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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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412 DARIO BlOCCA<br />

iscritte alla Capitaneria. Nel 1908, quando la <strong>città</strong> fu colpita dal terremoto.<br />

Messina era divenuta il quarto porto della penisola. Palermo, Reggio Calabria<br />

e Bari conobbero simili, seppur meno vistose crescite. Nel 1891, la esportazione<br />

di agrumi dal Mezzogiorno era di nuovo quasi interamente concentrata<br />

nei porti della Sicilia. Mentre il mercato genovese si orientò verso i prodotti<br />

industriali, la « vocazione » economica di Napoli divenne sempre più<br />

incerta.<br />

Nello spazio di circa quaranta <strong>anni</strong>, dunque, l'industria cantieristica napoletana<br />

e le funzioni commerciali della <strong>città</strong> mutarono. Da capitale potente,<br />

centro di risorse economiche e intellettuali, Napoli divenne una provincia<br />

di importanza secondaria. Il mutamento fu accelerato dalla nascita di centri<br />

rivali e dalla sovrapposizione di sistemi economici nazionali e sovranazionalì.<br />

Di ciò, tuttavia, gli osservatori contemporanei non si avvidero; essi attribuirono<br />

le cause della crisi alla congestione del centro storico, alle tentazioni<br />

"imperialistiche " della classe politica verso il Mezzogiorno, e all'apparente<br />

assenza di una " vocazione " produttiva. La crisi del 1884 cristallizzò<br />

dunque l'immagine di una <strong>città</strong> parassitaria; invece di stimolare una politica<br />

nuova, tesa a riconnettere le strutture economiche e sociali di Napoli<br />

con il sistema industriale del Paese, essa dirottò energie e progetti di rinnovamento<br />

verso un'ambiziosa e impossibile operazione di " chirurgia , sociale.<br />

FERRUCCIO BOTTI-<br />

LA CASERMA ITALIANA NEI PRIMI ANNI<br />

DELL'ESERCITO UNITARIO (1861-1870):<br />

INFRASTRUTTURE, DISCIPLINA, BENESSERE,<br />

RAPPORTI CON L'ESTERNO<br />

n tema di questo convegno, quanto mai stimolante e attuale, mi induce<br />

a richiamare l'attenzione soprattutto su alcuni contenuti pratici, " interni »<br />

e sugli aspetti economici del rapporto tra <strong>esercito</strong> e società (e quindi anche<br />

tra caserma e <strong>città</strong>) nel periodo dal 1861 al l870, nel quale si gettano le basi<br />

dell'<strong>esercito</strong> italiano. Ciò consentirà, spero, di meglio inquadrare in una giusta<br />

prospettiva storica, in una ben concreta realtà e in una dimensione non angustamente<br />

nazionale o locale gli argomenti che in questi giorni vengono<br />

così autorevolmente discussi.<br />

Le istituzioni militari e amministrative in genere del nuovo Stato Italiano<br />

nato nel 1861 fedelmente rispecchiano quelle del Regno di Sardegna, e<br />

in campo militare l'influenza degli orientamenti di fondo emersi dopo il 1831,<br />

con le riforme di Carlo Alberto, si protrae ben oltre il periodo dal 1861 al<br />

1870, sul quale mi voglio oggi soffermare: basti ricordare che nel 1866 è<br />

ancora pienamente operante, con poche aggiunte e varianti, il codice tattico<br />

e logistico dell'Armata Sarda compilato nel 1833 1•<br />

D'altro canto, non è da oggi che il complesso rapporto - con precisi<br />

risvolti pratici ed economici, e non solo di carattere morale, giuridico, politico<br />

e sociale - tra le esigenze, il modo di essere " interno ,, dell'<strong>esercito</strong><br />

e l'ambiente che lo circonda è fondamentale e ha molteplici riflessi sia per<br />

il mondo militare che per la società civile. Possiamo dire, anzi, che parecchi<br />

problemi intorno ai quali ancor oggi ci si incontra e ci si scontra in Italia<br />

1 Cfr. Il Servizio per le Truppe in campagna compilato sul regolamento 19 gennaio<br />

1833 e sui regolamenti ed istruzioni successive, Torino-Firenze, G. Cassone, 1866.

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