esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...
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480 BRUNELLA DALLA CASA - FIORENZA TAROZZI - ANGELO VARNI tri regolatori (segno degenerativo psichico); e l'idea ossessiva (segno degenerativo psichico) non nuovo in lui (dover morire esso o alcuno di famiglia), riaffacciarsi ora sotto una variante d'occasione (dover morire in Africa, soldato) irruppe all'esterno trasformata in atto impulsivo (fatto degenerativo psico-fisico) corrispondente per direzione alla direzione media dell'idea ( . .. sottrarsi a qualunque costo alla partenza) e per energia al valore dinamico raggiunto dalla tensione emotiva. Serie fenomenica riassumibile tutto nella formula clinica comprensiva: 'impulsione omicida in soggetto degenerato'. 3. La grave condizione degenerativa ha, nel Masetti, radici in remoti fatti di dissolvimento dell'eredità biologica discesi a lui per la linea materna da almeno tre ordini di generazioni; e a lei devesi sostanzialmente riferire l'intero meccanismo psicologico dell'atto impulsivo in quanto la causa ultima determinante di questo (il momento della partenza) non avrebbe mai potuto operare con l'efficacia dinamica spiegata se, come si è detto, non avesse trovato pronto a un'anormale reazione un fondo originariamente inidoneo per eccessiva emotività, per facilità alle idee fisse, e per !abilità dei poteri regola tori (centri di inibizione). 4 o. La condizione di morboso furore dichiarato (al n. l di codeste conclusioni) fu nel Masetti di tal grado da farlo ritenere, in base all'art. 56 del codice suddetto e a termini dell'ultima parte del quesito proposto, 'irresponsabile' dei fatti criminosi ch'egli ha commesso e che gli sono imputati. 5o. E poiché, per trovarsi la grave condizione degenerativa a far parte della personalità biologica originaria del soggetto, non soltanto essa non potrà mai in lui scomparire e neppure notevolmente attenuarsi, ma anzi lo terrà sempre in istato di anormale sensibilità alle azioni squilibratrici, è pure da ritenersi ch'egli sia per rimanere irriducibilmente inadatto alla regolare convivenza sociale, e permanentemente pericoloso a sé o agli altri ». Il circolo pareva essersi chiuso. La giustizia militare non condannava l'acceso antimilitarista col rischio di farne un eroe, ma affidava alla giustizia civile un povero pazzo immediatamente rinchiuso, con decreto del Tribunale civile di Venezia del 25 marzo 1912 (quanta celerità questa volta nell'agire!), nel manicomio giudiziario di Reggio Emilia. Del resto il procedimento aveva teso a dimostrare che il Masetti (egli stesso lo aveva più volte dichiarato, non era anarchico, sovversivo, non era ostile alla guerra, ma ne aveva paura, non era contro l'esercito anzi aveva con correttezza e buona condotta già prestato il servizio militare, era rispettoso verso i superiori) con l'antimilitarismo aveva potuto avere solamente contatti indiretti, che mai erano arrivati a prese di coscienza ideologica. DISCIPLINA MILITARE E TERRITORIO 481 Nessuna condanna esemplare, ma neppure assoluzioni « da tribunale da operetta ,, ma una soluzione ambigua che lasciava spazi aperti, subito abilmente colti dalle forze di opposizione. Nacquero in molte città i comitati « pro Masetti »: per lui si chiedeva il trasferimento ad un manicomio civile, se considerato irrimediabilmente pazzo, oppure la liberazione, se considerato tale al momento dell'attentato e quindi irresponsabile e ora guarito. Il pericolo temuto e non scongiurato era divenuto realtà: il caso Masetti usciva dalle aule del tribunale e dalle stanze del manicomio per esplodere sulle piazze.
JOHN _A._ D AVIS THE ARMY AND PUBLIC ORDER IN ITALIAN CITIES AFTER UNIFICATION By the end of the 19th century the internai 'public security' functions that fell to the Italian army were widely seen as a major obstacle to it's military efficiency and effectiveness. Rochat, for example, cites Pelloux's statement to the Chamber of Deputies in 1896: 'L'esercito esiste si, ma pel mantenimento dell'ordine pubblico ed è ormai completamente alla disposizione della pubblica sicurezza' 1 • The circumstances of the final decade of the century had given the army's 'policing' role a particular prominence, and this was true not only during the periods of emergency when military la w was invoked under the terms of the state of siege (in Sicily and the Lunigiana in 1894; in Milano, Napoli, Livorno and Firenze in 1898). Both during this decade and previously the army had been used repeatedly and indeed almost as a matter of course to repress rural disorders (Conselice in 1889 providing one notorious example - but the agrarian strikes in the province of Mantua in 1884-5 had also been put down almost entirely by a combination of squadrons of mounted Carabinieri and troops). In the countryside, troops (cavalry in particular) were also used as a matter of course to contro! demonstrations. But this was also the case in the cities an d in his study of the development of Milan in the final decades of the century, Volker Hunecke has argued that the use of army units for civil policing and crowd control in particular was not exceptional but 'un fatto quasi quotidiano'. Troops were invariably called in to disperse demonstrations (on the ground that they were threats to public order or constituted unlawful assembly), and in 1872 and in 1886 proces- 1 G. RocHAT, 'L'esercito italiano negli ultimi cento anni', Storia d'italia, Einaudi, Torino, Vol. 5 (2), p. 1874.
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JOHN _A._ D AVIS<br />
THE ARMY AND PUBLIC ORDER IN ITALIAN<br />
CITIES AFTER UNIFICATION<br />
By the end of the 19th century the internai 'public security' functions<br />
that fell to the Italian army were widely seen as a major obstacle to it's military<br />
efficiency and effectiveness. Rochat, for example, cites Pelloux's statement<br />
to the Chamber of Deputies in 1896:<br />
'L'<strong>esercito</strong> esiste si, ma pel mantenimento dell'ordine pubblico ed è ormai<br />
completamente alla disposizione della pubblica sicurezza' 1 •<br />
The circumstances of the final decade of the century had given the army's<br />
'policing' role a particular prominence, and this was true not only during<br />
the periods of emergency when military la w was invoked under the terms<br />
of the state of siege (in Sicily and the Lunigiana in 1894; in Milano, Napoli,<br />
Livorno and Firenze in 1898). Both during this decade and previously the<br />
army had been used repeatedly and indeed almost as a matter of course to<br />
repress rural disorders (Conselice in 1889 providing one notorious example<br />
- but the agrarian strikes in the province of Mantua in 1884-5 had also been<br />
put down almost entirely by a combination of squadrons of mounted<br />
Carabinieri and troops). In the countryside, troops (cavalry in particular)<br />
were also used as a matter of course to contro! demonstrations. But this<br />
was also the case in the cities an d in his study of the development of Milan<br />
in the final decades of the century, Volker Hunecke has argued that the use<br />
of army units for civil policing and crowd control in particular was not exceptional<br />
but 'un fatto quasi quotidiano'. Troops were invariably called in<br />
to disperse demonstrations (on the ground that they were threats to public<br />
order or constituted unlawful assembly), and in 1872 and in 1886 proces-<br />
1 G. RocHAT, 'L'<strong>esercito</strong> italiano negli ultimi cento <strong>anni</strong>', Storia d'italia, Einaudi,<br />
Torino, Vol. 5 (2), p. 1874.