esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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572 BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA<br />
ghesia, " déclassés degli impieghi e delle scuole "• che sceglievano il servìzio<br />
in cavalleria e nelle grandi <strong>città</strong>, « per meglio figurare, e di essi non pochi<br />
degenerati od ereditarii di sifilitici o di alcoolizzati, di isterici o di alienati<br />
( . .. ) che nulla appresero nelle scuole, male si comportarono in famiglia,<br />
spesso ospiti delle case di correzione, e che i parenti credono poter raddrizzare<br />
col rigore della disciplina militare "· Meno preoccupazioni destava invece<br />
il comportamento dei ceti rurali, più fermi nel portare avanti gli impegni<br />
assunti e più remissivi nei confronti della vita militare; rari erano quindi<br />
i contadini che si arruolavano volontari, facendo una scelta considerata segno<br />
di irrequietezza interiore e, come si è visto, di anormalità29.<br />
I contadini erano poi - per ammissione di Livi, l'autore dell'Antropometria<br />
militare, notissima in quegli <strong>anni</strong> - fra le categorie socio-professionali<br />
che traevano maggior vantaggio dal periodo trascorso in caserma. I giovani<br />
provenienti dalle aree rurali - a differenza dei loro coetanei studenti - aumentavano<br />
di statura durante il periodo di leva, a causa del vitto e delle condizioniigieniche<br />
migliori, della vita complessivamente meno faticosa, a riprova<br />
del fatto che, secondo la valutazione ottimistica dell'autore, " la vita<br />
militare, lungi dall'essere di danno alla salute del giovane italiano, ne favorisce,<br />
migliora e completa meglio lo sviluppo '' · Quanto più le condizioni di<br />
partenza erano disperate, quindi, tanto più era possibile valorizzare i benefici<br />
offerti dall'<strong>esercito</strong>. Fra i meno favoriti in partenza, ad esempio, sarti, calzolai<br />
e barbieri, al di sotto della media per statura, peso e perimetro toracico,<br />
« poiché niuna professione manuale si compie in peggiori condizioni igieniche<br />
ed inoltre a queste professioni si dedicano ordinariamente le persone<br />
più gracili , 30. Testimonianze di questo genere non sono d'altronde isolate<br />
se si pensa alla frequenza con cui psichiatri e antropologi !ambrosiani segnalavano,<br />
come ulteriore segno di degenerazione, l'indifferenza con cui molti<br />
delinquenti poveri accettavano la realtà carceraria, giungendo addirittura<br />
a preferirla alle privazioni della loro vita precedente. Se, dunque, le reclute<br />
potevano trarre giovamento sia sul piano fisico che su quello morale dalla<br />
vita di caserma, chi non vhiusciva dava in realtà prova della propria anormalità.<br />
Pur nei limiti che si riconoscevano alle singole realtà effettive, il servizio<br />
militare restava, nell'ideologia della grande maggioranza degli autori,<br />
« un vero saggio delle attitudini mentali (intellettuali e morali) dell'individuo<br />
, 31 proprio per le sue caratteristiche di rigidità, di disciplina, per il dis-<br />
29 P. CONSIGLIO, Studi, cit., I, p. 371 sgg.<br />
30 BORMANS, Questioni del giorno. Antropometria militare, in « Rivista d'igiene "•<br />
cit., 1906, pp. 333-335.<br />
31 G. VIDON!, A proposito della " redenzione dei condannati » mediante la guerra,<br />
in « Archivio "• cit., 1917, pp. 411-412.<br />
PROPOSTE PER UNA GESTIONE SCIENTIFICA DELL'ESERCITO 573<br />
solversi dell'individualità nello spirito di corpo e per il doloroso ma proficuo<br />
sforzo di volontà su se stesse che imponeva alle reclute.<br />
L'accento posto dai freniatri sulla volontà di adattamento - che è quel<br />
la che può scattare solo nel soldato normale, cosi come nel normale cittadi<br />
no - è una notazione nuova rispetto ai precedenti ottocenteschi e anche<br />
alla spersonalizzazione teorizzata da Gemelli. Sulla scia di Lombroso, Consi<br />
glio definiva 1'211omalia andava elaborando un