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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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594 ROBERTO MOROZZO DELLA ROCCA<br />

to, incluso l'<strong>esercito</strong>. Già la soppressione di cappellani militari e di un'assi­<br />

stenza religiosa ai militari non era mai stata accettata senza proteste e rim­<br />

pianti, sia per i riflessi pastorali della vicenda, sia perché in definitiva si cre­<br />

deva al valore dell'<strong>esercito</strong> come istituzione a sé stante, che meritava di essere<br />

permeata di valori religiosi a prescindere dal colore delle sue bandiere.<br />

Nella crisi di fine secolo l'<strong>esercito</strong> appare poi a non pochi cattolici come un<br />

baluardo dell'ordine, un argine al sovversivismo socialista, malgrado a momenti<br />

la repressione di cui è artefice sia rivolta contro lo stesso movimento<br />

cattolico. In età giolittiana l'<strong>esercito</strong> sarà volentieri osservato nelle sfere cat­<br />

toliche più ufficiali come un indispensabile elemento di stabilità sociale.<br />

L'" Osservatore Romano " commenta aspramente nel marzo del l907 un decreto<br />

del ministro della Guerra che aveva introdotto disposizioni restrittive<br />

per gli onori che i soldati avrebbero dovuto rendere ai sacramenti:<br />

" L'<strong>esercito</strong> ufficialmente ateo [ . .. ] in forza del decreto ultimo ministeriale,<br />

messo al bando da ogni educazione cristiana, non per questo conquisterà<br />

le simpatie dei socialisti e sarà sempre più esposto a subire l'efficacia della<br />

propaganda antiautoritaria: ché anche nei soldati meno dediti ai doveri religiosi<br />

e alla riverenza verso Cristo, si svolge facilmente il raziocinio di non essere<br />

tenuti a rispettare i superiori della milizia né la disciplina comandata a norma<br />

di uomini, se questi superiori e questi uomini vietano il rispetto e gli atti<br />

di ossequio a Cristo 3 , 9.<br />

Dalla fiducia in un <strong>esercito</strong> fondato sul riconoscimento dei valori religiosi,<br />

o meglio dalla fiducia nell'idea militare dalla quale si invoca che non<br />

venga tenuta separata la religione, si sarebbe gradualmente passati ad una<br />

parziale accettazione da parte cattolica di concezioni nazionaliste e a certi<br />

entusiasmi bellici del 1911, peraltro assai meno estesi di quanto si sia talora<br />

scritto 40. Non mi soffermo sul rapporto tra cattolici e nazionalismo. Piuttosto<br />

vorrei sottolineare come l'<strong>esercito</strong> e l'idea militare siano per la mentalità<br />

d'ordine di molti cattolici, e per gli stessi intransigenti che rifiutano tenacemente<br />

lo Stato unitario, un valore in sé, tale da giustificare il loro interessamento<br />

e la loro partecipazione alle vicende militari. È indicativo che<br />

a Roma un foglio che si regge letteralmente sulla nostalgia per l'antico regime,<br />

" La Fedeltà ,, organo ufficiale della " Società dei Reduci delle batt<strong>agli</strong>e<br />

3 9 Un decreto del Ministro della Guerra, " Osservatore Romano "• l marzo 1907,<br />

citato in L. GANAPINI, Il nazionalismo cattolico. I cattolici e la politica estera in Italia<br />

dal 1871 al 1914, Bari 1970, p. 156.<br />

40 È quanto dimostra pure l'analisi di Francesco Malgeri nel suo, La guerra libica<br />

(191 1-1912), Roma 1970, pp. 236-254.<br />

CHIESA ED ESERCITO: IL CASO DI ROMA (1895-1910) 595<br />

in difesa del Papato " ovvero degli ex soldati pontifici, sempre rigorosamente<br />

intransigente, osservi nei primi <strong>anni</strong> del '900 i problemi dell'<strong>esercito</strong> italiano<br />

manifestando una certa attenzione tecnica e rivendicando la necessità<br />

di un'assistenza religiosa per renderlo più forte e valoroso, del tutto a prescindere<br />

dal fatto che si tratta dell'espressione più concreta e visibile dello<br />

Stato e della nazione che si rifiutano. " La Fedeltà ,, come la gran parte della<br />

stampa cattolica, si sofferma spesso su episodi che dimostrano l'utilità della<br />

religione per il valor militare, indipendentemente dai contesti e dalle latitudini.<br />

L'<strong>esercito</strong> olandese, quello tedesco o quello inglese ma anche quello<br />

piemontese (oltre naturalmente a quello pontificio) sono indifferentemente<br />

portati ad esempio e lodati per lo spazio concesso alle pratiche religiose in<br />

diversi momenti , così come si ama far memoria di soldati credenti distintisi<br />

nella storia ( e qui l'aneddotica diffusa anche su altri fogli cattolici ad esempio<br />

intorno a Pietro Micca) 41 .<br />

Certamente l'<strong>esercito</strong> italiano non è presentato da " La Fedeltà " come<br />

un modello, ma neppure si esclude che lo possa divenire a breve termine.<br />

Il suo legame con l'aborrito Stato liberale non costituisce infatti un impedimento<br />

decisivo. L'<strong>esercito</strong> e, con il passare degli <strong>anni</strong> dalla breccia di Porta<br />

Pia, anche il patriottismo, meritano cioè di essere sostenuti a prescindere<br />

dal potere politico che governa la nazione e che informa di sé l'ideologia<br />

militare e patriottica.<br />

In questo senso i ricreatori cattolici per i soldati, di Roma o di altre <strong>città</strong><br />

italiane, pur sviluppandosi disordinatamente al di fuori di una linea concordata<br />

tra le gerarchie ecclesiastiche, erano stati l'espressione per così dire spontanea<br />

di un certo fascino che l'istituzione militare aveva fra i cattolici, oltre<br />

che di una pur determinante preoccupazione di garantire un servizio religioso<br />

a chi non ne disponeva. Nel microcosmo militare virtù cristiane o proclamate<br />

tali, come la sottomissione, l'obbedienza, il sacrificio, la pazienza,<br />

non trovavano forse una loro compiuta esaltazione? E l'<strong>esercito</strong> non era un<br />

modello di esercizio dell'autorità ben diverso d<strong>agli</strong> Stati e dalle società dei<br />

" nuovi regimi " liberali? Era pertanto con legittimo orgoglio che anche delle<br />

recenti campagne d'Africa i giornali cattolici mettevano in rilievo i soldati<br />

credenti caduti sul campo oppure vantavano la fede di « eroi cristiani " come<br />

il maggiore Toselli. Si ricordava che questi valorosi avevano imparato<br />

nelle chiese e nei ricreatori cattolici ad amare l'<strong>esercito</strong> e la patria, senza per-<br />

41 Si vedano ad esempio L 'idea religiosa e l'Esercito, " La Fedeltà "• 20 febbraio<br />

1906; La religione nell '<strong>esercito</strong>, ibidem, 20 maggio 1906; Pietro Micca, ossia Religione<br />

e Patria, ibidem, 20 settembre 1906; I cappellani nell'<strong>esercito</strong>, ibidem, 15 giugno 1908;<br />

Soldati che pregano, ibidem, 15 dicembre 1908.

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