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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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522 NICOLA LABANCA<br />

siano un ordine, una subordinazione e una separazione tra forze armate e<br />

società paragonabile a quello che il vecchio sistema francese e lamarmoriano<br />

aveva garantito al Piemonte costituzionale e nei primi <strong>anni</strong> dell'Italia<br />

unita 4?<br />

La forza coercitiva e il variegato sistema repressivo, sociale e 'regolamentare'<br />

5 dell'istituzione militare, risolsero poi di fatto quel 'gravissimo<br />

problema'. I sinistri scenari dei b<strong>agli</strong>ori comunardi parigini non sarebbero<br />

stati rinnovati solo per via di quella specie di 'armamento del popolo' che<br />

la riforma militare di Ricotti pareva a tal uni minacciare 6. Nonostante questa<br />

forza dell'istituzione, nei lunghi <strong>anni</strong> di pace dal l870 al l915 consistenti<br />

settori del mondo militare italiano sentirono il bisogno di controllare la società,<br />

di normalizzare il popolo dentro l'<strong>esercito</strong>, di educare il soldato.<br />

Rivolto ai coscritti, un ufficiale notava: " Ciascuno di voi, per sé, conta<br />

poco o nulla; tutti assieme siete una forza immensa " 7 . Il timore di questa<br />

forza fu in taluni momenti e in taluni ambienti certo eccessivo: l'istituzione<br />

militare italiana - come si è detto - resse, negli <strong>anni</strong> di pace, alla riforma<br />

Ricotti, alla ferma breve, e a ben altro. Cinicamente, ma senza ragioni, ci<br />

fu chi scrisse:<br />

Si acquetino dunque gli allarmati: abbiamo avuto, è vero, nel nostro <strong>esercito</strong><br />

una dozzina di Misdea ma abbiamo avuto un solo Barsanti 8.<br />

Fu comunque per via di quel timore che si dispiegò nei confronti delle<br />

masse dei soldati divenuti coscritti, con le.riforme militari di Cesare Ricotti,<br />

una diversificata serie di iniziative da parte di alcuni settori dell'ufficialità<br />

del tempo. Non si trattava certo del complesso insieme di misure messo in<br />

4 Una canonica interpretazione del 'sistema francese', e delle differenze rispetto al<br />

'sistema prussiano', è in P. PIER!, Storia militare del Risorgimento. Guerre ed insurrezioni,<br />

Torino, Einaudi, 1958, p. 166 sgg. Meno accentuata è l'opposizione dei due sistemi<br />

in ]. GoocH, Militari e borghesi nell'Europa moderna, Bari, Laterza, 1982, p. 56 sgg.<br />

s Per alcuni aspetti della vita di caserma, in sé e quale la videro gli antimilitaristi,<br />

cfr. G. OLIVA, Esercito, paese e movimento operaio. L 'antimilitarismo dal 1861 al! 'età<br />

giolittiana, Milano, Angeli, 1986, pp. 44-55; sull'uso dell'<strong>esercito</strong> in funzione del mantenimento<br />

dell'ordine pubblico cfr. L. VIOLANTE, La repressione del dissenso politico nell'Italia<br />

liberale: stati d'assedio e giustizia militare, in " Rivista di storia contemporanea<br />

"• a. V (1976), pp. 481-524.<br />

6 Sul timore sollevato, in alcuni ambienti conservatori, cfr. V. GALLINARI, Le riforme<br />

militari di Cesare Ricotti, in " Memorie storiche militari 1978 '' Roma USSME 1979<br />

p. 22 e p. 25.<br />

' ' '<br />

'<br />

7 "Il giornale del soldato "• 5 novembre 1899, F. MosELLA, Siamo tutti camerati.<br />

8 "Rivista militare italiana », a. XLI (1896) vol. 2, p. 10, L. NASI, I fenomeni morbosi<br />

nell'<strong>esercito</strong>, p. 896.<br />

I PROGRAMMI DELL'EDUCAZIONE MORALE 523<br />

moto durante la Grande Guerra e in particolare dopo Caporetto 9. Fu con<br />

il primo conflitto mondiale, e in Italia solo nell'ultimo anno di guerra, che<br />

i comandi militari nella loro globalità avvertirono la necessità di una propaganda<br />

e un'assistenza 'morale' alle truppe, le quali nel frattempo avevano<br />

raggiunto dimensioni quantitative sino ad allora inusitate. Nonostante questo,<br />

già negli <strong>anni</strong> dell'Italia liberale, e soprattutto dopo l'introduzione della<br />

coscrizione universale, alcuni settori del mondo militare intuirono l'importanza<br />

di una 'educazione morale del soldato' o, come la chiamarono, di una<br />

'pedagogia militare'.<br />

Gli strumenti di questa educazione, di questo controllo 10, furono vari.<br />

Le scuole reggimentali, gli opuscoli scritti dal singolo ufficiale appositamente<br />

per la truppa della sua compagnia o del suo reggimento, i tentativi<br />

di elaborare un 'libro per il soldato' che comprendesse tutto lo scibile necessario<br />

per il coscritto, le stesse 'conferenze reggimentali' (da declamarsi<br />

da parte degli ufficiali di fronte alla truppa riunita) costituirono altrettanti<br />

strumenti di quella 'pedagogia militare' che avrebbe dovuto 'educare' il soldato.<br />

Ma altri strumenti, ed altre fonti documentarie, potrebbero trovarsi<br />

per questa 'pedagogia militare'. Ad esempio i 'giornali per il soldato', che<br />

se furono diffusi a centinaia di migliaia di copie durante la Grande Guerra,<br />

fecero le loro prime e poco note prove nei decenni dell'Italia liberale 11.<br />

Quali furono in concreto le linee di questa 'pedagogia militare'? Un bilancio<br />

articolato e dett<strong>agli</strong>ato dovrà attendere l'esame di tutti i versanti della<br />

documentazione relativa alla pluralità di strumenti con cui essa si concretizzò.<br />

In generale, intanto, si può notare come questa 'pedagogia militare' aveva<br />

ascendenze e inflessioni fortemente moderate 12 e come non ambiva ad evidenziare<br />

né un particolare sentimento liberale né un anelito 'popolarnazionale'<br />

1 3 degli ufficiali italiani. Né, come vedremo, copriva progetti<br />

9 Per la prima guerra mondiale cfr. M. lsNENGHI, Giornali di trincea (1915-1918),<br />

Torino, Einaudi, 1977.<br />

1° Cfr. L. NARBONE, Strategie e tattiche del disciplinamento nell 'Italia liberale, in<br />

"Aut aut "• a. 1985 n. 205, p. 44.<br />

11 Cfr., come si è detto, N. LABANCA, Una pedagogia militare per l 'Italia liberale.<br />

I primi giornali per il soldato (1866-1915), in " Rivista di storia contemporanea ,, , a. XVII<br />

(1988) n. 4.<br />

12 Cfr. A. VrsiNTIN, Esercito e società nella pubblicistica militare dell 'ultimo Ottocento,<br />

in " Rivista di storia contemporanea "• a. XVI (1987) n. l, p. 36.<br />

13 Antonio Gramsci, tra gli altri, aveva intuito le potenzialità della 'letteratura militare'<br />

e del suo ascendente popolare. Confrontando la produzione dell'Italia liberale con<br />

quella della Grande Guerra aveva anche abbozzato gli elementi di un giudizio su C. Abba,<br />

E. De Amicis ecc. Molti bozzetti o racconti di questi autori servirono da guida per<br />

l'educazione morale del soldato. Cfr. A. GRAMSCI, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana,<br />

Torino, Einaudi, 1975, vol. I, p. 143, vol. III, p. 2009 e p. 2196.<br />

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