esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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500 GIANNI ISOLA patriottiche. Tipico il caso in cui le commemorazioni delle recenti glorie patrie si riassumevano nella sfilata delle truppe del locale comando militare precedute dai veterani inquadrati militarmente, il petto segnato dalle meda glie e dai distintivi delle campagne sostenute, quasi a stabilire visivamente il nesso vivente fra i protagonisti dell'Indipendenza nazionale e l'esercito, simbolo della forza e dell'unità nazionale faticosamente raggiunta: più spesso gli stessi statuti specificavano in senso fortemente riduttivo le possibilità di azione nella società civile. Valga per tutti l'esempio della numerosa e ramificata « Società di San Martino e Solferino », fondata nel 1869 a dieci anni dalle due battaglie della II guerra d'Indipendenza, che limitava i propri compiti istituzionali al disseppellimento e alla ricomposizione dei resti dei caduti in appositi templi-ossari, edificati con i contributi volontari dei soci ed inaugurati già l'anno dopo di fronte ai rappresentanti di Francia e Austria Ungheria. Come affermava l'ignoto autore di una pubblicazione celebrativa la meta generale che si è prefissa mantener il culto agli uomini che hanno fatto l'Italia e la fede nella dinastia che la mantengono indipendente e unita [ ... ] Come base eresse gli Ossari coi suoi giardini; il suo piano che un giorno divenissero il pellegrinaggio patriottico degli italiani, comincia ad avverarsi, a tradursi in realtà; le associazioni, i collegi, la gioventù riunita sotto qualsiasi denominazione che li visita, va crescendo ogni anno [ ... ] Su quella base che s'appoggia ai morti a chi fece il più gran sacrificio si edificò la seconda istituzione quella dei premi e sono 80 all'anno di 100 lire, ossia 8000 lire. Come risors materiale non è gran cosa, benché ogni anno un sollievo pur lo rechi a molte famiglie, ma come ricordo e per il suo effetto morale è istituzione ottima e che raggiunge lo scopo 1 . Diretta per oltre vent'anni dal sen. Luigi Torelli, l'associazione non seppe superare quell'azione puramente caritativa che ne aveva motivata la fondazione e con l'andare degli anni perse praticamente ogni efficacia, spegnendosi fra il disinteresse delle autorità governative ed il silenzio delle fonti d'informazione. Anche il grandioso progetto di edificare la torre " sul campo di battaglia di San Martino » dedicata a « Vittorio Emanuele II contornato da tutti i suoi generali morti nelle campagne d'Indipendenza che sono 12 ,, finanziata dai contributi di « cinquanta centesimi '' inviati da tutti i combattenti delle guerre d'Indipendenza « dal 1848 al 1 ' 870 »,come si precisava poco 1 V. La Società di Solferino e San Martino e la Società dei reduci Italia e Casa Savoia. L 'utilità della reciproca conoscenza e cooperazione, di un reduce socio della Società di Solferino e San Martino, Torino, Chiantore e Mascarelli, 1883, pp. 51-3. UN LUOGO D'INCONTRO FRA ESERCITO E PAESE 501 oltre, « per l'iscrizione su apposite grandi tabelle sotto vetro [dei] nomi di quanti senza distinzione presero parte ad una o più campagne per l'Indipen denza d'Italia » 2 • Per un'analisi di questo fenomeno la stampa quotidiana e periodica non sanno fornire allo storico la base necessaria di documentazione, che anche le fonti d'archivio, prima di tutti l'Archivio Centrale dello Stato di Roma, non sembrano contenere. Indicazioni sparse sono riscontrabili in fondi diversi sia della Presidenza del Consiglio che del Ministero dell'Interno: ma sappiamo che quest'ultimo in realtà cominciasse a funzionare con una certa continuità solo a partire dalla fine dell'ultimo decennio dell'800 e quindi troppo tardi per cogliere il momento di massimo sviluppo e di incisiva presenza di quello che fu il primo, grande fenomeno organizzativo popolare su base nazionale. Non meno confusa la situazione degli Archivi di Stato locali, almeno stando alla recente pubblicazione a cura di Piero D'Angiolini e Claudio Pavone, non ancora conclusa, ma già chiara nel delineare lo stato alterno di consultabilità e di ordinamento dei fondi 3 . A tutto ciò bisogna aggiungere che in genere queste associazioni, pur dibattendosi in forti difficoltà finanziarie, mantennero sempre una linea di dignitosa austerità, limitando al minimo le richieste di sussidio per l'associazione nel suo complesso come per i singoli soci. Non è un caso che si sia tramandata nella memoria collettiva l'immagine del reduce risorgimentale costretto a vendere i fiammiferi agli angoli delle strade: un'immagine così radicata e diffusa che non si mancò di evocare con una frequenza pari solo alle invettive contro l'atteggiamento attendista e colpevole della classe dirigente, quando nel primo dopoguerra il nuovo e più combattivo movimento dei reduci, in via di organizzazione stavolta su basi eminentemente politiche, ideologiche e di massa, venne rapidamente affermandosi nella penisola 4 . 2 lvi, p. 53. Fra le attività promosse merita ricordare i consistenti aiuti inviati ai prigionieri francesi della guerra franco-prussiana nel 1870: 3.000 coperte di lana. 30.000 pettorali, migliaia di indumenti diversi, di libri e riviste [cfr. lvi, pp. 23-34]. 3 V. MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI. UFFICIO CENTRALE PER l BENI ARCHIVI· srrcr, Guida generale degli Archivi di stato italiani, vv. 1-3, direttori Piero D'Angiolini e Claudio Pavone, Roma, s.t., 1981-6, giunta alla lettera R. 4 Sul movimento combattentistico nel biennio rosso v. G. SABBATUCCI, I combattenti nel primo dopoguerra, Roma-Bari, Laterza, 1974, che però limita la sua analisi all'Associazione nazionale combattenti, democratica e filogovernativa. Il movimento nacque invece, proprio per le sue peculiarità politiche, profondamente scisso al suo interno secondo i tradizionali filoni del movimento operaio italiano: cattolici e socialisti, pur aderendo talvolta a titolo individuale all'ANC, costituirono proprie organizzazioni. Mentre sui primi non si conoscono studi, sui secondi e sulla Lega costituita mi permetto di rimandare ai miei lavori come G. IsoLA, Socialismo e combattentismo: la Lega proletaria 1918-1922, « Italia contemporanea ,, (1980), n. 141, pp. 5-29 e il più recente Immagini
502 GIANNI ISOLA Per fornire un quadro - coscientemente approssimativo, forzatamente riduttivo e certo puramente indicativo - del suo radicamento nella realtà nazionale ci siamo serviti di una fonte inusuale, per la sua natura stessa forse parziale, come il catalogo del fondi minori della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, curato da Fabrizio Dolci, che abbiamo integrato con aggiornamenti e indicazioni di un successivo repertorio a cura dello stesso Dolci 5 . Per ricostruire i termini di questa penetrazione sono risultate anche molto utili - pur nella assoluta episodicità della raccolta e nella necessaria cautela di fronte a questo tipo di fonti -le pubblicazioni interne a carattere spesso celebrativo, come i resoconti dei congressi che punteggiarono il processo associativo, o le cronache del pullulare di iniziative locali, spesso parallele e solo saltuariamente in concorrenza con altri momenti organizzativi allora in pieno sviluppo, come il mutuo soccorso. Anzi in più di un'occasione abbiamo potuto riscontrare fra i due movimenti casi di sovrapposizione, di filiazione, di intreccio e di assorbimento. L'esperienza associativa dei reduci si colloca essenzialmente nel primo cinquantennio dell'unificazione: semplificando, si possono distinguere tre fasi. La prima, o delle origini, che cronologicamente dal 1861 giunse sino al l874 - all'inizio cioè della violenta repressione del bakunismo e dell'internazionalismo. La seconda o della tentata centralizzazione e unificazione (1875-1886); la terza di ripiegamento e declino che si concluderà, dopo alcuni sussulti organizzativi, nel primo decennio del secolo xx o più esattamente nel 1911, quando tutti i superstiti saranno raccolti nell'« Istituto nazionale per la guardia d'onore alle tombe reali del Pantheon ,, ancor oggi esistente e attualmente diretta da nostalgici monarchici, organizzatori di pellegrinaggi al mausoleo sabaudo di Haute-Combe. Dietro alle etichette più diverse - dalla
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