esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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624 GIOVANNI BATTISTA VARNIER di ricerca affidato a specialisti 13, non consentono di considerare - sempre per restare nel contesto ligure - la realtà della Spezia, che (a seguito della decisione del Parlamento subalpino di trasferire colà da Genova l'Arsenale militare) vide la realizzazione, utilizzando il grande approdo naturale, di un arsenale e di una base navale. Qui si può veramente parlare di
626 GIOVANNI BATTISTA VARNIER stione della proprietà ecclesiastica nel regno di Sardegna e nel regno d'Italia, riproposto nel 1974 dalla Società editrice Il Mulino 17, e solo di recente sono apparsi alcuni studi che hanno iniziato ad affrontare questa problematica in aree geo-politiche limitate e con una prevalente angolatura rivolta a privilegiare la storia religiosa 18 o quella economica 19 . Ciò impone di seguire, nell'ambito del contesto urbano, le successive fasi di formazione e trasformazione di questi insediamenti ex conventuali e poi militari e delle complesse vicende legate ai tentativi messi in opera dalla Chiesa, in modo surrettizio prima della Conciliazione del 1929 e pienamente legale dopo tale data, per riacquistare la disponibilità degli immobili. Un tale studio implica però la necessità di una generale ricostruzione della antica proprietà immobiliare ecclesiastica, ora demaniale, comunale o privata e, con il contributo delle ricerche di storia urbanistica 20 , una analisi delle trasformazioni nella destinazione, comprese le modificazioni intervenute nelle strutture edilizie. L'operazione non si presenta facile perché il fenomeno è di ampia proporzione; ricordo, in proposito, un'amara riflessione riferita alla Sicilia: " Lo Stato unitario non crea nulla di bello e di buono per le sue istituzioni ma trasforma i conventi e i monasteri incamerati in scuole, caserme e uffici , 2 1 . Ma se da questo si può osservare il desolante specchio di una realtà meridionale - come pure il fatto che la localizzazione degli insediamenti militari non può che finire con l'essere casuale, legata come è all'utilizzo del pree- 17 A. C. ]EMOLO, La questione della proprietà ecclesiastica nel regno di Sardegna e nel regno d'Italia (1848-1888), Bologna 1974. 18 Cfr. S. TRAMONTIN, La legislazione eversiva del 1866-67 nelle Relationes ad limina del Patriarca di Venezia e le sue conseguenze praticbe nella diocesi, in " Pio IX "• 1987, n. 3, pp. 314-321; per la soppressione degli istituti religiosi operata dal governo napoleonico, vedi, con prevalente riferimento allo Stato Pontificio: C. A. NASELLI, La soppressione napoleonica delle corporazioni religiose. Contributo alla storia religiosa del primo Ottocento italiano (1 808-1814), Roma 1986. 19 Cfr. A. BoGGE-M. SIBONA, La vendita dell 'asse ecclesiastico in Piemonte dal 1867 al 1916 (Studi e ricerche di storia economica italiana nell'età del Risorgimento), Milano 1987. 2o Vedi: Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818, a cura di E. e F. PoLEGGI, Genova 1969. Nelle note che corredano la pubblicazione i curatori danno conto chiaramente dell'attuale destinazione di immobili, già edifici di culto prima della soppressione della Compagnia di Gesù e dei provvedimenti della Repubblica Ligure. 21 V. REGINA, Alcamo. Paesaggio urbano e rurale, Palermo 1986, p. 122. C'è da osservare che in Sicilia, dove non si erano verificate le alienazioni del periodo napoleonico, l'eversione dell'asse ecclesiastico del 1866-67 ebbe una portata enorme, detenendo l'isola quasi la metà di tutte le corporazioni religiose soppresse. Cfr. A. SINDONI, L 'eversione dell 'asse ecclesiastico, in AA.VV., Storia della Sicilia, vol. IX, Napoli-Palermo 1977; ora anche in: Cbiesa e società in Sicilia e nel Mezzogiorno. Secoli XVII-XX, Reggio Calabria 1984, p. 133. CHIESA E ESERCITO A GENOVA: PROPOSTE PER UNA RICERCA sistente - il rapporto conventi-caserme viene a costituire un aspetto non trascurabile del ruolo dell'esercito anche nel contesto genovese. A questo proposito si dovrà considerare anche l'impatto della soppressione della Compagnia di Gesù e di una più antica legislazione eversiva, quella scaturita dalla legge 18 ottobre 1798 della Repubblica ligure 22 , relativa alla soppressione e concentrazione delle corporazioni religiose; legislazione og getto anni orso no di interessanti studi, che _ c'è da augurarsi vengano ripresi 23. Sempre per fermarci alla città, richiamando alcuni esempi significativi ancor oggi facilmente identificabili, come il complesso di S. Ignazio, la casa per esercizi dei Gesuiti, attualmente sede del Distretto militare, il monastero di s. Leonardo (caserma Nino Bixio), la parte alta del convento di S. Agostino (prima caserma dei Carabinieri e ora sede del museo civico S. Agostino), il Circolo ufficiali, posto nell'ex chiesa di S. Vincenzo, il monastero di S. Teresa, oggi caserma della Guardia di Finanza, non si possono non immaginare le profonde ferite determinate nell'originario tessuto urbano a seguito delle ripetute soppressioni delle congregazioni religiose, come pure i mutamenti da ciò indotti. Mutamento di destinazione e conseguenti operazioni edilizie di intervento, ma anche aspetti di ordine sociale derivanti dalla necessità di provvedere ai poveri che si affidavano alla carità dei conventi e dalle diverse esigenze di monache claustrali rispetto a quelle di soldati di truppa; il tutto con il passaggio da un rapporto di profonda integrazione con la città nel caso delle istituzioni religiose a quello di una completa separazione del complesso militare dal quadro che lo ospita. Sistemi poi messi in atto dalle autorità ecclesiastiche per salvare il salvabile e far fronte ai problemi scaturiti dalla sistemazione dei religiosi e alla necessità di assicurare il loro mantenimento. Legato a queste espropriazioni è il problema della devoluzione e conseguente dispersione degli oggetti d'arte ma ad un tempo di culto e arredi sacri contenuti negli edifici. C'è poi un ulteriore passaggio che è quello relativo ai locali dismessi e al conseguente recupero del patrimonio storico edilizio; infatti, a seguito del già ricordato progressivo ridimensionamento della presenza di insediamenti militari, si è venuto a determinare lo sgombero di alcuni di questi 22 Cfr. c. PAOLOCCI, voce: Soppressioni. 1798 Repubblica ligure, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. VIII, col!. 1841-42, Roma 1988. . . 23 Il riferimento è alle ricerche di E. MARANTONIO SGUERZO, compendiate nel sagg1o: Un momento della politica ecclesiastica della Repubblica ligure: la legge 18 ottobre 1798 relativa alla soppressione e concentrazione delle Corporazioni religiose, in Università degli Studi di Genova. Annali della Facoltà di Scienze Politicbe, a. III (1975), pp. 277-347. 627
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stione della proprietà ecclesiastica nel regno di Sardegna e nel regno d'Italia,<br />
riproposto nel 1974 dalla Società editrice Il Mulino 17, e solo di recente<br />
sono apparsi alcuni studi che hanno iniziato ad affrontare questa problematica<br />
in aree geo-politiche limitate e con una prevalente angolatura rivolta a<br />
privilegiare la storia religiosa 18 o quella economica 19 .<br />
Ciò impone di seguire, nell'ambito del contesto urbano, le successive<br />
fasi di formazione e trasformazione di questi insediamenti ex conventuali<br />
e poi militari e delle complesse vicende legate ai tentativi messi in opera dalla<br />
Chiesa, in modo surrettizio prima della Conciliazione del 1929 e pienamente<br />
legale dopo tale data, per riacquistare la disponibilità degli immobili.<br />
Un tale studio implica però la necessità di una generale ricostruzione<br />
della antica proprietà immobiliare ecclesiastica, ora demaniale, comunale o<br />
privata e, con il contributo delle ricerche di storia urbanistica 20 , una analisi<br />
delle trasformazioni nella destinazione, comprese le modificazioni intervenute<br />
nelle strutture edilizie. L'operazione non si presenta facile perché il<br />
fenomeno è di ampia proporzione; ricordo, in proposito, un'amara riflessione<br />
riferita alla Sicilia: " Lo Stato unitario non crea nulla di bello e di buono<br />
per le sue istituzioni ma trasforma i conventi e i monasteri incamerati<br />
in scuole, caserme e uffici , 2 1 .<br />
Ma se da questo si può osservare il desolante specchio di una realtà meridionale<br />
- come pure il fatto che la localizzazione degli insediamenti militari<br />
non può che finire con l'essere casuale, legata come è all'utilizzo del pree-<br />
17 A. C. ]EMOLO, La questione della proprietà ecclesiastica nel regno di Sardegna<br />
e nel regno d'Italia (1848-1888), Bologna 1974.<br />
18 Cfr. S. TRAMONTIN, La legislazione eversiva del 1866-67 nelle Relationes ad limina<br />
del Patriarca di Venezia e le sue conseguenze praticbe nella diocesi, in " Pio IX "•<br />
1987, n. 3, pp. 314-321; per la soppressione degli istituti religiosi operata dal governo<br />
napoleonico, vedi, con prevalente riferimento allo Stato Pontificio: C. A. NASELLI, La soppressione<br />
napoleonica delle corporazioni religiose. Contributo alla storia religiosa del<br />
primo Ottocento italiano (1 808-1814), Roma 1986.<br />
19 Cfr. A. BoGGE-M. SIBONA, La vendita dell 'asse ecclesiastico in Piemonte dal 1867<br />
al 1916 (Studi e ricerche di storia economica italiana nell'età del Risorgimento), Milano<br />
1987.<br />
2o Vedi: Descrizione della <strong>città</strong> di Genova da un anonimo del 1818, a cura di E.<br />
e F. PoLEGGI, Genova 1969. Nelle note che corredano la pubblicazione i curatori danno<br />
conto chiaramente dell'attuale destinazione di immobili, già edifici di culto prima della<br />
soppressione della Compagnia di Gesù e dei provvedimenti della Repubblica Ligure.<br />
21 V. REGINA, Alcamo. Paesaggio urbano e rurale, Palermo 1986, p. 122. C'è da osservare<br />
che in Sicilia, dove non si erano verificate le alienazioni del periodo napoleonico,<br />
l'eversione dell'asse ecclesiastico del 1866-67 ebbe una portata enorme, detenendo<br />
l'isola quasi la metà di tutte le corporazioni religiose soppresse. Cfr. A. SINDONI, L 'eversione<br />
dell 'asse ecclesiastico, in AA.VV., Storia della Sicilia, vol. IX, Napoli-Palermo 1977;<br />
ora anche in: Cbiesa e società in Sicilia e nel Mezzogiorno. Secoli XVII-XX, Reggio Calabria<br />
1984, p. 133.<br />
CHIESA E ESERCITO A GENOVA: PROPOSTE PER UNA RICERCA<br />
sistente - il rapporto conventi-caserme viene a costituire un aspetto non<br />
trascurabile del ruolo dell'<strong>esercito</strong> anche nel contesto genovese.<br />
A questo proposito si dovrà considerare anche l'impatto della soppressione<br />
della Compagnia di Gesù e di una più antica legislazione eversiva, quella<br />
scaturita dalla legge 18 ottobre 1798 della Repubblica ligure 22 , relativa alla<br />
soppressione e concentrazione delle corporazioni religiose; legislazione og<br />
getto <strong>anni</strong> orso no di interessanti studi, che _ c'è da augurarsi vengano<br />
ripresi 23.<br />
Sempre per fermarci alla <strong>città</strong>, richiamando alcuni esempi significativi<br />
ancor oggi facilmente identificabili, come il complesso di S. Ignazio, la casa<br />
per esercizi dei Gesuiti, attualmente sede del Distretto militare, il monastero<br />
di s. Leonardo (caserma Nino Bixio), la parte alta del convento di S. Agostino<br />
(prima caserma dei Carabinieri e ora sede del museo civico S. Agostino),<br />
il Circolo ufficiali, posto nell'ex chiesa di S. Vincenzo, il monastero di S.<br />
Teresa, oggi caserma della Guardia di Finanza, non si possono non immaginare<br />
le profonde ferite determinate nell'originario tessuto urbano a seguito<br />
delle ripetute soppressioni delle congregazioni religiose, come pure i mutamenti<br />
da ciò indotti. Mutamento di destinazione e conseguenti operazioni<br />
edilizie di intervento, ma anche aspetti di ordine sociale derivanti dalla necessità<br />
di provvedere ai poveri che si affidavano alla carità dei conventi e<br />
dalle diverse esigenze di monache claustrali rispetto a quelle di soldati di<br />
truppa; il tutto con il passaggio da un rapporto di profonda integrazione con<br />
la <strong>città</strong> nel caso delle istituzioni religiose a quello di una completa separazione<br />
del complesso militare dal quadro che lo ospita.<br />
Sistemi poi messi in atto dalle autorità ecclesiastiche per salvare il salvabile<br />
e far fronte ai problemi scaturiti dalla sistemazione dei religiosi e alla<br />
necessità di assicurare il loro mantenimento. Legato a queste espropriazioni<br />
è il problema della devoluzione e conseguente dispersione degli oggetti d'arte<br />
ma ad un tempo di culto e arredi sacri contenuti negli edifici.<br />
C'è poi un ulteriore passaggio che è quello relativo ai locali dismessi<br />
e al conseguente recupero del patrimonio storico edilizio; infatti, a seguito<br />
del già ricordato progressivo ridimensionamento della presenza di insediamenti<br />
militari, si è venuto a determinare lo sgombero di alcuni di questi<br />
22 Cfr. c. PAOLOCCI, voce: Soppressioni. 1798 Repubblica ligure, in Dizionario degli<br />
Istituti di Perfezione, vol. VIII, col!. 1841-42, Roma 1988.<br />
. .<br />
23 Il riferimento è alle ricerche di E. MARANTONIO SGUERZO, compendiate nel sagg1o:<br />
Un momento della politica ecclesiastica della Repubblica ligure: la legge 18 ottobre 1798<br />
relativa alla soppressione e concentrazione delle Corporazioni religiose, in Università<br />
degli Studi di Genova. Annali della Facoltà di Scienze Politicbe, a. III (1975), pp. 277-347.<br />
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