esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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568 BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA a conoscenza delle teorie lombrosiane sulla rilevanza dell'epilessia quale segno pericolosissimo di degenerazione, finse un accesso in seguito al rimprovero ingiusto del capitano, affermando poi di non ricordarsi se aveva compiuto atti violenti contro di lui. Ma per sua sfortuna solo la madre, interroga c ta dai carabinieri, confermava la malattia, mentre parenti, conoscenti e amici lo ricordavano sempre sano e robusto. Del resto le sue condizioni fisiche al momento dell'entrata risultavano buone, unico elemento di rilievo essendo un « bellissimo tatuaggio nella regione ipogastrica destra rappresentante il generale Lamarmora »18• Di« aspetto floridissimo ,, risultava all'ingresso in manicomio anche un altro fante simulatore, trasferito dall'ospedale militare a causa di « accessi di vertigini " accompagnati da « parole strane " dopo i quali, però, la situazione sembrava essersi completamente normalizzata. Nei due mesi trascorsi a Collegno gli psichiatri annotavano un decorso della malattia caratterizzato da assenza di disturbi mentali, piena coscienza del proprio stato e calma. Neppure un fatto clamoroso avvenuto in ospedale giovò al riconoscimento di una presunta alterazione mentale, risultando anzi elemento determinante per lo smascheramento della simulazione e la riconsegna del soldato all'autorità militare: « dietro esibizione di 6 soldi " si era infatti
570 BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA Il valore educativo dell'esercito « scuola di uomini e di cittadini oltre che di soldati ,, come lo definiva Consiglio 2\ era sostenuto anche da medici psichiatri e giuristi. Fra i più partecipi al dibattito a Torino, l'avvocato Carlo Lanza, impegnato sul fronte della prevenzione delle tendenze criminali « rivelate nel mondo borghese dai minorenni dell'oggi che sono i soldati del domani ". Secondo il giurista, l'opera educativa della famiglia, molto spesso vanificata dalla « bancarotta morale dei genitori " contro i quali egli chiedeva severe misure, andava supportata introducendo nell'esercito « una pedagogia scientifica, correttiva ed individualizzata, come mezzo complementare di prevenzione della criminalità militare "· Gli ufficiali, specialmente, «giovani e freschi di studi e ancor pieni di entusiasmo " sembravano i più idonei a ricoprire tale funzione, « con tenue spesa e con largo rendimento " 25• Pur nel generale elogio dei modelli della vita militare, fin dagli anni '80 si levavano però -come si è detto - voci che evidenziavano le molte contraddizioni messe in luce dagli studi sulle condizioni effettive dell'esercito italiano. Proprio perché i valori militari rappresentavano un punto di riferimento culturale essenziale per i gruppi sociali egemoni (non soltanto come modello di ordine e gerarchia, ma anche quali strumenti di integrazione fra le tante Italie, posto che l'esercito aveva costituito uno dei veicoli principali della piemontesizzazione), gli osservatori più attenti registravano con preoccupazione crescente lo scollamento fra quello che l'esercito significava idealmente, a livello di prestigio interno e internazionale, e la realtà concreta, fatta di dati molto meno univoci e confortanti. Da un lato si segnalava l'incisiva presenza di omicidi involontari, oziosità, furti semplici e qualificati, « con una prevalenza sempre maggiore quanto più dal soldato si sale ai gradi superiori ,, tanto da far affermare a Lombroso l'esistenza della figura, fino a quel momento non considerata, del reo nato militare 26. Se l'« Archivio di psichiatria " non appoggiava in pieno le tesi più radicali, che definivano il militarismo una > , facendo riferimento alle caratteristiche del soldato di professione:
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