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420 FERRUCCIO BOTTI Un altro fattore che spinge a militarizzare i servizi è l'insufficienza delle risorse agricole (grano, foraggi, cavalli) e della produzione industriale nazionale in rapporto alle crescenti esigenze belliche di eserciti di leva sempre più numerosi. Questo fenomeno emerge in tutta la sua ampiezza nella guerra del 1866, quando il Ministero della Guerra- come risulta dalla relazione del ministro Pettinengo - anche per aver ragione della speculazione privata (che in vista della guerra tende ad alzare continuamente e in modo esorbitante i prezzi e a monopolizzare il mercato) è costretto a rivolgersi all'estero per acquistare manufatti di ogni tipo, viveri e foraggi, vestiario, coperte, materiale sanitario, armi ed artiglierie (ad esempio: 1.100.000 kg. di polvere da sparo in Inghilterra; 30.000 fucili in Belgio; 100 cannoni da 40 in Svezia; 150.000 zaini in Inghilterra; 600.000 paia dì scarpe in varie nazioni; 300.000 sacchi a tenda in Francia; 300.000 coperte in Inghilterra) 10. In particolare, riguardo agli oggetti di vestiario ed equipaggiamento il ministro Pettinengo trae dall'esperienza della campagna questo eloquente ammaestramento: per quanto vigile e solerte sia stata l'Amministrazione e per quanto essa abbia cercato di trarre profitto di tutte le risorse per le provviste sia dell'industria nazionale che estera, nullameno l'esperienza ha comprovato la somma difficoltà di ottenere il numero necessario di scarpe, zaini, ed oggetti di vestiario, ed essa ha provato come bene l'Imperatore Napoleone III, edotto dai fatti avvenuti nella campagna del l859 alla armata francese, abbia provvisto colla creazione di stabilimenti meccanici, per la confezione del vestiario e di scarpe, conosciuti generalmente sotto le denominazione di Godillot 11• Anche per la produzione dei materiali più sofisticati (armi portatili e artiglierie), dopo l'esperienza del 1866 gli orientamenti sono analoghi: con Regio Decreto del 28 ottobre 1866 1 2 è stanziata la cifra di 1.000.000 di lire per l'impianto di una nuova fabbrica d'armi nell'Italia centrale, così motivato: Gli splendidi successi riportati dalla Prussia nella recente guerra germanica hanno resa evidente la efficacia dei perfezionamenti da essa introdotti nelle armi da fuoco. Le principali potenze dell'Europa già posero mano senza indugio alla riforma dell'armamento dei loro eserciti, né l'Italia potrebbe restare indifferente a questa trasformazione senza pericolo di gravissimi danni. IO fvi, pp. 81-107. 11 Ibidem. 1 2 G. M. 1866, pp. 1077-1079. LA CASERMA ITALIANA NEI PRIMI ANNI 421 Importa quindi provvedere quanto più presto sia possibile 6 00 mila nuovi fucili per la fanteria, oltre alle armi corte per l'artiglieria e la cavalleria. Di presente lo stato dell'industria privata nel paese non offre mezzi bastanti per rispondere colla necessaria prontezza ad una esigenza così straordinaria, e le fabbriche di armi che possiede il Governo possono fornire in un anno appena 30 mila fucili. D'altra parte non converrebbe far ricorso all'industria straniera sia per le difficoltà derivanti dalla concorrenza_ di altre _potenze, sia per non spedire all' estero vistosi capitali quando vi fosse mezzo di avere produzioni di eguale bontà ed a miglior prezzo in paese. Aggiungasi che in dati eventi si correrebbe anche il rischio di non ricevere altrimenti le armi dall'estero. Per queste considerazioni il Consiglio dei Ministri avrebbe deliberato di dar tosto mano all'impianto di una nuova ed estesa fabbrica di armi nella Italia centrale, e di procurare lo sviluppo delle fabbriche private già esistenti per modo che, aggiungendo questi ai mezzi già disponibili, il paese sia in grado di provvedere con forze proprie entro un termine relativamente breve il nuovo armamento. Questi indirizzi permangono per tutto il secolo XIX, ed entrano in crisi solo all'inizio del secolo xx. Nel frattempo, appare evidente che non si può prescindere da un attento esame delle particolari esigenze logisticoamministrative di un esercito in tempo di guerra, anche quando si esamina il problema - più complesso e articolato di quanto possa sembrare - dei rapporti giuridici tra l'Amministrazione militare e le altre Amministrazioni civili dello Stato, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Allora come oggi, si trattava di trovare dei giusti equilibri, non di negare una specificità militare che è nella natura delle cose, o di ridurre tutto a lotte di potere tra militari e civili. A parte gli aspetti logistico-amministrativi prima delineati che ne rappresentano un versante non marginale, quale era, nel concreto, il ruolo generale dell'istituzione militare nel tempo di pace rispetto alla realtà che lo circondava? Capitoli come quelli della repressione del banditismo dal 1860 al 1866 nell'Italia Meridionale richiederebbero una trattazione a parte, ma tutto sommato, pur essendo importanti, non ne sono certo l'unica manifestazione e non possono costituire l'unico metro di giudizio. Va detto, in proposito, che siffatti impegni, come tutti quelli disposti allora e dopo dall'autorità politica specie in Italia e in Francia per esigenze di ordine pubblico, non furono mai graditi dai quadri, e furono visti come un compito ingrato che diminuiva l'efficienza, ta disciplina e il livello adde- *

422 FERRUCCIO BOTTI strativo dei reparti, divisi in piccoli gruppi e sottratti spesso al controllo diretto dei comandanti. In particolare, l'impiego di molti reparti in Italia Meridionale e in Sicilia ostacolò notevolmente l'addestramento e la mobilitazione per la guerra del l866. Così infatti commenta la storia ufficiale della campagna (uscita nel 1875): Fu detto che il brigantaggio delle province meridionali era una scuola di gerra per _l'esercito. Avrebbe potuto di fatti essere una buona scuola se il nemico che la ebbero a combattere si fosse raccolto in grossi nuclei che avessero dato n:_otivo ed appiglio a combinazioni rassomiglianti a quelle della vera guerra. C10 on essendo, quel guerrigliare alla spicciolata, con tanti piccolissimi drappel!J, dando la caccia per ampio tratto di paese, senza quei vincoli che lgano le ver operzoni di guerra e ne costituiscono forse la difficoltà maggiOre, a po . chJ . uomm1 che uggono e si nascondono, mentre poté giovare a n . ngag!Jard!r: 11 soldato e sviluppare nei graduati degli ordini inferiori l'attitudme alle faz10ni minime della guerra, dovette essere piuttosto dannoso eh vantaggioso così per l'istruzione tattica come la disciplina, e singolarmente pe color? che esercitavano comandi cui non erano stati prima preparati da una suffiCiente pratica di buona guerra ordinata 13. A parte gli interventi contro il banditismo, la presenza militare nel territ?rio, si per le ragioni . di carattere economico e strutturale prima delineate, Sia per l assenza, a que1 tempi, di industrie, almeno nell'Italia Settentrionale è ambita dalle popolazioni assai più di oggi, anche perché l'esercito viene considerato ancor più di oggi un organismo del tempo di pace, bon à tout aire: gli interventi in caso di calamità naturali, oggi previsti per legge, al­ ocorrnza avvenivano in numero massiccio anche allora, i soldati erano u_np1eat1 . spesso per la guardia alle carceri anche civili, e ad essi veniva persmo nch1esto di scortare gli agenti delle imposte nell'esazione dei tributi Così, con ordine del giorno del 27 ottobre 1868 14 il ministro Bertolè Viale rivolge un vivo plauso ai presìdi militari di Parma, Piacenza, Verona e . Legnago, che sono intervenuti per primi in soccorso delle popolazioni colplte dalle inondazioni del Po, dell'Adige e del Parma. E lo stesso ministro ' con circolare del 5 ottobre 1868 , i sguito a rap?resenanza del Ministero delle Finanze, come in alcune provnte gh agentt delle 1mposte dirette non possano riescire nei loro mandati d1 nscoss10ne senza il concorso della forza pubblica, onde un danno gravissi- 13 COMANDO DEL CORPO DI STATO MAGGIORE, La campagna de/ 1866 in Italia Tomo I, Roma 1875, pp. 8-9. 1 4 G. M. 1868, p. 521. ' LA CASERJv1A ITALIANA NEI PRIMI ANNI 423 mo per l'erario ed un pregiudizio per la legge, questo Ministero, presi gli opportuni concerti con quello delle Finanze, stabilisce che, sempre quando i p renominati agenti per via dei signori Prefetti o Sotto-Prefetti ricorrano all'Autorità militare (Comando generale della divisione ovvero Comando militare della Provincia) per avere a loro sussidio, per un tempo determinato e per luoghi prefissati, distaccamenti di truppa armata, sia per fornire dei piantoni militari per le esazioni forzose, sia per la sicurezza tanto di codesti piantoni quanto degli agenti medesimi della riscossiope erariale, le predette Autorità militari debbano concederli in quella misura per altro che le forze alla loro disposizione lo consentono, senza prevedibile scapito di qualche altro importante servizio 1 5. Molti sindaci dell'Italia settentrionale, dopo la campagna del l866, chiedono insistentemente la presenza di reparti militari nella loro città 16. Il sindaco di Cento (Ferrara) ad esempio, in data 18 settembre 1866 scrive al Comando Supremo per caldeggiare l'invio di un battaglione, « che nel mentre provvederebbe al servizio di questo carcere succursale apporterebbe non lieve vantaggio alla città ». Il sindaco prosegue promettendo la disponibilità di un convento venuto in possesso del Comune, che fornisce « per detto numero e quantità di soldati, comodi e adatti alloggiamenti », e a riprova del buon trattamento che ricevono le truppe nel Comune allega anche una lettera di plauso e ringraziamenmto del comandante della 12 a divisione. Analoga preghiera perviene al Comando anche dal sindaco di Ravenna, mentre il Comune di Brescello (Reggio Emilia), sede di un'antica fortezza ducale, chiede che un battaglione almeno sia designato per questo Paese, il quale per mancanza del Presidio che da anni immemorabili vi trovava stanza, e per essergli venute meno non poche risorse da cui ritrae molti vantaggi, travasi in assai cattiva condizione, e solo potrebbe in parte migliorare, ottenendo una guarnigione, tanto più constando all'E.V. che si presta assai bene sia per comodità della caserma, e per salubrità dell'aria. Il rapporto istituzione militare-società era dunque visto dalle autorità civili locali in una prospettiva marcatamente utilitaristica, ove i contenuti patriottici e nazionali perdevano alquanto lo smalto: evidentemente per il sindaco di Brescello andava bene il nuovo esercito italiano ma anche quello ducale di prima, il prodotto economico era lo stesso, purché non mancassero soldati. Anche per questo, forse, la leva aveva aspetti controversi. Da una par- 15 lvi, pp. 398-399. !6 Cfr. Archivio Ufficio storico SME, Reg. G-8, Vol. 22, pratica 2a

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Un altro fattore che spinge a militarizzare i servizi è l'insufficienza delle<br />

risorse agricole (grano, foraggi, cavalli) e della produzione industriale nazionale<br />

in rapporto alle crescenti esigenze belliche di eserciti di leva sempre<br />

più numerosi. Questo fenomeno emerge in tutta la sua ampiezza nella guerra<br />

del 1866, quando il Ministero della Guerra- come risulta dalla relazione<br />

del ministro Pettinengo - anche per aver ragione della speculazione privata<br />

(che in vista della guerra tende ad alzare continuamente e in modo esorbitante<br />

i prezzi e a monopolizzare il mercato) è costretto a rivolgersi all'estero<br />

per acquistare manufatti di ogni tipo, viveri e foraggi, vestiario, coperte, materiale<br />

sanitario, armi ed artiglierie (ad esempio: 1.100.000 kg. di polvere da<br />

sparo in Inghilterra; 30.000 fucili in Belgio; 100 cannoni da 40 in Svezia;<br />

150.000 zaini in Inghilterra; 600.000 paia dì scarpe in varie nazioni; 300.000<br />

sacchi a tenda in Francia; 300.000 coperte in Inghilterra) 10.<br />

In particolare, riguardo <strong>agli</strong> oggetti di vestiario ed equipaggiamento il<br />

ministro Pettinengo trae dall'esperienza della campagna questo eloquente<br />

ammaestramento:<br />

per quanto vigile e solerte sia stata l'Amministrazione e per quanto essa abbia<br />

cercato di trarre profitto di tutte le risorse per le provviste sia dell'industria<br />

nazionale che estera, nullameno l'esperienza ha comprovato la somma difficoltà<br />

di ottenere il numero necessario di scarpe, zaini, ed oggetti di vestiario,<br />

ed essa ha provato come bene l'Imperatore Napoleone III, edotto dai fatti avvenuti<br />

nella campagna del l859 alla armata francese, abbia provvisto colla creazione<br />

di stabilimenti meccanici, per la confezione del vestiario e di scarpe, conosciuti<br />

generalmente sotto le denominazione di Godillot 11•<br />

Anche per la produzione dei materiali più sofisticati (armi portatili e artiglierie),<br />

dopo l'esperienza del 1866 gli orientamenti sono analoghi: con Regio<br />

Decreto del 28 ottobre 1866 1 2 è stanziata la cifra di 1.000.000 di lire<br />

per l'impianto di una nuova fabbrica d'armi nell'Italia centrale, così motivato:<br />

Gli splendidi successi riportati dalla Prussia nella recente guerra germanica<br />

hanno resa evidente la efficacia dei perfezionamenti da essa introdotti nelle<br />

armi da fuoco.<br />

Le principali potenze dell'Europa già posero mano senza indugio alla riforma<br />

dell'armamento dei loro eserciti, né l'Italia potrebbe restare indifferente<br />

a questa trasformazione senza pericolo di gravissimi d<strong>anni</strong>.<br />

IO fvi, pp. 81-107.<br />

11 Ibidem.<br />

1 2 G. M. 1866, pp. 1077-1079.<br />

LA CASERMA ITALIANA NEI PRIMI ANNI 421<br />

Importa quindi provvedere quanto più presto sia possibile 6 00 mila nuovi<br />

fucili per la fanteria, oltre alle armi corte per l'artiglieria e la cavalleria.<br />

Di presente lo stato dell'industria privata nel paese non offre mezzi bastanti<br />

per rispondere colla necessaria prontezza ad una esigenza così straordinaria,<br />

e le fabbriche di armi che possiede il Governo possono fornire in un<br />

anno appena 30 mila fucili.<br />

D'altra parte non converrebbe far ricorso all'industria straniera sia per le<br />

difficoltà derivanti dalla concorrenza_ di altre _potenze, sia per non spedire all'<br />

estero vistosi capitali quando vi fosse mezzo di avere produzioni di eguale<br />

bontà ed a miglior prezzo in paese. Aggiungasi che in dati eventi si correrebbe<br />

anche il rischio di non ricevere altrimenti le armi dall'estero.<br />

Per queste considerazioni il Consiglio dei Ministri avrebbe deliberato di<br />

dar tosto mano all'impianto di una nuova ed estesa fabbrica di armi nella Italia<br />

centrale, e di procurare lo sviluppo delle fabbriche private già esistenti per<br />

modo che, aggiungendo questi ai mezzi già disponibili, il paese sia in grado<br />

di provvedere con forze proprie entro un termine relativamente breve il nuovo<br />

armamento.<br />

Questi indirizzi permangono per tutto il secolo XIX, ed entrano in crisi<br />

solo all'inizio del secolo xx. Nel frattempo, appare evidente che non si può<br />

prescindere da un attento esame delle particolari esigenze logisticoamministrative<br />

di un <strong>esercito</strong> in tempo di guerra, anche quando si esamina<br />

il problema - più complesso e articolato di quanto possa sembrare - dei<br />

rapporti giuridici tra l'Amministrazione militare e le altre Amministrazioni<br />

civili dello Stato, sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Allora come<br />

oggi, si trattava di trovare dei giusti equilibri, non di negare una specificità<br />

militare che è nella natura delle cose, o di ridurre tutto a lotte di potere tra<br />

militari e civili.<br />

A parte gli aspetti logistico-amministrativi prima delineati che ne rappresentano<br />

un versante non marginale, quale era, nel concreto, il ruolo generale<br />

dell'istituzione militare nel tempo di pace rispetto alla realtà che lo<br />

circondava? Capitoli come quelli della repressione del banditismo dal 1860<br />

al 1866 nell'Italia Meridionale richiederebbero una trattazione a parte, ma<br />

tutto sommato, pur essendo importanti, non ne sono certo l'unica manifestazione<br />

e non possono costituire l'unico metro di giudizio.<br />

Va detto, in proposito, che siffatti impegni, come tutti quelli disposti<br />

allora e dopo dall'autorità politica specie in Italia e in Francia per esigenze<br />

di ordine pubblico, non furono mai graditi dai quadri, e furono visti come<br />

un compito ingrato che diminuiva l'efficienza, ta disciplina e il livello adde-<br />

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