31.05.2013 Views

esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

18 PIERLUIGI BERTINARIA<br />

Inoltre, poiché i trasferimenti venivano disposti ogni tre o quattro <strong>anni</strong>,<br />

ma talora anche ogni cinque o sei, e le reclute svolgevano in media un<br />

servizio di circa due o tre <strong>anni</strong>, sembra plausibile affermare che buona parte<br />

dei coscritti compisse la ferma in un'unica sede, anche se sarebbe opportuno<br />

confrontare le rotazioni dei reparti con l'arrivo delle aliquote delle reclute<br />

per poter trarre al riguardo conclusioni definitive.<br />

Occorre perciò ricorrere ad altre possibili spiegazioni per comprendere<br />

il senso di questi trasferimenti. È stata avanzata l'ipotesi che un motivo<br />

fosse quello di dare a tutti i reparti o, meglio, ai quadri ufficiali e sottufficiali<br />

di tutti i reparti, la possibilità di acquisire una certa esperienza del principale<br />

teatro operativo, quello continentale, in cui molto probabilmente le truppe<br />

sarebbero state impegnate in combattimento 23, e certo questo sembra giustificare<br />

certi spostamenti (da Catanzaro a Genova, o da Bari a Venezia) che<br />

le sole esigenze di ordine pubblico non potrebbero spiegare: per impedire<br />

ai reparti di " fraternizzare " con la popolazione di residenza, sarebbero infatti<br />

bastati spostamenti meno lunghi e complessi di quelli messi in atto. A<br />

questa prima esigenza sembra poi doversi aggiungere quella di uniformare<br />

in certo qual modo il trattamento dei reparti: un articolo della « Rivista Militare<br />

" del 1874 segnalava infatti l'opportunità di evitare che vi fossero reparti<br />

perennemente stanziati in sedi disagiate e altri dislocati invece in località<br />

più confortevoli e in grado di offrire un numero maggiore di svaghi 24. Non<br />

si può perciò escludere che con il meccanismo dei trasferimenti si mirasse<br />

nei limiti del possibile a livellare le esperienze dei quadri più che della truppa<br />

e ad evitare così motivi di malcontento e risentimento nel corpo ufficiali<br />

per le sedi assegnate.<br />

Infine, anche se può sembrare cosa di minor peso a un osservatore del<br />

xx secolo, non si può non considerare l'aspirazione di fare dell'Esercito « la<br />

scuola della nazione » e lo strumento per mezzo del quale cementare un'unità<br />

nazionale rimasta molto spesso sulla carta, cercando di favorire una maggiore<br />

conoscenza della nazione da parte di ufficiali e di sottufficiali e, per<br />

quanto possibile, anche da parte della truppa. È doveroso però precisare a<br />

questo proposito che le testimonianze dell'epoca sembrano piuttosto prospettarci<br />

un quadro di abulia e di indifferenza da parte delle reclute nei confronti<br />

dell'ambiente in cui venivano a trovarsi 25. Sembra in conclusione<br />

inevitabile vedere nei continui trasferimenti delle unità da una <strong>città</strong> all'altra<br />

23 MINNITI, cit., p. 107.<br />

24 L'argomento è accennato anche dallo stesso RocHAT, L'Esercito italiano, cit., p.<br />

300.<br />

25 Cfr. ad esempio quanto racconta De Bono sull'apatia dei soldati della brigata Sassari<br />

in E. DE BoNo, Nell '<strong>esercito</strong> nostro prima della guerra, Milano, Mondadori, 1931,<br />

p. 135.<br />

LO STANZIAMENTO DELL'ESERCITO ITALIANO 19<br />

della penisola una serie di motivi piuttosto complessi non riconducibili sic<br />

et simpliciter alla determinazione di fare dell'<strong>esercito</strong> lo strumento per la<br />

repressione dei moti popolari; il che non esclude che questo, gradito o non<br />

gradito, fosse uno dei compiti cui l'Esercito poteva essere chiamato a far fronte,<br />

spesso anche in modo non incruento.<br />

4. CONCLUSIONI<br />

Quali conclusioni è possibile trarre da questa analisi condotta per grandi<br />

linee, necessariamente generale, ma, osiamo dire, non generica?<br />

Nella relazione sono stati individuati, ai fini della chiarezza, due lunghi<br />

periodi nell'arco di tempo preso in esame e cioè l'uno dal 1860 al 1884/85<br />

circa, l'altro che da quest'ultima data giunge fino al 191 O. Nel primo periodo<br />

non è stato possibile individuare linee di tendenza così precise come nel<br />

secondo, in primo luogo perché l'Esercito fu seriamente impegnato in una<br />

serie di operazioni di guerra (repressione del brigantaggio, terza guerra di<br />

indipendenza, presa di Roma), poi perché negli <strong>anni</strong> '70 le istituzioni militari<br />

furono oggetto di un'intensa attività di riforme. È dunque al periodo successivo<br />

all'entrata in vigore della Triplice alleanza e alla creazione di due nuovi<br />

Corpi d'Armata che bisogna fare riferimento in dett<strong>agli</strong>o. Abbiamo quindi<br />

cercato di enucleare le varie motivazioni della politica di stanziamento dei<br />

reparti sul territorio nazionale, e siamo giunti a distinguere tra cause indotte<br />

d<strong>agli</strong> orientamenti di politica estera e cause relative alla politica interna. Il<br />

primo ordine di motivi, condizionato, se così si può dire, dalla politica estera<br />

del governo - adesione alla Triplice alleanza - determinava la dislocazione<br />

generale delle grandi unità sul territorio: piuttosto che individuare le<br />

sedi dei Corpi d'Armata o delle Armate, ci è sembrato più opportuno fare<br />

riferimento alle sedi delle brigate di fanteria e dei reggimenti di cavalleria<br />

per sottolineare, pur con le debite cautele, il nesso tra l'orientamento di fondo<br />

della politica estera e la dislocazione delle singole unità.<br />

L'aspetto invece più attinente alla politica interna è quello dell'avvicendamento<br />

dei reparti nell'ambito di questo criterio generale, che resta inalterato<br />

nelle sue grandi linee per tutto il periodo preso in esame. Al riguardo,<br />

si è cercato di mettere in evidenza tutti quei motivi - uniformità di condizioni<br />

di vita, necessità di far conoscere ai reparti il teatro di operazioni continentale,<br />

timore di possibili collusioni con movimenti insurrezionali di carattere<br />

sociale o locale, volontà di facilitare la formazione di una coscienza<br />

nazionale - i quali potevano essere alla base di questa politica di rotazione<br />

dei reparti che si è cercato, sia pure per sommi capi, di descrivere. Vogliamo<br />

sperare di aver contribuito in tal modo a introdurre con la necessaria<br />

chiarezza i lavori di questo convegno.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!