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BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA PROPOSTE PER UNA GESTIONE SCIENTIFICA DELL'ESERCITO (1880-1918): IL CASO DI TORINO Il 16 gennaio 1894, Giuseppe P., ventiduenne militare di Torino, viene tradotto alle carceri giudiziarie per reato di insubordinazione: pochi giorni prima, rimproverato dal capitano per la sua inettitudine nel cavalcare, si era messo in tasca una pietra e, scoperto dal furiero e da alcuni compagni, « si era ribellato dibattendosi e percuotendoli e gridando sempre che lo volevano rovinare e che prima di andare in galera voleva ucciderne parecchi ». Al processo viene assolto in quanto del tutto irresponsabile delle azioni commesse. Artefici della favorevole sentenza due periti di indubbia fama: Cesare Lombroso e Mario Carrara. La vicenda, come altre simili in questo periodo, trova spazio sulle pagine dell'« Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio alienato e delinquente », fondato da Lombroso e Garofalo nel 1880 per dar voce agli studi e ai dibattiti della Scuola positiva, che a Torino ha i suoi rappresentanti di maggior spicco. La diagnostica lombrosiana si sviluppa in base a schemi sempre uguali: analisi antropometrica e somatica, anamnesi personale e familiare per ritrovare, ripercorrendo l'intera esistenza del soggetto, i segni e le manifestazioni di anomalia. Nel caso di Giuseppe P. si constatano > : tutti segni già di per sé estremamente signi ficativi all'interno della tipologia deviante creata da Lombroso. Accanto a questi, un'infanzia segnata da ripetute fughe da casa per offrirsi come bracciante nelle campagne (il padre « ne puniva le mancanze infantili legandolo al letto e battendolo ») e da una congenita tendenza al vagabondaggio (

562 BARBARA MAFFIODO - PAOLA NICOLA vo di alienazione mentale. Un'infanzia breve, tenuto conto che dagli 8 ai 20 anni, epoca della coscrizione, era stato rinchiuso alla Generala di Torino e in altre case di correzione per« giovani discoli ». Nonostante questi precedenti, e benché fosse già stato processato per diserzione e fossero noti i suoi accessi epilettici e il suo carattere irrequieto e insubordinato, era stato mantenuto nei ranghi dell'esercito 1 • Cosa inammissibile per chi, come Lambroso, predicava da tempo l'identità fra alcune delle forme dell'epilessia, della delinquenza e della follia morale, con tutte le conseguenze sul piano della pericolosità sociale che tale identità comportava. Che i crimini militari fossero in aumento lo confermavano esempi clamorosi quali le stragi perpetrate da Misdea, Masetti, Marino o dal soldato Magri, che aveva ucciso tre compagni di camerata ferendone altri per futili motivi, come ricordava, ancora sull'« Archivio di psichiatria », il dottor Frigerio, alienista presso il manicomio di Alessandria. L'accento cadeva sull'incompetenza scientifica dei giudici che, con la condanna di Magri all' ergastolo, dimostravano la loro ignoranza dei principi della scuola positiva e sulla superficialità dei criteri di selezione messi in atto dalla autorità militare 2 • Polemiche in questo senso sono ricorrenti a partire dagli anni '90 dell'Ottocento per acuirsi nel primo decennio del nuovo secolo, con il perfezionarsi dello studio scientifico delle malattie dei militari e delle condizioni di esistenza all'interno degli eserciti sia in tempo di pace, sia durante i conflitti o le spedizioni coloniali. " Ho voluto raccogliere le storie cliniche dei soldati e Carabinieri Reali mandati in osservazione nel Manicomio di Girifalco dal 1889 a tutt'oggi - scriveva nel 1904 il direttore dell'istituto - e mi sono convinto che tutti, non uno eccettuato, sarebbero stati riformabili, se i medici, che li hanno dichiarati abili, avessero badato un po' ai loro antecedenti ereditari e individuali, ed avessero avuto conoscenza delle diverse manifestazioni delle psicopatie, dei diversi delirii, e con specialità della pazzia morale e dell'epilessia nelle diverse sue sembianze ... Ciò naturalmente perché i medici militari non debbono prestare fede ai borghesi: essi soli sono gli infallibili! ,, 3 . Sono proprio questi medici borghesi, che hanno fatto propria la teoria lombrosiana della centralità del fattore biologico nella genesi dei comporta- 1 C. LOMBROSO-M. CARRARA, Soldato epilettico (Processi criminali studiati antropologicamente), in « Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell'uomo alienato e delinquente ,, Torino 1894, pp. 280 sgg. 2 FRIGERIO, Il soldato Magri ed il processo svoltosi al tribunale di Firenze, in « Archivio ,, cit., 1884, pp. 392 sgg. 3 R. PELLEGRINI, Pazzia e degenerazione fra soldati e Carabinieri Reali, in « Archivio ", cit., 1904, pp. 354-55. PROPOSTE PER UNA GESTIONE SCIENTIFICA DELL'ESERCITO 563 menti anomali e criminali, ad autocandidarsi come gli unici in grado di dettare norme di selezione scientificamente valide per individuare gli elementi devianti e allontanarli dall'esercito prima che possano nuocere. L'interesse degli alienisti non è evidentemente limitato alla sfera militare: esso sottende una più generale esigenza di prevenzione e di controllo in una società dai conflitti sempre più macroscopici. Ma se l'esercito non è che uno degli obiettivi del programma di risanamento soc_iale e di adeguamento delle istituzioni educative e correzionali ai parametri della scuola antropologico-criminale, sicuramente è il campo in cui si avverte più urgentemente la necessità di intervenire. Per sua specifica costituzione l'esercito sembrava infatti assommare tutti i rischi: l'anomalo che, lombrosianamente, non può inserirsi nella vita civile in quanto incapace di comprenderne e interiorizzarne le regole, non poteva, a maggior ragione, essere in grado di sottostare alle ferree regole della disciplina militare. Senza contare che la costrizione a vivere in stretto e continuo contatto con altri (lo « stato di folla ,, di cui parlava Sighele) accresceva le possibilità di contagio delle tendenze patologiche, « esasperando la morbilità mentale »; fatto, peraltro, già segnalato a proposito di altre istituzioni 4 . Inoltre, se il mattoide, il criminale nato o il degenerato rappresentavano comunque un potenziale di pericolosità, nell'esercito tale pericolosità era enormemente amplificata dalla disponibilità delle armi: " fornire armi perfezionate a dei degenerati è più che un'imprudenza un'aberrazione , 5, dirà nel l912 il capitano medico Consiglio, uno dei maggiori animatori della battaglia per la riforma dell'esercito e responsabile del servizio psichiatrico militare dopo Caporetto. Si era in piena guerra libica, ma già da una ventina d'anni una serie di congressi in tutta Europa avevano sottolineato la gravità della situazione, rivelando come le proposte e la volontà di indagine presenti nella scuola torinese fossero condivise da numerosi esponenti del mondo scientifico europeo 6. Da queste indagini emergeva un quadro estrema- 4 P. CONSIGLIO, Studi di psichiatria militare, IV, in « Rivista sperimentale di freniatria e di medicina legale delle alienazioni mentali ,, 1912, p. 44. s P. CoNSIGLIO, Studi di psichiatria militare, I , in « Rivista sperimentale ,, cit., p. 372 6 Queste tema ti che sono state affrontate in particolare da A. GIBELLI, Guerra e follia. Potere psichiatrico e patologia del rifiuto nella Grande Guerra, in « Movimento operaio e socialista ", III, 1980, n. 4 e La guerra laboratorio. Eserciti e igiene sociale verso la guerra totale; in " Movimento operaio e socialista ", V, 1982, n. 3. Si vedano anche P. NICOLA, Snidare l 'anormale. Psichiatria e masse combattenti nella prima guerra mondiale, in " Rivista di storia contemporanea ", 1984, n. l e il recente saggio di P. GIOVAN· NINI, La psichiatria italiana e la grande guerra, Ideologia e terapia psichiatrica alle prese con la nuova realtà bellica, in

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vo di alienazione mentale. Un'infanzia breve, tenuto conto che d<strong>agli</strong> 8 ai<br />

20 <strong>anni</strong>, epoca della coscrizione, era stato rinchiuso alla Generala di Torino<br />

e in altre case di correzione per« giovani discoli ». Nonostante questi precedenti,<br />

e benché fosse già stato processato per diserzione e fossero noti i suoi<br />

accessi epilettici e il suo carattere irrequieto e insubordinato, era stato mantenuto<br />

nei ranghi dell'<strong>esercito</strong> 1 • Cosa inammissibile per chi, come Lambroso,<br />

predicava da tempo l'identità fra alcune delle forme dell'epilessia, della<br />

delinquenza e della follia morale, con tutte le conseguenze sul piano della<br />

pericolosità sociale che tale identità comportava.<br />

Che i crimini militari fossero in aumento lo confermavano esempi clamorosi<br />

quali le stragi perpetrate da Misdea, Masetti, Marino o dal soldato Magri,<br />

che aveva ucciso tre compagni di camerata ferendone altri per futili motivi,<br />

come ricordava, ancora sull'« Archivio di psichiatria », il dottor Frigerio,<br />

alienista presso il manicomio di Alessandria. L'accento cadeva sull'incompetenza<br />

scientifica dei giudici che, con la condanna di Magri all' ergastolo,<br />

dimostravano la loro ignoranza dei principi della scuola positiva e sulla<br />

superficialità dei criteri di selezione messi in atto dalla autorità militare 2 •<br />

Polemiche in questo senso sono ricorrenti a partire d<strong>agli</strong> <strong>anni</strong> '90 dell'Ottocento<br />

per acuirsi nel primo decennio del nuovo secolo, con il perfezionarsi<br />

dello studio scientifico delle malattie dei militari e delle condizioni<br />

di esistenza all'interno degli eserciti sia in tempo di pace, sia durante i conflitti<br />

o le spedizioni coloniali.<br />

" Ho voluto raccogliere le storie cliniche dei soldati e Carabinieri Reali<br />

mandati in osservazione nel Manicomio di Girifalco dal 1889 a tutt'oggi - scriveva<br />

nel 1904 il direttore dell'istituto - e mi sono convinto che tutti, non<br />

uno eccettuato, sarebbero stati riformabili, se i medici, che li hanno dichiarati<br />

abili, avessero badato un po' ai loro antecedenti ereditari e individuali, ed avessero<br />

avuto conoscenza delle diverse manifestazioni delle psicopatie, dei diversi<br />

delirii, e con specialità della pazzia morale e dell'epilessia nelle diverse<br />

sue sembianze ... Ciò naturalmente perché i medici militari non debbono prestare<br />

fede ai borghesi: essi soli sono gli infallibili! ,, 3 .<br />

Sono proprio questi medici borghesi, che hanno fatto propria la teoria<br />

lombrosiana della centralità del fattore biologico nella genesi dei comporta-<br />

1 C. LOMBROSO-M. CARRARA, Soldato epilettico (Processi criminali studiati antropologicamente),<br />

in « Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire<br />

allo studio dell'uomo alienato e delinquente ,, Torino 1894, pp. 280 sgg.<br />

2 FRIGERIO, Il soldato Magri ed il processo svoltosi al tribunale di Firenze, in « Archivio<br />

,, cit., 1884, pp. 392 sgg.<br />

3 R. PELLEGRINI, Pazzia e degenerazione fra soldati e Carabinieri Reali, in « Archivio<br />

", cit., 1904, pp. 354-55.<br />

PROPOSTE PER UNA GESTIONE SCIENTIFICA DELL'ESERCITO 563<br />

menti anomali e criminali, ad autocandidarsi come gli unici in grado di dettare<br />

norme di selezione scientificamente valide per individuare gli elementi<br />

devianti e allontanarli dall'<strong>esercito</strong> prima che possano nuocere. L'interesse<br />

degli alienisti non è evidentemente limitato alla sfera militare: esso sottende<br />

una più generale esigenza di prevenzione e di controllo in una società dai<br />

conflitti sempre più macroscopici. Ma se l'<strong>esercito</strong> non è che uno degli obiettivi<br />

del programma di risanamento soc_iale e di adeguamento delle istituzioni<br />

educative e correzionali ai parametri della scuola antropologico-criminale,<br />

sicuramente è il campo in cui si avverte più urgentemente la necessità di<br />

intervenire.<br />

Per sua specifica costituzione l'<strong>esercito</strong> sembrava infatti assommare tutti<br />

i rischi: l'anomalo che, lombrosianamente, non può inserirsi nella vita civile<br />

in quanto incapace di comprenderne e interiorizzarne le regole, non poteva,<br />

a maggior ragione, essere in grado di sottostare alle ferree regole della<br />

disciplina militare. Senza contare che la costrizione a vivere in stretto e continuo<br />

contatto con altri (lo « stato di folla ,, di cui parlava Sighele) accresceva<br />

le possibilità di contagio delle tendenze patologiche, « esasperando la morbilità<br />

mentale »; fatto, peraltro, già segnalato a proposito di altre istituzioni<br />

4 . Inoltre, se il mattoide, il criminale nato o il degenerato rappresentavano<br />

comunque un potenziale di pericolosità, nell'<strong>esercito</strong> tale pericolosità era<br />

enormemente amplificata dalla disponibilità delle armi: " fornire armi perfezionate<br />

a dei degenerati è più che un'imprudenza un'aberrazione , 5, dirà<br />

nel l912 il capitano medico Consiglio, uno dei maggiori animatori della batt<strong>agli</strong>a<br />

per la riforma dell'<strong>esercito</strong> e responsabile del servizio psichiatrico militare<br />

dopo Caporetto. Si era in piena guerra libica, ma già da una ventina<br />

d'<strong>anni</strong> una serie di congressi in tutta Europa avevano sottolineato la gravità<br />

della situazione, rivelando come le proposte e la volontà di indagine presenti<br />

nella scuola torinese fossero condivise da numerosi esponenti del mondo<br />

scientifico europeo 6. Da queste indagini emergeva un quadro estrema-<br />

4 P. CONSIGLIO, Studi di psichiatria militare, IV, in « Rivista sperimentale di freniatria<br />

e di medicina legale delle alienazioni mentali ,, 1912, p. 44.<br />

s P. CoNSIGLIO, Studi di psichiatria militare, I , in « Rivista sperimentale ,, cit., p.<br />

372 6 Queste tema ti che sono state affrontate in particolare da A. GIBELLI, Guerra e follia.<br />

Potere psichiatrico e patologia del rifiuto nella Grande Guerra, in « Movimento operaio<br />

e socialista ", III, 1980, n. 4 e La guerra laboratorio. Eserciti e igiene sociale verso<br />

la guerra totale; in " Movimento operaio e socialista ", V, 1982, n. 3. Si vedano anche<br />

P. NICOLA, Snidare l 'anormale. Psichiatria e masse combattenti nella prima guerra mondiale,<br />

in " Rivista di storia contemporanea ", 1984, n. l e il recente saggio di P. GIOVAN·<br />

NINI, La psichiatria italiana e la grande guerra, Ideologia e terapia psichiatrica alle<br />

prese con la nuova realtà bellica, in

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