524 NICOLA LABANCA espliciti di 'nazionalizzazione' delle masse dei soldati 14, perché mancava ancora un concetto organico di Nazione, e perché gli istituti politici liberali solo raramente venivano trattati o elogiati. Non vi si rifletteva in genere infine, una corrente populista o 'democratica' (in borghese o in divisa che fosse) che valorizzasse l'apporto popolare alle forze armate 15: vi è populismo qualora si rintraccino nel popolo forze o idealità positive 16, e la massa fu invece vista da quei giornali o come 'problema', o con apprensione, o con astio. Questa 'pedagogia militare' risultava quindi alquanto diversa dalla pedagogia popolare coeva 17, e può essere intesa più se rapportata alle necessità dell'istituzione armata e ai tempi della politica militare, meglio che se rapportata all'evoluzione della scuola, dell'educazione popolare e dell'istruzione popolare. Nei manuali più tradizionali di storia militare la 'pedagogia militare' è stata spesso dimenticata 18 perché apparentemente poco in sintonia con i compiti bellici dell'<strong>esercito</strong>. Eppure in direzione dell"educazione del soldato' si mossero lungo il cinquantennio 'liberale' forze e personaggi non di secondo piano degli ambienti militari e si suscitarono iniziative non trascurabili, per quanto ovviamente non da sopravvalutare. Se si pensa -ad esempio- che sostanzialmente non più di tre erano i giornali d'informazione militare per gli ufficiali 19 e non più di cinque le riviste tecniche militari ufficiose 2 0 , l'esistenza di una dozzina e più di tentativi di 'giornale l 4 Cfr. G. L. MossE, La nazionalizzazione delle masse. Simbolismo politico e movimenti di massa in Germania (1815-1933), Bologna, Il Mulino, 1975. 15 Per una rivalutazione dell'apporto popolare, in alcuni momenti cruciali, allo sviluppo delle forze armate nazionali cfr. R. BATTAGLIA, Esercito e unità nazionale, adesso in ID., Risorgimento e Resistenza, a cura di E. Ragionieri, Roma, Editori Riuniti, 1964. 16 Cfr. A. AsoR RosA, Scrittori e popolo. Il populismo nella letteratura italiana contemporanea, Roma, Savelli, 1965, p. 13. 17 Cfr. S. LANARO, Il Plutarco italiano: l'istruzione del " popolo » dopo l'Unità, in Storia d'Italia Annali 4. Intellettuali e potere, a cura di Corrado Vivanti, Torino, Einaudi, 1981, pp. 553-590. Sulla pedagogia popolare vera e propria (che costituiva la sostanza dello sforzo educativo e 'pedagogico' borghese verso le classi subalterne, e di cui questa 'pedagogia militare' costituiva solamente un annesso, un'appendice, sebbene rivelatrice di molti umori ideologici del tempo) è disponibile ora una ampia bibliografia, che sarebbe imprudente cercare di riassumere nello spazio di una nota. A titolo esemplificativo, tra le ultime pubblicazioni, cfr. M. BACIGALUPI, P. FossATI, Da plebe a popolo. L 'educazione popolare nei libri di scuola dall 'Unità d'Italia alla Repubblica, Firenze, La Nuova Italia, 1986; e S. PIVATO, Movimento operaio e istruzione popolare nell'Italia liberale, Milano, Angeli, 1986. 18 Cfr. F. BAVA BECCARIS, Esercito italiano. Sue origini, suo successivo ampliamento, stato attuale, in Cinquant'<strong>anni</strong> di storia italiana, Roma, Lincei, 1911. 19 Ci si riferisce, alla
526 NICOLA LABANCA italiana », nella " Rivista di Artiglieria e Genio ",nella " Rivista di Cavalleria "· Diffuse dentro le mura dell'istituzione militare, al riparo da imbarazzanti osservatori esterni, i militari dell'Italia liberale vi discussero del se e del come 'educare' il coscritto, rappresentante in caserma della società nazionale e della nuova Italia unita." Converrà quindi seguire da vicino i tempi di quella discussione, per comprendere le evoluzioni e gli scarti della progettazione di una 'pedagogia militare' che - adattata ai tempi nuovi - fu però applicata in tutte le sue potenzialità solo con la Grande Guerra. Le riviste tecniche militari concessero, lungo tutto il cinquantennio dell'Italia liberale, uno spazio vario ma comunque consistente alla discussione di cosa dovesse essere !"educazione morale del soldato'. In teoria sul fatto che, nel 'secolo borghese' e soprattutto nell'<strong>esercito</strong> nazionale, il soldato dovesse ricevere qualcosa in più delle mere istruzioni tecniche in piazza d'armi l'accordo era generale 2 3 . Purtroppo in pratica tutto risultò assai spesso alquanto vago. "( ... ) le idee nuove concernenti l'educazione del soldato vanno troppo spingendosi nel campo teorico, perdendosi in teorie vacue ,, si scrisse 2 4 . La vaghezza dei propositi poteva condurre all'indeterminatezza delle pratiche, cosicché "in fattO-di educazione del soldato siamo in pieno empirismo, e ognuno fa di testa sua '' 25 • A metà del decennio giolittiano, dalle pagine delle riviste tecniche militari, non mancò chi deprecasse quel noto andazzo per cui " in Italia, per certe questioni, si deve continuamente cominciar da capo, come se nulla fosse stato mai detto , 26 . A ben vedere, più che contro la vaghezza o l'indeterminazione, queste lamentele avrebbero dovuto esser indirizzate verso le modalità stesse della riflessione militare su tali temi. Col passare dei decenni si era assistito, più che ad uno sviluppo, ad un alternarsi degli scopi dell" educazione del soldato'. La riflessione sull'educazione morale dei coscritti aveva avuto quindi un andamento non regolare ma sussultorio, reagendo volta a volta a 'sfide' diverse provenienti ora dalla società civile ora dalla politica militare. Per evitare che anche a noi (come ai sopracitati osservatori del primo Novecento) la situazione dell'educazione militare appaia ingarbugliata e solo confusa, oc- 23 Cfr. L. CEVA, · Le forze armate, Torino, UTET, 1981, p. 81. Eccessiva invece l'enfasi posta vi da A. GIAMBARTOLOMEI, L 'opera dell'<strong>esercito</strong> a favore della pubblica istruzione, in « Rivista militare ,, a. 1986, n. 4, pp. 95-103, ed a. 1987, n. l, pp. 128-134. 24 « Rivista militare italiana», a. XLIX (1904) vol. 4, f. 12, L. STAMPACCHIA, Educazione del soldato, p. 2289. 25 lvi, a. L (1905) vol. 2, f. 5, A. CALICHIOPOLO, Come parlare al soldato, p. 936. 26 lvi, a. L (1905) vol-. 4, f. 12, L. SCARANO, La leva militare dal punto di vista morale. Studio critico sul riconoscimento degli anomali nelle operazioni di reclutamento, p. 2202. I PROGRAMMI DELL'EDUCAZIONE MORALE 527 correrà ripercorrere le linee strategiche che successivamente emersero dal dibattito sull'educazione del soldato. Si potrà così stabilire una qualche periodizzazione. Grosso modo negli Anni Sessanta il tema dell'educazione del soldato era percepito come interessante, ma non urgente. La vecchia tradizione lamarmoriana, con il suo paternalismo e con la sottolineatura del tema dell'<strong>esercito</strong>-grande famiglia 2 7 , corroborata Dra dalla partecipazione alle campagne per l'indipendenza e dal mito dell'<strong>esercito</strong>-crogiuolo d'Italia, era sufficiente a fornire ai comandanti delle unità minori gli elementi essenziali per quei pochi fervorini domenicali di cui un <strong>esercito</strong> 'dal sistema francese' poteva aver bisogno. Qualora un ufficiale, per « educare »le reclute, avesse voluto far di più, gli bastava consultare qualche manualetto di grande fortuna in quegli <strong>anni</strong> del tipo Il libro del soldato di fanteria 28. In tali pubblicazioni si parlava di tutto, compendiandolo in semplici parole: dall'istruzione del regolamento di disciplina alla sintesi della storia nazionale, d<strong>agli</strong> 'elementi costituzionali' ai doveri del soldato verso il suo superiore. Su un piano un po' a parte rimanevano i bozzetti militari, alla De Amicis 2 9 , percepiti come saggi di vera e propria letteratura (anche se di argomento militare), gravidi di 'buoni sentimenti': quegli stessi che eventualmente l'ufficiale avrebbe potuto trasmettere ai suoi soldati. Ma Edmondo e i suoi languori, a giudicare dalle riviste tecniche militari, erano ancora ben lungi dall'essere stati digeriti dal Corpo Ufficiali o dall'avervi fatto scuola. Nell'<strong>esercito</strong> pre-riforma Ricotti, in tema di educazione del soldato, prevalevano ancora i manualetti di cui si è detto 3°. Il problema, a ben vedere, stava a monte. L'educazione del soldato, oltre a non essere sentita necessaria in un <strong>esercito</strong> « di caserma » 3 1 , era resa difficile dalla scarsa ... educazione degli ufficiali 3 2. Non a caso, in un saggio 27 Cfr. P. DEL NEGRo, De Amicis Versus Tarchetti, adesso in ID .• Esercito, stato, società. Saggi di storia militare, cit. p. 145. 28 Cfr. Il libro del soldato di fanteria. Istruzioni, ebbe una fortuna editoriale inusitata. Comparso nel 1872, conobbe almeno ventisei edizioni successive (sino al 1894). 29 Cfr. P. DEL NEGRO, De Amicis Versus T archetti, cit., ed il recente S. ]ACOMUZZI, « Cittadini forti ... soldati intrepidi »: l'epica del quotidiano e la pedagogia dei buoni sentimenti nella « Vita militare », in F. CONTORBIA (a cura di ), Edmondo De Amicis. Atti del Convegno nazionale di studi, Milano, Garzanti, 1985, pp. 41-54. 3 0 Cfr. F. QUEIRAZZA, Guida pratica per l'educazione e l'istruzione del soldato, 1872, assai tecnico. 3 1 Cfr. PIER!, Storia militare del Risorgimento, cit., p. 818. 32 Cfr. alcuni dati in P. LANGELLA, L 'Accademia militare di Torino nel! 'età giolittiana, in A. CAFORio, P. DEL NEGRO (a cura di), Ufficiali e società. Interpretazioni e modelli, Milano, Angeli, 1988, pp. 317-362.
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