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31.05.2013 Views

564 BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA mente negativo sia sul piano più specificamente psichiatrico, sia su quello sanitario, che rimandava al più generale problema dello stato di salute della popolazione povera, il più delle volte messo in luce proprio al momento della visita di leva. Una situazione che doveva rimbalzare anche in sede di dibattito parlamentare, seguito con attenzione nel corso degli anni da un'altra importante rivista torinese del periodo, la « Rivista d'igiene e sanità pubblica ,, diretta da due figure eminenti della medicina italiana, quali Pagliano e Bizzozero. Nella seduta del 13 giugno 1909, ad esempio, il deputato socialista Badaloni sottolineava polemicamente come « il numero dei riformati per gracilità, per malattia e per imperfezioni fisiche fosse venuto spaventosamente crescendo di anno in anno " dimostrando le pessime condizioni di salute dei giovani italiani, la grande morbilità del nostro esercito e l'incompetenza e la superficialità dei medici militari. L'aumento delle riforme era reso ancor più grave dalla constatazione del progressivo attenuarsi dei requisiti richiesti dai regolamenti militari, i quali, dopo gli ultimi deprimenti risultati delle riforme della leva del 1906, erano giunti a escludere dall'esercito « soltanto coloro che risultassero inabili in modo permanente ed assoluto »7. Fra le varie malattie che costituivano un vero e proprio flagello, spicca in questi anni la tubercolosi per l'altissimo pericolo di contagio che la presenza di reclute tubercolotiche comportava. In più occasioni la « Rivista d'igiene » si fece portavoce di appelli alle autorità e ai colleghi militari perché le visite venissero effettuate con rigore e tenendo conto dei certificati d'accompagnamento dei medici civili, troppo spesso trascurati 8. Ma era - come si è accennato - soprattutto il versante antropologico e psichiatrico quello che destava l'allarme più vivo. I reti che - secondo la testimonianza di Ottolenghi, altro significativo esponente dell'entourage lombrosiano - gli stessi soldati definivano « misdeati ,,, a riprova del terrore serpeggiante nelle caserme, erano ormai oggetto di riflessione costante e di premonizione di più gravi mali futuri da parte di molti. Lombroso, Morselli, il primario del manicomio di Collegno Antonio Marro, il già ricordato Frigerio, Brancaleone-Ribaudo, Roncoroni, Cognetti De Martiis con uno studio sul marinaio epilettico e la delinquenza militare edito dalla casa editrice Bocca di Torino 9, attivissima in quegli anni nel diffondere le nuove tema- 7 Questione del giorno. L 'Igiene e la Sanità Pubblica in Parlamento, in « Rivista d'igiene e sanità pubblica "• 1909, pp. 754 sgg. 8 F. MAFFI, Questioni del giorno. Per la riforma delle reclute tubercolose, in « Rivista d'igiene ,, cit., 1913, pp. 312, 315. 9 L. COGNETTI DE MARTIIS, Il marinaio epilettico e la delinquenza militare, Torino, Bocca, 1896. PROPOSTE PER UNA GESTIONE SCIENTIFICA DELL'ESERCITO 565 tiche della scuola antropologico-giuridica, e numerosi altri studiosi, legati più o meno direttamente alla figura e all'insegnamento di Lombroso, con­ cordavano senza esitazioni sul fatto che fra le cause principali della delin­ quenza militare fosse da annoverarsi la presenza di delinquenti nati e di epi­ lettici " palesi o latenti ''· Il solo Ottolenghi aveva raccolto 265 casi tratti da processi criminali. Costoro, oltre a contagiare gli altri, non solo non ricava­ vano alcun frutto dalla vita in caserma, _ma potvano addirittura peggiorare le loro inclinazioni. A titolo esemplificativo, Ottolenghi descriveva un giovane " tipo precocissimo al reato, vero pazzo morale, che da ragazzo, nel Collegio militare, dimostra le sue tendenze al male, ancora più esaltate. Morsica, per esempio, ad un dito un ufficiale che lo ammonisce; lavorando in tipografia, distrugge i caratteri, che disperde; nella litografia rovina le pietre con acido solforico; passa i due terzi del tempo in prigione. Tutto ciò prima di 14 anni, alla quale età si arruola nella marina militare, ove tiene un contegno peggiore ancora sia nei RR. Equipaggi, sia nella Compagnia di disciplina, sia nei Distretti militari; onde, di 2800 giorni, ne passa 1500 in carcere; quattro volte è giudicato dal Tribunale Militare per infrazione disciplinare, una volta recentemente per imputazione di furto, che non può essere provata. Ed ora non ha che 22 anni ed ha ingegno. Si attende evidentemente a radiarlo dall'esercito che abbia compiuto qualche più grave reato " 10• L'analisi più sistematica e ricca di dati, condotta in questi anni sulla figura del militare delinquente, è però quella del docente di psichiatria dell'Università di Palermo, Brancaleone Ribaudo, ricordata infatti da Lambroso e Roncoroni come " un vero monumento della vitalità della nuova Scuola d'antropologia criminale ,, 11• Partendo dallo studio di giovani già selezionati durante la visita di leva e quindi teoricamente esenti dai « caratteri più perversi , e dalle anomalie più evidenti, l'autore aveva invece dovuto riscontrare la copiosa presenza di delinquenti nati, dei quali aveva fissato i tratti degenerativi per facilitare l'individuazione, da parte dei medici militari, dei soldati " psichicamente inidonei alla vita collettiva del militarismo ,, 12. Brancaleone Ribaudo non mancava di far rilevare le responsabilità del sistema di vita vigente nelle caserme italiane: un gran numero di delinquenti d'occasione si iniziava al crimine proprio durante il servizio militare, a causa delle troppe ore passate in ozio, dell'alcolismo, che attirava anche i meno predi- 10 S. OTTOLENGHI, I delinquenti nell 'esercito studiati in 265 processi criminali, in "Archivio "• cit., 1897, pp. 346-49. I l Recensione di C. LOMBROSO e L. RONCORONI a P. BRANCALEONE RIBAUDO, Studio antropologico del militare delinquente, Palermo, Fiore, 1893, in "Archivio "• cit., 1894, pp. 483-86. 12 P. BRANCALEONE RIBAUDO, Studio antropologico, cit., pp. IX-X.

566 BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA sposti, della corruzione da parte delle reclute omosessuali, della facilità al furto, della disciplina e della difficoltà di adeguamento a condizioni di vita così radicalmente diverse da quelle precedenti. Di qui il dato allarmante del prevalere della criminalità militare su quella comune, con un aumento dei reati nell'esercito così accentuato da " consigliare la soppressione della pubblicazione delle statistiche criminali "· Al di là di queste considerazioni, il fattore antropologico si imponeva comunque come l'elemento decisivo nello spingere " fatalmente e coattivamente all'azione delittuosa "· Il confronto degli oltre 600 militari esaminati permetteva allo psichiatra di confermare la tipologia del delinquente lombrosiano: di statura pressoché uguale ai loro commilitoni normali, i soldati delinquenti li superavano però per il peso, l'apertura delle braccia, la lunghezza della mano (specialmente nei rei contro la proprietà), l'altezza della faccia, il diametro bimascellare. L'ambito toracico era invece inferiore, così come la fronte era più stretta e bassa. Altri tratti salienti erano i capelli folti e neri, la barba rada, le orecchie ad ansa, il mancinismo, la presenza di tatuaggi, verificata più frequentemente fra i disertori e gli insubordinati che fra i ladri. Tra i " caratteri speciali " dei primi, figuravano anche l'epilessia, la claustrofobia, l'automatismo ambulatorio. L'analisi dell'elemento psichico metteva in luce la frequenza del disequilibrio delle facoltà mentali, la scarsa intelligenza, le " illusioni della memoria >>, le " aberrazioni del sentimento ,,, la " mancanza o il pervertimento del senso morale ,,, l'indifferenza di fronte al proprio benessere e alle proprie sventure, la mancanza di una vera passione per la donna, la precocità nella masturbazione e nei rapporti sessuali, la sodomia, l'avversione al lavoro, la passione per l'alcool 13. Tanto gli elementi somatici quanto quelli psichici traevano la loro origine e il loro cemento nelle leggi dell'ereditarietà e dell'atavismo fissate dalla scuola lombrosiana. Tutti questi dati ritornano puntualmente nella trattatistica psichiatrica e nelle cartelle cliniche dei ricoverati nelle istituzioni manicomiali di tutta Italia e particolarmente nelle situazioni in cui il discorso lombrosiano aveva attecchito maggiormente. A Torino tale legame risulta evidentemente molto stretto, come testimoniano i documenti di ricovero della succursale del Regio Manicomio, a Collegno 14. In questi anni vi giun- 13 Cfr. recensione di C. LOMBROSO e L. RONCONI a P. BRANCALEONE RIBAUDO, Studio antropologico, cit., pp. 484-86. 14 La documentazione presa in esame relativa al periodo 1880-1918 - si trova nell'Archivio degli ex Ospedali Psichiatrici di Torino (d'ora in avanti A.OO.PP.), conservato nella sede della succursale, a Collegno. PROPOSTE PER UNA GESTIONE SCIENTIFICA DELL'ESERCITO 567 gevano militari provenienti da tutta la penisola, in una percentuale non particolarmente significativa rispetto ad altre categorie di ricoverati; la loro presenza si farà invece massiccia durante la grande guerra, come si rileverà più oltre. Le cartelle prevedevano tre tipi di cause della malattia: predisponenti, fisiche e morali (definite sociali dopo i primi anni del nuovo secolo), con una sovrapposizione di piani d'analisi che molto spesso tradiva la mescolanza di fattori biologici e di giudizi etici, tipica dell'approccio di Lombroso al problema della devianza. L'ereditarietà è comunque un dato costante fra le notizie anamnestiche: nelle storie di soldati internati si ritrovano di frequente parenti più o meno prossimi morti in manicomio, alienati, nevropatici, epilettici, alcolisti oppure " di condotta immorale >>, o ancora « malaticci e irritabili ,,, come la madre di un soldato di Foggia, ricoverato nel '93 in seguito a violenti attacchi epilettici 15. Ma era la vita di caserma che il più delle volte faceva esplodere la patologia mentale risultando una delle " cause morali ,, di alienazione più significative. Numerosi erano i casi di soldati terrorizzati dai rimproveri e dalle punizioni dei superiori. Alcuni esempi: nell'aprile del l902 viene ricoverato un caporale del 23 o fanteria diagnosticato come lipemaniaco; il suo stato mentale al momento dell'ingresso in manicomio viene definito " depresso con ansia ''· Fra gli atti che avevano determinato il ricovero si sottolineavano le " idee dì indegnità ,, l'incoerenza dell'espressione, le allucinazioni uditive, il fatto che, essendo tamburino del reggimento, confondeva i segnali militari tanto da aver dato la sveglia al suono del silenzio. Egli stesso affermava di sentirsi " incapace di far ulteriormente il caporale tamburino ,, e di temere la condanna al carcere, « che lo volessero fucilare perché si era dato ammalato alla visita medica ,, 16. Un altro soldato, dconsegnato all'autorità militare dopo soli due mesi dì ricovero, nel luglio 1903, aveva reagito in modo impulsivo alla reclusione nella prigione del reggimento, dove prestava servizio da 27 mesi senza esser mai stato punito: « rimase talmente addolorato, perché egli riteneva il rimprovero ingiusto, che forse diede al suo capitano qualche risposta non conforme alle regole dell'educazione e della disciplina ''· In prigione diede in escandescenze, minacce e grida, in ospedale militare ruppe i vetri e strappò le lenzuola 17. Non mancavano i simulatori, regolarmente rispediti in caserma dopo il mese di osservazione, come il soldato Francesco Di Noia che, quasi fosse 15 A.OO.PP., Tabella nosograjica: Danesi Giusto, l o ricovero: 2 luglio 1893. 16 A.OO.PP., Tabella nosograjica: Garon Raimondo, l o ricovero: 29 aprile 1902 . 1 7 A.OO.PP., Tabella nosograjica: Patrina Salvatore, l o ricovero: 26 maggio 1903.

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sposti, della corruzione da parte delle reclute omosessuali, della facilità al<br />

furto, della disciplina e della difficoltà di adeguamento a condizioni di vita<br />

così radicalmente diverse da quelle precedenti.<br />

Di qui il dato allarmante del prevalere della criminalità militare su quella<br />

comune, con un aumento dei reati nell'<strong>esercito</strong> così accentuato da " consigliare<br />

la soppressione della pubblicazione delle statistiche criminali "· Al<br />

di là di queste considerazioni, il fattore antropologico si imponeva comunque<br />

come l'elemento decisivo nello spingere " fatalmente e coattivamente<br />

all'azione delittuosa "· Il confronto degli oltre 600 militari esaminati permetteva<br />

allo psichiatra di confermare la tipologia del delinquente lombrosiano:<br />

di statura pressoché uguale ai loro commilitoni normali, i soldati delinquenti<br />

li superavano però per il peso, l'apertura delle braccia, la lunghezza della<br />

mano (specialmente nei rei contro la proprietà), l'altezza della faccia, il diametro<br />

bimascellare. L'ambito toracico era invece inferiore, così come la fronte<br />

era più stretta e bassa. Altri tratti salienti erano i capelli folti e neri, la barba<br />

rada, le orecchie ad ansa, il mancinismo, la presenza di tatuaggi, verificata<br />

più frequentemente fra i disertori e gli insubordinati che fra i ladri. Tra i " caratteri<br />

speciali " dei primi, figuravano anche l'epilessia, la claustrofobia, l'automatismo<br />

ambulatorio.<br />

L'analisi dell'elemento psichico metteva in luce la frequenza del disequilibrio<br />

delle facoltà mentali, la scarsa intelligenza, le " illusioni della memoria<br />

>>, le " aberrazioni del sentimento ,,, la " mancanza o il pervertimento<br />

del senso morale ,,, l'indifferenza di fronte al proprio benessere e alle proprie<br />

sventure, la mancanza di una vera passione per la donna, la precocità<br />

nella masturbazione e nei rapporti sessuali, la sodomia, l'avversione al lavoro,<br />

la passione per l'alcool 13.<br />

Tanto gli elementi somatici quanto quelli psichici traevano la loro origine<br />

e il loro cemento nelle leggi dell'ereditarietà e dell'atavismo fissate dalla<br />

scuola lombrosiana. Tutti questi dati ritornano puntualmente nella trattatistica<br />

psichiatrica e nelle cartelle cliniche dei ricoverati nelle istituzioni manicomiali<br />

di tutta Italia e particolarmente nelle situazioni in cui il discorso<br />

lombrosiano aveva attecchito maggiormente. A Torino tale legame risulta<br />

evidentemente molto stretto, come testimoniano i documenti di ricovero<br />

della succursale del Regio Manicomio, a Collegno 14. In questi <strong>anni</strong> vi giun-<br />

13 Cfr. recensione di C. LOMBROSO e L. RONCONI a P. BRANCALEONE RIBAUDO, Studio<br />

antropologico, cit., pp. 484-86.<br />

14 La documentazione presa in esame relativa al periodo 1880-1918 - si trova<br />

nell'Archivio degli ex Ospedali Psichiatrici di Torino (d'ora in avanti A.OO.PP.), conservato<br />

nella sede della succursale, a Collegno.<br />

PROPOSTE PER UNA GESTIONE SCIENTIFICA DELL'ESERCITO 567<br />

gevano militari provenienti da tutta la penisola, in una percentuale non particolarmente<br />

significativa rispetto ad altre categorie di ricoverati; la loro presenza<br />

si farà invece massiccia durante la grande guerra, come si rileverà più<br />

oltre.<br />

Le cartelle prevedevano tre tipi di cause della malattia: predisponenti,<br />

fisiche e morali (definite sociali dopo i primi <strong>anni</strong> del nuovo secolo), con<br />

una sovrapposizione di piani d'analisi che molto spesso tradiva la mescolanza<br />

di fattori biologici e di giudizi etici, tipica dell'approccio di Lombroso<br />

al problema della devianza. L'ereditarietà è comunque un dato costante fra<br />

le notizie anamnestiche: nelle storie di soldati internati si ritrovano di frequente<br />

parenti più o meno prossimi morti in manicomio, alienati, nevropatici,<br />

epilettici, alcolisti oppure " di condotta immorale >>, o ancora « malaticci<br />

e irritabili ,,, come la madre di un soldato di Foggia, ricoverato nel '93<br />

in seguito a violenti attacchi epilettici 15. Ma era la vita di caserma che il più<br />

delle volte faceva esplodere la patologia mentale risultando una delle " cause<br />

morali ,, di alienazione più significative. Numerosi erano i casi di soldati<br />

terrorizzati dai rimproveri e dalle punizioni dei superiori. Alcuni esempi: nell'aprile<br />

del l902 viene ricoverato un caporale del 23 o fanteria diagnosticato<br />

come lipemaniaco; il suo stato mentale al momento dell'ingresso in manicomio<br />

viene definito " depresso con ansia ''· Fra gli atti che avevano determinato<br />

il ricovero si sottolineavano le " idee dì indegnità ,, l'incoerenza dell'espressione,<br />

le allucinazioni uditive, il fatto che, essendo tamburino del reggimento,<br />

confondeva i segnali militari tanto da aver dato la sveglia al suono<br />

del silenzio.<br />

Egli stesso affermava di sentirsi " incapace di far ulteriormente il caporale<br />

tamburino ,, e di temere la condanna al carcere, « che lo volessero fucilare<br />

perché si era dato ammalato alla visita medica ,, 16. Un altro soldato, dconsegnato<br />

all'autorità militare dopo soli due mesi dì ricovero, nel luglio<br />

1903, aveva reagito in modo impulsivo alla reclusione nella prigione del reggimento,<br />

dove prestava servizio da 27 mesi senza esser mai stato punito: « rimase<br />

talmente addolorato, perché egli riteneva il rimprovero ingiusto, che<br />

forse diede al suo capitano qualche risposta non conforme alle regole dell'educazione<br />

e della disciplina ''· In prigione diede in escandescenze, minacce<br />

e grida, in ospedale militare ruppe i vetri e strappò le lenzuola 17.<br />

Non mancavano i simulatori, regolarmente rispediti in caserma dopo<br />

il mese di osservazione, come il soldato Francesco Di Noia che, quasi fosse<br />

15 A.OO.PP., Tabella nosograjica: Danesi Giusto, l o ricovero: 2 luglio 1893.<br />

16 A.OO.PP., Tabella nosograjica: Garon Raimondo, l o ricovero: 29 aprile 1902 .<br />

1 7 A.OO.PP., Tabella nosograjica: Patrina Salvatore, l o ricovero: 26 maggio 1903.

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