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452 GIUSEPPE CAFORIO CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Malgrado gli eventi nazionali ed internazionali che caratterizzano il quin­ dicennio intercorrente tra i due momenti storici esaminati (vedi Introduzio­ ne) i mutamenti della condizione militare e del rapporto esercito-città ap­ paiono meno rilevanti di quanto, prima della indagine, ci si potesse aspetta­ re - occorre però anche tener presente che può influire su questa valuta­ zione la coincidenza soltanto parziale di alcuni tra gli indicatori che si sono ricavati dalla documentazione reperita per ciascun momento storico. Si evidenzia, comunque, in primo luogo una notevole diminuzione della presenza militare in città, che risulta, come già ho osservato, quasi dimezza­ ta quindici anni dopo. La prima domanda che ci si presenta in proposito è se si tratti del riflesso locale di un decremento delle forze a livello naziona­ le; è sufficiente consultare il documentato saggio di Piero Del Negro, Eserci­ to, Stato, Società 61 per rendersi conto che non è questa la causa. Il con­ tingente di l a categoria, che era di 51.000 giovani nel l866, è di 65.000 nel 1881 e passa a 76.000 nell'82 per effetto della riforma Perrero, con aumenti ancora negli anni successivi 62. L'unica motivazione plausibile - non difficile d'altronde a verificarsi con una indagine a livello centrale - è quella di una diversa ripartizione dei corpi militari sul territorio della penisola. Tuttavia, pur con una forza numerica e quantitativa di reparti quasi di­ mezzata, le infrastrutture militari impiegate in Lucca subiscono solo una lie­ ve decurtazione, portando in diminuzione (e diminuzione nemmeno del tutto certa) soltanto i due piccoli ex conventi di S. Maria Bianca e di S. Maria Ne­ ra, e comunque in aumento qualche infrastruttura accessoria (vedasi sopra). È da ritenere - e questo soprattutto avendo visionato le planimetrie dei lo­ cali, rapportandole alle forze accasermate - che i reparti stanziati in città nel 1869 fossero piuttosto sacrificati, per cui la partenza del reggimento di fanteria (forse anche disposta per quella ragione), non ha dato luogo, se non in misura assai ridotta, a dismissione di caserme, che sono invece state uti­ lizzate sia per una migliore sistemazione dei reparti restanti, sia per l'ente di nuova creazione, il distretto militare. Si ha conferma di ciò nel fatto che, quando il municipio di Lucca vuole partecipare al concorso per la assegna­ zione di nuovi reggimenti di fanteria, non offre infrastrutture per l'accaser­ mamento (se non molto genericamente), bensì una somma in denaro. 61 Cappelli editore, Bologna 1979. 6z Vedasi saggio citato da pag. 191 a pag. 210. LA PRESENZA MILITARE A LUCCA 453 Costante appare, anche nelle sue manifestazioni locali, la progressiva azione organizzativa e razionalizzatrice della amministrazione pubblica del nuovo Stato Unitario, dal primo censimento degli immobili militari, a quello, meno capillare ma più fiscale, diretto all'accertamento dell'uso gratuito di alloggi per il personale militare; dalla unificazione nei comuni degli erogatori di spesa per la manutenzione delle caserme, alla eliminazione delle più vistose disuguaglianze dei giovani davanti al reclutamento militare, eliminazione che, in sede locale, fa scomparire organismi di dubbia correttezza 63, quali le società dei " padri di famiglia ". n frequente turn over delle unità, la autonomia e le responsabilità attribuite ai comandanti ai minori livelli e la loro concreta capacità di organizzarsi in proprio 64, fanno pensare all'esercito post unitario come ad una istituzione con una elevata efficienza organizzativa. Buono sembra anche il livello culturale dei comandanti, almeno a giudicare dallo stile e dal tenore delle loro lettere, confrontate con quelle degli altri pubblici amministratori. Esaminando la tempestività delle segnalazioni e delle richieste dei comandi militari, la cura nel carteggio, l'abilità stessa degli scrivani, la cui qualità è notevole anche ai minori livelli, si ha inoltre la impressione di una ben curata organizzazione di comando. La integrazione esercito-città appare profonda a livello delle istituzioni e delle élites dei due ambiti; la unificazione era stata opera delle campagne militari e gli ufficiali rappresentavano indubbiamente ancora una parte importante della volontà unificatrice del nuovo stato: gli indicatori a livello locale sono già stati citati. Assai diversa era la posizione dei soldati, i quali, come si è visto, sono e rimangono emarginati. Confrontando, in sede locale, le condizioni di vita dei due momenti storici si vede come, malgrado qualche piccolo miglioramento, esse si integrino a disegnare un quadro di insieme abbastanza uniforme e statico, ove vi è più continuità che cambiamento. Questo può sorprendere quando si pensi che alla concezione di " soldato professionista , per un " esercito di qualità ,, vi- 63 Vedasi lettera del 28/9/1868 del sindaco di Suvereto e risposta del 1/10/1868 del delegato di Pubblica Sicurezza (A.S. - R.P. - 1868 - cat. XII - 97/631). . . 64 Oltre a molti episodi già citati, voglio qui ricordare un caso che esemphf1ca le procedure usate nel trasferimento dei reparti. Il caso è quello del capitano comandante la l a batteria del r Reggimento artiglieria, che riceve, nel gennaiO 1871, dal Comando della Divisione Territoriale di Perugia l'ordine di trasferirsi da Foligno, ove è di stanza, a Lucca nel successivo mese di febbraio. Il capitano scrive direttamente al sindaco di Lucca, 1 informa che il 12 di febbraio sarà in quella città e gli chiede l'accasermament per la seguente forza: " Capitano l; Luogo Tenente 3; Bassa Forza 100; Cavalli 105 '' · E il capitano, in sintesi, che si preoccupa ed organizza tutto ciò che conerne il movimento e l'accasermamento nella città di destinazione, prendendo 1 necessan contatti ad ogm l!vello (Vedasi A.C. - 1871 -n. 764 e 1150).

454 GIUSEPPE CAFORIO gente nel 1869, la riforma Ricotti (e poi quella Perrero) aveva voluto sostituire quella del cittadino soldato, per realizzare veramente quella « leva di massa ,, di cui era modello all'epoca l'esercito prussiano 65. La riforma d'altronde non era rimasta una dichiarazione di intenti, ma aveva operato su fatti molto concreti, quali la riduzione della ferma, la eliminazione di alcuni privilegi delle classi abbienti ecc. Probabilmente ha operato qui un fenomeno di vischiosità dei fatti e degli ambienti sociali: la resistenza delle idee, delle ideologie, degli inconsci collettivi è stata per lungo tempo più forte della capacità riformatrice dei fatti e della volontà legislativa. La attività infine di « protezione civile " (ante litteram), svolta da forze di un certo rilievo in Garfagnana nel 1884, rappresenta un caso piuttosto interessante - forse il primo caso post unitario - di intervento massiccio e coordinato dell'esercito in occasione di pubbliche calamità. Esso è inoltre esemplare sotto l'aspetto organizzativo. Se infatti esaminiamo la normativa oggi vigente per tali interventi, vediamo che essa prevede essenzialmente: - La definizione, con accordi diretti tra prefettura interessata e comando militare territoriale competente, della entità dell'impegno militare e degli scopi da raggiungere; - il distacco di un ufficiale superiore di collegamento presso la prefettura interessata; - la suddivisione della zona colpita in settori di responsabilità; - l'affiancamento comandanti di compagnia - sindaci - eventuali organi tecnici (secondo il tipo di calamità); - la conservazione dei vincoli gerarchici e la unità di comando dei reparti militari. Orbene, quale di queste previsioni organizzative non appare già attuata nell'intervento dell'esercito in Garfagnana nel 1884? 65 Vedasi Lucio Ceva e Piero Del Negro, lavori citati in bibliografia. LA PRESENZA MILITARE A LUCCA BIBLIOGRAFIA GIOVANNI SFORZA, Ricordi e biografie lucchesi, Lucca 1918. PIERO P IERI, Storia militare del risorgimento, Torino, Einaudi, 1962. PIERO PIER!, Le forze armate nella età della destra, Milano, Giuffré, 1962. RoBERTO BATTAGLIA, Esercito e unità nazionale, in « Problemi dell'Unità d'Italia "• Ro­ ma, Editori Riuniti, 1962 . FILIBERTO BEDINI e GIOVANNI FANELLI, Lucca, spazio e tempo dall 'ottocento ad oggi, Luc­ ca, Pacini Fazzi Edit., 1971. A. BENEDETTI e S. VAGNONI, Il servizio militare in Italia, Roma, Editrice Trionfale, 1971. RENATO Lo CASCIO, La legislazione sulla leva ed il reclutamento militare dall 'armata sarda all'esercito italiano, Siena, Pistolesi, 1976. E. LAZZARESCHI e F. PARDI, Lucca, nella storia, nell'arte e nell 'industria, Lucca 1978. PIERO DEL NEGRO, Esercito, stato, società. Saggi di storia militare, Bologna, Cappelli, 1979. BERNARDINO FAROLFI, Dall'antropometria militare alla storia del cmpo, in « Quaderni Sto­ rici "• 1979, pp. 1056-1091. AA.VV., L 'esercito italiano dalla unità alla grande guerra, Roma, USSME, 1980. Lucro CEVA, Le forze armate, in " Storia della società italiana dall'Unità ad oggi "• Tori­ no, UTET, 1982. PIERO DEL NEGRO, La classe militare italiana dall 'antico regime alla prima guerra mon­ diale, in «Rivista Militare '' • 1984, Quad. n. 2. 455

452 GIUSEPPE CAFORIO<br />

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE<br />

Malgrado gli eventi nazionali ed internazionali che caratterizzano il quin­<br />

dicennio intercorrente tra i due momenti storici esaminati (vedi Introduzio­<br />

ne) i mutamenti della condizione militare e del rapporto <strong>esercito</strong>-<strong>città</strong> ap­<br />

paiono meno rilevanti di quanto, prima della indagine, ci si potesse aspetta­<br />

re - occorre però anche tener presente che può influire su questa valuta­<br />

zione la coincidenza soltanto parziale di alcuni tra gli indicatori che si sono<br />

ricavati dalla documentazione reperita per ciascun momento storico.<br />

Si evidenzia, comunque, in primo luogo una notevole diminuzione della<br />

presenza militare in <strong>città</strong>, che risulta, come già ho osservato, quasi dimezza­<br />

ta quindici <strong>anni</strong> dopo. La prima domanda che ci si presenta in proposito<br />

è se si tratti del riflesso locale di un decremento delle forze a livello naziona­<br />

le; è sufficiente consultare il documentato saggio di Piero Del Negro, Eserci­<br />

to, Stato, Società 61 per rendersi conto che non è questa la causa. Il con­<br />

tingente di l a categoria, che era di 51.000 giovani nel l866, è di 65.000 nel<br />

1881 e passa a 76.000 nell'82 per effetto della riforma Perrero, con aumenti<br />

ancora negli <strong>anni</strong> successivi 62.<br />

L'unica motivazione plausibile - non difficile d'altronde a verificarsi<br />

con una indagine a livello centrale - è quella di una diversa ripartizione<br />

dei corpi militari sul territorio della penisola.<br />

Tuttavia, pur con una forza numerica e quantitativa di reparti quasi di­<br />

mezzata, le infrastrutture militari impiegate in Lucca subiscono solo una lie­<br />

ve decurtazione, portando in diminuzione (e diminuzione nemmeno del tutto<br />

certa) soltanto i due piccoli ex conventi di S. Maria Bianca e di S. Maria Ne­<br />

ra, e comunque in aumento qualche infrastruttura accessoria (vedasi sopra).<br />

È da ritenere - e questo soprattutto avendo visionato le planimetrie dei lo­<br />

cali, rapportandole alle forze accasermate - che i reparti stanziati in <strong>città</strong><br />

nel 1869 fossero piuttosto sacrificati, per cui la partenza del reggimento di<br />

fanteria (forse anche disposta per quella ragione), non ha dato luogo, se non<br />

in misura assai ridotta, a dismissione di caserme, che sono invece state uti­<br />

lizzate sia per una migliore sistemazione dei reparti restanti, sia per l'ente<br />

di nuova creazione, il distretto militare. Si ha conferma di ciò nel fatto che,<br />

quando il municipio di Lucca vuole partecipare al concorso per la assegna­<br />

zione di nuovi reggimenti di fanteria, non offre infrastrutture per l'accaser­<br />

mamento (se non molto genericamente), bensì una somma in denaro.<br />

61 Cappelli editore, Bologna 1979.<br />

6z Vedasi saggio citato da pag. 191 a pag. 210.<br />

LA PRESENZA MILITARE A LUCCA 453<br />

Costante appare, anche nelle sue manifestazioni locali, la progressiva<br />

azione organizzativa e razionalizzatrice della amministrazione pubblica del<br />

nuovo Stato Unitario, dal primo censimento degli immobili militari, a quello,<br />

meno capillare ma più fiscale, diretto all'accertamento dell'uso gratuito<br />

di alloggi per il personale militare; dalla unificazione nei comuni degli erogatori<br />

di spesa per la manutenzione delle caserme, alla eliminazione delle<br />

più vistose disugu<strong>agli</strong>anze dei giovani davanti al reclutamento militare, eliminazione<br />

che, in sede locale, fa scomparire organismi di dubbia correttezza<br />

63, quali le società dei " padri di famiglia ".<br />

n frequente turn over delle unità, la autonomia e le responsabilità attribuite<br />

ai comandanti ai minori livelli e la loro concreta capacità di organizzarsi<br />

in proprio 64, fanno pensare all'<strong>esercito</strong> post unitario come ad una istituzione<br />

con una elevata efficienza organizzativa. Buono sembra anche il livello<br />

culturale dei comandanti, almeno a giudicare dallo stile e dal tenore<br />

delle loro lettere, confrontate con quelle degli altri pubblici amministratori.<br />

Esaminando la tempestività delle segnalazioni e delle richieste dei comandi<br />

militari, la cura nel carteggio, l'abilità stessa degli scrivani, la cui qualità è<br />

notevole anche ai minori livelli, si ha inoltre la impressione di una ben curata<br />

organizzazione di comando. La integrazione <strong>esercito</strong>-<strong>città</strong> appare profonda<br />

a livello delle istituzioni e delle élites dei due ambiti; la unificazione era<br />

stata opera delle campagne militari e gli ufficiali rappresentavano indubbiamente<br />

ancora una parte importante della volontà unificatrice del nuovo stato:<br />

gli indicatori a livello locale sono già stati citati. Assai diversa era la posizione<br />

dei soldati, i quali, come si è visto, sono e rimangono emarginati. Confrontando,<br />

in sede locale, le condizioni di vita dei due momenti storici si<br />

vede come, malgrado qualche piccolo miglioramento, esse si integrino a disegnare<br />

un quadro di insieme abbastanza uniforme e statico, ove vi è più<br />

continuità che cambiamento. Questo può sorprendere quando si pensi che<br />

alla concezione di " soldato professionista , per un " <strong>esercito</strong> di qualità ,, vi-<br />

63 Vedasi lettera del 28/9/1868 del sindaco di Suvereto e risposta del 1/10/1868 del<br />

delegato di Pubblica Sicurezza (A.S. - R.P. - 1868 - cat. XII - 97/631).<br />

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64 Oltre a molti episodi già citati, voglio qui ricordare un caso che esemphf1ca le<br />

procedure usate nel trasferimento dei reparti. Il caso è quello del capitano comandante<br />

la l a batteria del r Reggimento artiglieria, che riceve, nel gennaiO 1871, dal Comando<br />

della Divisione Territoriale di Perugia l'ordine di trasferirsi da Foligno, ove è di stanza,<br />

a Lucca nel successivo mese di febbraio. Il capitano scrive direttamente al sindaco di<br />

Lucca, 1 informa che il 12 di febbraio sarà in quella <strong>città</strong> e gli chiede l'accasermament<br />

per la seguente forza: " Capitano l; Luogo Tenente 3; Bassa Forza 100; Cavalli 105 '' · E<br />

il capitano, in sintesi, che si preoccupa ed organizza tutto ciò che conerne il movimento<br />

e l'accasermamento nella <strong>città</strong> di destinazione, prendendo 1 necessan contatti ad ogm l!vello<br />

(Vedasi A.C. - 1871 -n. 764 e 1150).

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