esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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580 BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA Significativo del nuovo atteggiamento è un articolo di Bonarelli-Modena comparso nel '16 sulla « Rivista sperimentale di freniatria , : « È ormai noto a quante sorprese e a quante lacune si siano trovati di fronte i neurologi all'inizio della guerra nell'esaminare i feriti e i malati di sistema nervoso, reduci dal grande conflitto, e come sia stato ad essi necessario estendere le indagini e le analisi a campi inesplorati e insospettati, ed approfondire le insufficienti cognizioni per districare gli interessanti problemi della neurologia di guerra. Questa scienza d'attualità, dapprima titubante e vacillante ha anche avuto i suoi passi falsi e le sue delusioni, e si trova ancora davanti a una quantità considerevole di ostacoli , 48. Gli interventi non erano univoci, ma testimoniavano comunque una revisione da parte di alcuni alienisti dei concetti di predisposizione, degenerazione, adattamento; fra i più fermi assertori della patogenicità della guerra era Cazzamalli, sulla base dell'analisi di circa seimila soldati in cura presso l'équipe dei consulenti psichiatrici della III Armata, diretta dal professar Bianchi. In polemica col medico francese Régis, ad esempio, egli affermava che: « i predisposés émotifs di Régis sono una creazione un po ' vaga, a mio avviso. Impressionabili, nervosi, a volte persino dei neuropatici, secondo l'A. Ma antecedentemente alla guerra? Ché il conflitto usurante di questa guerra crea, pur sul terreno più sano, impressionabilità, nervosismo, ed anche - bisogna francamente asserirlo - neuropatie. Né si opponga il fatto che di fronte ad eguali stimoli solo pochi individui - relativamente - reagiscono in modo psichicamente morboso. Non si deve mai obliare che pur nella normalità esistono confini amplissimi di estensione della resistenza indiyiduale fisica e ancor più psichica, oltre il notevole limite della quale si insedia la disfunzione ,, 49. Lentamente i sentimenti a lungo descritti come sintomo inconfutabile di anomalia acquistavano così il volto delle emozioni reali e pressanti dei soldati al fronte; la perdita della ragione e del controllo di sé trovava la propria ragion d'essere nella fatica, nella nostalgia, nell'angoscia di morte, ben note a chi abbia letto anche solo un diario o un epistolario di combattenti. Il lento modificarsi degli atteggiamenti di una parte del mondo medico era indubbiamente segnato dalla guerra, ma era anche e soprattutto il segno di una crisi dei valori e dei modelli positivisti che avevano per anni alimentato studi e ricerche, e a cui la grande guerra aveva non poco contribuito. 4 s G. BONARELLI MoDENA, Neurologia di guerra in Francia, in « Rivista sperimentale ", cit., 1916, p. 279. 49 F. CAZZAMALLI, Il delirio sensoriale di guerra, in « Rivista sperimentale "• cit., 1919, p. 118. ROBERTO MOROZZO DELLA ROCCA CHIESA ED ESERCITO: IL CASO DI ROMA (1895-1910) Il rapporto che si crea a Roma tra la Chiesa e le istituzioni militari dopo l'unità italiana, se pure riflette come altrove l'evolversi delle relazioni tra i cattolici e lo Stato liberale, è condizionato in modo particolare della questione romana. È questo un dato pressoché ovvio. La presenza dei militari del nuovo Stato italiano ha un significato ben diverso per il papa ed il suo cardinal vicario da quello che può avere per l'arcivescovo di Torino oppure per l'arcivescovo di Napoli. A Roma, l'esercito sabaudo rappresenta l'espressione più chiara agli occhi dei partigiani del potere temporale del sopruso fatto al papa nel 1870. n commissario di Borgo, Manfroni, riporta nelle sue memorie qualche incidente accaduto nei primi anni di Roma capitale fra truppe italiane e guardie pontificie, benché queste ultime avessero cura di restare chiuse nel perimetro vaticano, nonché qualche spiacevole episodio occorso fra prelati vaticani e soldati italiani per le vie di Roma 1 . L'esercito italiano non era per la Santa Sede solo il simbolo di un oltraggio subito: caserme ed alloggi dei militari erano stati ricavati a Roma essenzialmente in edifici espropriati alla Chiesa. Gli archivi capitolini forniscono ampie indicazioni sugli accantonamenti militari in conventi e monasteri, prima che sul finire dell'SOO la costruzione di grandi caserme nel nuovo quartiere di Prati e presso il Castro Pretorio fosse ultimata 2, favorendo lo sgombero di almeno qualcuna delle ex proprietà ecclesiastiche. 1 Cfr. Sulla soglia del Vaticano 1870-1901. Dalle Memorie di Giuseppe Manjroni, a cura del figlio Camillo, Bologna 1920, 2 voli., t. I sul 1870-1878, passim, ma in particolare pp. 147-149 e 167-170. 2 Si veda I. INSOLERA, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica 1870-1970, Torino 1976 6, pp. 46 e 57-58. Negli archivi capitolini si vedano, nei verbali della . Ginta municipale conservati a partire dal 1871, i frequenti cenni a vice? de conceen:t edtflci già di proprietà ecclesiastica adibiti a caserme o ad alloggto dt reparti mtlltan.
582 ROBERTO MOROZZO DELLA ROCCA Se la sistemazione materiale connotava le truppe italiane in senso ostile alla Chiesa e faceva ancor più rimarcare il carattere di
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