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esercito e città dall'unità agli anni trenta. tomo i - Sistema ...

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410 DARIO BlOCCA<br />

La stampa napoletana seguì con attenzione il declino dell'industria armatoriale.<br />

Nel 1891, « Il Mattino '' concluse che la crisi era stata innescata<br />

dalla costruzione dei cantieri militari a La Spezia. « Da allora, gli investimenti<br />

pubblici e privati hanno reso le <strong>città</strong> liguri meglio equipaggiate di quelle<br />

meridionali "· Lo stesso F.S. Nitti osservò che la vicinanza di Genova e La<br />

Spezia al triangolo industriale rendeva la Liguria« una scelta razionale "· Giornalisti<br />

e meridionalisti tuttavia, non compresero pienamente le ragioni della<br />

crescita economica di Genova.<br />

Invece che il perno di una nuova politica « verticale " di sviluppo, il ruolo<br />

di Genova nell'economia commerciale e industriale italiana fu conquistato<br />

dall'iniziativa privata e dall'indipendenza amministrativa delle giunte locali.<br />

G. Dardano 38, B. Gabrielli 39 e altri studiosi hanno osservato che nel corso<br />

degli <strong>anni</strong> Sessanta e Settanta il Governo negò i fondi necessari al potenziamento<br />

delle infrastrutture portuali di Genova e al collegamento del porto<br />

con la rete ferroviaria. Tra il 1861 e il 1881, vennero stanziati appena 56<br />

milioni di lire per la modernizzazione dei porti di tutto il Paese 40•<br />

Nel 1878, un facoltoso finanziere genovese, il duca di Galliera, donò<br />

alla <strong>città</strong> ottanta milioni di lire da destinare alla ricostruzione delle infrastrutture<br />

portuali. La somma, generata da investimenti a Parigi negli <strong>anni</strong> della<br />

" Haussm<strong>anni</strong>zzazione ",e dalla costruzione di linee ferroviarie nel sud della<br />

Francia, consentì alle autorità di rinnovare lo scalo marittimo e di potenziare<br />

la rete ferroviaria. Come previsto dall'accordo stipulato tra il duca e<br />

la giunta comunale, le autorità si impegnarono inoltre a proseguire i lavori<br />

per l'apertura di strade ad alta quota attraverso l'appennino ligure allo scopo<br />

di collegare la <strong>città</strong> alla valle padana. L'operazione fu descritta dalla stampa<br />

napoletana come un « grande successo ".<br />

Come previsto, Genova si inserisce nel mondo industriale del nord e [smista]<br />

i prodotti industriali della Lombardia e del Piemonte. Ben presto la <strong>città</strong> supererà<br />

Napoli anche nelle sue funzioni commerciali più antiche. [ ... ]se il Governo<br />

non decide di intervenire 41 .<br />

Pochi si avvidero che la crescita di Genova nella gerarchia delle <strong>città</strong><br />

portuali italiane derivava dal nuovo rapporto creatosi tra la <strong>città</strong> e le regioni<br />

38 G. DARDANO, " Epidemie, contesto urbano ed interventi di Risanamento a Genova,<br />

1830-1880 ", Storia Urbana, I, 3, pp. 33-69.<br />

39 B. GABRIELLI, " Il Porto di Genova dalla donazione Galliera al progetto Gamba/Canepa,<br />

1875-1919 », Storia Urbana, II, 4, pp. 142-84.<br />

40 Si veda U. MARCHESE, " Il Porto di Genova dal 1815 al 1891 », Archivio Economico<br />

dell 'Unificazione Italiana, S. I, V. IX, 1959, pp. 2-17.<br />

41 Il Mattino, Napoli, 9 febbraio 1891.<br />

COLERA, ESERCITO E VOLONTARI A NAPOLI 411<br />

agricole del Paese. Fino <strong>agli</strong> <strong>anni</strong> Novanta, infatti, il primato commerciale<br />

della <strong>città</strong> derivò soprattutto dall'esportazione di prodotti agricoli [Figura<br />

5] 42.<br />

Ulteriori dati raccolti dal Ministero delle Finanze e della Marina Mercantile<br />

indicarono una diretta correlazione tra la crescita dell'industria navale<br />

ligure e la crisi napoletana. Il numero, le dimensioni e il tipo di navi iscritte<br />

nelle rispettive Capitanerie rispecchiarono infatti il progressivo divario commerciale<br />

tra i due centri marittimi. Genova, secondo le statistiche degli <strong>anni</strong><br />

Ottanta, si inserì dunque con crescente successo anche nei mercati agricoli<br />

del Mezzogiorno, prima largamente facenti capo a Napoli.<br />

Lo?gumi<br />

01861 -70 m 1 s71 -so Kl1891-900 r.-:l<br />

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Fig. 5 - Esportazioni.<br />

Altri porti del Sud, tuttavia, trassero benefici dalla crisi commerciale e<br />

industriale di Napoli. Sin dal 1882, il porto di Messina conobbe una continua<br />

e rapida crescita nel volume di merci esportate e nel numero di navi<br />

42 ISTAT, Sommario di Statistiche storiche dell 'Italia, 1861-1975, Roma 1976,<br />

p. 118.<br />

29

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