può essere buoni italiani essendo buoni cattolici; e ai cattolici, in particolare, insegnò che si poteva essere buoni cattolici essendo buoni italiani , (P. E. TAVIANI, Il contributo di padre Semeria all'inserimento dei cattolici nello Stato costituzionale, in « Civitas ", 1987, n. 4, p. 63). 33 In questo ambito la letteratura è piuttosto dispersa; per un quadro d'insieme, si veda: Padre Giovanni Semeria barnabita Servo degli orfani, Torino 1941; per l'apostolato svolto a Genova, pp. 35 e ss.

630 GIOVANNI BATTISTA VARNIER ca quattrocento cappellani militari italiani in congedo per il loro V Raduno nazionale. Gli atti di quell'incontro costituiscono un'utile fonte di documentazione per un'indagine sull'attività dei cappellani militari italiani 34. Sempre tra le fonti, accanto alle note Memorie di guerra del barnabita 35, si possono ricercare localmente altre testimonianze di cappellani, preti-soldati, seminaristi, come le lettere dal fronte del giovane Daniele Gestro 36, morto combattendo nella grande guerra,

628 GIOVANNI BATTISTA VARNIER<br />

immobili. Assistiamo così ad un certo abbandono da parte dell'<strong>esercito</strong> di<br />

antichi complessi ex conventuali, ubicati nel cuore della <strong>città</strong> e in qualche<br />

parte danneggiati d<strong>agli</strong> eventi dell'ultimo conflitto, abbandono che segna<br />

la conseguente perizione delle parti di pregio ancora conservate.<br />

Solo di scorcio si potrebbe aprire il discorso dell'utilizzazione, alla luce<br />

delle attuali esigenze di « riuso », di queste antiche strutture, ma non si può<br />

non osservare che ogni programma relativo alla tutela dei beni culturali sem­<br />

bra fermarsi di fronte al limite invalicabile delle zone militari e anche nelle<br />

ultime articolate proposte degli interventi pluriennali della Regione Liguria<br />

nel settore dei beni culturali, non vi è nulla che si riferisca a ciò 24.<br />

Un caso che - a contraris - deve essere menzionato è quello del già<br />

ricordato complesso monumentale di S. Ignazio, fino a poco tempo orsono<br />

cumulo di macerie posto nella miglio.r:e garte centro-residenziale di Genova.<br />

Antica villa cinquecentesca, noviziato dei Gesuiti, per breve periodo convento<br />

di monache e, infine, dopo non poche manomissioni, caserma bombardata<br />

nell'ultima guerra e poi abbandonata, il complesso di S. Ignazio -<br />

nel quale è in corso il restauro finanziato dalla Cassa di Risparmio di Genova<br />

e Imperia - è destinato a sede del locale Archivio di Stato 25.<br />

3) Il sacerdote e l'<strong>esercito</strong><br />

L'altro principale filone di questa indagine in fieri è costituito dal ruolo<br />

dell'uomo di Chiesa: sacerdote o religioso, nell'ambito dell'<strong>esercito</strong>, nel diverso<br />

aspetto di semplice coscritto o di ministro in cura d'anime.<br />

Per il primo caso si tratterà di considerare come seminaristi e novizi degli<br />

istituti religiosi cercarono di far fronte ai problemi e ai disagi del servizio<br />

di leva. A questo proposito non sono molte le notizie che possediamo: da<br />

Genova partì una petizione popolare al Parlamento contro la legge che assoggettava<br />

i chierici alla leva militare 26, mentre l'intransigente arcivescovo<br />

del capoluogo ligure mons. Salvatore Magnasco (1806-1892) istituiva un'opera<br />

diocesana per la raccolta dei fondi richiesti per le esenzioni, trovando<br />

24 Cfr. Regione Liguria. Deliberazione del Consiglio regionale, n. 118 del 10 dicembre<br />

1986: « Approvazione del programma pluriennale per i musei di enti locali o di interesse<br />

locale e per la catalogazione dei beni culturali e ambientali ai sensi della legge<br />

regionale 22 aprile 1980 n. 21 e successive modificazioni, in " Bollettino Ufficiale della<br />

Regione Liguria ,, 4 febbraio 1987, suppl. ord. al n. 5.<br />

25 Cfr. AA. VV., Il complesso monumentale di S. Ignazio, in "La Casana » , 1986,<br />

n. 4, pp. 2-25.<br />

26 Cfr. G. MoGLIA, Il Circolo beato Carlo Spinola nei suoi primi cinquant'<strong>anni</strong>, Genova<br />

1920, p. 49.<br />

CHIESA E ESERCITO A GENOVA: PROPOSTE PER UNA RICERCA 629<br />

la collaborazione di diverse organizzazioni del laicato cattolico cittadino<br />

27.<br />

Per quanto riguarda, invece, il ministro di culto che svolge la propria<br />

missione a beneficio dei fedeli in armi, sempre calandoci nella realtà locale,<br />

il primo riferimento non può che essere al Semeria, al suo esempio e ai suoi<br />

legami a Genova con una qualificata parte del clero e del laicato colto.<br />

Il barnabita - « sempre sacerd()t{: anche quando era patriota » 28 -<br />

che, come è noto, fu cappellano militare presso il Comando Supremo nella<br />

prima guerra mondiale (e come ex cappellano continuò spesso a qualificarsi<br />

anche in <strong>anni</strong> più tardi 29), deve essere ricordato, oltre che come modello<br />

(« Il Cappellano militare riassume tutta la figura di Padre Semeria » 30 ebbe<br />

a dire l'arcivescovo di Genova cardinale Siri), per il grande influsso che ebbe<br />

localmente su quei sacerdoti cosiddetti semeriani, che furono in qualche<br />

caso vicini al mondo militare 31, oltre che, in generale, come esempio di impegno<br />

dei cattolici nel temporale 32.<br />

In <strong>anni</strong> recenti (1967), per commemorare il primo centenario della nascita<br />

del Semeria, che tanto ricordo aveva lasciato del suo ministero fra i soldati<br />

in armi e poi nel lenire le piaghe della guerra, specialmente con la costituzione<br />

dell'Opera del Mezzogiorno d'Italia 33, convennero a Genova cir-<br />

27 Ibid., p. 24.<br />

28 G. SIRI, La figura e gli insegnamenti di padre Giov<strong>anni</strong> Semeria, in Cappellani<br />

militari d'Italia, V Raduno nazionale, Genova, 13-15 settembre 1967, s.I., s.d., p. 55.<br />

29 In questo caso il riferimento è ad una lettera del Semeria del l giugno 192 5, recentemente<br />

pubblicata da: A. BoLDORINI, Padre Semeria, " brebis galeuse >>. Introduzione<br />

ai veri " Saggi ... clandestini >>, in " Renovatio ,, 1987, n. 3, p. 414.<br />

30 G. SIRI, La figura e gli insegnamenti di padre Giov<strong>anni</strong> Semeria, cit., p. 52.<br />

31 Una sintesi del pensiero del Semeria a proposito della prima guerra mondiale può<br />

rinvenirsi nella presentazione che il barnabita scrisse ad un volume di un altro religioso<br />

(p. Gemelli) impegnato, come capitano medico nel sostenere lo sforzo bellico. « Noi cattolici<br />

siamo stati a vicenda dipinti e accusati di guerrafondai dai socialisti, di neutralisti<br />

dai fanatici di guerra. E siamo semplicemente uomini schiettamente, fervidamente amanti<br />

della patria e della giustizia, convinti che l'amore di patria è un dovere morale e religioso,<br />

un dovere sancito dal Vangelo e dalla Chiesa, che la patria non si ama a parole, ma<br />

a fatti, non esaltandola, bensì servendola, che il servizio da renderle mentre ferve la guerra<br />

è la sua difesa armata, ma convinti pure che c'è al mondo una giustizia per cui è dovere<br />

cristiano lottare affinché di fronte ai conati della iniquità essa prestamente, effettivamente<br />

trionfi , (A. GEMELLI, Il nostro soldato. Saggi di psicologia militare, con prefazione di<br />

p. G. SEMERIA, Milano 1917, p. XI).<br />

32 " Il suo insegnamento travalica la sua vita e la sua morte; soprattutto quello degli<br />

<strong>anni</strong> duri del '15 e del '17, quando, sacerdote e cappellano, proprio come Filippo Meda,<br />

laico e statista, insegnò a tutti gli italiani che si può essere buoni italiani essendo buoni<br />

cattolici; e ai cattolici, in particolare, insegnò che si poteva essere buoni cattolici essendo<br />

buoni italiani , (P. E. TAVIANI, Il contributo di padre Semeria all'inserimento dei cattolici<br />

nello Stato costituzionale, in « Civitas ", 1987, n. 4, p. 63).<br />

33 In questo ambito la letteratura è piuttosto dispersa; per un quadro d'insieme, si<br />

veda: Padre Giov<strong>anni</strong> Semeria barnabita Servo degli orfani, Torino 1941; per l'apostolato<br />

svolto a Genova, pp. 35 e ss.

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